Dolorose riflessioni.
Ma questi sacerdoti se lo meritano l'8xmille? Forse bisogna spiegarglielo.
Luigi
Il Cammino dei Tre Sentieri, 18 OTTOBRE 2022, Corrado Gnerre
Chi scrive, tempo fa, visitando una nuova chiesa (peraltro bruttissima, come si è soliti progettarle in questi anni) costruita a Piana Romana, presso Pietrelcina (un luogo dove san Pio da Pietrelcina ricevette le stimmate spirituali) notò che i banchi erano tutti sprovvisti di inginocchiatoi. Chiese spiegazione ad un frate lì presente, che rispose: “Questa non è una chiesa, è un’aula liturgica!” Una risposta degna del più classico sofisma giuridico.
Questi sono i tempi, purtroppo.
Non si tratta ovviamente del fatto che occupano più spazio. La ragione è diversa. Se ci si riflette, sta proprio nella risposta che diede quel frate: aula liturgica.
Oggi le chiese non devono essere tanto chiese, ma aule. La chiesa implica il concetto di luogo con una presenza, l’aula invece il concetto di luogo per riunirsi. Una chiesa vuota, rimane chiesa, perché c’è Lui, c’è Dio in corpo, sangue (anche nell’ostia c’è il sangue), anima e divinità nel Santissimo Sacramento; ma un’aula vuota non è più nulla, a causa del suo essere vuota in quanto la sua ragion d’essere è solo nell’accogliere un’assemblea.
Dunque, l’accento si deve spostare dall’adorazione alla partecipazione. La liturgia non deve più fondarsi sull’adorazione, bensì sulla partecipazione, non più sul ricevere, ma sul dare.
Quando si riceve, la posizione più naturale è inginocchiarsi o tutt’al più inchinarsi; quando invece si dà, la posizione più naturale è quella di rimanere in piedi.
Insomma, tutto questo rientra logicamente in quella famosa svolta antropologica che segnò la riforma liturgica. Dalla centralità di Dio alla “centralità” dell’uomo. L’uomo, perfettamente consapevole della sua dignità, non dovrebbe più inginocchiarsi dinanzi a Dio, perché Dio non vorrebbe più questo.
Ora, oltre al fatto che l’uomo diventa veramente grande quando si inginocchia e non quando stupidamente allarga le spalle o gonfia il petto, perché solo inginocchiandosi dà ragione coerentemente al suo essere che è segnato inevitabilmente dall’esigenza di invocare… dicevamo, a parte questo, è un’illusione credere che l’uomo possa essere talmente maturo da non doversi più inginocchiare.
L’uomo quando non s’inginocchia più dinanzi a Dio, finirà con l’inginocchiarsi dinanzi agli idoli: il potere, le mode, il mondo…
Ciò che purtroppo sta capitando a tanti cattolici e a tanta sedicente cultura e teologia cattoliche ormai da molti anni a questa parte.