«La Chiesa ha perso la Musica.
I banchi sono vuoti; i funerali e matrimoni sembrano mercati»
I banchi sono vuoti; i funerali e matrimoni sembrano mercati»
M° Bepi Marzi (foto Bassanonet) |
Torna, come un'onda, la critica contro il depauperimento della musica sacra. (si vedano nostri post qui settembre 2018, E come spesso accade, le onde si rafforzano. A puntare aspramente il dito contro il livello infimo della musica sacra è questa volta il M° Bepi De Marzi, classe 1935, noto direttore di coro, celebre anche per aver composto il "Signore delle cime".
La sua voce si unisce forte a quella molte volte alzata dal M° Riccardo Muti contro le canzonette in chiesa e contro il livello infimo della musica sacra (si veda: Qui aprile 2010, Qui dicembre 2010, Qui maggio 2011, Qui dicembre 2011, Qui ottobre 2012, Qui marzo 2016, Qui agosto 2018).
Che le critiche giungano anche dal M° Marzi fa riflettere maggiormente rispetto alle pur autorevoli parole del M° Muti e dovrebbero far preoccupare chi di dovere.
Innanzi tutto il dato anagrafico è indicativo. De Marzi ha esperienza diretta e consapevole del "prima" e del "dopo" Concilio, ed era stato addirittura un attivo sostenitore della riforma liturgica in campo musicale (componendo numerosissime melodie per i "salmi responsoriali", per inni e per canti sacri per la celebrazione di battesimi, comunioni e cresime, il tutto rigorosamente in salsa "novus ordo"). Questo fatto solo la dice lunga sul peso delle sue affermazioni, che dovrebbero essere prese seriamente in considerazione dai Vescovi suoi coetanei.
Se aggiungiamo anche che il cattolico De Marzi è maestro d'organo e ha insegnato canto nel Seminario di Vicenza (chiamato dal direttore della Cappella del Duomo, Mons. Ernesto Della Libera fino al 1968...periodo caldo...) capiamo che le sue parole non sono il lamento biascicato di un nostalgico tradizionalista ma la severa e fredda denuncia di un evidente fallimento.
Insomma: se addirittura De Marzi, che era dei loro, stigmatizza l'attuale squallore della musica sacra e la perdita di spiritualità delle celebrazioni e dei luoghi sacri (si veda infra), i suoi "compagni di rivoluzione (liturgica)" dovrebbero riflettere seriamente.
Nell'intervista raccolta da Paolo Corto, per il Corriere del Veneto - Corriere della Sera e pubblicata il 06.09.2019, Bepi De Marzi conferma che a causa di questa crisi di fede della Chiesa egli lascia il coro dei Crodaioli e denunzia la morte della musica sacra («La Chiesa ha perso la musica») e coglie occasione per strigliare i responsabili.
Il compositore vicentino, infatti parte dal problema del canto liturgico per arrivare al vero problema: la crisi della Chiesa, nella Chiesa. Ne ha per tutti: per i fedeli, per i sacerdoti e per il Papa.
«Le chiese sono sempre più vuote. E allora, a cosa serve mettere in musica la poesia della fede? A chi serve? I banchi sono vuoti, funerali e matrimoni sembrano mercati... Guardate la gente sul sagrato e dentro tra i banchi: chiacchiera, fa rumore, si è persa ogni forma di rispetto. Arriva frettoloso il sacerdote e non sa neppure dov’è, non conosce le persone, le parrocchie sono diabolicamente abolite. Ecco, non c’è più la comunità orante, si è dispersa in questa società che a sua volta ha disperso valori. E allora è inutile, non vale la pena, il messaggio può anche partire ma non arriva
Pensateci, lo stesso Papa non si preoccupa di sapere cosa si suona o si canta, quando va nelle chiese o in giro per il mondo: teatrini o teatroni improvvisati e dimenticati. Papa Francesco è una grande persona, lo sappiamo, ma forse si è spinto troppo avanti. Forse lui per primo ha perso il senso del sacro, io lo guardo mentre subisce ciò che gli sta intorno, magari la festa, gli applausi, il rumore, e mi fa pena. Qualche parola in latino in piazza San Pietro, ma solo qualche, raramente».
Parole durissime.
Il Maestro però tiene a precisare che se è vero che punta il dito contro il decadimento della Chiesa (che è inevitabilmente un decadimento della dottrina) egli non è certo un tradizionalista. Anzi, precisa orgoglioso di essere stato un anti-lefebvriano doc, un conciliarista entusiasta.
«Io voglio difendere una cultura, un sentire e un comunicare [tradizionalistici]. Non mettetemi sullo stesso piano, che so?, di un monsignor Lefebvre. Lui, io l’ho detestato subito, era un ritorno al passato, alla ritualità medievale, alla disciplina. Un teatrino anche quello. E invece io ero innamoratissimo del Concilio Vaticano II, ho collaborato con padre David Maria Turoldo O.S.M. che di quella rivoluzione è stato uno dei costruttori. Io non sono passatista, voglio avere un’anima popolare. [...] Ho sempre avuto una posizione di fronda anche dentro la Chiesa, perché non si suona per le gerarchie, ma perché canti la gente. Solo che tutto è irreparabilmente cambiato. [...]
Adesso si suona e si canta come fosse una competizione, i cori si esibiscono per stupire, per fare effetto. Nelle messe televisive i telegiornalisti parlano e coprono tutto quando cantano i cori. [...] Diceva il mio amico Mario Rigoni Stern:’’’desso che nissun leze, tuti scrive". E io dico: adesso che nessuno ascolta, tutti compongono». Si perde «il frutto del suonare in chiesa, che è comunicare un’idea poetica. Non la raccolgono, non sanno raccoglierla? E io smetto».
Il Maestro si rammarica anche per l’abolizione del canto gregoriano, se pur da un punto di vista più professionale che non spirituale. Ma i due aspetti sono legati tra loro: uno è la causa dell'altro che ne è l'effetto, e viceversa.
«Hanno abolito il canto gregoriano. I cori, perfino quelli professionisti, fanno scambi, tournée, concorsi e non vivono più il concerto; i giovani suonano senza rispetto per le tradizioni, purchessia, e tra l’altro, anche nelle orchestre, non li pagano».
L'autore dell'articolo (che invitiamo a leggere per intero) conclude amaramente con una impietosa - ma corretta - sintesi: "Per i Crodaioli, ma anche per la musica religiosa, è arrivato il momento del De Profundis. In una chiesa vuota."
Roberto
Nihil novi sub sole.
RispondiEliminaDa secoli i liberali erigono altari ai principi e ghigliottine alle conseguenze e, come già elegantemente "sfotteva" Bossuet, Dio si fa beffe degli uomini che deplorano gli effetti di cui continuano ad amare le cause.
Per la verità Turoldo-Passoni-De Marzi non hanno composto "salmi responsoriali" (come erroneamente si afferma) ma salmi in forma innica, il che la dice lunga sulla competenza musicale di chi ha scritto questo articolo. Magari "in salsa novus ordo", ma con la dovuta competenza professionale del musicista esperto.
RispondiEliminaDetto questo, la sostanza della questione sollevata è assolutamente condivisibile.
Anonimo delle 10:12 ha scritto parole veritiere e totalmente condisbili! Bravo !
Eliminainnamorato del concilio, denigra la Tradizione e chi l'ha salvaguardata (grazie a Dio) gli piace le rivoluzioni e odia la Liturgia, adora un doppio papa che sta distruggendo ciò che nessuno aveva mai osato spezzare nella Chiesa Cattolica... e poi si lamenta che non ci sono più fedeli, più oranti, e nessuna più musica sacra? Beata cecità che non lo sveglia neanche con cannonate....ovvero, con l'inutilità di ciò che compone perché tutto si sta distruggendo. Ha scritto cose allucinanti contro la Tradizione della Chiesa cattolica dove lui ha mangiato componendo per una spiritualità oggi distrutta a causa di quelli che come lui, adorano il CV2, Bergoglio e modernismo. Sopratutto si scaglia contro mons. Lefebvre che a differenza sua e dei suoi amici, ha salvato la Liturgia Sacra della Chiesa. Vede che hanno distrutto tutto, ma lui si rammarica perché non ha più nessun orante che lo ascolta, e vorrebbe botte piena (chiesa moderna e trasformata in sala da concerti per corali) e moglie ubriaca (rivoluzione eretica modernista avviata dopo il CV2) e nel contempo, ama la rivoluzione satanica che ha fatto piazza pulita... Grazie a quel concilio rivoluzionario che tanto ha auspicato. Si legga TUTTO ciò che ha sostenuto.
RispondiEliminahttps://corrieredelveneto.corriere.it/vicenza/cultura-tempo-libero/19_settembre_06/vicenza-bepi-de-marzi-lascia-coro-crodaioli-la-chiesa-ha-perso-musica-ed17a762-d07b-11e9-b027-22bbcb953a19.shtml
Le palinodie di chi ha partecipato, in modo più o meno interessato, all'attuazione del NO, per sostituirsi alle scholae cantorum e al popolo ( che non canta più, come del resto i preti !), non servono certo a rimediare all'abolizione della musica liturgica voluta astiosamente dai riformatori che hanno usato ogni mezzo, anche costrittivo e violento, per eliminare il canto fondato sulla tradizione, polifonico e gregoriano ad iniziare da quello della Cappella Sistina, emarginata e perfino, proditoriamente allontanata, durante Paolo VI, dalle celebrazioni pontificie alle quali doveva partecipare per regolamento. La banalità musicale e spirituale è stata raggiunta al massimo proprio con il Salmo responsoriale con lagnette in libertà spesso strillate e schitarrate. Con il pretesto della demagogica ' partecipazione del popolo una narcisistica schiera di pseudo musicisti ha invaso lo spazio sacro. La triste storia della musica sacra può apprendersi dal documentatissimo libro ' Musica e Concilio' del p. E.Papinutti testimone diretto, quale organista in S. Pietro, della riforma e delle sue conseguenze, per estendersi alle cattedrali e alle parrocchie.
RispondiEliminaMa mons. Lefebvre non voleva il ritorno al passato ma la continuità della Chiesa così come era stata fino al 1963. Lui fu disobbediente alle derive che seguirono al concilio per obbedienza alla tradizione della Chiesa. Peccato che il Maestro De Marzi non voglia riconoscerlo. Nessuno vuole essere contro il Concilio Vaticano II ma tutti abbiamo il dovere di contestarne le derive moderniste e indifferentiste che ne sono scaturite a partire dalla riforma liturgica madre della perdita del senso del sacro e del rispetto dei luoghi di culto; circostanze queste ultime osservate pure dal Maestro De Marzi che non ha avuto la obiettività di riconoscerne la causa.
RispondiEliminaBravissimo Anonimo delle 12:46 !!!
EliminaBravissimo proprio no. Non si può affermare che "nessuno vuole essere contro il Concilio Vaticano II" e tessere le lodi di mons. Lefebvre che che lo ha rigettato in blocco.
EliminaMons.Lefebvre non ha rigettato in blocco il CVII, di cui è stato padre conciliare.
EliminaUn articolo ampiamente apprezzabile ma una domanda sorge spontanea: perchè definire "modernista" l'illustre compositore Bepi De Marzi?
RispondiEliminaNon mi pare che un musicista di quel livello possa meritare l'epiteto di "modernista".
Grazie per la risposta
La risposta già gliel'ha data Emilio M.11 settembre 2019 10:50.
EliminaCaro Prussico, Mons. Lefebvre non ha respinto in blocco il CVII, la Sacrosantum Concilium fu votata anche da Lui; si ribellò alla formulazione del nuovo messale perché si allontanava dai dettami della costituzione sulla liturgia, e non approvò due costituzioni: quella sulla collegialità e quella sull'ecumenismo.
RispondiEliminaAppunto... bravo Mimmo di Taranto!
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