Grazie ad Aldo Maria Valli per questa utile traduzione.
Su Fiducia Supplicans, Crisis Magazine – Peter Kwasniewski: "Una chiarificazione che offusca: In certi aspetti, la chiarificazione di FS peggiora il documento stesso. Infine, e soprattutto, c'è una fondamentale dimenticanza (o una studiata finzione?) su come le azioni comunicano un significato. Fernández può dire fino allo sfinimento che una rapida benedizione di una coppia gay o di una coppia di divorziati e risposati non è una "giustificazione" o un "avallo" del loro stile di vita, ma l'azione in sé mostra che la Chiesa pone il suo manto di benedizione su di loro, il che, per qualsiasi persona comune, suggerisce una sorta di "che Dio benedica questa brava coppia e faccia in modo che facciano meglio ciò che stanno già facendo". Se così non fosse, perché la gente dovrebbe rivolgersi a un sacerdote per una tale benedizione, invece che, per esempio, a un vicino di casa a caso, o al segretario della parrocchia, o al custode.(...) A questo punto, sembra che Fernández stia solo gridando al vento che "non c'è nessun problema!" semplicemente perché lui e Francesco pensano o dicono che non c'è nessun problema - come se credessero che la realtà si piega alle loro pie concezioni (cioè, presumendo intenzioni oneste, il che non è affatto certo). (...) Indubbiamente, i suoi sostenitori direbbero che la Fiducia Supplicans è un brillante esempio di ascolto del "sensus fidelium" che sale dalla gente comune, che chiede a gran voce benedizioni a prescindere dalle loro situazioni disordinate. Tuttavia, questo finisce per essere una strana forma di elitarismo, perché solo una certa porzione di fedeli lo chiede, e un gran numero di fedeli non lo vuole - ma a quanto pare il loro sensus fidelium è completamente da trascurare.(...) Ecco perché, francamente, Fiducia Supplicans non è così radicale come Amoris Laetitia. Quello è stato il documento micidiale che ha contraddetto il solenne insegnamento dogmatico di Trento e il precedente magistero papale definitivo, come Richard Spinello ha sottolineato qui solo una settimana fa. La Fiducia Supplicans ne è una sorta di appendice ritardata. Se da un lato dobbiamo continuare, con fermezza e rispetto, a rifiutare l'assenso e l'attuazione di questa Dichiarazione di guerra, dall'altro non dobbiamo dimenticare - o peggio, rifiutare ingenuamente di riconoscere - che si tratta solo di un ulteriore tassello inserito in un puzzle pazientemente costruito negli ultimi undici anni".
Luigi C.
1-1-24, di Simon Caldwell
Ogni volta che ci si appresta a incontrare persone di alta statura morale c’è la tentazione di considerarle anche in termini fisicamente grandiosi. La Gran Bretagna, ingannata dai media nel pensare che il defunto papa Benedetto XVI fosse il “Panzer Kardinal”, o “il Rottweiler di Dio”, in occasione della sua visita nel Regno Unito nel 2010 si aspettava una personalità del genere, ma scoprì un uomo la cui gentilezza e timidezza serviva a nascondere l’acciaio interiore della fedeltà al Vangelo e una chiarezza di pensiero più acuta delle schegge levigate dell’ossidiana.
Il vescovo Athanasius Schneider è un uomo dello stesso stampo. Come Benedetto, è di etnia tedesca, timido e dalla parlata pacata, ma pieno di calore, umiltà e intelligenza (parla sette lingue moderne e capisce anche il latino e il greco antico). L’aspetto è un po’ quello del maestro di scuola, di buone maniere, e ha una certa somiglianza con Justin Welby, l’arcivescovo di Canterbury.
Come nel caso del papa san Giovanni Paolo II, la sua fede si è formata sotto l’oppressione. Nato in Unione Sovietica, la sua famiglia faceva sessanta miglia col favore dell’oscurità per partecipare alla Messa in segreto. Sua madre, Maria, ospitò il beato Oleksa Zaryckyj, un sacerdote ucraino martirizzato dai comunisti nel 1963, e per un periodo la sua famiglia fu incarcerata in un campo di lavoro. Fuggirono nella Germania occidentale quando Anton (Atanasio è il nome adottato quando si unì ai Canonici Regolari della Santa Croce di Coimbra) aveva dodici anni.
Ora, di nuovo nell’ex Unione Sovietica come vescovo ausiliare di Astana in Kazakistan, le sue opportunità di viaggiare sono limitate ma ha fatto due viaggi all’estero in altrettanti mesi. Il primo è stato per lanciare il suo ultimo libro Credo. The Compendium of the Catholic Faith, un catechismo che gli è stato chiesto da Sophia Institute Press, casa editrice con sede negli Stati Uniti. Il libro è sotto forma di domande e risposte e include sezioni aggiuntive su questioni recenti come l’ideologia di genere, le pratiche New Age e la Massoneria. La prima tiratura di 17 mila copie è andata esaurita in sei settimane.
Il secondo viaggio è avvenuto per tenere una conferenza su L’autorità politica e i doveri della coscienza agli studenti dell’Università di Cambridge. L’ho incontrato il giorno dopo nella Chiesa dei Martiri inglesi, nel centro della città, e gli ho chiesto cosa intendesse il cardinale Robert Sarah, ex prefetto della Congregazione del culto divino, quando, durante la presentazione del suo libro, ha avvertito il pubblico che la Chiesa cattolica è entrata in una “crisi del Magistero”.
“Stava semplicemente esponendo le prove di quanto vediamo”, ha detto monsignor Schneider. “In questo pontificato abbiamo avuto diversi atti che non hanno corrisposto all’insegnamento del Magistero precedente, e questa è una crisi”.
Ha detto che l’affermazione della validità del pluralismo religioso da parte di Francesco ad Abu Dhabi, quando il papa ha suggerito che Dio non solo ha permesso le religioni non cristiane ma le ha anche volute, è stato un esempio della crisi, e un altro è stata la decisione dei vescovi argentini di permettere a cattolici divorziati e risposati di ricevere la Santa Comunione.
Nel suo intervento, il cardinale Sarah ha anche affermato che il “Magistero autentico” non scomparirà mai nonostante tali errori, ma il problema è, sottolinea monsignor Schneider, che nel frattempo si sta creando molta confusione.
È una benedizione, aggiunge, che Francesco scelga di non coinvolgere il “Magistero definitivo” quando introduce tali novità. Francesco adotta un approccio dottrinale volutamente ambiguo, ma per monsignor Schneider questo rappresenta un sostanziale fallimento nell’esercizio del ministero petrino: “La natura dell’ufficio del papa è, come disse Gesù Cristo a Pietro: conferma i tuoi fratelli nella fede. Questo è il suo primo compito”.
“Tutti gli atti o le parole che non rafforzano la fede ma sono contrari ad essa, o indeboliscono la fede o la confondono, sono contrari al ministero papale perché il ministero di Pietro è punto di riferimento nella Chiesa, di unità di fede e nella governance”.
È d’accordo con il cardinale Sarah sul fatto che l’assenza di chiarezza ha creato “una cacofonia” di voci contrarie e contrastanti.
“Nella Chiesa si sentono quasi quotidianamente voci contraddittorie tra i vescovi e questo è contrario alla fede cattolica. Esiste una sola fede. L’effetto sui fedeli è che sono scandalizzati da queste voci contraddittorie e sono confusi. Adesso non sanno quale sia la verità e questo ha un effetto molto dannoso su tutta la Chiesa. Questa confusione e questo linguaggio ambiguo, soprattutto nel campo della morale, significano anche che le persone stanno perdendo il senso del bene e del male. È la moralità del mondo. La Chiesa cattolica romana sta diventando come una delle tante organizzazioni del mondo, non distinguendosi dai punti di vista e dall’agenda del mondo. Lo vediamo: promuove il relativismo morale e adotta il linguaggio del mondo”.
“L’effetto è anche che altre persone che cercano la verità – diciamo i non cattolici o i non cristiani che guardavano al papato come un’istituzione che dava certezza e chiarezza – non possono più orientarsi verso Roma”.
Difficilmente si possono quindi biasimare le nuove generazioni di cattolici se si rivolgono sempre di più alla tradizione, dove trovano la bellezza e la verità “espresse in modo forte”.
Monsignor Schneider ha celebrato una messa nella scuola cattolica di St. Paul, a Milton Keynes, al termine della quale ha tenuto un discorso, promosso dalla Latin Mass Society, dal titolo Ripristinare tutte le cose in Cristo.
L’affluenza crescente di giovani alla messa tradizionale è, a suo giudizio, manifestazione di un movimento soprannaturale di origine divina perché “dimostra l’anelito al sacro. La Messa antica offre un’atmosfera di maggiore soprannaturalità e la bellezza attrae i giovani”.
“Se un giovane si converte, non vuole essere la metà di qualcosa. Queste giovani anime desiderano essere autentiche. Se mi converto per allontanarmi dal mondo non mi piace vedere che parte del mondo è nella Chiesa e nella liturgia. Questo è un fenomeno evidente. Si può andare in tutto il mondo e la domenica, dove c’è la messa tradizionale, le chiese sono gremite di giovani famiglie e di bambini. Ci dà speranza per il futuro”.
Il vescovo Schneider descrive Summorum pontificum, la lettera apostolica di Benedetto XVI del 2007 che ha liberato la Messa antica, come un “documento epocale”, e pensa che Traditionis custodes, il motu proprio di Francesco del 2021 che ha cercato di annullare tali riforme, non riuscirà nell’intento, perché i giovani vogliono la tradizione: “Traditionis custodes non ha efficacia. Non può fermare i fedeli. La messa tradizionale è un tesoro di tutta la Chiesa. Un solo papa non è in grado di fermare tutto ciò”.
Ciò non significa che Francesco non ci proverà, e qui veniamo al trattamento riservato a monsignor Joseph Strickland, che a novembre è stato licenziato dopo, tra le altre cose, essersi rifiutato di attuare la Traditionis custodes nella sua diocesi di Tyler, nel Texas.
“Ciò passerà alla storia come una grande ingiustizia contro un vescovo che ha svolto solo il suo compito in un momento di confusione. Ora questa voce è stata messa a tacere, e questa era l’intenzione evidente e chiara”.
“Considero che sia stata commessa un’ingiustizia enorme e palese. Quella di Strickland era una specie di voce profetica, ma per molti nella Chiesa era un ostacolo e hanno voluto allontanarla”.
“Allo stesso tempo, il papa non rimuove, e anzi in alcuni casi promuove, cardinali e vescovi che distorcono o minano pubblicamente la fede, come quei vescovi che promuovono apertamente l’ideologia Lgbt e non vngono toccati. È un segno evidente e una dimostrazione che il papa ha un’altra intenzione: l’intenzione di mettere a tacere e di fermare quelle comunità e quei vescovi nella Chiesa che sono ancora fedeli e attaccati alla fede e alla tradizione e alla liturgia. È una sorta di persecuzione interna”.
Schneider è altrettanto schietto riguardo al sinodo sulla sinodalità. Gli ho chiesto se ne potrà uscire qualcosa di buono e la sua risposta è stata un secco “no”.
Nella Chiesa ortodossa come in quella cattolica il “sinodo dei vescovi” è sempre stato proprio questo: un incontro tra vescovi, ma nel convegno di ottobre a Roma il papa ha dato il diritto di voto ai laici cattolici, mettendoli alla pari dei vescovi, autentici interpreti del Magistero.
Ancora una volta, agli occhi di monsignor Schneider ciò rivela un programma: un egualitarismo in contrasto con la costituzione divina della Chiesa. Il risultato del sinodo, spiega, è stato niente di meno che un “artificio di ambiguità”.
Ulteriori problemi all’interno della Santa Sede sono evidenti. Si pensi al trattamento riservato a padre Marko Rupnik, l’artista sloveno espulso dai gesuiti dopo essere stato accusato di abusi sessuali da circa venticinque donne. La sua successiva incardinazione nella diocesi natale, dove è libero di esercitare il suo ministero sacerdotale, ha suggerito che un amico del papa, se accusato di atroci fallimenti morali, può avere un trattamento privilegiato invece di una punizione esemplare.
I fedeli cattolici, spiega Schneider, devono rispondere a tali crisi con una “crociata di preghiera” internazionale, implorando Dio di restaurare la Santa Sede come “segno di chiarezza” che rafforzi i fedeli “inequivocabilmente nella verità”.
L’alternativa sarebbe vedere la Chiesa divisa tra chi aderisce al “Magistero autentico” e chi preferisce le novità del nuovo, e in quella direzione si apre la via dello scisma.
Fonte: catholicherald.co.uk
La foto del vescovo Schneider è di Simon Caldwell