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venerdì 6 novembre 2015
La nuova parola d'ordine dei modernisti: discernimento
Da La Nuova Bussola Quotidiana
Renzo Puccetti
Nei giorni scorsi da queste colonne Massimo Introvigne ha ben elencato la vergognosa mistificazione di cui si sono fatti interpreti non pochi organi d'informazione nel commentare la conclusione del Sinodo sulla famiglia. Proseguendo su questa riflessione vorrei soffermarmi su un’intervista esemplare apparsa nei giorni scorsi su Vatican Insider, il sito della Stampa dedicato alle notizie ecclesiali, ormai diventata la voce ufficiale di una lettura del Sinodo in senso kasperiano. Stiamo parlando dell’intervista di Gianni Valente a Johan Bonny, vescovo belga di Anversa, presentato come uno che non sembra «un pasdaran del relativismo teologico», ma piuttosto uno che «tiene semplicemente conto di come la Chiesa cammina nella storia». Una bella presentazione per un vescovo noto per avere pubblicato un documento prima del Sinodo straordinario in cui invocava di buttare al macero l'insegnamento della Chiesa sulla contraccezione e sulla castità.
E cammin cammina, dove ci porta Bonny? Al discernimento globale: «Perché questo discernimento non si applica soltanto ai divorziati risposati. Essi si fanno carico anche di altre situazioni, come le convivenze di giovani non ancora sposati, o chi è sposato civilmente ma non sacramentalmente», dice Bonny. Al giornalista della Stampa non viene in mente di domandare al vescovo Bonny per quali ragioni la sua interpretazione del testo sinodale sul criterio del discernimento dovrebbe applicarsi soltanto ad adulterio e fornicazione, gli unici peccati citati dal presule. Forse avrebbe potuto chiedere a Bonny perché il discernimento non si potrebbe applicare a tutti i peccati. Perché non dare la Comunione dopo un cammino di discernimento a sodomiti, poligami e persino pedofili in servizio effettivo.
Se si mette a cercare bene qualche semino di bene lo potrà trovare per giustificare la necessità di fortificarli con l'Eucaristia: «Chi cerca l’eucaristia (minuscolo nell'originale n.d.r.), chi ne sente il bisogno vitale, come nutrimento di guarigione o di vita spirituale, appartiene a delle categorie che canonicamente non possono ricevere il sacramento», è la purtroppo non inedita considerazione che Bonny affida a Valente. Al vescovo di Anversa che cita i concili di Nicea e Calcedonia sulle dispute trinitarie e le nature di Gesù come esempi dove la sfida era analoga a quella al Sinodo, «combinare gli elementi di verità che difendevano gli uni con quelli che difendevano gli altri», si dovrebbe chiedere se dunque per superare l'empasse suggerisce che risposare un'altra donna si dovrebbe definire adulterio-non-adulterio, peccato-non-peccato, o magari peccato se è un adulterio mordi e fuggi, ma non peccato se l'adulterio si stabilizza con figli di secondo letto e nipoti.
Peccato poi che a Bonny non sia stato chiesto se nel Sinodo non avesse provato un certo disagio a svolgere insieme ai vescovi renani il ruolo di esperto di pastorale proprio quando nelle loro stesse diocesi gli arredi sacri vengono venduti all'asta e le chiese convertite in ristoranti e palestre dopo decenni di applicazione della loro ricetta spirituale fatta di eucaristia minuscola. Se non avesse trovato più appropriato sedere tra i banchi degli alunni e prendere appunti lasciando che a fare lezione fossero quei vescovi africani dove il cattolicesimo si è espanso dai 55 milioni del 1978 ai 206 milioni del 2013 (dal 12,4 al 19% della popolazione africana, un balzo del 53%).
Personalmente devo confessare di essere interessato a vedere quali saranno nei prossimi anni i frutti di questa imminente ondata di discernimento. Azzardo una previsione: i vescovi demanderanno il discernimento ai parroci i quali si divideranno in quelli che daranno la Comunione ai risposati e quelli che non lo faranno. Esattamente tutto come avviene già ora, ma con la differenza che i lassisti potranno giustificare la loro condotta esibendo il timbro del discernimento. Sui buoni parroci che continueranno a richiedere la conversione e il distacco dal peccato per concedere assoluzione e Comunione si abbatterà l'accusa di rigorismo.
Ciò avverrà da parte di una folla che nelle occasioni importanti vorrà mettersi in fila per sfoggiare l'imbiancatura immacolata dei loro sepolcri interiori. E avverrà da parte del clero lassista che non perdonerà loro di ricordargli, con la loro condotta integerrima, il proprio peccato. Vero che questo del Sinodo non esprime alcun Magistero e che bisognerà attendere il pronunciamento del Papa, ma, così come per il Concilio, abbiamo avuto il Sinodo mediatico e i suoi danni ora avremo anche il post-Sinodo mediatico. E non importa quali saranno le decisioni del Papa: per quanto dottrinalmente ineccepibile, sono scettico circa la possibilità che venga recepito onestamente da chi è riuscito a pervertire e sterilizzare persino la feconda ortodossia di cinquant'anni d'insegnamento di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI devastando il cattolicesimo nei loro Paesi, ma stando bene attenti a mantenere intatto il gonfiore del proprio portafoglio.