
Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro che è nei cieli.
Luigi C.
Il Cammino dei Tre Sentieri, 20 Marzo 2025
1.Il Cristianesimo non è una gnosi, bensì è unicamente vita di Grazia ed esercizio della Carità. Si verrà giudicati da Dio non in merito ai talenti ricevuti, non in merito alle doti intellettuali esercitate, né tantomeno dalle possibilità avute grazie ad una salute pressocché perfetta. Anzi, tutti questi doni, qualora ci fossero stati, costituirebbero una responsabilità in più. Infatti, aver potuto fare di più, e non averlo fatto, è l’accidia di colui che invece di trafficare adeguatamente i talenti ricevuti, li sotterra. Piuttosto si sarà giudicati da Dio per l’amore di averlo scelto come unico, vero fine della propria vita; conformandosi alla sua volontà nelle possibilità dei propri talenti, numerosi o scarsi, che ognuno ha da Lui ricevuto.
2.Leggiamo queste interessanti parole da La sfida della santità di padre Antonio Maria Di Monda:
La santità non consiste in devozioni, preghiere, penitenze, digiuni, veglie e simili: ottimi mezzi, certo, per formare il cuore, liberarsi dalle passioni e ottenere le grazie, e quindi per camminare speditamente verso la perfezione, ma che non possono identificarsi con essa. Se la santità e la perfezione consistessero in tali mezzi, ne sarebbero inesorabilmente esclusi tutti coloro che, o per malattia o per altre circostanze, indipendenti dalla propria volontà, non ne hanno fatto uso o non potrebbero, malgrado la santità sia vocazione universale.
La santità non consiste, neanche, nell’efficienza apostolica, o nel fare elemosine e assistenza ai bisognosi, ammalati, ecc. Tutte cose ottime, anche queste, che facilitano e sostengono il cammino e, magari, fioriscono dalla santità stessa; ma che non s’identificano con essa. Lo ribadisce, tra gli altri, lo stesso Apostolo Paolo nella celebre, conosciutissima pagina della lettera ai Corinzi: “Se anche parlassi la lingua degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia, e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.” (1 Corinzi 13,1-3) In senso positivo, la santità è fenomeno che appartiene al mondo soprannaturale della grazia e a quello etico-morale. In tal senso, è chiaro che la santità, di per sé e direttamente, ha ben poco a che fare con la perfezione fisica o psichica, anche con intelligenze mediocri e con corpi malati e deformi. Qui intendiamo la santità soprattutto come perfezione dell’uomo, in se stesso, che è certamente presente nel santo canonizzato o canonizzabile. La perfezione-santità è amore di Dio e unione profonda con Lui, realizzata, essenzialmente e prima di tutto, dalla grazia santificante. Ciò avviene, in modo del tutto gratuito, nel ricevere la grazia, con la carità. Essendo, infatti, impossibile all’uomo amare Dio, come Lui vuol essere amato, e unirsi a Lui con mezzi naturali e umani, la grazia, il dono di Dio per eccellenza, diviene assolutamente necessaria. Ma, affinché l’unione con Dio, realizzata dalla grazia, diventi libera e consapevole e si allarghi, per così dire, dalla volontà a tutto l’essere, è anche assolutamente necessario che non ci siano nell’anima ombre di peccato o di attaccamento alla terra. Il peccato, l’amore e l’attaccamento alle creature, come è chiaro, creano contrasto irriducibile e mettono al di fuori di Dio, per così dire, così come la tenebra pone al di fuori della luce. Perciò, la santità, l’unione con Dio, è più o meno profonda ed intensa nella misura in cui l’anima è staccata da tutto. Eliminati gli schermi, l’anima è, facilmente, inondata dalla luce e dal calore di Dio.
Nessun commento:
Posta un commento