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giovedì 8 febbraio 2024

Ma chi «guida» la pace liturgica? Terza parte della nostra inchiesta: quarant’anni di lotte

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 1000 ter pubblicata da Paix Liturgique il 6 febbraio, in cui si continua l’inchiesta sulla «guida» della «pace liturgica» (QUI e QUI su MiL la prima e la seconda parte).
Sempre in forma di intervista a Christian Marquant, si approfondisce la situazione attuale – partendo dagli anni Ottanta del secolo scorso – del rapporto tra la Chiesa cattolica ed il mondo della Tradizione per poi analizzare le possibili vie per ritornare alla «pace liturgica», senza «dimenticare che la speranza è una virtù teologica».

L.V.


Nelle prime due interviste, Christian Marquant ha parlato del gran numero di fedeli che si sono rifiutati di vivere un’altra fede in un’altra Chiesa. Nella seconda intervista, ha cercato di capire quali fasi dello «spirito del Concilio» hanno causato l’allontanamento dei fedeli. In questa terza intervista Christian Marquant cercherà di presentare la situazione attuale e le possibili vie di ritorno alla pace e alla fede cattolica.

Louis Renaudin - Caro Christian, lei ha cercato di delineare le tappe della rivoluzione post-conciliare e di mostrarci che è stata questa rivoluzione a svuotare le nostre chiese e a far crescere enormemente il numero di coloro che si oppongono a quello che lei chiama «il vento della follia» o talvolta «gli eccessi neomodernisti». Può dirci a che punto siamo oggi, a più di cinquant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, deciso da San Giovanni XXIII nel 1959 e tenutosi dal 1962 al 1965?

Christian Marquant - Nelle due interviste precedenti ho parlato soprattutto degli anni Sessanta e Settanta. Per cercare di spiegare la situazione attuale, devo tornare un po’ indietro agli anni Ottanta e agli anni successivi.

Louis Renaudin - Cosa è successo negli anni Ottanta?

Christian Marquant - Gli anni Ottanta sono stati segnati da due correnti non solo contrapposte, ma opposte. Da un lato, c’era lo «spirito del Concilio», che sembrava essere in attesa del suo culmine e finì per imporsi quasi ovunque, distruggendo gli ultimi isolamenti pacifici che erano rimasti nella Chiesa, in particolare negli ambienti monastici. Ma allo stesso tempo, il lavoro iniziato da mons. Marcel François Lefebvre si rafforzava di anno in anno e si sviluppava ormai in tutti e cinque i continenti, dimostrando il carattere internazionale – potrei quasi dire universale – della resistenza agli eccessi ecclesiastici.

Louis Renaudin - Che cosa produsse?

Christian Marquant - Mons. Marcel François Lefebvre stava lavorando per la sopravvivenza. Sembrava sempre più isolato, ma era anche a capo di una comunità cattolica in crescita. Perciò ha fatto di tutto per cercare una via d’uscita onorevole che gli permettesse di continuare il suo lavoro di salvaguardia del sacerdozio cattolico tradizionale nella Chiesa, in particolare durante gli incontri con la Santa Sede.

Louis Renaudin - Ma non se ne fece nulla?

Christian Marquant - Non molto, e non bene, perché è evidente che intorno a San Giovanni Paolo II e allo stesso Sommo Pontefice c’era una sorta di disagio per ciò che era diventata la Chiesa cattolica in Occidente. Così, nel 1984, San Giovanni Paolo II, che aveva con sé il card. Joseph Aloisius Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, un uomo molto attento alla crisi liturgica, concesse la lettera Quattuor abhinc annos per ridare un po’ di spazio ufficiale ai fedeli che erano legati alla liturgia tradizionale. Ma mons. Marcel François Lefebvre, preoccupato per la sua età avanzata (aveva compiuto ottant’anni nel 1985), chiese maggiori garanzie e in particolare che gli fosse concesso di consacrare alcuni Vescovi per garantire la continuità del suo lavoro. Alla fine, questo non fu concesso.

Louis Renaudin - E cosa è successo?

Christian Marquant - Ebbene, il 30 giugno 1988, ritenendo che non gli fossero state date sufficienti garanzie, mons. Marcel François Lefebvre consacrò quattro Vescovi senza mandato papale, garantendo così la continuità del suo lavoro.

Louis Renaudin - Qual è stata la reazione del Vaticano?

Christian Marquant - Una reazione canonica ordinaria (dichiarazione di scomunica latae sententiae e accusa di «scisma»)… ma non durò.

Louis Renaudin - Perché?

Christian Marquant - Perché nella Chiesa c’erano troppi fedeli e troppi sacerdoti che, come minimo, capivano mons. Marcel François Lefebvre o addirittura lo approvavano. È così che le scomuniche sono state revocate nel 2009 da Papa Benedetto XVI e che papa Francesco ha poi concesso ai sacerdoti della Fraternità sacerdotale San Pio X il potere di confessare e la possibilità di sposare legalmente, indicando chiaramente la natura non scismatica di queste comunità. Al massimo, i sacerdoti della Fraternità sacerdotale San Pio X  sono canonicamente «irregolari», e anche in questo caso si discute tra i canonisti…

Louis Renaudin - Ma la Chiesa non ha lasciato le cose come stanno?

Christian Marquant - No, perché al momento delle consacrazioni, nell’estate del 1988, è nato quello che è stato chiamato il mondo dell’Ecclesia Dei.

Louis Renaudin - Come è nato questo mondo Ecclesia Dei?

Christian Marquant - La Santa Sede si era resa conto di essersi spinta troppo in là e di dover offrire soluzioni giuridiche a coloro che, appartenendo fino ad allora al mondo della Fraternità sacerdotale San Pio X, avrebbero potuto essere tentati di riacquistare lo status ufficiale all’interno della Chiesa se quest’ultima ne avesse offerto la possibilità.

Louis Renaudin - È stato così?

Christian Marquant - Lo fece promulgando la lettera apostolica Ecclesia Dei in forma di motu proprio, un testo non molto simpatico sotto altri aspetti, ma che doveva fornire un quadro giuridico pienamente ecclesiale a coloro che, provenendo dal mondo della Fraternità sacerdotale San Pio X, volevano avere uno status ufficiale all’interno della Chiesa, e anche a coloro che fino ad allora avevano esitato a fare il passo verso la Fraternità sacerdotale San Pio X, ma che avrebbero aderito volentieri al mondo dell’Ecclesia Dei, che appariva loro, a torto o a ragione, come più pienamente in unione con la Santa Sede (si potrebbe anche dire che la Santa Sede si stava accordando con loro, in una sorta di limbo transazionale che ha reso un grande servizio alla sopravvivenza della liturgia e di tutto ciò che le è legato).

Louis Renaudin - Perché dice che la lettera apostolica Ecclesia Dei in forma di motu proprio non era molto comprensiva?

Christian Marquant - Perché, alla fine, è stata presentata come una sorta di tolleranza, che per definizione poteva finire presto, e non come un autentico accordo di pace che riconosceva debitamente il diritto della liturgia tradizionale.

Louis Renaudin - Chi sono stati i beneficiari di questa misura di grazia?

Christian Marquant - Erano di due tipi. I più numerosi furono quelli che, approfittando dell’opportunità offerta, lasciarono il mondo della Fraternità sacerdotale San Pio X  e fondarono nuove comunità nell’orbita dell’Ecclesia Dei. È il caso, naturalmente, della creazione della Fraternità sacerdotale San Pietro, composta in origine da sacerdoti della Fraternità sacerdotale San Pio X, ma anche da comunità religiose amiche come i Benedettini dell’Abbaye Sainte-Madeleine di Barroux, lInstitut St. Philipp Neri di Berlino, l’Institut Sainte-Croix di Riaumont e i quasi-dominicisti del Prieuré Saint-Thomas-d’Aquin di Chémeré (Fraternità San Vincenzo Ferrer). Tutti avevano avuto origine nel mondo della Fraternità sacerdotale San Pio X e avevano beneficiato delle ordinazioni conferite da mons. Marcel François Lefebvre.

Louis Renaudin - Ci sono state altre comunità che hanno aderito al mondo Ecclesia Dei?

Christian Marquant - Alcune comunità, al di fuori del mondo della Fraternità sacerdotale San Pio X ma che hanno voluto beneficiare delle libertà offerte dalla nuova lettera apostolica in forma di motu proprio: l’Abbaye Notre-Dame di Fontgombault e le sue abbazie-figlie che, pur rimanendo affiliate alla Congrégation de Solesmes, hanno ripreso la Santa Messa tradizionale e sono entrate nell’area morale Ecclesia Dei, l’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, che fino ad allora era di diritto diocesano, i Canonici regolari della Madre di Dio (presso l’Abbaye Sainte-Marie di Lagrasse), che sono passati dall’assenza di peso canonico al diritto diocesano e poi al diritto pontificio, e l’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit di Pontcallec, che sono sempre rimaste fedeli alla Santa Messa tradizionale, anche se con qualche piccolo aggiustamento. Sicuramente sto dimenticando alcune comunità Ecclesia Dei (l’ultima ad essere approvata dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei è stata la Fraternità sacerdotale della Familia Christi, a Ferrara, che è stata bruscamente sciolta da papa Francesco e si è unita a mons. Carlo Maria Viganò, Nunzio apostolico emerito negli Stati Uniti d’America).

Louis Renaudin - È andato tutto bene?

Christian Marquant - Niente affatto… la Fraternità sacerdotale San Pio X ha descritto la Pontificia Commissione Ecclesia Dei come «raduni» e traditori, e quest’ultima ha accusato la Fraternità sacerdotale San Pio X di essere diventata «scismatica». È un classico litigio tra fratelli che si credono nemici, i due gruppi lavorano ciascuno secondo il proprio carisma – un carisma «londinese» per gli «scismatici» e un carisma «vichiano» per i «raduni», secondo una presa in giro che non piace a nessuno dei due… Da parte mia, dico che tutti loro, a modo loro, volevano e vogliono aiutare i membri della Chiesa di Cristo a riscoprire la fede tradizionale.

Louis Renaudin - È stata una situazione felice?

Christian Marquant - Lo sviluppo del mondo dell’Ecclesia Dei non ha ostacolato lo sviluppo del mondo della Fraternità sacerdotale San Pio X, e allo stesso modo il mondo dell’Ecclesia Dei si è sviluppato notevolmente, soprattutto quando i Vescovi hanno agito con benevolenza.

Louis Renaudin - Ma le cose non si fermarono lì…

Christian Marquant - Infatti, quando il card. Joseph Aloisius Ratzinger è diventato Papa, ha deciso di andare oltre, pubblicando il 7 luglio 2007 la lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum, che considerava i due Messali Romani come due forme legittime dello stesso Messale Romano, una nella sua «forma ordinaria» e l’altra nella sua «forma straordinaria».

Louis Renaudin - Quali sono stati i risultati?

Christian Marquant - Molto importanti, perché ben presto, accanto alla nebulosa della Fraternità sacerdotale San Pio X e al mondo dell’Ecclesia Dei, si sviluppò un mondo Summorum Pontificum, cioè di sacerdoti diocesani o di sacerdoti appartenenti a comunità non tradizionali (Domenicani, Benedettini, Carmelitani, Francescani ecc.) che, secondo la nostra valutazione della liturgia tradizionale del 2019, costituivano all’epoca la parte più consistente degli attaccati alla liturgia e alla fede tradizionale.

Louis Renaudin - Ed è in questo periodo che Papa Benedetto XVI si è dimesso ed è stato eletto papa Francesco? È cambiato qualcosa?

Christian Marquant - No, all’inizio, in particolare perché papa Francesco ha dato, come ho detto, importanti facoltà ai membri della Fraternità sacerdotale San Pio X senza compenso.

Louis Renaudin - Ma presto è arrivata la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970.

Christian Marquant - La lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes tornava sulle libertà offerte dai Papi precedenti (San Giovanni Paolo II con la lettera apostolica Ecclesia Dei in forma di motu proprio e Papa Benedetto XVI con la lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum) in nome di un rischio per l’unità della Chiesa, basandosi falsamente su un sondaggio condotto dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei tra i Vescovi del mondo latino.

Louis Renaudin - Falsamente?

Christian Marquant - Sì, falsamente. I risultati del sondaggio condotto tra tutti i Vescovi della Chiesa latina che sono filtrati mostrano che non corrispondono affatto alle conclusioni fantasiose su cui si basa la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes per eliminare i benefici prodotti prima dalla lettera apostolica Ecclesia Dei in forma di motu proprio e soprattutto dalla lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum.

Louis Renaudin - Ecco perché da più di dieci anni chiedete che vengano pubblicati i risultati reali di questo sondaggio tra i Vescovi.

Christian Marquant - Affinché si potessero respingere le false sintesi, come quella pubblicata da alcuni nemici della pace che all’epoca si aggiravano intorno alla Conférence des Évêques de France e che avevano cercato di dare credito alle affermazioni della lettera che accompagnava la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes, che dovevano essere definite fuorvianti.

Louis Renaudin - Ma nonostante questo, la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes fu promulgata.

Christian Marquant - Alcuni Vescovi, gelosi del successo delle Sante Messe tradizionali, che sono frequentate da un numero maggiore di persone rispetto alle Messe in Cattedrale, hanno intensificato la loro persecuzione. Ma molti Vescovi, che si preoccupano soprattutto della pace nelle loro Diocesi, hanno ritenuto che questo testo bellicoso e iniquo sia difficile da applicare. Lo hanno applicato molto debolmente e a volte per niente.

Louis Renaudin - Papa Francesco stesso…

Christian Marquant - Ha ragione. Firmare un testo è una cosa, applicarlo personalmente è un’altra. Soprattutto quando si coltiva il caos come strumento di governo. In effetti, papa Francesco ha dichiarato in diverse occasioni che questo testo non riguarda le comunità dell’Ecclesia Dei.

Louis Renaudin - È stata una ritirata o una strategia?

Christian Marquant - Entrambe le cose, caro Louis. È stata una ritirata dagli istituti dell’Ecclesia Dei, che non sono facili da distruggere senza creare uno scandalo universale. In sostanza, si trattava di fermare l’emorragia, o meglio il contagio, e l’adesione dei giovani sacerdoti non appartenenti all’Ecclesia Dei alla liturgia tradizionale. Chiaramente, nel suo spirito, questo testo era rivolto principalmente ai sacerdoti diocesani.

Louis Renaudin - E a che punto siamo oggi?

Christian Marquant - In un fragile status quo, in cui i sacerdoti diocesani a cui è stato vietato il beneficio della liturgia tradizionale la usano molto meno liberamente. Eppure i Vescovi che vogliono sbarazzarsi delle comunità Ecclesia Dei si appellano a loro. Le comunità Ecclesia Dei navigano con il mirino puntato su di loro. Quanto ai Vescovi o ai Cardinali recalcitranti, sono ridotti al nulla, come mons. Dominique Marie Jean Rey Comm. l’Emm., Vescovo di Fréjus-Tolone, e mons. Joseph Edward Strickland, Vescovo emerito di Tyler. A questo si aggiunge il fatto che, non contento di aver riattivato il fronte liturgico, papa Francesco ne ha aperto uno nuovo, un fronte morale, con la dichiarazione «Fiducia supplicans» sul senso pastorale delle benedizioni.

Louis Renaudin - Cosa dobbiamo fare?

Christian Marquant - Non dimenticare che la speranza è una virtù teologica, non avere paura e adattarsi alla nuova situazione per pianificare le azioni di domani.

Louis Renaudin - E quali adattamenti saranno al centro delle azioni di domani?

Christian Marquant - Quelli di cui parleremo nella nostra quarta e ultima intervista.

1 commento:

  1. E invece i lefebvriani sono scismatici, come ha spiegato bene La Nuova Bussola Quotidiana (ricavandone insulti, ma che bell'esempio di carità cristiana che danno i lefebvriani...). E Lefebve nei suoi colloqui con Paolo VI (che giustamente gli rinfacciava di averlo diffamato e di incitare alla disobbedienza contro il Papa) fu penoso, ambiguo e contraddittorio, il classico tipo che lancia il sasso e nasconde la mano.

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