Giovanni, Un amico di MiL (che ringraziamo) ha tradotto sapientemente
per noi un interessante e lungo articolo da New Liturgical Movement del
13.06.2016.
Consigliamo la lettura a tutti.
Roberto
Il problema della Messa bassa predominante sulla Messa
solenne
di Peter Kwasniewski
Cantabiles mihi erant
justificationes tuae in loco peregrinationis meae
(I tuoi voleri sono l’oggetto del mio canto, nella terra del
mio pellegrinaggio). – Salmo 118:54
Se si volesse caratterizzare la messa bassa in una sola
parola, questa parola potrebbe essere PACE. E se si dovesse ricerca di una
parola per descrivere la Messa solenne, potrebbe essere GLORIA. Questi sono i
due aspetti del mistero proclamato nel canto degli angeli: "Gloria a Dio
nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà" (Lc
2,14). Dio in alto merita di ricevere l'omaggio di ciò che è più bella e più
sublime, che vediamo in una Messa cantata, ancor di più in una Messa solenne, e
sommamente in una Messa pontificale. E non è meno vero che il Figlio di Dio è
venuto tra noi come il Figlio dell'uomo, con una serena umiltà che si
riflettono nella preghiera silenziosa e nella nobile semplicità della Messa
bassa. [1] Sia alta o bassa, piena di splendore o caratterizzata dal silenzio,
la Messa tradizionale sa mettere l’uomo nel primo caso in uno stato di
attenzione orante e nel secondo in uno stato di semplice adorazione. [2]
La contemplazione è sguardo di fede fissato su Gesù.
"Io lo guardo e Egli mi guarda": questo è ciò che diceva di fare il
contadino di Ars, ai tempi del suo Santo Curato, mentre pregava davanti al
Tabernacolo... La contemplazione rivolge dunque il suo sguardo ai misteri della
vita di Cristo. Così conduce alla "conoscenza interiore del Signore",
per amarlo e seguirlo maggiormente. (Catechismo, 2715)
La Messa cantata era - e, in un certo senso, lo è ancora -
la liturgia normativa del rito romano. Anche le liturgie bizantine di regola
sono cantate, così come lo era la liturgia romana, una volta; la sua forma
cantata precedette di gran lunga lo sviluppo della messa recitata, ed è ancora l'ideale
quando le circostanze lo richiedono, come è riportato dal Magistero. [3]
Purtroppo, l’idea che la Messa bassa sia la forma normativa
è molto forte e tiene la gente come in una morsa. Un amico mi ha scritto che
nella sua comunità locale di fedeli legati al Vetus Ordo, solo circa in 40
partecipano alla Santa Messa Solenne della domenica, mentre la celebrazione
della Messa bassa è seguita da una moltitudine di fedeli. A loro piace il fatto
che è di primo mattino, offre tempo di tranquillità per pregare privatamente, e
non dura troppo a lungo. Questo fenomeno, a sua volta, potrebbe significare
diverse cose.
In primo luogo, non si può negare che le persone del mondo
occidentale (e forse soprattutto gli americani) tendono ad essere impazienti
durante i riti cerimoniali o religiosi e preferiscono
adempiere il loro dovere nel modo più efficiente possibile.
Cantati come prescritto dal Liber Usualis, i grandi canti tra le letture - mi
riferisco al Graduale e all’Alleluia, o al Graduale e al Tratto, o al doppio
Alleluia pasquale - potrebbero senza dubbio pesare come un soggiorno in
purgatorio per alcuni. La messa cantata è una festa per i sensi e lo spirito,
ma richiede sicuramente più lavoro per poterlo gustare e più tempo da dedicarle
per apprezzarlo; gli indaffarati americani sono spesso riluttanti sia ad
investire in un lavoro supplementare sia a ritagliarsi più tempo da
sacrificare.
Un secondo e correlato problema è la atroce mancanza di
educazione musicale tra chierici e laici, che scoraggia il tentativo di cantare
la Messa. Talvolta può essere vero che le risorse musicali sono semplicemente
carenti. Ma la maggior parte delle volte, il problema è una combinazione di
aspettative irragionevoli e di pigrizia della gente. La Messa cantata non deve
essere eseguita da musicisti professionisti. E' sufficiente che si canti tutto
ciò che deve essere cantato, con i testi corretti e approssimativamente con le
melodie giuste.
Terzo e più importante, l'aggrapparsi alla Messa bassa è un
segno che gli esseri umani sono affamati e anelanti di silenzio e di una sorta
di solitudine. Molti sono attratti dalla Messa tradizionale in latino proprio
perché si presenta, ed è, un serio ma intimo incontro con Dio, senza fretta,
come Mosè davanti al roveto ardente, una forma di culto che è totalmente
dedicato a Lui e induce nell’adoratore un timore filiale, un rispetto
silenzioso davanti al Signore del cielo e della terra. La stessa postura del
sacerdote e i lunghi momenti di silenzio sottolineano che questo è tutto per
Lui, non è per te, se non nella misura in cui si appartiene a Lui. Infatti,
questa forma di Messa è talmente teocentrica che sembra, in un certo senso, che
non importi quello che si pensa o si sente - ed è una cosa tremendamente
liberatoria. Come è liberatorio il fatto di entrare in una chiesa, di mettersi
in ginocchio, e ottenere di essere inclusi nella grande preghiera dell’Eterno
Sommo Sacerdote, in un'offerta che è sommamente più grande e più alta di te e
della tua miseria, ma alla quale si è invitati ad unirsi col proprio obolo
della vedova, sapendo che Cristo lo accetterà e lo moltiplicherà!
Tutto questo avviene sia nella Messa tradizionale bassa e
che in quella solenne, ma non in una liturgia riformata che cerca innanzitutto
di stabilire un contatto con la comunità presente e di mobilitarla per azione.
Lì, l'adoratore individuo è messo in un posto definito, viene fatto oggetto di
appelli e diventa soggetto di richieste, è spinto a condividere il tempo,
mentre viene abituato a sentirsi a proprio agio all’interno del luogo sacro.
Non vi è poca o nessuna percezione del timore e della meraviglia che dovrebbero
essere i nostri sentimenti verso il mysterium tremendum et fascinans.
Non si può fare di chiedersi, quindi, se coloro che anche
alla domenica e nei giorni festivi preferiscono decisamente la Messa bassa e
potrebbero sentire una mancanza di entusiasmo per la Messa solenne,
eventualmente risentano di una mancanza di tempo per la preghiera fuori della
Messa, con il risultato che la Messa bassa diventa una dose giornaliera o
settimanale di recupero di preghiera, abbastanza potente per compensare uno
stile di vita che non è sufficientemente nutriente per lo spirito. Nella vita di
chi è legato al Signore con varie corde d'amore - per esempio, Lodi o Vespri o
di altre ore più brevi dell'Ufficio divino, o la lectio divina, la lettura
spirituale, l'adorazione eucaristica, o il Rosario, tanto per citare le
devozioni più note - il Santo Sacrificio della Messa è libero di essere
veramente quello che è: il vertice della nostra vita, fons et culmen vitae
Christianae, un tempo per "tirare le somme”.
Come sappiamo, il "sandwich tra i quattro inni"
che domina quasi tutte le parrocchie di oggi con la Forma Ordinaria non è una
nuova invenzione degli anni ‘60 ribelli, ma deriva dal permesso di cantare inni
vernacolari nelle Messe basse nei decenni precedenti al Vaticano II. Al fine di risolvere il problema del sentimentalismo
popolare, che si trovava in contrapposizione col carattere obiettivo,
formale e pubblico della liturgia e anche con una genuina partecipazione del
popolo alla liturgia, [4], il Concilio stesso ha richiesto l'utilizzo del canto
gregoriano, della polifonia rinascimentale e di una musica composta sulla base
di questi grandi modelli per emulare le loro qualità. Tragicamente, siamo
rimasti nel solco del sandwich a quattro inni, tranne che lo stile vittoriano e
sdolcinato di un tempo è stata sostituito da uno stile pseudo-popolare o da un
simil-rock leggero. Nessun cambiamento formale è avvenuto, solo una
sostituzione del materiale. Tutte le ipotesi di base e le aspettative sono
rimaste le stesse, e la richiesta a investire se’ stessi nella liturgia come
tale, in modo che si possa veramente vivere una vita liturgica, è andata
inascoltata.
Ovviamente è possibile accompagnare una Messa bassa con una
musica che possieda le qualità adeguate, ad esempio cantando canti come Adoro
te , Ave verum corpus , ecc , cioè scegliendo la giusta musica d'organo e
utilizzando inni di buon gusto, ma tutto questo è ancora un grido lontano dalla
Messa solenne, dovela liturgia è musica e la musica è liturgia.
Se oggi non prendiamo abbastanza sul serio la differenza tra
il canto della Messa e il canto nella Messa, o tra una esaltante celebrazione
pubblica e una piccola festa privata, saremo in pericolo di replicare una nuova
forma di cattolicesimo degli anni ’50 che rischia di cadere giù ancora una
volta come un castello di carte, a causa del fallimento di abbracciare la
pienezza della nostra tradizione liturgica. [ 5 ] Per quanto possibile, la
sacra liturgia deve essere celebrata in pienezza, nella sua integrità rituale e
musicale, se speriamo di vedere una rinascita degna della nostra tradizione e una
cura duratura per i veleni del razionalismo e dell'utilitarismo che si sono
infiltrati in quasi ogni aspetto della vita moderna. La liturgia deve essere
visto non solo come verità, ma come splendore della verità, come manifestazione
della gloria di Dio.
Mio figlio è stava leggendo recentemente la vita di S. Ugo
di Lincoln e ha condiviso con me il seguente, sorprendente, passaggio:
Ugo infatti non ha mai perso di vista il fatto che un
vescovo è prima di tutto il ministro a capo della liturgia. Non avrebbe mai
permesso la minima trascuratezza nel cantare l'Ufficio. Una volta era stato ad
assistere alla Messa con un altro vescovo, Ugo di Nonant di Coventry. Dovendo
poi andare a cena dal il re, per non ritardare la cena reale, il vescovo di
Coventry volle celebrare una Messa bassa e cominciò a leggere l'Introito di un
Confessore, Os justi, cominciò a parlare. Ugo non voleva niente di tutto ciò e
cominciò a cantare l'Introito con tutte le note del Proprio. Come San Domenico
che ha cantato la sua Messa quotidiana, Ugo sembra aver seguito un principio
eccellente, il contrario, purtroppo, di quello di oggi: non recitare Messa se
si può cantare. Si può immaginare il suo giudizio sulle numerose parrocchie
dove la Messa non è cantata, nemmeno la domenica e le grandi feste. [6]
Questo articolo non è destinato ad essere un argomento
contro le Messe basse nei giorni feriali o nelle Messe "private", che
hanno il loro posto e la loro bellezza meditativa. [7] E' piuttosto un appello
per elevare il nostro culto comunitario nella domenica e nei giorni santi, in
modo che possiamo compiere in questi giorni una solenne celebrazione,
utilizzando tutti le nostre doti di corpo e di anima, e attingendo a tutti i
doni della nostra fede.
__________________________________-
[1] Si noti che io dico "nobile semplicità", che non può essere manifestata da una liturgia al ribasso, che ha sostituito con la semplicità, la superficialità e la banalità la purezza, l'intensità e lo"spessore" della liturgia tradizionale, la quale tuttavia parla con più forza del divino e dell'ineffabile, e in questo modo raggiunge le anime a un livello più profondo con maggiore successo.
[2] Naturalmente, dovero prendersi cura dei bambini piccoli può distrarci, ma anche i genitori possono arrivare a pregare di tanto in tanto alla Messa tradizionale e apprezzare come essa ordini, acquieta, e nutre l'anima.
[3]
Vedi la mia serie: (1) "Il canto si addice all'amante":
Comprendere il posto del canto gregoriano nella Messa; (2) Canto
Gregoriano Perché? E perché cantata dal popolo ?; e (3) Come
dovremmo cantare-e perché le persone non cantano.
In
uno dei suoi momenti di distrazione, in particolare il capitolo 6
della Sacrosanctum Concilium, il Concilio Vaticano II ha anche
mantenuto la Messa in latino cantata come l'ideale, ma non ditelo ai
liturgisti: a loro non piace che sia ricordata quella fase precedente
nell'evoluzione teilhardiana della coscienza cosmica. Si può essere
etichettati come un esemplare di primate Barocco.
[4]
Cfr le sottili intuizioni di Guardini in materia.
[5]
Non sto dicendo che il cattolicesimo 1950 non era più forte e più
sano rispetto al cattolicesimo di oggi. La negazione di questo
sarebbe stupido. Ma io sono preoccupato per certe abitudini
spiacevoli o per modelli già in atto nel 1950 che hanno provocato
alcuni dei radicalismi, l'indifferenza e l'apostasia che seguirono.
[6]
dal delizioso libro “Santi trascurati” di E.I. Watkin (New York:
Sheed & Ward, 1955), 63-64.
Articolo ben scritto ma necessitante, a mio giudizio, di qualche piccola postilla.
RispondiElimina1)Il concetto di "messa bassa" (da intendersi forse come nel 1600 francese?oppure intendeva "messa letta"?) è assai diverso dal concetto di "messa dialogata". Lo svilupparsi, a partire dal movimento liturgico, di una coscienza liturgica nel popolo esplicitantesi anche (ma non solo) in una partecipazione esteriore attiva alle parti della messa quali per esempio le preghiere ai piedi dell'altare, ha fatto sì che la "messa bassa pura", nella quale il popolo non rispondeva direttamente al sacerdote ma cantava altro o pregava il rosario oppure era in atteggiamento di perenne silenzio orante, venisse gradualmente sostituita. Prova ne sono i molteplici esperimenti tra la fine dell'ottocento e gli anni '50 del secolo scorso. Si può discutere sulla validità o meno di detti esperimenti (peraltro gradualmente normati) ma è innegabile che negli anni '50 l'alternativa non fosse esclusivamente messa bassa/messa cantata-messa solenne
2)L'uso dei canti in volgare durante la messa letta risale a ben prima degli anni '50, prova ne sono le raccolte in italiano degli anni '20 e quelle di lingua tedesca ancora precedenti nonchè le varie disposizioni (peraltro assai limitative) della congregazione dei riti. Addirittura abbiamo fonti austriache che risalgono all'inizio del 1800, prova che questi "quattro inni" messi a sandwich hanno, a loro modo, una loro tradizione e prassi celebrativa consolidata.
3)I riferimenti al Concilio Vaticano II sono parzialmente ingiustificati in quanto, solo per citare un esempio, i padri desideravano elimimare le ripetizioni, ampiamente presenti nella messa cantata/solenne (es.doppio confiteor), facilitare la creazione di un repertorio comune facile e scambiabile (esperimento fallito con il graduale simplex) e altre cose ancora. Lo stesso riferimento al "sentimentalismo popolare" è parzialmente vero, in quanto gli inni e i canti venivano composti anche perchè il popolo non era in grado di comprendere il latino e cantare il gregoriano. Chi legge probabilmente vive in Italia, ma per un danese o un polacco o un tedesco questi inni hanno rappresentato un veicolo potente per esprimere la propria fede in modo "pubblico e obiettivo", soprattutto nella propria lingua, anche se non formalmente normato come nelle celebrazioni in canto gregoriano. Ci si dimentica spesso che il cattolicesimo in Europa non è e non era (neanche nel 1800) la confessione maggioritaria in diversi stati Europei (e di certo in moltissimi stati Americani), per cui le trasformazioni liturgiche hanno dovuto tollerare un certo processo di "inculturazione" musicale negli stati riformati, che ha portato a numerose conversioni e a splendidi capolavori.
Questi piccoli appunti, e ce ne potrebbero essere anche altri, compaiono solo per mostrare che tutto quanto è sostenuto nell'articolo è giusto e condivisibile sotto molti aspetti, ma in alcuni punti si nota una visione parziale della storia liturgica e il porre un binomio che di per se' non è posto correttamente potrebbe portare a fraintendimenti.
"E' sufficiente che si canti tutto ciò che deve essere cantato, con i testi corretti e approssimativamente con le melodie giuste."
RispondiEliminaNon sono d'accordo.
Bisogna sempre migliorare perché Dio va lodato con arte
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