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venerdì 15 settembre 2023

Se non ora, quando? È il momento di intervenire sul Papa

Cari Amici,

lo scorso 8 settembre l’editorialista Phil Lawler ha pubblicato su Catholic Culture un pezzo che merita di essere conosciuto e sul quale si deve riflettere. Egli ha colto un punto fondamentale: l’attacco attualmente in corso contro la dottrina cattolica non è un attacco frontale, ma una lenta erosione del suo valore e della sua vincolatività, a prescindere dal contenuto. Se la dottrina diventa irrilevante, o addirittura dannosa (come una pietra scagliata sui fedeli, si diceva tempo fa) non occorre cambiarla, è sufficiente trascurarla, considerarla tamquam non esset.

Permetteteci di ricordare che Messa in latino aveva già segnalato la strada intrapresa in tal senso dall’esigua minoranza rivoluzionaria oggi al potere nella Chiesa.

In questo pezzo del maggio 2016, parlando di Amoris Laetitia, scrivevamo: «la discussa ambiguità di Amoris Laetitia è una chiara opzione in favore dell’opinabilità, della non definitività, della relatività della dottrina, per non dire addirittura del relativismo dottrinale. In altre parole: Amoris Laetitia è tutt’altro che ambigua nel dire che la questione della comunione ai divorziati risposati non si risolve in base a considerazioni dottrinali; anzi, che tali considerazioni sono, in sostanza, una specie di esercizio retorico-intellettuale, con il quale o senza il quale (per usare un’espressione goliardica, ordinariamente riferita alla filosofia) si resta tale e quale», soggiungendo che Amoris Laetitia veniva sfruttata non solo - e non tanto - «per far passare un cambiamento dottrinale (tentativo che si rivelerebbe fallimentare […]), ma per giungere all’irrilevanza della pur immutata dottrina».

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È il momento di intervenire sul Papa
di Phil Lawler

Per molti anni - durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI - i cattolici preoccupati come me hanno desiderato che la Santa Sede intervenisse per riparare i danni causati dai vescovi americani liberali. Ora giochiamo a ruoli invertiti, ed io prego che i nostri vescovi, unitamente ai vescovi di altri Paesi, intervengano per proteggere la Chiesa universale dalla leadership sempre più altalenante di Papa Francesco.

I vescovi detestano, comprensibilmente, di riconoscere le gravi divisioni della Chiesa, e sono giustamente restii a criticare il Romano Pontefice. Ma in ogni famiglia, se il comportamento del padre causa gravi danni alla famiglia e persino a se stesso, i figli più leali e rispettosi capiscono che è giunto il momento di intervenire.

Ogni mio dubbio sul fatto che quel momento sia arrivato è stato sciolto quando ho letto il potente paragrafo iniziale di una rubrica di Catholic Thing del mio amico Robert Royal, che riassume una sequenza insolitamente caotica:
Più o meno nell'ultima settimana, il Papa: ha elogiato "la grande Russia imperiale" per la sua nobile cultura e umanità (un'osservazione che ha poi ammesso di aver "mal formulato"); ha lodato l'impero sanguinario di Gengis Khan per la sua tolleranza religiosa e per la "pax mongolica" (40 milioni di morti, all’incirca); ha esortato i cristiani cinesi a essere buoni cittadini di una nazione di cui ammira molto la "cultura" e il cui governo è, a suo dire, "molto rispettoso" nei confronti della Chiesa (vi è abbondanza di opinioni diverse in proposito); si è ben guardato dal dire qualcosa di più sul Nicaragua, dove gli Ortega stanno praticamente mettendo fuori legge il cattolicesimo e un vescovo è stato condannato a 26 anni di carcere; e ha denunciato i cattolici, soprattutto quelli americani, preoccupati per le loro critiche a... beh, a molte cose, ma soprattutto per aver "politicizzato" l'imminente Sinodo sulla sinodalità e per aver adottato "ideologie" rigide e vuote invece di seguire la dottrina vivente della fede.
Chiunque ami la Chiesa cattolica deve essere preoccupato da un Pontefice che riesce a offendere così tanti gruppi diversi di persone nel corso di una sola settimana, con una serie di dichiarazioni sconsiderate. Ma i problemi di questo papato disastroso sono molto più profondi. Da oltre un decennio, Papa Francesco sta creando confusione tra i fedeli su questioni di fede e di morale. Con un gruppo di prelati liberali impegnati in un "cambiamento irreversibile" e con l'imminente Sinodo sulla sinodalità che offre loro un'opportunità favorevole, la nostra Chiesa così dolorosamente malata ha bisogno di una vigorosa infusione di chiarezza.

Papa Francesco e i suoi forti sostenitori ci assicurano che il Sinodo non apporterà alcun cambiamento nella dottrina cattolica. Ma ciò ha forse importanza, se nessuno si cura della dottrina?

Immaginiamo che, in qualche modo, un eretico dichiarato sia stato eletto papa. Immaginiamo altresì che questo eresiarca voglia distruggere la fede cattolica nella Trinità. Potrebbe perseguire questo scopo nefasto in due modi diversi:
  • Potrebbe emettere una dichiarazione ex cathedra che negasse la realtà del Dio Uno e Trino (potrebbe farlo davvero? Lo Spirito Santo non lo impedirebbe?). Se lo facesse, centinaia di vescovi ortodossi e milioni di semplici fedeli cattolici si solleverebbero indignati in difesa della vera fede.
  • Oppure potrebbe evitare qualsiasi dichiarazione esplicita sulla Trinità - ed evitare così la resa dei conti - limitandosi ad osservare che la dottrina è difficile, che talune persone non sono in grado di accettarla, che dovremmo mantenere la mente aperta, che la Chiesa accoglie coloro che hanno problemi con la dottrina. E nel frattempo potrebbe promuovere teologi e prelati che la mettano più espressamente in discussione.
Quest'ultima soluzione non avrebbe forse maggiori probabilità di minare la fede nella Trinità tra i cattolici del mondo? E non è forse questo l'approccio che abbiamo visto mettere in atto in questo pontificato, particolarmente con riguardo agli insegnamenti morali cattolici? Papa Francesco non ha mai contraddetto formalmente una dottrina consolidata. Ma ha minimizzato l'importanza dell'insegnamento della Chiesa, ha criticato coloro che vi si attengono per la loro "rigidità" e ha dato il suo sostegno ai dissidenti che chiedono cambiamenti dottrinali. Il netto effetto di questo approccio è quello di dare l'impressione che la dottrina non abbia molta importanza, e che un cattolico aggiornato possa accettare o rifiutare l'insegnamento morale della Chiesa a suo piacimento.

Ho paura che molti leader della Chiesa siano disposti ad aspettare il momento giusto per intervenire, osservando nervosamente ma mantenendosi in rispettoso silenzio finché non vi sia un attacco frontale a una dottrina definita. Ma a lungo andare la confusione dei fedeli e l'erosione degli insegnamenti tradizionali possono essere altrettanto devastanti. Il momento di intervenire è adesso.