Luigi
104a SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI AGLI UFFICI DELL'ARCIDIOCESI DI PARIGI
Non dobbiamo credere che solo il rito romano stia in balia a una crisi liturgica. Una grande crisi è in atto in questo momento nel Kerala, nel sud dell'India, all'interno della Chiesa siro-malabarese, la più importante Chiesa orientale unita a Roma dopo quella greco-ucraina, e una Chiesa che conta quasi 4 milioni di fedeli in 35 Diocesi: stiamo qui, com'è ovvio, davanti alle grandi dimensioni dell'India. La crisi è al rovescio rispetto alla nostra: coloro che si definiscono “tradizionali” sono in realtà “progressisti” e attaccano i veri tradizionali, i quali, ulteriore complicazione dell’imbroglio, sono sostenuti... dalla Roma di Papa Francesco. Questo breve riassunto è probabilmente troppo veloce, ma il fatto sta che gli eventi sono piuttosto difficili da comprendere.
Già di rito siriaco orientale, o caldeo, la liturgia siro-malabarese fu molto latinizzata, soprattutto a causa della colonizzazione portoghese. Ma sotto Pio XI e Pio XII si preparò un ritorno alla tradizione siro-malabarese. Nel 1962, la Messa siriaca orientale fu in parte ristabilita, ma poi si manifestò una tendenza pretesamente latinizzante, che richiedeva la celebrazione guardando il popolo, sia per conformarsi alle pratiche della riforma liturgica, sia in nome di un'inculturazione indiana e di un presunto ritorno alle origini di questa Chiesa fondata da San Tommaso nel I secolo. L'episcopato piuttosto conservatore (il cardinale Antony Padiyara, il primo a beneficiare del titolo di arcivescovo maggiore, apparteneva infatti alla minoranza conciliare), cerca di imporre un compromesso dal 1999: celebrazione versus populum fino all'inizio dell'Offertorio, poi celebrazione rivolta verso l'est.
Il Papa ha voluto chiudere la questione sostenendo l'episcopato e inviando recentemente un suo legato personale, l'arcivescovo slovacco Cyril Vasil. Ma il delegato papale fallì. Situazione paradossale in cui Papa Francesco, come il cardinale Sarah, non riesce a imporre un certo ritorno alla celebrazione verso il Signore...
Si dice che il Santo Padre sia particolarmente infastidito da questa vicenda in cui gli viene opposta resistenza, e avrebbe fatto capire di non voler più sentire parlare di controversie liturgiche. Di conseguenza – è solo una voce – il cardinale Roche avrebbe rinunciato a fargli firmare un testo che pretendeva provocare e importunare ancora una volta i sacerdoti tradizionali che non vogliono concelebrare il Giovedì Santo con il vescovo.
Nella vicenda del Kerala i “tradizionalisti” sono numerosi e violenti. Un giorno entrarono in una chiesa dove si era ripreso a celebrare verso il Signore dall'offertorio in poi, e ruppero l'altare e i vasi sacri! Concorderemo sul fatto che i tradizionalisti parigini sono molto più pacifici. Detto questo, la loro pazienza non è illimitata.
Per ora si accontentano di recitare il rosario. I fedeli privati della messa di Saint-Georges de La Villette lo recitano nella loro chiesa, ogni mercoledì alle 17.00, così come quelli del collettivo Paris Tradition 14, che lo recitano ogni domenica alle 18.00, davanti a Notre-Dame du Travail. E dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 13,30, le sentinelle lo recitano al 10 di rue du Cloître-Notre-Dame, davanti agli uffici dell'arcidiocesi.
Nell'ultima lettera di Paix Liturgique, François de Montrouge, che è molto coinvolto nella resistenza dei fedeli di Notre-Dame du Travail, ha detto: “I rosari continueranno nella parrocchia. Da un lato perché la preghiera è sempre una buona consigliera, dall’altro perché i fedeli sono determinati a recuperare ciò che hanno di più caro. Il diritto inalienabile di ogni cattolico all'accesso ai sacramenti e al primo di essi, l'Eucaristia, non può essere messo in discussione. » Ma ha concluso dicendo: «L'autunno potrebbe riservarci delle sorprese. »