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mercoledì 5 febbraio 2014

I Luoghi della liturgia (III parte)

Qui la prima parte 

Qui la seconda parte 

I DUE LUOGHI DELLA LITURGIA (3)

Le chiese storiche

Sezione delle chiesa di S.ta Maria in Montesanto Roma
Le dimensioni di un presbiterio storico rimangono immutate anche quando - come purtroppo è accaduto - si è scelto di demolire l’altare tradizionale. Cominciando a demolire si è finito talvolta per fare tabula rasa come se i valori storici e artistici e liturgici del passato non contassero nulla. Tale scelta si è rivelata peraltro del tutto ideologica considerando che non è di alcun vantaggio per la spazialità liturgica della riforma. Infatti le dimensione del catino absidale e segnatamente quella trasversale del presbiterio restano le medesime; insufficienti per sistemarvi in primo piano tutti i fuochi liturgici. Gran parte degli adeguamenti realizzati in questo modo risultano pertanto infelici; contrassegnati da fuochi liturgici affastellati l’uno a ridosso dell’altro quasi a contendersi la posizione di maggior visibilità. E’ necessario pertanto considerare attentamente le caratteristiche dimensionali dei presbiteri storici costituenti un preciso vincolo che si aggiunge ai vincoli storico-artistici propri della figuratività. Da un attenta valutazione potrebbe risultare per nulla opportuno per molte chiese realizzare l’altare libero sui quattro lati atto alla celebrazione versus populum a meno che non si decida di operare forzature che si riveleranno con evidenza a grave discapito del decoro. Potrebbe invece esser di gran lunga preferibile limitarsi alla realizzazione del luogo della Parola attraverso il riutilizzo di amboni o pulpiti storici oppure costruendo un nuovo ambone capace di adeguarsi alla spazialità liturgica esistente. Soprattutto nel primo caso potrà rivelarsi necessario uno schermo elettronico da situare in posizione elevata e discreta, tale da consentire la vista dai primi banchi delle azioni liturgiche officiate sul luogo della Parola posto in posizione retrostante. Una liturgia della Parola da celebrare, questa si, nel contatto diretto faccia a faccia sullo spazio della navata; così come avveniva nei primi secoli e come è continuato a sussistere con la stessa tradizione tridentina. Altro è il rapporto dei fedeli con l’altare; rispetto al quale la direzione comune della preghiera e la centralità del tabernacolo costituiscono valori liturgici mai aboliti. A tale proposito la Sacrosantum Concilium non evidenzia alcun conflitto tra altare e tabernacolo. Nella celebrazione versus Deum non si celebra contro un muro ma rivolti verso la croce dinanzi alla pala d’altare: finestra questa aperta su uno scorcio o riflesso di Cielo. Nel presbiterio potrà esser quindi conservato interamente il luogo dell’Eucarestia con l’altare tradizionale comprensivo di tabernacolo e croce insieme alla sede sistemata in posizione antistante di lato e di profilo. Nelle chiese storiche è necessario non dimenticare la esigenza della tutela dei valori storico-artistici espressione architettonica di valori liturgici immutabili. ”Questa (la liturgia) infatti consta di una parte immutabile, perché di istituzione divina, e di parti suscettibili di cambiamento,..” (S.C.21) La cultura laica nei confronti dei valori storico-artistici è molto attenta nel prescriverne la tutela e la conservazione perseguendo come reato l’alienazione degli stessi. Quanti scempi di altari tradizionali sono stati fatti perdendo per sempre quei valori storici, artistici e liturgici espressi come una sinfonia nel loro contesto architettonico, non senza grave detrimento per la fede di tutti. Lo spazio liturgico storico è sempre attuale e vivo e può esser riformato con semplici interventi che non investono il presbiterio; la scelta peggiore sotto ogni profilo è la sua negazione sino a ridurlo a pezzi da museo e finanche d’antiquariato.


Le nuove chiese

Diverso è il caso delle nuove chiese dove forma dimensioni e disposizione del presbiterio sono da definire ex novo e dove potranno realisticamente esser tenuti in considerazione taluni usi liturgici (non certamente gli abusi) maggiormente affermatisi in questi primi cinquant’anni di post-Concilio. Tali possibilità però non possono esser considerate in maniera arbitraria; la continuità con la spazialità liturgica storica che ci precede è fondamentale pena l’irriconoscibilità dei nuovi spazi sacri. Nelle nuove chiese l’altare libero sui quattro lati potrà esser senza difficoltà realizzato con tutto lo spazio attorno che necessita. Si potranno in
tal modo rispettare le diverse sensibilità liturgiche consentendo la preghiera eucaristica sia versus populum che versus Deum. Un altare che non preclude, ma include entrambi le possibilità. Per il tabernacolo è importante ribadirne la esigenza della centralità e la soluzione pensile su colonna telescopica sostenuta dal ciborio costituisce una concreta possibilità. Inoltre uno spazio liturgico ben progettato dovrebbe avere sempre più di una appropriata possibilità per il tabernacolo; potrà risultare utile in differenti tempi e modi. Una o due piccole cappelle laterali con altare addossato (richiede molto meno spazio) ad un dossale possono essere facilmente previste; risulteranno sempre utili per collocarvi il tabernacolo, per l’altare della reposizione e per celebrarvi la S.ta Messa in situazioni meno frequenti e particolari. L’altare maggiore disposto nell’abside potrà esser quantomeno predisposto ad accogliere un ciborio a sua volta predisposto per l’inserimento di un tabernacolo pensile. Riguardo al luogo della Parola non dovrebbe risultare difficoltoso collocare l’ambone in posizione laterale sulla navata; nell’area compresa tra il primo gradino del presbiterio ed il primo banco dei fedeli. Per l’ambone ci si può ispirare alla tradizione dei pulpiti realizzando un luogo sospeso su pilastro o su muro. E’ particolarmente auspicabile proprio nella spazialità liturgica delle nuove chiese ricercare per la sede principale del celebrante nonché per le sedi degli altri ministri partecipanti a vario titolo alla liturgia uno spazio laterale ben distinto dal luogo dell’Eucarestia. Tale spazio potrà ritrovarsi in prossimità dell’ambone affacciato sulla navata, ricostituendo in tal modo in forma nuova ma nella continuità il luogo della Parola dei primi secoli. 


Conclusioni 
 
I due luoghi liturgici possono esser oggi esplicitati considerando le origini riguardo il luogo della Parola e rispettando al contempo la evoluzione avvenuta del luogo dell’Eucarestia. Laddove si riguarda alle origini è necessaria una interpretazione in continuità con il processo organico di riforma dello spazio liturgico avvenuto nel tempo per non cadere nell’archeologismo. Una architettura ispirata alle tipologie classiche dello spazio sacro necessariamente reinterpretate con i segni e i materiali della contemporaneità può costituirsi fondamento architettonico capace di contemperare queste due fondamentali esigenze. 1A seguito del Mutu Proprio Summorum Pontificum una buona e moderna prospettiva liturgica è quella di adeguare i presbiteri permettendo la convivenza ordinata di entrambe le Forme del Rito Romano. In particolare la celebrazione con il Novus Ordo nell’altare ad Deum ritrova la direzione comune della preghiera eucaristica della Messa di sempre. Altari ad Deum storici da riproporre all’uso liturgico e di nuovi da realizzare per le cappelle secondarie delle nuove chiese; l’altare ad Deum costituisce un insuperabile soluzione dal punto di vista dell’ottimizzazione dello spazio. Quanto esposto vuole essere una via percorribile dove declinare gli aspetti architettonici e spaziali della liturgia secondo quella riforma della riforma delineata da Benedetto XVI°. La Tradizione infatti non è morta ma viva, protesa verso l’avvenire della Chiesa capace di riformarsi nella consapevolezza dei valori immutabili di cui è portatrice. Amare la tradizione significa innanzitutto comprenderne la vitalità intesa come capacità intrinseca della Tradizione di proporsi in forme nuove quando necessario restando sempre fedele a se stessa. Tutt’altro che fissismo e arroccamento.
arch. Claudio Mecozzi

_________________________
Note
 
1 Claudio Mecozzi, l’Architettura della continuità, blob messainlatino 2012


Progetto di ricerca per la nuova Chiesa parrocchiale S. Giovanni Nepomuceno Neumann a Montespaccato (Roma). Vista schematica dell’interno ispirato alla spazialità liturgica barocca. L’ambone è sulla navata rivolto al popolo ed aperto alla visuale dell’altare. Il coro ritrova il suo luogo in alto secondo la tradizione delle cantorie. Progettazione architettonica arch.Claudio Mecozzi. Liturgia rev. prof. Uwe Michael Lang.

3 commenti:

  1. non condivido:
    "potrà rivelarsi necessario uno schermo elettronico da situare in posizione elevata e discreta, tale da consentire la vista dai primi banchi delle azioni liturgiche officiate sul luogo della Parola posto in posizione retrostante."

    alla proclamazione del Vangelo basta voltarsi verso il pulpito.

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  2. Come mai e' improvvisamente sparita ogni frase laudativa nei confronti di Papa Francesco ? Che cosa strana ...

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  3. E' vero, nelle epoche contraddistinte dall'ambone ci si volgeva verso di esso durante la proclamazione della parola;si assisteva all'intera celebrazione stando in piedi e si poteva pertanto evitare di volgere le spalle all'altare posto nell'abside nel voltarsi verso l'ambone. Oggi, sopratutto stando nei banchi sarebbe possibile volgersi al pulpito senza dare le spalle al tabernacolo? E' necessario tener conto integralmente degli sviluppi dello spazio liturgico avvenuti nel secondo millennio per non cadere nell' archeologismo . Da quì la possibile necessità di introdurre nelle chiese storiche un piccolo e discreto schermo elettronico al servizio della sola liturgia della parola.
    Claudio Mecozzi

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