Il convegno "Chiesa cattolica dove vai?" dello scorso 7 aprile continua a tenere banco sulla stampa nazionale. E non solo fra le testate di area "tradizionalista".
Prendiamo Avvenire. Se ne è occupato subito - ved. qui - quasi in diretta (sì, proprio come noi di Messa in Latino...), lo stesso sabato 7, per dire che no, checché, i convegnisti romani non rappresentano affatto il sensus fidei dei fedeli, i quali, al contrario, sono tutti entusiasticamente allineati nella gioiosa accoglienza di Amoris Laetitia ed incrollabilmente privi di dubia di sorta.
Dopo di che pare lecito domandarsi come mai il quotidiano dei Vescovi italiani si sia preso la briga di farlo notare in tempo reale. D'altronde, è un'abitudine ormai molto diffusa fra certa stampa spargere fiumi di inchiostro per dire che i tradì non contano nulla, fanno tanto chiasso ma se la cantano solo tra loro... un po' come il Partito Caccia e Pesca, insomma; del quale, però, essendo davvero insignificante - non ce ne vogliano gli iscritti - in effetti non parla mai nessuno, men che meno per dimostrarne l'irrilevanza.
Passano due o tre giorni, e Avvenire ci riprova.
Questa volta il tema non è l'insignificanza: forse perché tornare nuovamente su un convegno insignificante poteva sembrare un pochino contraddittorio... Dunque per la replica si sceglie di essere più complimentosi, e il convegno viene presentato così: "Accuse «arcigne e ciarliere» da ciechi e guide di ciechi". Non male. L'acuta analisi, però, non si basa su fonti di prima mano, giacché si comprende che l'autore - Gianni Gennari - non ha partecipato al convegno, ma si è informato leggendone la cronaca pubblicata da Il fatto quotidiano (ma i giornalisti de Il fatto al convegno c'erano? boh!).
E così scopriamo (cito) che "mentre Francesco pubblica Gaudete et exsultate – sulla linea di Gaudet Mater Ecclesia (1962) di Giovanni XXIII, di Gaudete in Domino (1975) di Paolo VI e delle sue esortazioni precedenti Evangelii gaudium e Amoris laetitia – (...) il cardinale Burke parla della Chiesa di oggi come se stesse attraversando il tempo dell'Anticristo, riferendosi a esso con citazione del par. 675 del Catechismo della Chiesa cattolica, lasciando il sospetto che quella «prova finale» sia in qualche modo già anche oggi vissuta all'interno della Chiesa, anche se per fortuna alla fine vincerà il “Giudizio di Dio”. E perciò la cronaca del “Fatto” finisce ironica: «Chi è l'impostore Anti-Cristo? Indovinate un po'!». Rimarresti incredulo se non leggessi i testi in rete tradizionalista «arcigna e ciarliera», e ripensi ad una sentenza antica: «Quos Deus vult perdere excaecat» (il Signore acceca quelli che vuol perdere)".
Accipicchia! Meno male che ho letto Avvenire! Perché io, che al Convegno c'ero, questa cosa dell'Anticristo me la ero persa. E si che la relazione del Card. Burke mi sembrava di averla ascoltata attentamente... comunque, poco male: ingolosito dall'anticipazione di Gennari posso correre a rileggermi l'intervento del Cardinale sul mio sito tradizionalista arcigno e ciarliero preferito, che poi sarebbe questo...
Sennonché... delusione! Dell'Anticristo nemmeno l'ombra. Ma dai, dico tra me e me, impossibile che Avvenire si sia sbagliato. Per cui provo con la funzione di ricerca testuale, e digito "Anticristo". Niente. Nessuna ricorrenza. Non mi arrendo: digito, in sequenza, "catechismo", "675", "prova finale" (anzi, prima "prova" e "finale" separatamente, poi "prova finale"), "giudizio di Dio". Niente. Zero assoluto. Trovo solo un po' di "giudizio", ma in espressioni poco combattive come "a suo giudizio", "secondo il giudizio del Papa", "il Papa non è soggetto al giudizio umano", "le dispute che sorgessero a proposito della fede devono essere risolte da suo giudizio" (ove il giudizio che risolve le dispute è appunto quello del Papa).
"Dio", invece, ricorre un po' più spesso: per esempio, in lunghi passaggi come "il Romano Pontefice è – come tutti i fedeli — sottomesso alla Parola di Dio, alla fede cattolica ed è garante dell’obbedienza della Chiesa e, in questo senso, servus servorum. Egli non decide secondo il proprio arbitrio, ma dà voce alla volontà del Signore, che parla all’uomo nella Scrittura vissuta ed interpretata dalla Tradizione; in altri termini, la episkopè del Primato ha i limiti che procedono dalla legge divina e dall’inviolabile costituzione divina della Chiesa contenuta nella Rivelazione. Il Successore di Pietro è la roccia che, contro l’arbitrarietà e il conformismo, garantisce una rigorosa fedeltà alla Parola di Dio: ne segue anche il carattere martirologico del suo Primato" (citazione - se non sbaglio - di un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede firmato Joseph Card. Ratzinger).
Mah, mi dico di nuovo... proverò ricercando tutto intero il numero 675 del catechismo, che, stando a Gennari, il card. Burke avrebbe citato parlando "della Chiesa di oggi come se stesse attraversando il tempo dell'Anticristo". In effetti, questo numero 675 dice: "prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il «mistero di iniquità» sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne". Ma anche questa volta faccio cilecca. E mi devo rassegnare alla dura realtà: il Card. Burke, nonostante Gennari, Avvenire e Il fatto, quelle cose non le ha proprio dette.
Il che, se ne avessi l'occasione, mi indurrebbe a chiedere a Gennari - il quale, dopo essersi documentato su Il fatto, ci ha deliziato con frasi garbate come "straparlano ciechi, e conduttori di ciechi...", o "le accuse inscenate in certi consessi: solo miserie, e niente grandezze": non è che, alla fine, quello arcigno e (soprattutto) ciarliero finisce per essere proprio Avvenire?
Prendiamo Avvenire. Se ne è occupato subito - ved. qui - quasi in diretta (sì, proprio come noi di Messa in Latino...), lo stesso sabato 7, per dire che no, checché, i convegnisti romani non rappresentano affatto il sensus fidei dei fedeli, i quali, al contrario, sono tutti entusiasticamente allineati nella gioiosa accoglienza di Amoris Laetitia ed incrollabilmente privi di dubia di sorta.
Dopo di che pare lecito domandarsi come mai il quotidiano dei Vescovi italiani si sia preso la briga di farlo notare in tempo reale. D'altronde, è un'abitudine ormai molto diffusa fra certa stampa spargere fiumi di inchiostro per dire che i tradì non contano nulla, fanno tanto chiasso ma se la cantano solo tra loro... un po' come il Partito Caccia e Pesca, insomma; del quale, però, essendo davvero insignificante - non ce ne vogliano gli iscritti - in effetti non parla mai nessuno, men che meno per dimostrarne l'irrilevanza.
Passano due o tre giorni, e Avvenire ci riprova.
Questa volta il tema non è l'insignificanza: forse perché tornare nuovamente su un convegno insignificante poteva sembrare un pochino contraddittorio... Dunque per la replica si sceglie di essere più complimentosi, e il convegno viene presentato così: "Accuse «arcigne e ciarliere» da ciechi e guide di ciechi". Non male. L'acuta analisi, però, non si basa su fonti di prima mano, giacché si comprende che l'autore - Gianni Gennari - non ha partecipato al convegno, ma si è informato leggendone la cronaca pubblicata da Il fatto quotidiano (ma i giornalisti de Il fatto al convegno c'erano? boh!).
E così scopriamo (cito) che "mentre Francesco pubblica Gaudete et exsultate – sulla linea di Gaudet Mater Ecclesia (1962) di Giovanni XXIII, di Gaudete in Domino (1975) di Paolo VI e delle sue esortazioni precedenti Evangelii gaudium e Amoris laetitia – (...) il cardinale Burke parla della Chiesa di oggi come se stesse attraversando il tempo dell'Anticristo, riferendosi a esso con citazione del par. 675 del Catechismo della Chiesa cattolica, lasciando il sospetto che quella «prova finale» sia in qualche modo già anche oggi vissuta all'interno della Chiesa, anche se per fortuna alla fine vincerà il “Giudizio di Dio”. E perciò la cronaca del “Fatto” finisce ironica: «Chi è l'impostore Anti-Cristo? Indovinate un po'!». Rimarresti incredulo se non leggessi i testi in rete tradizionalista «arcigna e ciarliera», e ripensi ad una sentenza antica: «Quos Deus vult perdere excaecat» (il Signore acceca quelli che vuol perdere)".
Accipicchia! Meno male che ho letto Avvenire! Perché io, che al Convegno c'ero, questa cosa dell'Anticristo me la ero persa. E si che la relazione del Card. Burke mi sembrava di averla ascoltata attentamente... comunque, poco male: ingolosito dall'anticipazione di Gennari posso correre a rileggermi l'intervento del Cardinale sul mio sito tradizionalista arcigno e ciarliero preferito, che poi sarebbe questo...
Sennonché... delusione! Dell'Anticristo nemmeno l'ombra. Ma dai, dico tra me e me, impossibile che Avvenire si sia sbagliato. Per cui provo con la funzione di ricerca testuale, e digito "Anticristo". Niente. Nessuna ricorrenza. Non mi arrendo: digito, in sequenza, "catechismo", "675", "prova finale" (anzi, prima "prova" e "finale" separatamente, poi "prova finale"), "giudizio di Dio". Niente. Zero assoluto. Trovo solo un po' di "giudizio", ma in espressioni poco combattive come "a suo giudizio", "secondo il giudizio del Papa", "il Papa non è soggetto al giudizio umano", "le dispute che sorgessero a proposito della fede devono essere risolte da suo giudizio" (ove il giudizio che risolve le dispute è appunto quello del Papa).
"Dio", invece, ricorre un po' più spesso: per esempio, in lunghi passaggi come "il Romano Pontefice è – come tutti i fedeli — sottomesso alla Parola di Dio, alla fede cattolica ed è garante dell’obbedienza della Chiesa e, in questo senso, servus servorum. Egli non decide secondo il proprio arbitrio, ma dà voce alla volontà del Signore, che parla all’uomo nella Scrittura vissuta ed interpretata dalla Tradizione; in altri termini, la episkopè del Primato ha i limiti che procedono dalla legge divina e dall’inviolabile costituzione divina della Chiesa contenuta nella Rivelazione. Il Successore di Pietro è la roccia che, contro l’arbitrarietà e il conformismo, garantisce una rigorosa fedeltà alla Parola di Dio: ne segue anche il carattere martirologico del suo Primato" (citazione - se non sbaglio - di un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede firmato Joseph Card. Ratzinger).
Mah, mi dico di nuovo... proverò ricercando tutto intero il numero 675 del catechismo, che, stando a Gennari, il card. Burke avrebbe citato parlando "della Chiesa di oggi come se stesse attraversando il tempo dell'Anticristo". In effetti, questo numero 675 dice: "prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il «mistero di iniquità» sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne". Ma anche questa volta faccio cilecca. E mi devo rassegnare alla dura realtà: il Card. Burke, nonostante Gennari, Avvenire e Il fatto, quelle cose non le ha proprio dette.
Il che, se ne avessi l'occasione, mi indurrebbe a chiedere a Gennari - il quale, dopo essersi documentato su Il fatto, ci ha deliziato con frasi garbate come "straparlano ciechi, e conduttori di ciechi...", o "le accuse inscenate in certi consessi: solo miserie, e niente grandezze": non è che, alla fine, quello arcigno e (soprattutto) ciarliero finisce per essere proprio Avvenire?
ER