Proponiamo lo studio sugli spazi Liturgici che l'Arch.Claudio Mecozzi ha gentilmente realizzato per il nostro Blog e che sarà suddiviso in tre parti.
Ringraziamo l'Autore .
Ringraziamo l'Autore .
I DUE LUOGHI DELLA LITURGIA (1)
La liturgia della chiesa cristiana primitiva deriva dalla liturgia sinagogale già strutturata su due luoghi nello spazio della basilica.
Al centro della navata vi è il luogo della Parola costituito dai fuochi liturgici; i fedeli sono radunati attorno al bema, una sorta di tribuna, dove trova posto il trono dell’Evangelo il seggio episcopale ed il leggio.
La liturgia eucaristica vera e propria ha il suo luogo nell’abside presso l’altare dove i fedeli si rivolgono con il celebrante verso oriente, al Signore che viene.
Dal bema avrà origine l’ambone monumentale, mentre la sede, introdotta con la riforma liturgica è “figlia” della cattedra episcopale ed in dipendenza da questa.
La cattedra episcopale denota sempre un luogo ministeriale strettamente connesso con la Parola di Dio. La sede che non è la cattedra episcopale tuttavia rende visibile quest’ultima in ogni chiesa particolare.
Nel medioevo si assiste ad un progressivo approfondimento del mistero eucaristico che troverà espressione con l’accresciuta importanza dell’altare.
A partire dal XIII° sec. il tabernacolo verrà intronizzato al centro dell’altare insieme alla croce; l’altare eserciterà così un ruolo di attrazione nei confronti dei diversi fuochi liturgici ad esso più direttamente relazionati ed il cui esito sarà l’altare monumentale tridentino.
L’Altare assumerà in sé anche l’ambone in cornu Epistolae e in cornu Evangelii e nel luogo della Parola sulla navata prenderà posto il pulpito; vero e proprio luogo della Parola spezzata al popolo, attraverso la predicazione in lingua volgare.
La Liturgia Tridentina non fece altro che dare forma canonica agli usi liturgici che si erano sviluppati e consolidati nel tempo. In questa spazialità permangono dunque i due luoghi liturgici delle origini sia pur in forma diversa; in particolare vi è lo sviluppo del luogo dell’Eucarestia che si arricchirà anche artisticamente con il dossale.
Nella spazialità liturgica tradizionale la sede del celebrante è costituita da un semplice seggio disposto lateralmente dinanzi l’altare e rivolto verso l’asse liturgico.
Lo spazio dell’altare
Nel considerare l’adeguamento liturgico intendo soffermarmi su un aspetto forse poco considerato; ovvero la dimensione dello spazio necessario all’altare. Per far questo pongo a confronto le due tipologie di altare entrambe legittimamente in uso nella liturgia; l’altare tradizionale versus Deum e l’altare che maggiormente si è affermato nel post-Concilio ovvero l’altare versus populum.
Il confronto dimensionale tra questi due altari evidenzia una essenziale differenza: l’altare libero sui quattro lati atto alla celebrazione versus populum necessita per esser realizzato correttamente di una superficie sostanzialmente tripla rispetto alla superficie necessaria all’altare tradizionale su dossale.
Lo spazio dell’altare infatti comprende il piano costituente il livello delle azioni liturgiche che dovranno poter esser svolte in modo agevole e sicuro.
Le norme infatti richiedono per l’altare staccato dalla parete di essere “…praticabile tutto all’intorno.”(norme C.E.I. nuove chiese)
Perché dovrà “consentire di girarvi intorno e di compiere agevolmente tutti i gesti liturgici ad esso inerenti” (norme C.E.I. adeguamento chiese)
Và da sé che per realizzare un altare libero sui quattro lati atto alla celebrazione versus populum è necessario disporre della superficie necessaria tanto più se il piano liturgico dell’altare dovrà esser raggiunto da uno o più specifici gradini. In tal caso i gradini tutt’intorno l’altare invitando alla salita dovranno effettivamente condurre nello spazio del livello liturgico dell’altare.
La quota del livello dell’altare una volta raggiunta è necessario sia spaziosa da ogni lato per consentire un agevole e sicura percorribilità all’intorno.
Gli spazi risicati ai fianchi e davanti l’altare non permettono i movimenti in sicurezza e si costituiscono come vere e proprie zone di pericolo.
Tali soluzioni sono espedienti che hanno origine nelle insufficienti dimensioni trasversali dei catini absidali storici.
E’ necessario pertanto aver consapevolezza riguardo le caratteristiche dimensionali dei presbiteri storici che spesso non si conciliano con certe interpretazioni architettoniche della riforma a meno di evidenti forzature.
Non è raro pertanto trovare nuovi altari apparentemente liberi su tutti i lati dove in realtà è impedito di compiervi attorno i gesti liturgici ad essi inerenti.
Così che nell’incensazione ad esempio il sacerdote è costretto a muoversi in tutto o in parte fuori del piano liturgico dell’altare ricercando di volta in volta spazi sicuri dove poggiare i piedi.
Tali soluzioni si rivelano quindi gravemente deficitarie; pericolose per l’incolumità dei ministri e di chi svolge il servizio all’altare.
Lo spazio attorno l’altare deve essere adeguatamente ampio sui fianchi; maggiormente ampio potrà esserlo dietro per la celebrazione versus populum e sul davanti per la celebrazione versus Deum.
Soprattutto nelle nuove chiese lo spazio liturgico proprio dell’altare costituisce area dove può trovar posto il ciborio o baldacchino con la possibilità di appendervi centralmente il tabernacolo.
Il luogo della Parola e il luogo dell’Eucarestia
Di primaria importanza è l’esplicitarsi del rapporto tra luogo della Parola e luogo dell’Eucarestia (luogo dell’altare).
Sono questi i due luoghi liturgici principali tra loro gerarchicamente ordinati in corrispondenza delle due liturgie della Santa Messa. Il luogo della Parola non è semplicemente rivolto al popolo; nel coro della schola delimitato dal recinto al centro della navata gli amboni e i seggi sono rivolti verso l’asse liturgico aperti alla visuale dell’altare. (fig.1)
Nel riformarsi dello spazio liturgico il coro ed il seggio si trasferiranno nell’abside ed il recinto si ritirerà nella balaustra che delimiterà il presbiterio nell’area absidale.
Il luogo della Parola sarà mantenuto sino al XIII° sec. con l’ambone monumentale che continuerà ad esser rivolto verso l’asse liturgico e disposto lateralmente sulla navata.
L’ambone cederà il posto al pulpito con assoluta continuità.
Il rinnovamento negli aspetti architettonici conseguenti la riforma non riguarda tanto l’altare quanto proprio il luogo della Parola.
Si tratta piuttosto di innestare nella spazialità liturgica la “novità” del luogo della Parola reso nuovamente esplicito; la riforma non azzera la spazialità liturgica precedente ma parte piuttosto da questa.
Non potrà che essere allora un inedito luogo della Parola; ritrovando la connessione tra ambone e sede nel corretto rapporto con il luogo dell’Eucarestia così come è giunto sino a noi.
E’ necessario pertanto che le istanze di diretta visibilità dell’ambone e delle sede siano contemperate dal corretto rapporto con gli altri fuochi liturgici nell’ambito dell’intero spazio sacro.
La via non può esser che quella della mediazione delle diverse esigenze dovendo anche considerare la presenza condizionante ma insostituibile dei banchi.
Questi con le loro postazioni essenziali costituiscono in certo qual modo “gli stalli dei fedeli” consentendo di svolgere agevolmente e ordinatamente i gesti del corpo necessari alla preghiera a cominciare dal gesto dell’inginocchiarsi.
“Sentite bene: l’evangelizzazione si fa in ginocchio. Siate sempre uomini e donne di preghiera.” (Papa Francesco S.ta Messa con i seminaristi e novizi, S.Pietro 07/07/2013)
Arch. Claudio Mecozzi
Figura 1
Basilica di S. Clemente a Roma.
Al centro della navata centrale il recinto della schola comprendente i seggi e gli amboni in cornu epistola e in cornu evangeli. Nell’abside è visibile il ciborio posto sopra l’altare.
Ho una domanda: Perché si chiama "coro" la parte dell'altar maggiore?
RispondiEliminaIl problema è sorto quando i "cantori" della mia parrocchia hanno pensato di mettersi a cantare sui gradini davanti al tabernacolo.
Era un pezzo che non assistevo più ad una messa "in volgare" ma la cosa m'ha lasciato abbastanza basito.
Alla mia domanda sul perchè si fossero messi davanti al tabernacolo hanno risposto"si chiama coro apposta e lo hanno sempre fatto".
Chiaramente una risposta senza molto senso visto che fino a cinquant'anni fa lì celebrava il sacerdote e di certo non ci stavano coristi e strimpellatori(se non altro per una questione di rispetto nei riguardi del tabernacolo).
Chiedevo un confronto più preparato da qualche utente del blog.
come non detto, risposta esaustiva nel secondo capitolo
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