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mercoledì 31 luglio 2024

Cerimonia di apertura dei Giochi della XXXIII Olimpiade profanata: il silenzio assordante di mons. Philippe Marsset, Vescovo ausiliare di Parigi

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1072 ter pubblicata da Paix Liturgique il 29 luglio, in cui si riprende lo scandalo della cerimonia di apertura dei Giochi della XXXIII Olimpiade di Parigi (QUI, QUI QUI, QUI e QUI su MiL), mettendo in evidenza le responsabilità dei rappresentanti della Chiesa cattolica francese.

L.V.


Ma chi ha voluto trasformare la cerimonia di apertura dei Giochi in una parata dell’orgoglio gay?

La cerimonia di apertura dei Giochi della XXIII Olimpiade ha scioccato molti in Francia e all’estero con i
suoi oltraggi anticristiani e LGBT: in mondovisione, la Francia ha dichiarato il suo suicidio, raffigurando l’Ultima Cena sotto forma di un tavolo di drag queen, Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, Regina consorte di Francia e Navarra, decapitata che canta Ah! ça ira [canto popolare rivoluzionario: N.d.T.], e persino un cavaliere meccanico bianco sulla Senna con una forte somiglianza al cavallo pallido dell’Apocalisse – «colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l’Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra» [Ap. 6, 8: N.d.T.].

Papa Francesco, che il 27 giugno ha inviato un messaggio a mons. Laurent Bernard Marie Ulrich, Arcivescovo metropolita di Parigi, per i Giochi Olimpici, ha visto il suo testo completamente contraddetto dagli organizzatori della cerimonia di apertura e da coloro che hanno approvato il loro progetto – e che stanno anche cercando di farsi dimenticare [QUI: N.d.T.]:

formulo l’auspicio che l’organizzazione di questi Giochi sia per tutto il popolo della Francia una bella occasione di concordia fraterna, permettendo, al di là delle differenze e delle contrapposizioni, di rafforzare l’unità della Nazione. […]
I Giochi Olimpici […] possono dunque essere un luogo eccezionale di incontro tra i popoli, persino i più ostili. […]
I Giochi Olimpici sono, per natura, portatori di pace e non di guerra.

In un momento in cui i rumori di una terza guerra mondiale si fanno sempre più pressanti, il cavallo pallido è stato un presagio, voluto o meno, di cui i Francesi avrebbero potuto fare a meno. Così come alcuni di loro hanno capito domenica, guardando la parata della flotta russa a San Pietroburgo, che si possono far sfilare le barche su un fiume senza calpestare la Cristianità e il buon senso.

Ma curiosamente, la Conférence des Évêques de France – che rappresenta i Vescovi di Francia – ha reagito solo tardivamente e molto debolmente, con tre misere righe su trentotto che condannano comunque «scene di derisione e di scherno blasfemo di Nostro Signore Gesù Cristo» [QUI: N.d.T.]. E tutto ciò che il quotidiano La Croix ha avuto da dire su questo scandalo pubblico è che «alcuni ambienti cristiani sono rimasti scioccati o feriti» [QUI: N.d.T.]. Il fatto è che la Conférence des Évêques de France è in un mare di guai, e molti dei suoi membri stanno cercando di farsi dimenticare – mentre altri Vescovi, per fortuna, stanno salvando l’onore, invitando i loro sacerdoti e fedeli a pregare e celebrare Messe di riparazione, in particolare mons. Dominique Marie Jean Rey Comm l’Emm., Vescovo di Fréjus-Tolone, mons. Marc Marie Max Aillet, Vescovo di Bayonne, Lescar e Oloron, mons. Nicolas Jean René Brouwet, Vescovo di Nîmes…

Ma quando il portavoce della United States House of Representatives, i Vescovi di tutto il mondo, la Chiesa ortodossa russa – che ha denunciato un «suicidio storico e culturale in una delle capitali cristiane della civiltà europea», il Primo Ministro ungherese della Transilvania rumena, che ha definito la cerimonia un «vuoto occidentale», i leader di vari Paesi del Medio Oriente – dove la cerimonia è stata censurata, o le sue parti più oscene tagliate durante la trasmissione, e persino Jean-Luc Mélenchon, Presidente del partito La France insoumise (!), condannano la blasfemia della cerimonia d’apertura, la reazione della Conférence des Évêques de France sembra un po’ debole, come il sale che ha perso il suo sapore e che è adatto solo per essere gettato fuori di casa, calpestato dagli uomini. E a ragione.


Due vescovi per i Giochi della XXXIII Olimpiade, tra cui mons. Philippe Marsset, Vescovo ausiliare di Parigi, ai blocchi di partenza dal 2020

Pochi Cattolici lo sanno, ma la Chiesa in Francia ha voluto prepararsi ai Giochi della XXXIII Olimpiade a modo suo, con non uno ma due Vescovi responsabili: mons. Emmanuel Gobilliard, all’epoca Vescovo ausiliare di Lione, è stato nominato nel settembre 2022 delegato della Santa Sede per i Giochi olimpici, e lo è rimasto anche dopo la sua nomina a Digne, Riez e Sisteron, che non dovrebbe essere troppo coinvolta.

come ricorda il sito della Chiesa cattolica francese [QUI: N.d.T.]:

Il progetto Olimpiadi di Parigi 2024 & Chiesa cattolica è stato avviato nel dicembre 2020 da mons. Philippe Marsset, Vescovo ausiliare di Parigi [visibilmente annoiato dopo l’allontanamento del defunto abbé Gordien, fornitore di vocazioni al seminario parigino: N.d.R.], François Morinière, ex direttore del quotidiano L’Equipe, oggi membro del Consiglio di Amministrazione della Lega Calcio e del comitato di controllo di Parigi 2024, e Arnaud Bouthéon, cofondatore del Congrès Mission.

Mons. Emmanuel Gobilliard è andato coraggiosamente al fronte al quotidiano La Croix il 28 luglio, anche se appare legato mani e piedi dal rispetto umano, questo rifiuto di difendere le verità della Fede e del Magistero per paura della disapprovazione dei suoi confratelli, degli anticlericali e dei media [QUI: N.d.T.]:

Naturalmente è legittimo che un regista esprima le sue idee, le sue ideologie e le sue lotte nei suoi spettacoli […] ma qui i Giochi Olimpici […] rientrano in un quadro molto preciso, poiché la Carta Olimpica richiede esplicitamente che non si esprimano opinioni politiche, ideologiche o religiose. Quindi il diritto alla blasfemia [sic] non aveva alcuno spazio reale in questa cerimonia, che doveva soprattutto promuovere uno spirito di unità, fratellanza, unione e pace. Checché se ne dica, le polemiche sorte in seguito a questa parodia non sono servite a questo obiettivo di pace.

Ma mons. Philippe Marsset deve aver perso la strada.

Gli Holy Games: un vuoto di scarso interesse per tutti

Come ha sottolineato il portale Riposte Catholique il 22 gennaio 2024, i due Vescovi responsabili dei Giochi olimpici e i loro collaboratori, riuniti intorno a un progetto che alla fine è stato chiamato Holy Games [QUI: N.d.T.]

tra il 2020 e il 2022, hanno incontrato tutti gli attori istituzionali coinvolti in Parigi 2024il Comité d’organisation des Jeux olympiques et paralympiques d’été de 2024 (Tony Estanguet, Presidente di Parigi 2024), la Société de Livraison des Ouvrages Olympiques (la società responsabile delle strutture di Parigi 2024) e il Prefetto Michel Cadot, delegato interministeriale per i Giochi Olimpici di Parigi 2024.

Ovviamente si sono dimenticati di ricordare loro che i Cristiani dovevano essere rispettati e che milioni di loro avrebbero seguito i loro atleti e quindi la cerimonia di apertura in televisione o sul posto.

Così i dipartimenti di comunicazione delle Diocesi della regione parigina hanno fatto brainstorming, cercato e riciclato lavagne di sughero degli anni Settanta e vecchi Pierres Vivantes, per produrre fogli a quattro colori «San Paolo allenatore sportivo» che recitano «più in alto, più veloce, più forte, insieme». È il risultato di quattro anni di lavoro. Oppure decorare la Basilique du Sacré-Cœur a Montmartre con sari arancioni, proprio sotto un Cristo in gloria – e in mosaico – che [QUI: N.d.T.]

contempla, sconcertato, ciò che la Chiesa di Francia è diventata da quando ha progettato, costruito e consacrato la Basilique du Sacré-Cœur.


Mentre il quotidiano Le Figaro del 16 luglio pubblicizzava con delicatezza gli Holy Gamescon «momenti di preghiera, attività di sensibilizzazione, visite guidate, accompagnamento di atleti, concerti, tornei di volontariato» nelle «37 parrocchie degli Holy Games dell’Ile de France e nella Chapelle Notre-Dame des Sportifs» [QUI: N.d.T.], il settimanale Le Canard enchaîné del 24 luglio notava che «per questi Holy Games, la pista è accidentata. “Ci aspettavamo 1.200 giovani a settimana; per il momento siamo scesi a 200”, ammette uno dei responsabili».

È inutile chiedere a mons. Philippe Marsset e ai suoi colleghi quanto dei fondi religiosi dei fedeli della regione Ile-de-France sia stato dirottato su queste iniziative, e per quale risultato finale. Si griderebbe alla mancanza di fair play sportivo… soprattutto perché nella Chiesa di Francia non ci sono controlli antidoping. Detto questo, vista la sociologia della regione dell’Ile-de-France, sarebbe stato più ispirato a far realizzare un video rap da depositare nel padiglione dei pesi e delle misure di Sèvres, come standard di vuoto.


Quando mons. Philippe Marsset fa il botto

D'altra parte, mons. Philippe Marsset non ha dimenticato di farsi conoscere e di migliorare il suo indirizzario – gli obiettivi di un politico più che di un pastore. Il 25 gennaio 2024, il Collège des Bernardins, il Centre Sèvres e l’Institut Catholique di Parigi hanno organizzato un colloquio dal titolo Sport et théologie… della durata di sole due ore e mezza, che deve essere stato abbastanza difficile da tenere, anche nella prestigiosa cornice del Collège des Bernardins.

Il portale Riposte Catholique ha pubblicato il programma il 17 gennaio [QUI: N.d.T.] e mons. Philippe Marsset ha aperto i lavori con un’introduzione, seguita da tre brevi conferenze, Les métaphores sportives chez saint Paul, di padre Jean-Noël Aletti S.I., L’âme du sport et le sport de l’âme, di don René Pichon, della Diocesi di Chambéry, e infine Pratique sportive et quête spirituelle, del diacono ed ex judoka di alto livello don Jason Nioka, che non ha dovuto viaggiare fino in Francia perché proviene dalla Diocesi di Meaux. Ma la gioia del treno Transilien potrebbe avergli fatto perdere tanto tempo per arrivare da Seine-et-Marne al Collège des Bernardins quanto ne ha impiegato il sacerdote savoiardo per arrivare nella capitale…

Seguono altri due colloqui, in realtà serate. Il 29 febbraio, al Centre Sèvres, non c’è più l’introduzione a Sport et Handicap, ma la serata è ancora «presieduta da mons. Philippe Marsset». Dei tre relatori, uno era un insegnante del Centre Sèvres che è anche sacerdote a Le Havre, una Diocesi ben nota per il suo gran numero di vocazioni – un solo seminarista al primo anno nel 2023/2024 dopo anni di scarsità, un dottore in teologia morale in prestito dall’Institut Catholique di Parigi e un teologo di Friburgo.

Infine, il 4 aprile all’Institut Catholique di Parigi, un’altra e ultima serata, intitolata Sport et communion. Questa volta mons. Philippe Marsset tiene una conferenza, seguita da un altro teologo di Friburgo e da una suora bretone, direttrice del dipartimento di teologia morale e spirituale dell’Institut Catholique di Parigi.

Naturalmente, non è possibile sapere se questi eventi siano stati un successo: come spesso accade, la maggior parte del pubblico è costituita da studenti o dal clero che studia presso le tre istituzioni interessate. Ancora una volta, il denier du culte [contributo volontario dei fedeli per la Chiesa: N.d.T.] ha pagato per un evento che è un’illustrazione perfetta dell’atteggiamento «entre-soi» della Chiesa di Francia – nessun estraneo, che sia uno sportivo, un disabile o semplicemente un civile, è stato invitato a questi incontri di «sapientoni», che sanno tutto su tutto, ma sono chiaramente incapaci di organizzare una conferenza completa, almeno per un giorno.

Se mons. Philippe Marsset sa come farsi notare, il suo silenzio dalla cerimonia di apertura è stato assordante. Ha passato quattro anni a incontrare i responsabili dei Giochi Olimpici, a spendere i soldi del denier du culte in tre serate con i suoi amici, ad adottare cartelle colori di abissale vacuità, a gettare veli arancioni nelle cappelle, a creare «Parrocchie degli Holy Games» deserte e a non reinventare la cappellania sportiva che molti altri hanno saputo fornire prima di lui. Mangiare bene, tre piccoli punti.

Ma quando si tratta dell’Ultima Cena nel delirio LGBT, della giustificazione violenta dei crimini rivoluzionari – e del genocidio vandeano, e di altre drag queen su barche sotto la pioggia, non ha una parola. Non una parola per i cristiani di Parigi e del resto del mondo, la cui fede è stata calpestata per milioni di euro – 150 come minimo. Non una parola per Parigi, ancora una volta distrutta, martirizzata e umiliata, e non più vicina alla liberazione (nel 2027?).

Mons. Philippe Marsset si vedeva come un Vescovo costituzionale, appoggiato dai potenti, che portava i suoi fedeli sacerdoti sul lastrico. Quindi, non una parola.

3 commenti:

  1. Sarebbe da rimuovere, se ancora avessimo una gerarchia degna di tal nome.

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  2. Quando non si ha niente da dire è meglio tacere .

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  3. Finalmente un vescovo che ha capito la situazione.
    Quello che non si spiega, sono i comunicati indignati degli altri. Come può esserci tanta superficialità?

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