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lunedì 8 gennaio 2024

LE MAGNIFFICHE CRONICHE DI ROMA di mons. Eleuterio Favella: sul formaggio dedicato a papa Francesco

Per tramite del suo segretario diacono Ambrogio Fidato abbiamo ricevuto la seguente segnalazione cronichistica da S.E.R. Mons. Eleuterio Favella.
La «magniffica cronica di Roma» segue alla notizia della creazione, da parte dell’azienda agricola Valle Scannese, del formaggio «Francesco», «il formaggio di Gregorio Rotolo dedicato a Papa Francesco. Prodotto con l’incrocio delle tre tipologie di latte crudo biologico di vacca, pecora e capra è erborinato. Viene lavorato come un Gorgonzola ma senza inoculi di muffe.
Un formaggio vivo, elegante dal sapore variabile, nelle sue fasi di stagionatura cambia espressione, colore, profumo e sapore.
Al palato si sente tutta l’essenza del pascolo di quato di Scanno (AQ) con una formidabile varietà di profumi. che potrete gustare anche nel nostro nuovo Punto vendita in Via Abrami 21 a Scanno (AQ).
Francesco è quindi un tris di latte come il Trittico che potrete gustare anche nel nostro nuovo Punto Vendita in Via Abrami 21 a Scanno (AQ)» (QUI).
Grati a Sua Eccellenza Reverendissima per il rinnovato privilegio della sua considerazione nel volerci segnalare le «magniffiche croniche di Roma, de’ fratelli Beretta, Felice e mons. Mario», ed inginocchiati al bacio dell’anello, ci professiamo imperituramente suoi servitori umilissimi.

L.V.

«Da’ tempi dell’augustissimo genetliaco in tucta Roma et diocesse suburbicarie correa voce che il Santissimo Signor Papa era cottidianamente contristato de moltiplici affanni, sibbene nella di lui magna clementia et magnanimitate ch’ogn’uom canosce e sa pelli notorji moti di bonanza et caritade che s’udivan sempre venir dalle audientie del Beatissimo insino al quarto miglio e alla Torre di Nona, a cagion delle multe oppositioni che in quelle giornate s’affastellorno sull’augusto core, rovinando altresì l’appostolecha diggestione imperocché lo stomacho è adiacente il cor della Santità Sua, et fuoro ante omnia l’affare della sententia pronuntiata contra il signor cardinale Beccio di S. Sorso et che mandava l’eminentissimo al supplicio et se disse in Urbe dalli civili & nobbeli & clerici che era cossa indegna di tanto sublime pomtefficato et che era da papa Sisto che non si menava un cardinale alla rota et Mastro Titta era pronto a varcar Tevere onde far giustizzia pontefficia, et dipoi s’ebbe l’historia del Santo Officio pella declaratoria a pro delli sodomiti & zozzoni & puthane di talché nelli jorni del Ss.mo Natale di Giesu eppiscopi & cardenali & abbati & confraternite & luoghi pii & monisterji & frati & parochi menaron al Supremo dicasterio ogne genere de contumelie et remostrantie et proteste che era il cardenal Secrettario primo delli sozzi & sporcheccioni et seco lui altresì il beatissimo Pomtiffice et dipoi uscio etiam l’ispiegation del cardenal Tucco che parve alli mentovati cardenali & vescovi & legati apostolichi & abbati & viventi civilmente & intere nationi sotto il guberno del rege catholico et nelle colonie del rege christianissimo et etiam dal Cataio et dalle terre del Sagro Romano Imperatore essere altra solemnissima presa pelli fondelli aut chulo, ut dicitur dalli col.mi Lincei del marchione Cesi in Trastevvere, et havvi nova caterva de improperji & remostrationi & male parole all’indiritio del Tucco e della Santa Sedia, senza contar che pendente tale affarazzo, la guerra dell’Introibbo avea visto in que’ giorni levar al cardinal Burkardo, mericano, dubbioso et riggido, la prebbenda et il piatto, nonché le rendite dell’abbatie in commenda ch’esso Burkardo tenea in Gricigliano del granduca Medici et alie nelle terre d’America ove era gran copia di preti riggidi & indietristi & sgranarosarji, una cum il palagio et cappellania urbana et era sollacio delli gazzettieri & scribacchini ch’ogne die mons. Secretario avea recato al Sovrano pontiffice le gazethe et fogliacci et pasquinate tante da mandargli in veleno le quattuor coletioni della mattina insino alla festa del Santissimo Natale, et etiam eran andati in disgrattia et dissastro etiam li cenoni della santa Viggilia della Natività, sibben esso Papa, postea sersi dispensato dal dì de magro, s’era ancho portato la messa nocturna appo il vespero onde adempier alli doveri mangiatori a cor leggero et sine le rubrichali fissationi et pondo della messa notturnale, et etiam quello dicto del Santo Silvestro, colli zamponi et cotechini che menano alla Santa Sedia, pella devolution de certi censi enfitheutici le colleggiate de Fiorenzuola et Cesena, una cum la gran copia di lenticole che tanto van di genio all’augustissimo apetito, et non se potette unqua far brindissi col vino di sciampagnna che il col.mo Appetito, eppiscopo giubilato parisiense, avea vetato alli sensali et vetturali de Franza de recare in Roma proprio per sua opposition alla solennissima porchata che fu bullata ut “Fiducia supplicans” et perciò la Santità Sua, dovendo beverar colla gazosa che fan le pie moniali di Santa Reparata a Sermoneta, teneva in grande ubbia insino all’Epifania il Tucco e il Gambone, archiprete vaticano che se sollazzava con quadri & corbellerie & fanciullaggini infime pendente che il Beatissimo era in tanta procella di mente et di corpo, fintantoché, nel vespero dell’Epifania fuoro presentati, ut licet, alla recetione dell’augusta mano i fructi della Dogana delle pecore che fu fatta colla concordantia con il rege di Napoli, et ebbe il signor papa ad dare audientia alli pastori & pecorari & garzoni & mechanici delli tratturi epperò ebbe gran consoletione il cor beatissimo imperocché seppe che da alcuni pastori s’era inventato sulla Majella un fromaggio de vacca et pecora et capra al nomine suo sublimissimo et essi portavan per omaggio alla papal mensa trenta rotoli del ditto fromaggio et ebbe moto de gran sollievo l’Augustissimo pomtiffice in mezzo alli tanti affanni che suffriva pella sollicitudine dell’unniversal Giesa et benevolmente benedisse li pastori & garzoni et imperavit che ogn’anno, alli secundi vesperi della faustissima Epifania di Nostro Segnor Giesuchristo essi avrebber recato non trenta, ma centocinquanta rotoli del ditto cacio epperò elli avria benignamente conceduto l’indolgentia plenaria, quella partiale, le sette quarantene, l’altare privileggiato nella transumantia et la remissione di tutti li peccati, etiam quelli di bestialitate, a tenor della “Fiducia supplicans” et cossì ebbe moto de sollievo etiam il Tucco ch’assistea alla udientia a cagion della presentia de’ pastori et garzoni nerboruti che tanta salute riccavan dall’aere salubre della Marsica in qua, appo de tanta papal degnatione, tutti dicon “Che gran papa tenemo!” aut “Quanta pontiffical degnatione!” aut “Che strucchion de pomtiffice!” et alia etiam sul Tucco che qui se ometton tucte pella decentia dello scrittor et pure dello spettabilissimo lettore etc.».

da «Le magniffiche croniche di Roma sotto l’augustissimo ponteficato del Ss.mo Signor Nostro papa Francesco» de’ fratelli Beretta, Felice e mons. Mario, appresso la stamperia Medicea con privileggio - Libro VI


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