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martedì 11 luglio 2023

Dopo la pubblicazione dei nuovi Cardinali: Maestro, non ti importa che moriamo?

Dopo l’annuncio del nuovo concistoro, e la pubblicazione dei nuovi Cardinali, ci stiamo tutti interrogando sulla (ri)composizione del Sacro Collegio, che ascende a 136 elettori. Come discernerne l’orientamento complessivo, anche in vista di un futuro conclave?

Abbiamo la netta sensazione che lo schema usuale, conservatori versus progressisti, probabilmente non funzioni più, quantomeno nel senso che il mondo conservatore (o classico o addirittura tradizionalista: per quanto si tratti di qualificazioni rilevanti e sostanziali, ai limitati fini di queste brevi considerazioni non sono importanti) nel radar del regnante Pontefice non compare e, dunque, quanto al Collegio Cardinalizio, finché durerà questo pontificato, e se ne seguisse uno in piena continuità, è destinato dapprima all’irrilevanza (per esempio, perdendo qualunque peso in seno alla Curia Romana, e scemando numericamente al di sotto di un terzo dei Cardinali elettori, così da non poter più formare un “blocco” in sede di conclave), e poi proprio all’estinzione.

Ciò perché l’ecclesiologia (se possiamo utilizzare un termine così nobile…) praticata dalla Sede è un’ecclesiologia totalitaria, nel senso espresso dai totalitarismi politici del secolo scorso, con particolare riferimento a quelli di ispirazione marxista: pensiero unico e classe dirigente totalmente allineata. I cattolici, laici o ecclesiastici, “che non ci stanno”, se riescono, con l’aiuto del Cielo, a non lasciare la Chiesa (impresa che sta diventando eroica e, così, particolarmente santificante; in ogni caso, la loro espulsione potrebbe essere un obiettivo perseguito dai vertici), devono accettare la completa invisibilità e la soppressione pratica della loro dignità battesimale (ne abbiamo già parlato qui, a proposito dell'Instrumentum laboris del Sinodo).

Tuttavia, è verosimilmente proprio su questo versante che si gioca la nuova distinzione fra potenzialmente diversi - e contrapposti - fronti cardinalizi: da un lato, chi è perfettamente favorevole al nuovo totalitarismo ecclesiale, dall’altro, chi è quantomeno perplesso in proposito. O, in altre parole: da un lato chi è disposto a sacrificare l’unità della Chiesa e a pagare il prezzo della frattura pur di realizzare il suo personale modello di cattolicesimo, dall’altro chi quel prezzo non è disposto a pagarlo, preferendo rinunciare in tutto o in parte alla sua idea di Chiesa pur di preservarne l’unità.

Non sappiamo se e in che misura il nuovo Collegio Cardinalizio possa essere realmente suddiviso in questi due gruppi. Possiamo limitarci - con ampia possibilità di errore e, forse, di sorprese inattese in sede di conclave - a classificare solo alcuni porporati, dei quali sia sufficientemente noto il pensiero, nell’uno o nell’altro (gruppo).

Con un ulteriore interrogativo: il fronte totalitario, dopo questo pontificato, saprà trovare un nuovo leader? Perché per i sistemi totalitari la leadership è fondamentale: occorre un capo che detti la linea alla quale l’universo mondo dovrà accodarsi. Non a caso, ci pare, la svolta totalitaria è stata possibile solo dopo l’elezione di un Pontefice desideroso di esercitare un potere di tal fatta. Sappiamo qual ruolo abbia giocato, in proposito, la “mafia di San Gallo”. Ma i suoi epigoni, avranno la stessa capacità? Esiste ancora un nucleo di riferimento che possa condurre l’operazione, o la stessa svolta totalitaria, come spesso accade, ha soffocato l’emergere di ogni potenziale leadership alternativa, e il leader in carica ha eroso le chances di qualunque potenziale successore? I fans del totalitarismo ecclesiale sapranno scegliere chi possa guidarli e - soprattutto - saranno disposti ad assoggettarglisi così come oggi sono assoggettati al Papa sedente? Il conclave, le congregazioni generali e gli incontri più o meno segreti che lo precedono, saranno uno strumento idoneo a tal fine, o, al contrario, lo renderanno ancor più difficilmente raggiungibile?

Le domande sono tante. E la risposta non è già scritta. Anzi, ci conforta sapere che, alla fine, la sorte della Chiesa non sarà decisa da queste miserabili dinamiche umane, ma dal risveglio di Colui che, sinora, sembra ancora dormire sulla nave squassata dalla tempesta: «Magister, non ad te pertinet, quia perimus?» (Maestro, non ti importa che moriamo? - Mc, 4, 38).

ER