Il Card. Piacenza, prefetto della Penitenzeria Apostolica, dicastero che regola, tra le altre cose, anche la disciplina sulle indulgenze per l'ottenimiento del perdono della pena per i peccati commessi, spiega bene il significato e l'importanza spirituale di quel tesoro preziosissimo - messo a disposizione dei cattolici per la salvezza della propria anima - quale è l'indulgenza plenaria, e le condizioni per "lucrarla", cioè per ottenerla. E lo fa in occasione del Giubilo appena inziato in un'intervista a Famiglia Cristiana.
Nella sua veste, bene ha fatto il Card. Piancenza, nel silenzio di molti altri prelati, a ricordare che sono necessari il pentimento, la conversione e anche (se non soprattutto) la Confessione sacramentale, perchè si sarebbe corso il rischio che fosse necessario solo passare attraverso la Porta Santa come fosse una scampagnata.
Sottolineato nostro.
Roberto
Peccati e perdono: l'indulgenza, cos'è e come si ottiene
Il cardinale Mauro Piacenza, capo della Penitenzieria apostolica,
massimo esperto in materia, spiega come vivere il Giubileo. Nel segno
del ritorno a Dio e della ritrovata concordia con chi ci vive accanto.
Il cardinale Mauro Piacenza è a
capo della Penitenzieria apostolica, il più antico dicastero vaticano.
Di Saverio Gaeta, da Famiglia Cristiana del 10.12.2015
«Vivere
la misericordia di Dio significa percepire sulla propria esistenza una
promessa di bene e di vita». Il cardinale Mauro Piacenza è a capo della
Penitenzieria apostolica, il più antico dicastero vaticano, competente
fra l’altro su tutto ciò che riguarda le indulgenze. E in questi mesi di
preparazione al Giubileo ha pubblicato diversi contributi sul tema
della misericordia che, ci spiega, «ha tre momenti significativi: la
richiesta di riceverla, l’esperienza che di essa si fa e la
sollecitazione a offrirla a propria volta ai fratelli».
Eminenza, in che consiste la misericordia divina?
«Credo che un’ottima sintesi sia composta da tre frasi di papa Francesco tratte dalla bolla di indizione giubilare Misericordiae vultus:
la misericordia è “l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene
incontro”, “la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona
quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino
della vita”, “la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla
speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro
peccato”».
E in quale modo questa misericordia si intreccia con la giustizia divina?
«Il sacramento della Riconciliazione è il luogo in cui il
desiderio umano di misericordia e di verità trova il proprio compimento.
Si fonda su una giustizia che non è come quella della legge civile,
fatta dall’uomo: come afferma chiaramente il Codice di diritto canonico,
“la salvezza delle anime deve sempre essere nella Chiesa la legge
suprema” (canone 1752). La “pastoralità”, il porre insieme giustizia e
misericordia, non ha come epilogo la cancellazione del Vangelo, della
dottrina o della tradizione ecclesiale, poiché la Chiesa non intende
illudere gli uomini lasciandoli nella loro condizione di peccato, ma
vuole scendere nelle ferite della vita di ciascuno, come fa il Signore,
portandovi la luce della verità».
La Penitenzieria ha preparato uno schema per aiutare il
fedele a prepararsi alla Confessione. Quali sono le principali
indicazioni?
«Il primo suggerimento è di interrogarsi se ci si accosta al
sacramento della Penitenza per un sincero desiderio di purificazione, di
conversione, di rinnovamento di vita e di più intima amicizia con Dio, o
lo si considera piuttosto come un peso, che solo raramente si è
disposti ad addossarsi. Quindi vengono proposte tre aree di riflessione
personale nell’esame di coscienza, in relazione alla parola del Signore.
La prima è focalizzata su “amerai il Signore Dio tuo con tutto il
cuore”, la seconda si incentra su “amatevi gli uni gli altri, come io ho
amato voi”, la terza riguarda il “siate perfetti come il Padre”, con la
sollecitazione a chiedersi quale sia l’orientamento fondamentale della
propria vita».
Si parla spesso anche di «nuovi peccati»...
«Il “progresso” tecnico-scientifico ha reso più “atrofizzata”
la coscienza morale di molti uomini. Di qui questi peccati cosiddetti
“nuovi”, in quanto esulano dalla casistica morale in uso fino a soli
cinquant’anni fa, anche se poi in realtà il peccato, nella sua radice,
non è mai nuovo ma monotonamente ripetitivo».
Qualche esempio?
«Dalle pratiche dell’aborto e della contraccezione, ai tanti
mali legati alla fecondazione artificiale (come l’“utero in affitto” e
la distruzione degli embrioni), si manifesta il preteso dominio
dell’uomo sul mistero della vita, propria e altrui, e la conseguente
mercificazione della persona umana, che si vede negata la propria
irriducibile dignità. E, ancora, le piaghe della frode e della
corruzione, la criminalità organizzata, tutte le pratiche esoteriche e
sataniche, la violenta propagazione di ideologie che pretendono di
svuotare di significato le categorie della distinzione sessuale,
dell’identità biologica e, quindi, della stessa relazione
interpersonale».
Nel Giubileo ha grande importanza l’indulgenza, cioè
«la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già
rimessi quanto alla colpa». Che cosa significa?
«È certamente importante comprendere bene questo tema della
distinzione fra colpa e pena, che, a uno sguardo superficiale, potrebbe
apparire di sapore medievale. Concretamente, in aggiunta all’assoluzione
dalla colpa che avviene nella Confessione, l’indulgenza è il “condono”
del tempo da trascorrere in purgatorio prima di raggiungere la visione
di Dio in Paradiso. È ovvio che l’indulgenza possa risultare
incomprensibile all’uomo secolarizzato e persino a quei cristiani che
hanno ridotto il cristianesimo a una dottrina etica. Ma, secondo la fede
della Chiesa, fra tutti i battezzati si crea un mirabile legame, la
comunione dei santi, che non è un’astrazione spirituale: utilizzando una
categoria biblica, si tratta di una vera e propria alleanza per la
salvezza. In tal senso si parla di “tesoro delle indulgenze”».
In qualche modo, questo ha anche un risvolto sociale?
«Il persistere della pena temporale, anche dopo l’assoluzione
sacramentale della colpa, rende ciascun uomo consapevole delle
conseguenze dei propri atti, gli indica il dovere responsabile della
riparazione e, cosa ancora più importante, lo chiama alla partecipazione
all’opera redentiva di Cristo, per sé e per i fratelli».
Quali sono i requisiti per ottenere l’indulgenza che, ricordiamolo, può essere ottenuta anche in favore dei defunti?
«Sono essenzialmente tre: il sacramento della Riconciliazione,
la partecipazione all’Eucaristia e la preghiera secondo le intenzioni
del Santo Padre. La Confessione, vissuta con il cuore sinceramente
distaccato da qualsiasi peccato, spinge l’uomo ad avvicinarsi a Dio e a
lasciare che Dio si avvicini a lui. La celebrazione dell’Eucaristia, con
la comunione sacramentale, sottolinea la dimensione ecclesiale
dell’indulgenza. La preghiera secondo le intenzioni del Papa ricorda
come la comunione non sia genericamente spirituale, ma debba essere
concreta comunione con la madre Chiesa».
Nella lettera del 1° settembre Francesco ha fornito ulteriori precisazioni...
«Il Papa chiarisce che, per ottenere l’indulgenza, “i fedeli
sono chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la Porta santa,
aperta in ogni cattedrale o nelle chiese stabilite dal vescovo
diocesano, e nelle quattro basiliche papali a Roma, come segno del
desiderio profondo di vera conversione”. A quanti ne sono
impossibilitati “sarà di grande aiuto vivere la malattia e la sofferenza
come esperienza di vicinanza al Signore”, mentre per i carcerati “ogni
volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il
pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per
loro il passaggio della Porta santa”. C’è poi un forte appello in favore
delle opere di misericordia corporale e spirituale: “Ogni volta che un
fedele vivrà una o più di queste opere in prima persona otterrà
certamente l’indulgenza giubilare”».
Io penso che Papa Bergoglio sia il Papa più oscurantista degli ultimi tempi.
RispondiEliminaSe riflettiamo i divorziati risposati sono sono fuori dalle Porte Sante,per le abortiste rimane la forca caudina di un confessore speciale anche se non l'Ordinario,i gay come l'ufficiale polacco dell'Inquisizione o l'Abate di Montecassino sono stati sbriciolati,le donne laiche d'impegno sono state sbattute in gattabuia e processate senza avvocato,i Frati dell'Immacolata che volevano rinnovare la Chiesa usando i mezzi della Tradizione sono stati perseguitati con virulanza come tutti in Santi che si rispettano.
Ma dove dovrebbe stare,secondo scalfari,questo Papa che cambierà la Chiesa?
Il suo intervento è ben oltre i limiti della non-contraddizione e, infatti, non ha alcun senso.
EliminaQuella del Card. Piacenza e una posizione personale, non condivisa dalla stragrande maggioranza dei cattolici ma va comunque rispettata
RispondiEliminaLe risposte de IlNuovo sono geniali; pur che continui a commentare su questo sito sarei disposto a pagargli i diritti d'autore.
EliminaW Il Nuovo, portavoce ufficiale della stragrande maggioranza dei cattolici!
EliminaLa posizione del nuovo è una posizione personale ,condivisa praticamente solo da lui,ma va comunque rispettata.
EliminaLa stragrande maggioranza dei cattolici, ahimè, manco saprebbe dire cos'è la dottrina delle indulgenze: come vuoi che sia d'accordo o meno...
EliminaOgnuno va a ruota libera nell'esprimere le proprie posizioni, e in questo la barca di Pietro è sballottata.
RispondiEliminaMeno male un cardinale ancora col sale in zucca!!!
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