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martedì 29 gennaio 2013

"Per molti" vince su "per tutti"? Forse sì. Ma nel caso annunciate proteste e disobbedienze

Già tempo fa avevamo qui parlato della sorprendente "conversione" di mons. Bruno Forte (per cui il sepolcro vuoto era solo una "leggenda"): il Vescovo di Chieti-Vasto infatti, lo scorso settembre 2012 aveva dichiarato che, leggendo la lettera del Papa inviata alla Conferenza Episcopale Tedesca sulla corretta traduzione del pro multis e mal vista dai nostri vescovi, si era persuaso che la traduzione voluta da Benedetto XVI "per molti" è davvero la più corretta -dal punto di vista teologico  oltre che filologico- rispetto a "per tutti".
In questi giorni il suo sostegno al volere del Papa potrebbe  essere "premiato" e avvallato dalla Congregazione del Culto Divino.
Attualmente infatti sta per concludersi la recognitio della Congregazione del Culto Divino (cioè l'autorevole revisione in ultima istanza dei testi proposti dagli esperti -biblisti e teologi- delle Conferebze episcopali) sulla nuova edizione italiana del Messale, come approvata dalla C.E.I. 
Si ricordierà  (qui e qui) che nel 2010 i vescovi del Ben Paese -ah sciagurati!- avevano deciso di non migliorare molti punti controversi della traduzione italiana: tra le molte disobbedienze, avevano allegramente ignorato il documento dell'allora Cardinal Prefetto della Congregazione del Culto Divino (Card. Arinze) restando sordi ai richiami ad approvare la corretta traduzione "per molti", così come voluto dal Papa.
Ora però i responsabili della Congregazione  starebbero per compiere un esplicito gesto di altissimo significato a servizio della Verità, e pure in sostegno del Papa: starebbero per correggere d'autorità le traduzioni errate del messale approvate dai Vescovi italiani.
E ciò sarebbe quello che MiL aveva auspicato e spiegato qui.
Speriamo quindi che nelle battute finali la Congregazione responsabile tenga fede al proprio compito fino in fondo, con coscienza e che tenga presente che se il Papa dice una cosa e ne spiega le ragioni, non seguirlo (o fare il contrario) significa solo due cose: o non si ascolta il Papa oppure non lo si vuole seguire. Tertium non datur.
Dove non arriva l'obbedienza o la buona volontà (come per le correzioni del Messale in Inghilterra o nell'America del Sud, o  quello in Ungheria), deve arrivare l'autorevole correzione.
Arroganti e meritevoli di provvedimenti disciplinari le parole di rivolta e di annunciata disobbedienza di don Pieri che ha l'ardire di correggere il Papa!
Davvero ridicole invece le parole di Dianich che si preoccupa del disorientamento che la nuova traduzione (che cambierebbe solo una parole: 'molti' al posto di 'tutti') creerebbe nei fedeli dopo 40 anni. Chissà se si sarebbe preoccupato allo stesso modo nel 1969 quando un intero messale e un millenario rito vennero non solo modificati ma in parte stravolti dalla riforma liturgica!!! All'epoca non si ebbe cura di evitare il  "disorientamento" che avrebbero provato i fedeli per una serie di macroscopici cambiamenti (quali l'eliminazione del latino, il girare gli altari, il far tacere gli organi, l'abolire il gregoriano, lo spostare le memorie dei santi ecc... ). NO: in allora si cancellò via tutto incuranti di quello che avrebbero detto o provato i fedeli.
Invece ora? Per evitare qualche parolina cambiata (in meglio) si invocano motivi pastorali e presunti "problemi psicologici" nei fedeli, disorientamento, disagio, turbamento?
RIDICOLO!  
Roberto

"Per molti" vince su "per tutti". Ma c'è chi non si arrende
La nuova traduzione delle parole della consacrazione voluta dal papa s
ta per arrivare anche in Italia. Ma già sono state annunciate proteste e disobbedienze
di S. Magister, dal blog Chiesa .espresso del 29.01.2013

ROMA, 29 gennaio 2013 – Mentre si avvicina alla conclusione la "recognitio" vaticana della nuova versione italiana del messale romano, la disputa sulla traduzione del "pro multis" nella formula della consacrazione eucaristica ha registrato nuove battute. L'ultima ha per autore il teologo e vescovo Bruno Forte.

In un articolo su "Avvenire" del 19 gennaio 2013 Forte si è di nuovo schierato con decisione per tradurre "pro multis" con "per molti", invece che con "per tutti" come si fa da più di quarant'anni in Italia e come analogamente si è fatto in molti altri paesi.
"Per molti" è la traduzione che lo stesso Benedetto XVI esige che venga adottata nelle varie lingue, come ha spiegato in una lettera ai vescovi tedeschi dell'aprile dl 2012.
Da qualche tempo, in effetti, la traduzione "per molti" sta tornando in uso in varie lingue e paesi, sotto la spinta delle autorità vaticane e del papa in persona.
Ma si registrano anche delle resistenze.
È stato segnalato, ad esempio, che a Londra, a Canterbury e in altre località inglesi vari sacerdoti modifichino intenzionalmente il "for many" della nuova versione inglese del messale, approvata dal Vaticano, e dicano: "for many and many".
In Italia la nuova versione non è ancora entrata in vigore. Ma quando anche qui il "per molti" diventerà legge – come sicuramente avverrà –, sono state già annunciate proteste e disobbedienze.
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Difendendo a spada tratta la versione "per molti" voluta dal papa, il vescovo-teologo Forte si è consapevolmente contrapposto alla posizione largamente prevalente non solo tra i teologi e i liturgisti ma tra gli stessi vescovi italiani.
Nel 2010, infatti, i vescovi italiani riuniti in assemblea generale votarono quasi all'unanimità il mantenimento del "per tutti" nella formula della consacrazione.
In quell'occasione, stando agli atti ufficiali della conferenza episcopale italiana, anche Forte si era pronunciato a favore del "per tutti".
Ma ora egli spiega che quelle sue parole non esprimevano il suo vero pensiero.
Forte ricorda che in un precedente incontro ristretto – col solo direttivo della CEI – aveva espresso la sua preferenza per il "per molti". E se poi, nell'assemblea generale, era parso ripiegare sul mantenimento del "per tutti", era perché aveva messo in primo piano le "difficoltà pastorali" che un cambio di traduzione avrebbe prodotto, seminando nei fedeli il timore che la salvezza di Cristo non fosse offerta, appunto, "per tutti".
Già membro della commissione teologica internazionale e ordinato vescovo nel 2004 dall'allora cardinale Joseph Ratzinger, Forte è oggi arcivescovo di Chieti-Vasto. Ma è indicato da anni come in corsa per sedi cardinalizie di alto livello: da ultimo a Palermo e Bologna, i cui attuali arcivescovi andranno in scadenza nel 2013.
Non solo. Si vocifera anche di una sua chiamata a segretario della Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede, in sostituzione dell'attuale titolare Luis Francisco Ladaria Ferrer, destinato a una grande diocesi di Spagna.
E c'è chi collega queste attese di promozione all'insistenza con cui Forte difende il "per molti" voluto fermamente dal papa.
*
Ma tornando alla polemica sul "pro multis", nel suo articolo su "Avvenire" Forte si dice contrario anche alle traduzioni suggerite nei mesi scorsi da due biblisti e liturgisti italiani, Silvio Barbaglia e Francesco Pieri, ricalcate sulla versione "pour la multitude" in uso nella Chiesa di Francia: "per moltitudini immense" o "per una moltitudine".
Gli argomenti di questi due studiosi – entrambi inizialmente favorevoli a mantenere la versione "per tutti" – sono stati riassunti la scorsa estate da www.chiesa in un servizio che sottolineava il loro avvicinarsi alle posizioni di Benedetto XVI.
Ma il secondo dei due, Francesco Pieri, sacerdote della diocesi di Bologna e docente di liturgia, di greco biblico e di Storia della Chiesa antica, ha contestato tale interpretazione. Nega di volersi accostare alle posizioni del papa. Continua a giudicare "cattiva" e "falsamente fedele" la versione "per molti". E spiega di aver proposto la versione "per una moltitudine" come unica alternativa accettabile all'ormai "irreversibile" abbandono del "per tutti" deciso dalle autorità vaticane.
Anzi, nella seconda delle due note sul tema da lui pubblicate nel 2012 su "Il Regno", Pieri si è spinto molto più in là.
Ha scritto che gli studiosi ai quali Benedetto XVI ha fatto riferimento a proprio sostegno nella sua lettera ai vescovi tedeschi non solo sono "pochissimi" ma neppure sono affidabili: "Non sono esegeti di professione e per giunta risentono di una mentalità apertamente tradizionalista, pregiudizialmente assai critica nei confronti della riforma liturgica promossa dal Vaticano II".
Ma soprattutto ha chiuso la nota con una esplicita minaccia di insubordinazione, condita da un sarcastico richiamo alla liberalizzazione del rito romano antico della messa:
"Stante la già annunciata tensione che deriverebbe dall’entrata in vigore della traduzione 'per molti', non è affatto remoto il rischio che non pochi celebranti ne aggirerebbero l’ostacolo con adattamenti oppure continuando ad attenersi alla formula precedente. Con quale credibilità, con quale speranza di accoglienza, si potrebbe allora invocare il principio dell’unità pastorale, proprio nella strana stagione ecclesiale che ha visto inopinatamente tornare in vigore una forma del rito romano già sostituita dalla sua riforma e perciò giuridicamente 'obrogata'? Oppure dovremo invocare un motu proprio che consenta di utilizzare un’ulteriore forma straordinaria del rito romano in favore di quanti – come il sottoscritto e una moltitudine di altri – ritengono di non poter accettare in coscienza la traduzione 'per molti'? Sarebbe quanto mai opportuno che fedeli e pastori della Chiesa italiana, non da ultimi i teologi e le persone di cultura, manifestassero con più franchezza, in tutte le sedi in grado di alimentare un dibattito pubblico quanto più ampio possibile, le loro riserve nei confronti di questa paventata scelta di traduzione".
Curiosamente, quest'ultimo appello ai dissenzienti è diventato realtà proprio sulla stessa pagina di "Avvenire" – il giornale della conferenza episcopale italiana – nella quale Forte ha perorato la causa del "per molti".
A fianco dell'articolo del vescovo-teologo c'era infatti un intervento di segno opposto a firma del teologo Severino Dianich, vicario episcopale della diocesi di Pisa per la pastorale della cultura e dell’università, che così terminava:
"A questo punto mi domando se non sia giusto preoccu­parsi di una cosa sola, cioè del ri­scontro di un eventuale cambia­mento sui fedeli, soprattutto sui me­no dotti, sui più poveri, su coloro che accolgono le cose più con la sensibi­lità che attraverso il ragionamento, che inevitabilmente resterebbero turbati dal cambiamento. Se non è indispensabile, perché creare dei problemi? Diversi vescovi hanno col­to benissimo la questione pastorale, propo­nendo con buon senso che tutto resti come pri­ma e non si cambino le grandi parole, che da quarant’anni risuonano nelle nostre chiese, proclamando che il sangue di Cristo è stato ver­sato 'per tutti'".
Dianich è anche l'autore della prefazione al libro nel quale Pieri ha argomentato le sue tesi:
F. Pieri, "Per una moltitudine. Sulla traduzione delle parole eucaristiche", Dehoniana Libri, Bologna, 2012.
Mentre questo è l'ultimo articolo pubblicato da Pieri su "Il Regno": La traduzione del "pro multis". Il tema è la salvezza
E questi sono gli interventi di Bruno Forte e Severino Dianich su "Avvenire" del 19 gennaio 2013: La salvezza di Cristo dono offerto a tutti

43 commenti:

  1. Quale sensibilità! Sono toccato! Il buon severino si preoccupa di turbare la "sensibilità dei fedeli più semplici" cambiando una tradizione di ben 40 anni. Bene, dico io, ma non mi pare che si siano fatti problemi a buttare a mare una tradizione di secoli vietando il rito antico "giuridicamente obrogato" o sbaglio? Perché non si è tenuto conto della sensibilità dei fedeli allora? O forse allora gli faceva più comodo ricorrere all'obbedienza? E questa medesima sensibilità non conta nulla per chi - grazie al motu proprio inopportuno - può riavere la S. Messa di sempre? Non si vergognano? Che schifo!!! Inoltre trovo terribile che si minacci di insubordinazione il Papa nel caso non accetti le loro richieste. Sarebbe ancora peggio se poi il Papa - sulla base di queste minacce - recedesse dalle sue decisioni. Il prestigio dell'autorità, già fortemente compromesso, si ridurrebbe ancor di più. E' un pò il dramma che da 50 anni vive la Chiesa, una paralisi che deve finire!
    Quanto a Bruno Forte è il tipico esempio di arrivista. Siamo ben felici che per una volta non propali eresie [si veda nella colonna a fianco, dove ha ben tre citazioni!] ma da qui a considerarlo fedele al Papa e alla Chiesa ce ne passa di acqua sotto i ponti. Dimostra il lato peggiore della gerarchia cattolica, di cui faremmo volentieri a meno! Più che promozione meriterebbe un invito a ritirarsi in un bel monastero a meditare sulle sue scempiaggini e sul Giudizio Divino che lo attende ...

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    1. Troppo bello stare in convento...serviti e riveriti...la zappa in mano e piantare patate!E dov'erano questi signori sensibili...quando hanno devastato la nostra chiesa....le nostre balaustre sparite...due volte hanno modificato il presbiterio spendendo una barca di soldi....dov'erano..questi sensibili...???? Nella diocesi Istriana..il vescovo con la sua combricola vendevano terenni dei frati benedittini di Praglia..e incasavano denaro...dov'erano questi sensibili...VERGONATEVI!!!

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    2. Concordo con MT e istriano: quando fa comodo bisogna obbedire, quando fa comodo bisogna "rispettare le sensibilità"; quando i laici devono invadere il presbiterio coi loro blateramenti e balletti allora hanno un ruolo chiave, quando invece chiedono la S. Messa di sempre è il vescovo a comandare e loro devono stare al loro posto e obbedire...e via così con un colpo al cerchio e uno alla botte.
      Nessun cattolico può seguire questi cani sciolti e pretendere di conservare la Fede. Come diceva un santo parroco: se un prete non vi parla delle cose del Cielo, del peccato, dell'inferno e del Paradiso, non ascoltatelo, non seguitelo.
      Sono personaggi disgustosi, da cui non promana nemmeno una briciola, non dico di santità, ma nemmeno di spiritualità o pietà. Vergogna! Avete distrutto la Fede di intere nazioni, buttato a mare i riti e le tradizioni della Chiesa per il vostro viscido tornaconto! Andate a lavorare, se ne siete capaci! Basta!!

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    3. Caro MT,
      mi aggiorni sulle scempiggini di Bruno Forte?
      perche' io non riesco a leggerne. Forse usiamo occhiali con diottrie molto diverse.
      Mi interessa anche ilGiudizio Divino che lo attende. Nella mia religione non si puo' fare, ma visto che nella tua tu lo eserciti con un certo vigore, sono sicuro che sei infallibile.
      La Ringrazio per eventuali dettagli.
      Il Borbone

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    4. Caro Borbone, le idee poco ortodosse di Bruno Forte sono state già messe in luce niente poco di meno che da uno dei suoi maestri, Mons. Brunero Gherardini...

      http://disputationes-theologicae.blogspot.it/2010/01/mons-gherardini-stronca-la-cristologia.html

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    5. Ciao Paleologo,
      non ho chiesto di gherardini ho chiesto di MT di quelle che lui ritiene scempiaggini.
      Poi se vuoi possiamo parlare di gherardini che andro' a verificare quanto prima.
      E comunque ti ringrazio per l'interessamento e per l'informazione. (in sincerita' - non vuole essere una presa in giro)
      Grazie
      Il Borbone

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  2. Scusate, ma Severino Dianich è un prete? Lo chiedo perché nella pagina di Avvenire citata compariva, a corredo dell'intervento, una foto dell'autore in camicia a quadretti a manica corta. Ecco, anch'io sono francamente preoccupato del riscontro sulla sensibilità dei fedeli che può avere quella camiciola!

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  3. Eccoli li, tutti a stracciarsi le vesti per questa modifica a favore del "pro multis", perche' di sapore Cattotradizionale... p
    Pnsate che polverone se si alzerebbe da parte dei papaveri modernisti se si decidesse di tradurre correttamente il "Signore non sono degno di partecipare alla tua MENSA, ma di' soltanto una parola ed io SARO' SALVATO"!
    In latino non si parla di MENSA ma di "sotto il mio tetto" (dentro di me), e non si parla di salvezza ma di guarigione dell'anima.
    Le nostre "mitrie senza cervello" come al solito sono per la versione traduttore-traditore!

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  4. Severino Dianich -purtroppo- è un prete... o meglio: ricevette il sacramento indelebile dell'Ordine Sacro molti anni fa. Ha prosperato spargendo eresie nella arcidiocesi pisana all'ombra d'una torre storta e del panzuto Plottone: modernista sfegatato acerrimo nemico della Tradizione e quindi della Santa Chiesa.
    Spocchioso nell'argomentare quanto velenosamente mellifluo nel parlare, è considerato un teologo, ma in realtà è un intellettuale che si applica alle cose sacre facendone scempio. LM

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  5. Bravissimo Arcicantore che ha scritto ( fra l'altro) : " Pnsate che polverone se si alzerebbe da parte dei papaveri modernisti se si decidesse di tradurre correttamente il "Signore non sono degno di partecipare alla tua MENSA, ma di' soltanto una parola ed io SARO' SALVATO"!
    In latino non si parla di MENSA ma di "sotto il mio tetto" (dentro di me), e non si parla di salvezza ma di guarigione dell'anima."
    Comunque, fratelli carissimi, nella situazione ecclesiale attuale non sarà possibile, per obbedienza o per autorità, far accettare neppure una virgola ...
    Ricordiamo che le super-riforme furono imposte perchè ancora vigeva nel clero la disciplina tridentina !
    Il colpo maestro di Satana : in nome dell'obbedienza far disobbedire la Tradizione !
    La chiesa è spaccata in due : inutile nasconderlo.
    Finchè possiamo rifugiamoci nel porto sicuro della liturgia tridentina dove " sotto il mio tetto" rimane tale ...
    Soprattutto preghiamo perchè in questo momnento difficile i chierici, sotto la minaccia di nuove persecuzioni, rimangano uniti a Pietro !

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    1. Ultimo periodo del tuo discorso interessante. Mi riconosco in quello che dici.
      Tutto il resto mi sembra un po' "azzardato".
      Il Borbone

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  6. Non serve che questi signori minaccino di non aderire alla formula "pro multis". Anzi, mi meraviglierei del contrario: già oggi molti preti, quelli "più avanti" intercalano (per migliorarli, secondo loro) con pensieri propri, frutto dell'estemporaneità, i vari canoni della Messa (o preci eucaristiche come si chiamano ora). Figurarsi se si attengono alla "traduzione romana". E' già qualche anno che inducono i fedeli, alla recita del Padre nostro, a sostituire il "non ci indurre" con "non ci abbandonare" e questo ben prima che sia uscita la traduzione del Messale, senza, ovviamente, preoccuparsi del "turbamento" che possono ingenerare nei fedeli che da sempre recitano "non ci indurre".
    Il fatto è che siamo in presenza di magisteri paralleli: quello che stabilisce Roma non conta, l'importante sono le disposizioni del vescovo diocesano, questi d'altronde sono i frutti della collegialità conciliare.
    "Marciare divisi" per distruggere la Chiesa.

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  7. Sembra una questioncella da nulla, ma correggere il "per tutti" significa ammettere che per più di quarant'anni sono stati propinati ai fedeli tutte le domeniche addirittura - come peraltro è evidente - un'adulterazione del Vangelo e uno scivolone teologico. In altre parole, che la Messa di Paolo VI è un testo inaffidabile e raffazzonato. I modernisti non lo faranno volentieri!

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  8. Il Messale in lingua italiana per le chiese di rito orientale ha già inserito il "per molti" al posto del "per tutti". Nelle parrocchie orientali italiane è già in uso questa formula. Domenica scorsa, durante la Messa in rito bizantino-slavo trasmessa in diretta su Rete4 da una parrocchia del milanese, si è percepita chiaramente la differenza (al punto che mia moglie, ignara della disquisizione, me lo ha fatto notare) ma nessun fedele mi è sembrato turbato o confuso per questo.

    Il problema dunque è solo politico. Accettare il "per molti" significherebbe per gli onnipotenti vescovi italiani riconoscere la suprema autorità del Papa e del suo infallibile magistero... un boccone amaro da digerire!

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  9. Ma questo Francesco Pieri si è bevuto il cervello?? Ma che argomenti sono questi? Voglio dire, Paolo VI ha potuto "abrogare" il millenario messale, ma Benedetto XVI non lo può toccare? E poi parla apertamente di disubbidienza verso l'autorità del Santo Padre! Tipico marxista che vuole imporre in ogni modo la sua opinione agli altri! è buono e pacifico solo quando gli danno ragione. Ignorante!

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  10. A parte la poca delicatezza e la forte sgarbatezza nei confronti del Papa (a cui dobbiamo obbedienza con la mente e soprattutto con il CUORE), non ci vuole molto a capire che se praticamente tutte le traduzioni delle Scritture in lingua italiano recitano da sempre per molti, che le divine liturgie orientali tradotte in italiano recitano da sempre per molti, un motivo ci sarà se Papa Benedetto ha finalmente voluto che si correggesse la traduzione italiana del messale romano (che riprende il racconto di Paolo dell'istituzione dell'Eucarestia) che dice pro multis e no pro omnibus.
    Poi se qualche prete vorrà disobbedire, peggio per lui. Dimostrerà quanto è ignorante e pochi se ne accorgeranno, visto che ormai le loro chiese sono vuote, vuote di giovani, di bimbi, di famiglie, di uomini. Vuote di tutto ciò che ha a che fare con la vita insomma.

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  11. ma quanti dei contrari credete si adegueranno alla nuova traduzione?
    Sabato e domenica sono stato a due Messe in due parrocchie diverse: in entrambe il celebrante ha stravolto e parafrasato praticamente tutte le parole, dall'offerorio sino all'ite, canone compreso. Immaginatevi se questi si metteranno a dire per molti quando già non dicono più la metà di quello che è scritto sul messale.
    A proposito: nella Messa di sabato prima della consacrazione, alle parole "lo spezzò" il celebrante ha spezzato in due l'ostia. Queso nel No è possibile o è stato l'ennesiomo abuso?

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    1. L'Istruzione Redemptionis Sacramentum (2004) che è la normativa vigente dice al numero 55:

      [55.] In alcuni luoghi è invalso l’abuso per cui il Sacerdote spezza l’ostia al momento della consacrazione durante la celebrazione della santa Messa. Tale abuso si compie, però, contro la tradizione della Chiesa e va riprovato e molto urgentemente corretto.

      Un documento fondamentale che è obbligante per tutti coloro che ne sono tenuti: vescovi, sacerdoti e fedeli.
      Frustino

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    2. Assolutamente non è possibile. Spezzare il pane alle parole della preghiera eucaristica "spezzò il pane" è un grave abuso. Se se la sente lo faccia presente al sacerdote in questione, altrimenti può anche scrivere al vescovo e certamente qualcuno ascolterà (l'aria sta cambiando finalmente). Se poi il sacerdote in questione abitualmente fa ciò è ancora più grave.
      La cosa è sintomo inoltre di grandissima ignoranza di cosa sia la messa. Allora perchè alle parole "lo diede ai suoi discepoli" non ha distribuito la comunione? La frazione del pane ha un suo posto ben preciso nel rito della messa, tra il rito della pace e la comunione. Da principi e norme del rito romano:

      Frazione del pane

      83. Il sacerdote spezza il pane eucaristico, con l’aiuto, se è necessario, del diacono o di un concelebrante. Il gesto della frazione del pane, compiuto da Cristo nell’ultima Cena, che sin dal tempo apostolico ha dato il nome a tutta l’azione eucaristica, significa che i molti fedeli, nella Comunione dall’unico pane di vita, che è il Cristo morto e risorto per la salvezza del mondo, costituiscono un solo corpo (1 Cor 10, 17). La frazione del pane ha inizio dopo lo scambio di pace e deve essere compiuta con il necessario rispetto, senza però che si protragga oltre il tempo dovuto e le si attribuisca esagerata importanza. Questo rito è riservato al sacerdote e al diacono.

      Il sacerdote spezza il pane e mette una parte dell’ostia nel calice, per significare l’unità del Corpo e del Sangue di Cristo nell’opera della salvezza, cioè del Corpo di Cristo Gesù vivente e glorioso. Abitualmente l’invocazione Agnello di Dio viene cantata dalla schola o dal cantore, con la risposta del popolo, oppure la si dice almeno ad alta voce. L’invocazione accompagna la frazione del pane, perciò la si può ripetere tanto quanto è necessario fino alla conclusione del rito. L’ultima invocazione termina con le parole dona a noi la pace.

      Insomma, il sacerdote recita sottovoce la preghiera "Il corpo e il sangue di Cristo, uniti in questo calice, siano per noi cibo di vita eterna", il popolo recita l'Agnus Dei. Così si fa la frazione del pane.



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  12. E' stato un abuso
    caro fratello anonimo, e va denunciato sia allo stesso celebrante che, se non si ravvede, alle autorita' competenti.
    Anche se qualcuno cerchi di convincerti a non farlo, per il bene della chiesa, io ti invito a farlo. Ripeto, comprati l'opuscoletto "Redemptionis Sacramentum" edizioni paoline costa euro 1,80 e fagli notare l'abuso. Se non si ravvede denuncialo alle autorita' superiori. Non farti intimidire.
    Il Borbone

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  13. Da "Redemptionis Sacramentum"
    Al punto 55
    "in alcuni luoghi e' invalso l'abuso per cui il Sacerdote spezza l'ostia al momento della consacrazione durante la celebrazione della santa Messa. Tale abuso si compie, pero', contro la tradizione della Chiesa e va riprovato e molto urgentemente corretto".
    Spero di aver risposto alla sua domanda e che lei agisca di conseguenza quanto prima.
    Il Borbone

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    1. Anni fa, ho denunciato un abuso sulla recita del Credo e del canone da parte di un celebrante. L'ho fatto "in spirito di verità e carità" come recita uno degli ultimi articoli della Redemptionis Sacramentum,
      La prima segnalazione l'ho rivolta al mio vescovo, come sabilisce la predetta Istruzione, non ottenendo risposta, ma, soprattutto, non intervenendo assolutamente in alcun modo nei confronti del sacerdote oggetto della segnalazione, ho scritto al competente dicastero Vaticano.
      Il risultato? Il prete in questione non è mai stato richiamato e continua celebrare secondo la "sua sensibilità" liturgica, come gli detta il cuore", tanto per usare le parole del levita in questione.
      Ergo: tempo perso, e francobolli sprecati.
      Questa gente non la ferma più nessuno, mi vien da ridere a pensare alla storiella del "pro multis", se ne faranno un baffo.

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    2. Caro Renzo
      infondo al libriccino c'e' tutta una cronologia di iter per denunciare gli abusi. Se non ha prodotto effetti cerca di farlo in virtu' di un certo numero di fedeli che avverte tale situazione come scandalo. Se siete in diversi ne dovranno tener conto. E comunque hai fatto la tua buona battaglia.
      A volte i frutti non sono immediati, ma c'e' da essere fiduciosi.
      Il Borbone

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  14. Ma iltesto latino del NO non reca " pro multis"- come pure "...sub tectum meum"? Quei signori non se ne sono accorti? Ed ora si preoccupano ? Basterebbe dire ai semplici- come detto da qualcuno- che e' la traduzione italiana che ... e forse si domanderebbero perche'...; non occorre aggiungere altro; credo che i puntini siano abbastanza chiari

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  15. Perchè anzichè perlare di questo "UTILISSIMO" argomento non si puntualizzano invece altri grandi questioni come, ad esempio, le apparizioni di Medjugorie? Intendo: la Chiesa di Roma ha lasciato soli i vescovi di Mostar che hanno giurisdizione su Medjugorie per i quali "no consta de supernaturalitate". Perchè Roma non fa chiarezza? Forse perchè ci sono in ballo milioni e milioni di euri???

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    1. @ Anonimo 7,36 La risposta è semplicissima : non fa comodo a nessuno, tanto meno a Roma, affermare che "no consta de supernaturalitate" : troppi pellegrinaggi, troppi soldi, troppe conversioni, troppi gruppi ...
      Sono d'accordo che Medjugorie è il capolavoro e la prova generale del "grande scisma".
      Noi sappiamo chi è il capo e l'ispiratore di ogni divisione ecclesiale ...
      Comunque la questione Pro multis è importantissima quindi utilissimo per il veicolo della fede come lo sarà il Sub tectum meum ...

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    2. Ma vi siete mai chiesti perche' la chiesa usi tanta prudenza in presenza di eventi di tale portata?
      Faccio presente che non solo Medjugorie ma anche Garabandal (inizi anni 60) o Amsterdam (la Signora di tutti i popoli) nonostante l'approvazione di alcuni Santi, vedi padre Pio per Garabandal e di alcuni vescovi per quanto riguarda Amsterdam, la chiesa usa i piedi di piombo per essere certa. E fino quando i fatti non saranno chiusi sara' difficile che si chiuda il fascicolo. Certo e' che in tutti questi posti la Madonna invita alla conversione preghiera e penitenza.
      Che uno ci creda o no, considerare queste tre proposte le trovo altamente educative e formative per qualsiasi anima votata alla Santita'.
      il Borbone

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    3. Da più di un anno (forse due) è stata formata una commissione dal Papa che sta indagando in merito. So che si riuniscono regolarmente e stanno lavorando seriamente e discretamente. Mi sembra che giudizi sulla Santa Chiesa Romana come quelli espressi siano quanto meno frettolosi.

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    4. È già passato al fra'... Il prossimo passo sarà già Cardinale Arcivescovo?

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    5. E' più facile e conveniente passare da un Frustino e un fra frustino, che da un fra frustino e un Eminenza il Signor Cardinale Frustino. Spero che non me lo stia augurando giacchè certe cose non si augurano neanche al peggior nemico. Io mi contento di questo nick che peraltro non ho inventato io, in uno spirito squisitamente nominalista, puro flatus vocis tuttavia utile ad unificare le opinioni che esprimo e a "caratterizzarmi"...tutte le ulteriori possibili congetture le lascio volentieri alla sua fantasia.

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    6. E se lo fosse davvero? Che noia ti da'?
      Brutta bestia l'invidia.
      Che il Signore abbia misericordia di te. Fratello anonimo delle 10:00 e che loSpirito Santo ti illumini.
      Tanta vigliaccheria gratuita mi fa pensare che di cristiano ci sia davvero poco.spero di sbagliarmi.
      Qualsiasi pseudonimo va bene per farsi riconoscere e comunque sempre meglio del tuo anonimato vigliacco che parlando in soldoni significa non avere gli attributi da Cristiano. Tu pensa ai primi cristiani martiri e accostaci la tua figura. Se pensi di far un figurone buon pro' ti faccia ma agli occhi di tanti non ci fai una bella figura. Spero il buon Dio che ti conosce nell'intimo sappia apprezzare quello che di buono rimane di te.
      Il Borbone

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    7. PER LA REDAZIONE:

      Ritenete consono al luogo che una persona continui a giudicare in foro interno gli altri utenti di cui, peraltro, non conosce assolutamente nulla?
      Ritenete normale che un utente offenda dando del "vigliacco" ad un altro utente?
      Vi prego di rispondere sollecitamente, in quanto la normale discussione si sta facendo via via più difficile.
      Purtroppo la vostra mancanza di moderazione permette il proliferare di questi provocatori che sotto una patina di finto pietismo, non perdono occasione per mostrarsi superiori agli altri, esprimere giudizi temerari ed ora anche insultare.
      Vi ringrazio.

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    8. Scusa se ti ho dato del vigliacco, ma tu come lo definiresti uno che si nasconde sotto l'
      anonimato per prendere in giro un fratello che esprime un concetto per l'utilita di molti?
      Sicuro che qualsiasi definizione io possa attribuirti risulterebbe offensiva, agevolami il compito e prova ad autodefinirti.
      Invio scuse a chiunque si e' sentito e si sente leso dai miei commenti. Pero' mi aspetto lo stesso sforzo de la stessa onesta' da parte degli altri.
      Il Borbone

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    9. comunque non mi abbasserò più ai vostri livelli, sono superiore.
      Il Borbone

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  16. Io continuo a pensare che sia scandaloso l'abbandono da parte di Roma dei due Vescovi di Mostar e della scandalosa questione di francescani che occupano abusivamente alcune parrocchie della zona
    Occorre essere chiari, innanzitutto. "che il vostro parlare sia sì,sì no no" disse qualcuno.
    Al di là dei milioni di euri coinvolti!

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  17. Tutti concentrati sul pro multis, nessuno che si accorga che non si dirà più "offerto in sacrificio".

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  18. A me pare che la questione del "per molti" o "per tutti" non sia poi così importante dato che si tratta di chiarire, "a tutti" in questo caso, che Gesù Cristo è morto per "tutti" ma non tutti, bensì solo "molti", utilizzeranno la Sua grazia per salvarsi. Qui però mi viene in mente che nel Vangelo è detto "molti sono i chiamati ma pochi gli eletti". Se questa frase si riferisse agli uomini in generale e non ai soli chiamati alla vita sacerdotale, allora si sarebbe dovuto usare "pro paucis" e non "pro multis" anche in passato.
    Ho assistito ad una Messa V.O. a Rapallo in latino e devo dire che pur preferendola alla N.O. non apprezzo più il fatto che il canone e la consacrazione siano recitate sottovoce dal celebrante; in questo mi parrebbe più bello poter seguire col cuore le parole del celebrante soprattutto durante la consacrazione, come pure mi sembrerebbe preferibile che il Padre Nostro fosse recitato anche dai fedeli con le mani giunte (senza tenersi per mano!) mentre nella V.O. questo non accade.
    Comunque la funzione è stata bellissima accompagnata dall'organo e dai vecchi inni invece che dagli strimpellamenti di chitarra e da canti non degni della casa di Dio.
    Guido A.

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    1. Il Santo Padre di V. M. Ven. Pio XII aveva permesso che alcune parti della S. Messa (tra cui il Padre Nostro) fossero recitate anche dai fedeli (preparati ed istruiti) assieme al Sacerdote, il che a mio avviso è una buona cosa giacché se è vero che la "partecipazione attiva" dei fedeli alla Santa Messa è una partecipazione del cuore orante, è anche vero che siamo spiriti incarnati e che il primo gradino della preghiera è la preghiera vocale.

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  19. Qui in Polonia l'organo suona ancora e le parole sembrano essere piu' fedeli alle frasi in latino:

    "...dla Was i dla wielu..." -> "...per voi e per molti..."

    "O Panie, nie jestem godzien, abys przyszedl do mnie, ale powiedz tylko slowo, a bedzie uzdrowiona dusza moja" -> "O Signore, non sono degno che tu venga da me, ma di solo una parola e la mia anima sara' salvata"

    "...ale nas zbaw ode złego. Amen" -> "...ma liberaci dal maligno. Amen"

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    1. tak Giuz, masz racje, ale u Nas prawie kazdy ksiadz ma kobieta i zyje w luksusie, a jak sa na wakacjach nawet zapominaja czytac liturgia godzin. "...ale nas zbaw ode zlego. Amen
      p.s. Uzdrowiona non significa salvata, ma guarita. Ty nie jestes polakiem....prawda?

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  20. tak Giuz, masz racje, ale u Nas prawie kazdy ksiadz ma kobieta i zyje w luksusie, a jak sa na wakacjach nawet zapominaja czytac liturgia godzin. "...ale nas zbaw ode zlego. Amen"

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  21. "Il sole splende per tutti, ma non per chi chiude la sua finestra" (S.Ambrogio, patrono di Milano)

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