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giovedì 29 aprile 2010

Il Maestro Muti deplora il livello musicale della Chiesa italiana


Il direttore d'orchestra Riccardo Muti firma la prefazione ad un libro di prossima uscita che raccoglie scritti e discorsi di Joseph Ratzinger - precedenti e posteriori alla sua elezione al soglio pontificio - dedicati all'arte e in particolare alla musica e al canto (Lodate Dio con arte).

"Ha ragione il Papa quando in più circostanze lamenta il basso livello della musica da consumo, in particolare della musica e dei canti eseguiti nelle chiese in questi ultimi decenni soprattutto da noi in Italia", afferma Muti in un passaggio del suo testo anticipato dall''Osservatore romano'. "Ma la causa è l'inadeguatezza dell'educazione musicale. Quello che si fa nelle scuole è troppo poco e le attività alternative o sussidiarie sono solo per pochi fortunati. Nelle parrocchie, poi, almeno in Italia, l'educazione al canto dei cristiani penso sia una delle ultime preoccupazioni pastorali dei nostri parroci e forse anche dei nostri vescovi".

In riferimento alla musica, Muti sottolinea che "è un grande dono per l'umanità e per la Chiesa all'inizio del terzo millennio avere un Papa che rivendica spazio e rispetto nella Chiesa e nella società civile per quest'alta espressione umana".

Fonte: Apcom, via Papa Ratzinger blog

23 commenti:

  1. RICCARDO MUTI...IPSE DIXIT !!!

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  2. Dobbiamo far sapere al Maestro che esistono i cattolici tradizionalisti rimasti fedeli alla bellezza :-P

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  3. Mascellone ha ragione; purtroppo il problema sta nell'insegnamento delle basi musicali a scuola (per tutti) ma soprattutto poi nei seminari (per preti e vescovi). Quello che succede nella quasi totalità delle chiese italiane dedite al NOM è musicalmente osceno.

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  4. Parole sante quelle di Muti!!! Grande!!!

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  5. ... e aggiungo: una sfida che dobbiamo vincere, anche se il compito è duro, è proporre nel veneravile Rito more antiquo una dignità musicale per le celebrazioni "ordinarie" magari almeno cum canticis; e per le solennità, magari frugandosi nelle tasche, chiamare musicisti, ma anche cori amatoriali di buon livello e tributare alla S. Messa la sua parte umana di bellezza. E soprattutto il proprium gregoriano: oggi, con un po' di buona volontà -ci sono mille sussidi- si può fare (come diceva quello slogan elettorale).
    Marchiamo anche questa differenza.

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  6. Muti dovrebbe deplorare anche il livello musicale dell'attuale Sistina... Il pesce puzza dalla testa. Speriamo che maestri come mons. Grau possano presto ridare decoro alla decaduta cappella, o per lo meno smettere di farli gridare invece che cantare, il che sarebbe già qualcosa..

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  7. <span>La musica?
    Una questione di educazione </span>
    <p><span> </span>
    </p><p><span>È in uscita il volume </span><span>Lodate Dio con arte (Venezia, Marcianum Press, 2010, pagine 264, euro 24) che raccoglie scritti e discorsi di Joseph Ratzinger - precedenti e posteriori alla sua elezione al soglio pontificio - dedicati all'arte e in particolare alla musica e al canto. Ne anticipiamo l'introduzione. </span>
    </p><p><span>di Riccardo Muti</span><span> </span>
    <span>Senza dubbio non è necessario essere Papa per frequentare il mondo della musica come fa Papa Ratzinger che, alla sua veneranda età e con tutti gli impegni che suppongo comporti il suo alto incarico di Pastore di tutta la Chiesa, non disdegna mettersi lui stesso al pianoforte e alimentare il suo spirito suonando i suoi autori preferiti. È però un grande dono per l'umanità e per la Chiesa all'inizio del terzo millennio avere un Papa che rivendica spazio e rispetto nella Chiesa e nella società civile per quest'alta espressione umana.
    Ha cominciato da bambino a frequentare e ad amare la musica e il canto fin dai bei tempi - lo ricorda lui stesso - in cui, grazie a suo fratello, poté integrarsi nella famiglia dei Domspatzen, i piccoli cantori di Ratisbona, che facevano servizio liturgico nella cattedrale. È stata un'esperienza che ha segnato la sua vita, come ha segnato la vita di tanti di noi musicisti. L'esperienza della musica, infatti, arricchisce l'esistenza umana e le apre orizzonti che sconfinano nell'infinito e nell'eterno. "Cantare è quasi un volare - confida il Papa in occasione di un concerto dei Domspatzen - un sollevarsi verso Dio, un anticipare in qualche modo il canto dell'eternità". Chi impara a cantare da piccolo, poi canta tutta la vita e tutta la vita diventa per lui canto. 
    Ha ragione il Papa quando in più circostanze lamenta il basso livello della musica da consumo, in particolare della musica e dei canti eseguiti nelle chiese in questi ultimi decenni soprattutto da noi in Italia. Ma la causa è l'inadeguatezza dell'educazione musicale. Quello che si fa nelle scuole è troppo poco e le attività alternative o sussidiarie sono solo per pochi fortunati. Nelle parrocchie, poi, almeno in Italia, l'educazione al canto dei cristiani penso sia una delle ultime preoccupazioni pastorali dei nostri parroci e forse anche dei nostri vescovi. </span>
    <span>(segue)</span></p>

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  8. <span>

    <span>(segue)</span>
    I libri di testo delle scuole primarie sono pieni di belle dichiarazioni d'intenti e di interessanti indicazioni metodologiche e programmatiche. Ma agli italiani delle ultime generazioni non sembra sia stata data un'adeguata educazione musicale. Musica e canto in Italia sono ancora lasciate per lo più all'iniziativa privata. Sono solo per chi ha predisposizione e talento, ha i mezzi finanziari per frequentare una scuola di musica privata o ha la fortuna di trovare un posto in un conservatorio.
    Nel nostro Paese bisogna far da sé. Anche per la musica e il canto bisogna purtroppo "arrangiarsi". Più volte, in tantissime occasioni, l'ho denunciato. In una società evoluta l'educazione musicale non può essere trattata in questo modo. Significa non rispettare il valore culturale della musica. Soprattutto significa non riconoscere e non rispettare il valore antropologico del canto nella formazione di persone chiamate a vivere in società, a stare e a comunicare con gli altri. La pratica corale e strumentale, come la pratica dello scrivere e del leggere, dovrebbero accompagnare tutto l'arco della scolarità, dalla scuola materna alle superiori. Come l'educazione all'espressione scritta e orale accompagna dall'inizio alla fine l'itinerario scolastico di una persona, arricchendosi gradualmente di elementi culturali differenti che forniscono le cose da dire e da scrivere per comunicare, non si capisce perché non debba avvenire la stessa cosa per l'educazione all'espressione musicale attraverso il canto e gli strumenti musicali.
    Se si facesse qualcosa in questo senso, probabilmente si invertirebbe la tendenza a considerare la musica come un'attività per pochi eletti, uno dei possibili sbocchi professionali, una merce da vendere o semplicemente un passatempo. Sicuramente anche nelle nostre chiese si canterebbe di più e si canterebbe meglio.
    Perciò non sarà di troppo auspicare anche da queste pagine un'educazione musicale che non solo non emargini nessuno dalla fruizione della musica e dal piacere dell'ascolto, ma soprattutto favorisca in tutti lo sviluppo della percezione di sé, che raggiunge il massimo di espressione e di autocomprensione proprio nel cantare insieme. Non sarà mai di troppo chiedere un'educazione musicale che non solo insegni ad ascoltare la musica, a decodificare i linguaggi e i messaggi e a farne un bagaglio culturale di valore; non solo insegni a leggere uno spartito e a suonare almeno uno strumento musicale, ma insegni soprattutto a cantare insieme, incarnandone con l'esercizio assiduo le regole e le esigenze, per riuscire a far coro anche nella vita.
    </span>

    <span>(segue)</span>

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  9. <span><span>(segue)</span></span>
    <span><span></span>Sono davvero grato al Papa per aver riportato al giusto posto, anche attraverso questo libro, l'attenzione alla musica dentro e fuori della Chiesa, ponendola semplicemente come fattore essenziale nella vita degli uomini. I suoi studi sono illuminanti soprattutto per la musica sacra. Sgombrano il terreno da equivoci e assolutizzazioni fondamentaliste pro e contro, che in questi anni hanno creato scontro piuttosto che dialogo e ricerca comune per il bene della Chiesa e della sua liturgia. Rendono ragione del disagio che tanti provano andando a messa la domenica. Ma fanno anche sperare in una ripresa dell'arte musicale che faccia un buon servizio alla liturgia e alla vita di questo nostro mondo.
    Condivido totalmente quanto Sua Santità afferma:  "Se la Chiesa deve trasformare, migliorare, "umanizzare" il mondo, come può far ciò e rinunciare nel contempo alla bellezza, che è tutt'uno con l'amore ed è con esso la vera consolazione, il massimo accostamento possibile al mondo della Risurrezione? La Chiesa dev'essere ambiziosa; dev'essere una casa del bello, deve guidare la lotta per la "spiritualizzazione", senza la quale il mondo diventa il "primo girone dell'inferno". Si cerchi pure ciò che è adatto alla liturgia e alla partecipazione dei fedeli, ma si faccia di tutto perché ciò che è adatto sia anche bello e degno della più importante azione ecclesiale in cui viene usato" (p. 33).
    "Giustamente una Chiesa che faccia soltanto "musica d'uso" cade nell'inutile e diviene essa stessa inutile", afferma ancora il Papa. La Chiesa ha e deve svolgere un'incombenza molto più alta:  "Essa dev'essere luogo della "gloria" e così anche luogo in cui i lamenti dell'umanità sono portati all'orecchio di Dio. Essa non può appagarsi di ciò che è ordinario e utile:  deve destare la voce del cosmo glorificando il Creatore, svelare la di lui magnificenza al cosmo, e rendere il cosmo stesso glorioso, e quindi bello, abitabile, amabile". E poi ancora:  "L'arte musicale è chiamata, in modo singolare, a infondere speranza nell'animo umano, così segnato e talvolta ferito dalla condizione terrena. Vi è una misteriosa e profonda parentela tra musica e speranza, tra canto e vita eterna:  non per nulla la tradizione cristiana raffigura gli spiriti beati nell'atto di cantare in coro, rapiti ed estasiati dalla bellezza di Dio. Ma l'autentica arte, come la preghiera, non ci estranea dalla realtà di ogni giorno, bensì a essa ci rimanda per "irrigarla" e farla germogliare, perché rechi frutti di bene e di pace" (p. 124).</span>
    <span><span>(segue)</span></span>

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  10. <span><span><span>(segue)</span></span></span>
    <span><span><span></span></span>Indubbiamente la rivoluzione culturale avvenuta nel secolo scorso ha messo in crisi anche i tradizionali codici di riferimento che, convenzionalmente, servivano a stabilire ciò che è bello e ciò che è brutto in musica. Il sistema tonale, eletto per secoli a rappresentare la complicità naturale tra il mondo dei suoni e la coscienza dell'uomo, è stato sistematicamente abbandonato e nuove strade sono state percorse e certamente si percorreranno in futuro; la musica, specialmente negli ultimi decenni del secolo scorso, ha assunto le caratteristiche di un fenomeno estremamente vario e variabile. È avvenuto un rinnovamento e un ampliamento del linguaggio musicale come c'è stato un rinnovamento teologico, liturgico, culturale ed esistenziale. È decaduta l'idea e la pretesa di un unico modello culturale e musicale e ne sono nati infiniti altri. La musica ha cessato di essere una pratica ecclesiastica o del salotto borghese, asservita all'idea religiosa e politica dominante. Ogni idea ha la propria musica e ogni musica pretende il proprio spazio e il proprio riconoscimento alla pari di tante altre espressioni culturali. Giudicarne il valore non è possibile se non si entra nella dinamica umana e religiosa che la ispira e la esprime. E le dinamiche sono molte. Variano da popolo a popolo, da gruppo a gruppo. Spesso perfino da uomo a uomo. Producono una grande varietà di espressioni e di stili, il cui obiettivo non è la trasgressione delle regole convenzionali o naturali, ma la composizione di musiche che meglio esprimano ciò che si vuole dire, pur essendo altro rispetto a quello che l'orecchio è abituato a sentire. Non si può formulare un giudizio di valore senza tener conto di questa pluralità di stili. Non esiste uno stile che possa vantare il primato sugli altri e al quale tutti gli altri debbano adeguarsi per essere legittimamente usati nella liturgia. Tutti gli stili hanno diritto di cittadinanza nella cultura contemporanea e, oserei dire, anche nella liturgia, almeno se si pensa che dietro ogni stile non c'è solo il lavoro a tavolino del musicista, ma ci sono soprattutto degli uomini o addirittura dei popoli, che in quel determinato modo esprimono se stessi, la loro vita e la loro fede. Non sarebbe proprio giusto fare una selezione. Vorrebbe dire selezionare gli uomini e l'immagine di sé e di Dio, che essi coltivano e intendono comunicare. Tuttavia, pur nella complessità del tempo presente e delle sue espressioni plurali, tutte legittime, oso sperare che mai vengano oscurati o dimenticati i principi ispiratori dell'autentica bellezza, evocati dal Papa, nel rispetto dei quali è stato creato quel patrimonio musicale che appartiene alla nostra cultura e alla nostra storia come un tesoro inestimabile e che riesce ancora in maniera esemplare a parlare al cuore e allo spirito dell'uomo contemporaneo, comprese le giovani generazioni. </span>
    <span>
    </span><span>(©L'Osservatore Romano - 29 aprile 2010)</span><span> </span>
    <span>http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#11</span>

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  11. E' un problema annoso, che si trascina da tanti (troppi) anni quello della bassissima qualita' della Musica Sacra, alimentato dall'ostruzionismo dei preti/Monsignori modernisti di turno, ovviamente ignoranti in materia di Musica Sacra, che al grido di "la gente deve cantare" mal tolleravano organisti e cori polifonici, preferendo pessimi coretti capitanati da un'individuo esperto in canzonette che grattava la chitarra.

    Nell'alveo Tradizionale questi problemi non esistono; il Rito Tridentino ESIGE per se' stesso Musica Sacra all'altezza della situazione, tranne qualche mugugno se si eseguono Messe Gregoriane diverse dalla "De Angelis" che la gente non sempre conosce, sentendosi cosi' "non partecipe" perche' non riesce a cantare un repertorio "sconosciuto".

    Senza contare che nel Rito Antico ci sono maggiori spazi per la musica rispetto alla Messa NO.

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  12. Ha ragione da vendere, il maestro. Il livello dei canti a messa è scandaloso: c'è da vergognarsi. Sembra persino impossibile che gente adulta possa accettare di cantare buffonate del genere, con testi insulsi e melodie ancora più insulse. Eppure è così. La regressione all'infanzia decerebrata è ormai inarrestabile; in tutta la società, ma nel mondo cattolico in particolare. Alcuno di voi ha veduto il documentario su ascetismo, romitaggio ecc. trasmesso qualche sera fa da una rete nazionale? I francescani e le francescane di Betania che battevano le manine a tempo, come in terza elementare, evidentemente convinti che l'interpretazione corretta di "se non tornerete come questi fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli" sia "se non vi comporterete come dei deficienti, non entrerete nel regno dei cieli"; romitori disseminati di cartellazzi con scritte da incarto di prodotto dolciario, pensierini da asilo nido, scritti con quei caratteri panciuti che usavano nei loro diari le vostre compagne di prima media... La Chiesa cattolica ha smarrito il senso del bello e quello del sacro; sembra, anzi, perseguire d'ufficio proprio la direzione opposta. E' incomprensibile. E inaccettabile.

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  13. <span>Ha ragione da vendere, il maestro. Il livello dei canti a messa è scandaloso: c'è da vergognarsi. Sembra persino impossibile che gente adulta possa accettare di cantare buffonate del genere, con testi insulsi e melodie ancora più insulse. Eppure è così. La regressione all'infanzia decerebrata è ormai inarrestabile; in tutta la società, ma nel mondo cattolico in particolare. Alcuno di voi ha veduto il documentario su ascetismo, romitaggio ecc. trasmesso qualche sera fa da una rete nazionale? I francescani e le francescane di Betania che battevano le manine a tempo, come in terza elementare, evidentemente convinti che l'interpretazione corretta di "se non tornerete come questi fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli" sia "se non vi comporterete come dei deficienti, non entrerete nel regno dei cieli"; romitori disseminati di cartellazzi con scritte da incarto di prodotto dolciario, pensierini da asilo nido, scritti con quei caratteri panciuti che usavano nei loro diari le vostre compagne di prima media... La Chiesa cattolica ha smarrito il senso del bello e quello del sacro; sembra, anzi, perseguire d'ufficio proprio la direzione opposta. E' incomprensibile. E inaccettabile.</span>

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  14. ...eppure è la realtà: in nome della spontaneità!
    anche qui si è attuata l'iconoclastia dela bella froma per inseguire  il pauperismo
    (rigetto del bello negli arredi ed ornamenti sacri)
    e il sentimentalismo che rifiuta ogni disciplina
    ("lo spirito soffia dove vuole!"....)
    la<span> fantasia al potere</span> :
    "Nè padri nè maestri, nè atuorità morali o artistiche !"
    e torniamo al crollo del principio di autorità: l'origine di tutti gli scempi
    e del relativismo estetico (come di quello morale):
    non esiste il bello assoluto e oggettivo,
    perchè ognuno si sente autorizzato a dire:
    "A me piace, dunque è bello per me: nessuno può giudicare il meno bello e  il più bello ! Chi può in modo assoluto stabilirlo ?
    Non c'è alcuna autorità a cui dobbiamo rendere assenso intellettuale 
    circa il concetto di bello che tutti debbano accettare"
    ...........................
    Qual è il criterio di giudizio oggettivo ?
    Fine dell'oggettività, rinuncia alla Verità !
    (estrema abominevole manifestazione della PAR CONDICIO:
    PARITA' TRA BRUTTO E BELLO, COME TRA VERO E FALSO!....)

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  15. <span>...eppure è la realtà: in nome della spontaneità!  
    anche qui si è attuata l'iconoclastia dela bella froma per inseguire  il pauperismo  
    (rigetto del bello negli arredi ed ornamenti sacri)  
    e il sentimentalismo che rifiuta ogni disciplina  
    ("lo spirito soffia dove vuole!"....)  
    la<span> fantasia al potere</span> :  
    "Nè padri nè maestri, nè autorità morali o artistiche !"  
    e torniamo al crollo del principio di autorità: l'origine di tutti gli scempi  
    e del relativismo estetico (come di quello morale):  
    non esiste il bello assoluto e oggettivo,  
    perchè ognuno si sente autorizzato a dire:  
    "A me piace, dunque è bello per me: nessuno può giudicare il meno bello e  il più bello ! Chi può in modo assoluto stabilirlo ?  
    Non c'è alcuna autorità a cui dobbiamo rendere assenso intellettuale   
    circa il concetto di bello che tutti debbano accettare"  
    ...........................  
    Qual è il criterio di giudizio oggettivo ?  
    Fine dell'oggettività, rinuncia alla Verità !  
    (estrema abominevole manifestazione della PAR CONDICIO:  
    PARITA' TRA BRUTTO E BELLO, COME TRA VERO E FALSO!....)</span>

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  16. <span><span>...eppure è la realtà: in nome della spontaneità!    
    anche qui si è attuata l'iconoclastia dela bella forma per inseguire  il pauperismo 
    (come nel rigetto del bello negli arredi ed ornamenti sacri)    
    e il sentimentalismo che rifiuta ogni disciplina    
    ("lo spirito soffia dove vuole!"....)    
    la<span> fantasia al potere</span> :    
    "Nè padri nè maestri, nè autorità morali o artistiche !"    
    e torniamo al crollo del principio di autorità: l'origine di tutti gli scempi    
    e del relativismo estetico (come di quello morale):    
    non esiste il bello assoluto e oggettivo,    
    perchè ognuno si sente autorizzato a dire:    
    "A me piace, dunque è bello per me: nessuno può giudicare il meno bello e  il più bello ! Chi può in modo assoluto stabilirlo ?    
    Non c'è alcuna autorità a cui dobbiamo rendere assenso intellettuale     
    circa il concetto di bello che tutti debbano accettare"    
    ...........................    
    Qual è il criterio di giudizio oggettivo ?    
    Fine dell'oggettività, rinuncia alla Verità !    
    (estrema abominevole manifestazione della PAR CONDICIO:    
    PARITA' TRA BRUTTO E BELLO, COME TRA VERO E FALSO!....)</span></span>

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  17. <span><span><span>...eppure è la realtà: in nome della spontaneità!      
    anche qui si è attuata l'iconoclastia dela bella forma per inseguire  il pauperismo 
    (come nel rigetto del bello negli arredi ed ornamenti sacri)      
    e il sentimentalismo che rifiuta ogni disciplina      
    ("lo spirito soffia dove vuole!"....)      
    la<span> fantasia al potere</span> :      
    "Nè padri nè maestri, nè autorità morali o artistiche !"      
    e torniamo al crollo del principio di autorità: l'origine di tutti gli scempi e del relativismo estetico (come di quello morale):      
    non esiste il bello assoluto e oggettivo,      
    perchè ognuno si sente autorizzato a dire:      
    "A me piace, dunque è bello per me: nessuno può giudicare il meno bello e  il più bello ! Chi può in modo assoluto stabilirlo ?      
    Non c'è alcuna autorità a cui dobbiamo rendere assenso intellettuale circa il concetto di bello che tutti debbano accettare"      
    ...........................      
    Qual è il criterio di giudizio oggettivo ?      
    Fine dell'oggettività, rinuncia alla Verità !      
    (estrema abominevole manifestazione della PAR CONDICIO:      
    PARITA' TRA BRUTTO E BELLO, COME TRA VERO E FALSO!....)</span></span></span>

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  18. Più che altro la fantasia al sedere, visti i recenti sviluppi.

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  19.  "Non si può formulare un giudizio di valore senza tener conto di questa pluralità di stili. Non esiste uno stile che possa vantare il primato sugli altri e al quale tutti gli altri debbano adeguarsi per essere legittimamente usati nella liturgia. Tutti gli stili hanno diritto di cittadinanza nella cultura contemporanea e, oserei dire, anche nella liturgia, almeno se si pensa che dietro ogni stile non c'è solo il lavoro a tavolino del musicista, ma ci sono soprattutto degli uomini o addirittura dei popoli, che in quel determinato modo esprimono se stessi, la loro vita e la loro fede. Non sarebbe proprio giusto fare una selezione. Vorrebbe dire selezionare gli uomini e l'immagine di sé e di Dio, che essi coltivano e intendono comunicare."

    Mi chiedo se il Riccardone mascellone abbia mai cantato o diretto Palestrina, o -anche senza andare a Messa- un bel madrigale di Luca Marenzio; se si sia sollazzato delle pagine d'Adriano Banchieri, abbia salito le vette di De Victoria o d'Orlando di Lasso. Se si sia mai lasciato andare all'esperienza di Gesualdo da Venosa o nelle note di Allegri, Anerio o... basta, mi chéto: soprattutto per la musica sacra, dei punti d'arrivo ci sono stati e son là, belli fermi; poi si può fare di tutto, ma non decretare d'ufficio la stessa dignità per tutti. Lo dico pur praticando -per diletto- tutt'altro repertorio. La polifonia classica lasciamola stare!

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  20. Luis Moscardò: CONDIVIDO PIENAMENTE....SAGGE PAROLE. Il problema di questi grandi direttori è che prendono soldi a palate di certo SENZA eseguire musica sacra. Il resto....nelle divine liturgie il tutto è affidato al primo che passa o ai due o tre "di buona volontà". Questa è la triste situazione attuale!!!

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  21. Era ora che qualcuno avesse appoggiato la linea benedettiana da un così alto podio !
    Bravo Maestro !!!

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  22. Ma noto un certo astio verso Muti o sbaglio ?

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  23. Certamente Muti non è al vertice delle mie preferenze però se lo paragoniamo a certi direttori del nordeuropa tipo Harnoncourt e co. quelli che suonani i Mozart o Bach slombati, con cantanti falsettisti, beh..Muti diventa Rodomonte a Parigi...e poi il fatto è che un tempo nei seminari si insegnava la musica che era materia obbligatoria...oggi: uno scempio!

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AVVISO AI LETTORI: Visto il continuo infiltrarsi di lettori "ostili" che si divertono solo a scrivere "insulti" e a fare polemiche inutili, AVVISIAMO CHE ORA NON SARANNO PIU' PUBBLICATI COMMENTI INFANTILI o PEDANTI. Continueremo certamente a pubblicare le critiche ma solo quelle serie, costruttive e rispettose.
La Redazione