Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 1000 quater pubblicata da Paix Liturgique il 13 febbraio, in cui si conclude l’indagine sulla «guida» della «pace liturgica» (QUI, QUI e QUI su MiL la prima, la seconda e la terza parte).
Sempre in forma di intervista a Christian Marquant, partendo dall’analisi della grave situazione attuale, si giunge a rispondere alla domanda che ha dato il titolo all’indagine, ovvero: chi guida la pace liturgica? Per continuare «a chiedere il Catechismo cattolico e i Sacramenti cattolici per le nostre famiglie» e, quindi, per continuare «a sostenere tutti i sacerdoti che ce li danno».
L.V.
E siccome ogni serie deve finire, ecco la quarta e ultima parte della nostra inchiesta «Ma chi “guida” la pace liturgica?». Una lettera che, come ci hanno già chiesto diversi lettori, non sarà davvero «una fine», perché purtroppo non mancheranno le occasioni per continuare le nostre indagini e aggiungere numerosi «seguiti» a una situazione che è diventata drammatica.
Louis Renaudin - Caro Christian, quanto è grave la situazione attuale?
Christian Marquant - È una situazione molto grave. Durante la nostra precedente intervista, ho sottolineato che San Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI avevano lavorato per ristabilire la pace nella Chiesa, ripristinando lo status di quei sacerdoti e fedeli che volevano continuare a vivere la loro fede cattolica al ritmo della liturgia tradizionale. Ma già prima della morte di Papa Benedetto XVI, abbiamo visto papa Francesco, con la promulgazione della sua lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, ribaltare completamente queste misure di pacificazione affermando, come altri con lui, come il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, ed il card. Marc Ouellet P.S.S., allora Prefetto della Congregazione per i vescovi, che era giunto il momento di porre fine alla liturgia tradizionale una volta per tutte.
Louis Renaudin - È incredibile…
Christian Marquant - Assolutamente, perché se poteva essere comprensibile che San Paolo VI ci avesse provato nel 1970, è incomprensibile che papa Francesco ci torni nel 2022, più di cinquant’anni dopo il tentativo fallito di San Paolo VI.
Louis Renaudin - Perché, secondo lei, è stata presa questa decisione?
Christian Marquant - Non credo che possa essere «ragionevole». Per di più, nell’intervista precedente ho detto che i motivi su cui papa Francesco ha basato la sua decisione – una manipolazione fraudolenta dei risultati del sondaggio dei Vescovi del mondo sulla celebrazione della liturgia tradizionale – la rendevano inammissibile. Rimane quindi una sola ipotesi: che il partito neomodernista, percependo il fallimento del suo tentativo rivoluzionario, stia tentando un’ultima prova di forza sul versante della lex orandi… L’ultimo grido della bestia morente, ho detto a più riprese dal 2022: nonostante la situazione e la tendenza al ritorno alla fede, vuole tentare di far trionfare le sue convinzioni devianti.
Louis Renaudin - Ma come lo spiega?
Christian Marquant - Semplicemente: da più di mezzo secolo assistiamo al suicidio del Cattolicesimo: mentre le eresie cessavano di essere condannate, i Cattolici diventati eterodossi restavano in casa e la occupavano.
Louis Renaudin - Il fumo di Satana di San Paolo VI?
Christian Marquant - Senza dubbio. Persone con convinzioni diverse dalla fede cattolica hanno approfittato del caos causato dal Concilio Vaticano II per «spingersi» il più lontano possibile, prima in ambito teologico e liturgico, poi in ambito morale. Basti pensare alla dichiarazione Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni, il seguito dell’esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia sull’amore nella famiglia.
Louis Renaudin - Ma sono così potenti?
Christian Marquant - Lo erano, ma lo sono meno, perché le forze della Chiesa si stanno esaurendo e loro stessi non si rinnovano. Presto resteranno nella Chiesa solo i Cristiani e i chierici più tradizionali. Il rinnovamento che sta timidamente prendendo forma non avviene con i «progressisti». Nella situazione in cui si trovano, stanno cercando, come si suol dire, di tirare fuori tutte le carte. Quando si tratta di liturgia – che è la vetrina di ciò che fanno altrove – cercano di separare la Chiesa dalla sua tradizione una volta per tutte, contando sulla loro apparente autorità e legittimità. Personalmente, penso che in termini umani avrebbero potuto riuscirci negli anni successivi al Concilio Vaticano II, ma ora che il mondo tradizionale è diventato particolarmente vivace, non credo che possano più farlo.
Louis Renaudin - Pensa che questo ultimo tentativo dei neomodernisti sia senza speranza?
Christian Marquant - Possono ancora fare molto male. Sono al loro posto, ma hanno ancora potere! Guardi cosa è successo a mons. Dominique Marie Jean Rey Comm. l’Emm., Vescovo di Fréjus-Tolone, o a mons. Joseph Edward Strickland, Vescovo emerito di Tyler.
Louis Renaudin - Ma c’è ancora il mondo Ecclesia Dei?
Christian Marquant - Un mondo che troppo spesso trema, che non vuole essere decapitato come i Frati Francescani dell’Immacolata.
Louis Renaudin - Quindi cosa rimane oltre alla preghiera, naturalmente?
Christian Marquant - All’interno della Chiesa, i laici, mio caro Louis, i laici.
Louis Renaudin - Ma anche i laici devono obbedire.
Christian Marquant - Tranne che agli ordini ingiusti, proprio come i chierici. Ma, a differenza dei chierici, hanno una maggiore facilità a resistere all’ingiustizia. Oggi, quando il diritto canonico non esiste più de facto nella Chiesa, i chierici sono spesso sull’incudine. Ma i laici non possono essere attaccati, anatemizzati o messi al bando allo stesso modo e con la stessa facilità: non hanno fatto voti religiosi, non hanno preso impegni, non dipendono dalle autorità per la loro vita o per i loro bisogni – in breve, hanno una grande libertà a disposizione.
Louis Renaudin - Sta predicando la disobbedienza?
Christian Marquant - Niente affatto: bisogna obbedire ai pastori della Chiesa. Ma nella situazione caotica in cui ci troviamo, obbligati come siamo a dirigerci secondo il buon senso cristiano dal punto di vista liturgico, per l’insegnamento del Catechismo dei nostri figli e per non perdere la fede cattolica, prima di obbedire dobbiamo capire bene a cosa dobbiamo obbedire e vedere se gli ordini e le indicazioni che ci vengono richiesti sono legittimi, morali e in linea con la loro fede.
Louis Renaudin - Non è un cavillo?
Christian Marquant - Non dimentichiamo che alcuni dei nostri anziani sono stati spesso criticati per aver obbedito troppo ciecamente, senza riflettere a sufficienza sui meriti e sulle conseguenze degli ordini ingiusti impartiti dalle autorità. Dobbiamo quindi trarne una lezione essenziale: obbedire senza dubbi e anche sempre… ma essere certi che gli ordini impartiti siano buoni, legittimi e conformi alla fede cattolica.
Louis Renaudin - Ma questi ordini, come lei dice, provengono di solito da pastori legittimi?
Christian Marquant - Non sempre, ma più spesso… Innanzitutto, converrà che la storia è piena di esempi in cui pastori, anche molto anziani, si sono smarriti. E soprattutto, siamo in una situazione eccezionale in cui, ancora una volta, per fare solo questi due esempi, è spesso contro i nostri pastori che manteniamo la liturgia e il Catechismo interamente cattolici.
Louis Renaudin - Ma se gli ordini vengono dal Papa stesso?
Christian Marquant - Il Papa è il supremo custode della fede. Deve comunque essere disposto a difenderla e a governare contro gli errori. Ricordiamo che don Georges de Nantes (noto come «abbé de Nantes»), Jean Madiran e molti altri non hanno mai smesso di appellarsi al Papa per affermare la fede contro gli errori che lo stesso Papa lasciava passare.
Louis Renaudin - Ma comunque, quando il Papa si esprime in un motu proprio…
Christian Marquant - … come la lettera apostolica Traditionis custodes, in cui dice il contrario di un motu proprio come la lettera apostolica Summorum Pontificum, questo dimostra, per lo meno, che il dibattito rimane aperto… e che dobbiamo agire con intelligenza e prudenza.
Louis Renaudin - Quindi quale dovrebbe essere la regola?
Christian Marquant - Quando l’autorità preposta alla fede non si esprime, o si esprime in modo poco chiaro, atteniamoci, intanto, all’istinto della fede, atteniamoci, se vogliamo, al Commonitorium di San Vincent de Lérins [vissuto nel V secolo: N.d.T.], che insegna, per valutare le nostre convinzioni, a «magnopere curandum est ut id teneamus quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est; hoc est etenim uere proprieque catholicum, quod ipsa uis nominis ratioque declarat, quae omnia fere uniuersaliter conprehendit» (II, 5: ci si deve preoccupare molto che ciò che noi professiamo sia stato ritenuto tale ovunque, sempre e da tutti, perché questo è ciò che è veramente e propriamente cattolico).
Louis Renaudin - Ma forse le cose possono cambiare?
Christian Marquant - Sì e no. Come dice il Commonitorium: «Sed forsitan dicit aliquis: “Nullusne ergo in ecclesia Christi profectus habebitur religionis?” Habeatur plane et maximus. […] Sed ita tamen, ut uere profectus sit ille fidei, non permutatio, siquidem ad profectum pertinet ut in semetipsa unaquaeque res amplificetur, ad permutationem uero ut aliquid ex alio in aliud transuertatur»(XXIII, 1-2: La dottrina cristiana non è dunque suscettibile di alcun progresso nella Chiesa di Cristo? Certo, ci deve essere, e deve essere considerevole! […] Ma con questa riserva, che questo progresso costituisca veramente un progresso per la fede e non un’alterazione: la caratteristica del progresso è che ogni cosa aumenta rimanendo se stessa, la caratteristica dell’alterazione è che una cosa si trasforma in un’altra). Cambiamento, sì, ma «in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia» (XXIII, 3: ma nello stesso dogma, nella stessa direzione, nello stesso pensiero). Quindi, quando ci viene detto che possiamo benedire coppie illegittime o dello stesso sesso, dobbiamo stare molto attenti!
Louis Renaudin - Ma molte cose cambiano nella vita.
Christian Marquant - Soprattutto in termini di moda. Ma se scegliessimo l’opzione «lascia che tutto cambi», potremmo anche dirci: non c’è problema, tutto cambia oggi ma cambierà ancora domani, quindi aspettiamo prima di reagire e obbedire troppo in fretta. Ma questo non è il modo giusto di procedere nelle questioni religiose, che credo debbano essere più stabili. Se non credete a me, credete a San Vincent de Lérins: «Imitetur animarum religio rationem corporum, quae, licet annorum processu numeros suos euoluant et explicent, eadem tamen quae erant, permanent. Multum interest inter pueritiae florem et senectutis maturitatem, sed idem ipsi fiunt senes qui fuerant adulescentes» (XXIII, 4-5: La religione delle anime sia come lo sviluppo dei corpi. Questi si dispiegano e ampliano le loro proporzioni con il passare degli anni, eppure rimangono sempre gli stessi. Qualunque sia la differenza tra l’infanzia nel suo fiore e la vecchiaia nei suoi ultimi anni, è lo stesso uomo che è stato adolescente e che sta diventando vecchio).
Louis Renaudin - Ma i nostri pastori ci dicono che nulla è cambiato.
Christian Marquant - Se è così, non c’è problema, la crisi si attenuerà e i conflitti cadranno come un soufflé. D’altra parte, se i nostri pastori si stessero davvero allontanando dalle convinzioni della Chiesa, non li seguiremmo.
Louis Renaudin - Pensa che sia possibile che alcune autorità non abbiano più la fede della Chiesa?
Christian Marquant - Non saprei dirlo, ma a volte i prelati fanno dichiarazioni così strane che mi fanno temere questo.
Louis Renaudin - Può farmi un esempio?
Christian Marquant - Prendiamo l’esempio del card. Arthur Roche, Prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che a proposito della Messa ha detto che «la teologia della Chiesa è cambiata» (Lettre de Paix Liturgique 930 dell’11 aprile 2023) [QUI su MiL: N.d.T.]. Che cosa significa? Che la fede è cambiata? Che il nostro Credo non è più attuale?
Louis Renaudin - Bisognerebbe chiederlo a lui…
Christian Marquant - Non è facile. Raramente ho visto un prelato così evasivo. Userò un esempio personale per illustrarlo. Da più di trent’anni, quando arriva un nuovo Prefetto alla guida della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che sia il card. Jorge Arturo Medina Estévez, il card. Antonio Cañizares Llovera o il card. Robert Sarah, lo saluto, gli presento la nostra associazione e il nostro lavoro e gli chiedo un consiglio. Per il card. Arthur Roche è stato impossibile incontrarlo, o anche solo vederlo o prendere un caffè con lui. E so che ha dato un’accoglienza simile – o meglio una «non accoglienza» – alla Foederatio Internationalis Una Voce, cioè a coloro che vorrebbero capire cosa succede dalla bocca di chi si esprime in questo strano modo. È come se avesse paura di chiarire le cose.
Louis Renaudin - Ma il card. Arthur Roche deve essere sopraffatto.
Christian Marquant - Non più dei suoi predecessori, che ci hanno sempre concesso qualche momento. Ma per il card. Arthur Roche, quando gli si chiede se ha un momento per noi, è sempre «nada», una sorta di variante negativa del famoso «todos» o «nada por todos los Tradicionalistas».
Louis Renaudin - Ma cosa vorresti chiedergli?
Christian Marquant - Come è cambiata la teologia della Messa nella Chiesa? Perché la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes dice che la Santa Messa tradizionale non è più lex orandi?
Louis Renaudin - Ma la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes è ancora una decisione presa da papa Francesco.
Christian Marquant - Sia pure, ma non riesco a immaginare un Papa del XXI secolo che si comporta con la teologia e il diritto come un dittatore latinoamericano con le leggi e le costituzioni.
Louis Renaudin - Eppure papa Francesco sembra molto preoccupato per la questione dell’unità.
Christian Marquant - Secondo me, è per questo che ha concesso alla Fraternità sacerdotale San Pio X agevolazioni che essa non aveva nemmeno chiesto. Ma il paradosso è che da un lato papa Francesco è gentile con la Fraternità sacerdotale San Pio X (cosa che posso capire) e dall’altro si comporta come se «volesse vedere una sola testa».
Louis Renaudin - Una sola testa?
Christian Marquant - Le liturgie moderne sono così variabili, personalizzate e contengono così tante scelte possibili che sono tutte diverse. A meno che, naturalmente, e su questo tornerò, papa Francesco, come il card. Arthur Roche, non ritenga che le differenze tra le due liturgie, la vecchia e la nuova, siano una questione di fede.
Louis Renaudin - Una questione di fede?
Christian Marquant - Significherebbe che i due riti non illustrano più la stessa fede. Per esempio, quella della realtà del rinnovamento incruento del Sacrificio di Cristo e della sua presenza reale nelle Sacre Specie… Il che potrebbe spiegare l’abbandono di tutti i segni tradizionali di devozione come la genuflessione, l’inginocchiamento o i modi rispettosi di ricevere l’Eucaristia.
Louis Renaudin - Si va molto avanti.
Christian Marquant - E spero di sbagliarmi. Ma qui sta la questione: o le due Messe sono simili in termini di fede della Chiesa, o non lo sono. Se così fosse, dovremmo chiarire la questione.
Louis Renaudin - Cosa farete come laici?
Christian Marquant - Continueremo a chiedere il Catechismo cattolico e i Sacramenti cattolici per le nostre famiglie. E per farlo, continueremo a sostenere tutti i sacerdoti che ce li danno.
Louis Renaudin - E così, alla domanda di questa serie di interviste: «Chi “guida” la pace liturgica?», lei risponde: «I laici cattolici!»
Christian Marquant - Esattamente. Spero che la mia risposta sia più chiara per voi oggi: lavoriamo instancabilmente per i laici che vogliono continuare a vivere la loro fede cattolica come hanno fatto i loro antenati, con le stesse convinzioni e speranze. Questo significa che continueremo a sfidare i nostri pastori a vedere le cose con chiarezza e che sosterremo tutti i chierici, senza eccezioni, che ci aiutano a nutrire le nostre anime attraverso i sacramenti e il loro insegnamento cattolico.
Ma li avete visti i laici?
RispondiEliminaMa per favore! Cosa vogliono ristabilire? Solo veleno hanno in corpo.