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venerdì 2 giugno 2023

Ungaretti: Cavaliere di Gran Croce e i suoi echi tridentini

 Oggi in Italia si ricorda la nascita della Repubblica. E in tale ricorrenza il Presidente della Repubblica è solito conferire le onorificenze ai cittadini illustri o benemeriti. 
Ecco dunque che per la rubrica sugli echi tridentini, proponiamo un nostro vecchio post dedicato ad un grande poeta (uno dei massimi esponenti della letteratura italiana del XX secolo), Giuseppe Ungaretti, che il 2 giugno 1958 fu insigno del Cavalierato di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (il più alto degli ordini della Repubblica).

Egli  non fece mai mistero del suo ritorno alla fede cattolica, del quale anzi parlava in questi termini: “Nel 1928, dal Monastero di Subiaco dove avevo trascorso ospite una settimana, […] d’improvviso seppi che la parola dell’anno liturgico mi si era fatta vicina nell’anima”.

Dalla raccolta Il dolore, sezione Roma occupata, datata 1943-1944, ricordiamo la terza parte della poesia “Mio fiume anche tu”. Vorremmo sottolineare, perché dovremo tornarci sopra, il contesto in cui questi versi si collocano: l’occupazione nazista di Roma, le violenze perpetrate dalle truppe straniere, “la stolta iniquità / delle deportazioni”… 

In essa è evidente l’eco liturgica, la ripresa del Sanctus che prende corpo come un ritornello fino a concludere la poesia. Non si tratta però di una semplice ripresa alessandrina. Ungaretti “dialoga” con le parole della messa, le fa interagire con altri significati. 

Qui il testo per chi fosse interessato.

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La Redazione