Deliranti, le definisce il buon Colafemmina. Come non dargli torto. Ma dietro ci sono sicuramenti intenti -e forse compromessi necessari nella gestione "politica" della Chiesa, che sarebbe ingenuo negare o ignorare- che vanno oltre alle apparenze. In questo un po' ci discostiamo dal pensiero di Colafemmina che egli esprime nell'articolo che riportiamo sotto.
Ciò nonostante si rimane davvero sbigottiti da alcune nomine ad altissimi incarichi di prelati ostili alla Tradizione (e ostili è dir poco) e apertamente fuori dalla linea ratzingeriana. E davvero ci sarebbe da chiedersi come mai il Papa abbia proceduto in tal senso.
Quella che più stupisce e preoccupa è ovviamente la scelta di nominare, elevandolo alla dignità aricivescovile, il Vescovo inglese Roche quale nuovo Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (sostituisce Mons. Di Noia, ora nuovo Vice Presidente dell'Ecclesia Dei)... Proprio lui, Roche, così contrario alla Tradizione, così oppositore al Summorum Pontificum... e proprio lì, alla segreteria della già Congregazione dei Riti? Da rimanere basiti e dispiaciuti.
Roche nel 2007 egli ebbe da esprimere tutta la propria contrarietà e feroce avversione al Summorum Pontificum tanto da arrivare a scrivere una lettera pastorale per "impedire" l'applicazione nella sua diocesi del documento papale e a chiudere una parrocchia in cui si era già iniziato a celebrare la S. Messa secondo il rito antico, con molto concorso di fedeli (qui la notizia, che ha meritato al vescovo l'onore di vedere inserito il suo nome nella nostra lista "La Trahison des clers").
Nell'aprile del 2009 rischiammo di vedere i nefasti effetti di Roche, se fosse stato eletto alla primaziale Cattedra di Westminster: ma fortunatamente lo Spirito Santo volle Mons. Arcivescovo di Birmingham, Vincent Nichols che apportò senz'altro il appoggio per favorire la creazione dell'Ordinariato degli Anglicani convertiti al cattolicesimo (qui la notizia).
Certo, nella scelta del Papa avrà avuto un qualche peso l'impegno profuso da Roche durante i lavori decennali della International Commission on English in the Liturgy, di cui era Presidente, coordinando e favorendo la nuova traduzione in inglese del messale: altro successo che stava a cuore a Benedetto XVI. (qui)
Ciò nonostante,peccato davvero per la nomina e per la sostituzione di Di Noia.
Quest'ultimo era arrivato alla Congregazione per il Culto Divino solo nel giugno 2009 come Segregario (qui la notizia) e in tale veste aveva tanto lavorato con benemerito impegno per la questione "anglicana" per dare impulso decisivo alla stesura della Costituzione Anglicanorum Coetibus (09.11.2009) e all'erigendo Ordinariato per gli anglicani convertitesi al Cattolicesimo (creato poco dopo qui la notizia). Di Noia era dal marzo 2012 anche membro della Commissione d'esame voluta espressamente dal Papa per lo studio e la correzione delle liturgie neocatecumenali (qui la notizia).
La volontà di Benedetto XVI di voler affidare a Di Noia (teologo domenicano preparatissimo che Ratzinger conobbe bene quando era econ lui alla Congregazione della Dottorina della Fede, chiamati entrambi da Giovanni Paolo II) un incarico creato ad hoc è manifesta: affidarsi ad un così valido e fedele collaboratore per concludere con un (speriamo) felice risultato anche la questione "lefrebviana". E' altresì palese la cura massima e l'attenzione del Papa perché si giunga all'accordo: a Benedetto XVI sta davvero a cuore poter dare alla F.S.S.P.X il tanto auspicato riconoscimento canonico, che tanto bene farebbe alla Chiesa Universale. E forse pur di arrivare a questo, il Papa ha preferito "sacrificare" il Culto Divino pur di dare la "Ecclesia Dei" (che si sta occupando dei rapporti con Fellay) un sostegno decisivo in questi momenti delicati che semrano decisivi.
Su mons. Paglia avevamo già riferito abbondantemente in occasione della sua sciagurata "candidatura" nella successione del Card. Scola al Patriarcato di Venezia (qui, qui e qui). Ora, invero la sua nomina al Pontificio Consiglio per la Famiglia non desta particolari preoccupazioni: il prelato non ha "idee" strane in materia. Quello che ci spiace è che la sistemazione Curiale di Paglia sia purtroppo avvenuta, e che tale l'incarico sia, salvo eccezioni, salvacondotto per la porpora.
Riportiamo l'articolo di Colafemmina sulle due nomine.
Ciò nonostante si rimane davvero sbigottiti da alcune nomine ad altissimi incarichi di prelati ostili alla Tradizione (e ostili è dir poco) e apertamente fuori dalla linea ratzingeriana. E davvero ci sarebbe da chiedersi come mai il Papa abbia proceduto in tal senso.
Quella che più stupisce e preoccupa è ovviamente la scelta di nominare, elevandolo alla dignità aricivescovile, il Vescovo inglese Roche quale nuovo Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (sostituisce Mons. Di Noia, ora nuovo Vice Presidente dell'Ecclesia Dei)... Proprio lui, Roche, così contrario alla Tradizione, così oppositore al Summorum Pontificum... e proprio lì, alla segreteria della già Congregazione dei Riti? Da rimanere basiti e dispiaciuti.
Roche nel 2007 egli ebbe da esprimere tutta la propria contrarietà e feroce avversione al Summorum Pontificum tanto da arrivare a scrivere una lettera pastorale per "impedire" l'applicazione nella sua diocesi del documento papale e a chiudere una parrocchia in cui si era già iniziato a celebrare la S. Messa secondo il rito antico, con molto concorso di fedeli (qui la notizia, che ha meritato al vescovo l'onore di vedere inserito il suo nome nella nostra lista "La Trahison des clers").
Nell'aprile del 2009 rischiammo di vedere i nefasti effetti di Roche, se fosse stato eletto alla primaziale Cattedra di Westminster: ma fortunatamente lo Spirito Santo volle Mons. Arcivescovo di Birmingham, Vincent Nichols che apportò senz'altro il appoggio per favorire la creazione dell'Ordinariato degli Anglicani convertiti al cattolicesimo (qui la notizia).
Certo, nella scelta del Papa avrà avuto un qualche peso l'impegno profuso da Roche durante i lavori decennali della International Commission on English in the Liturgy, di cui era Presidente, coordinando e favorendo la nuova traduzione in inglese del messale: altro successo che stava a cuore a Benedetto XVI. (qui)
Ciò nonostante,peccato davvero per la nomina e per la sostituzione di Di Noia.
Quest'ultimo era arrivato alla Congregazione per il Culto Divino solo nel giugno 2009 come Segregario (qui la notizia) e in tale veste aveva tanto lavorato con benemerito impegno per la questione "anglicana" per dare impulso decisivo alla stesura della Costituzione Anglicanorum Coetibus (09.11.2009) e all'erigendo Ordinariato per gli anglicani convertitesi al Cattolicesimo (creato poco dopo qui la notizia). Di Noia era dal marzo 2012 anche membro della Commissione d'esame voluta espressamente dal Papa per lo studio e la correzione delle liturgie neocatecumenali (qui la notizia).
La volontà di Benedetto XVI di voler affidare a Di Noia (teologo domenicano preparatissimo che Ratzinger conobbe bene quando era econ lui alla Congregazione della Dottorina della Fede, chiamati entrambi da Giovanni Paolo II) un incarico creato ad hoc è manifesta: affidarsi ad un così valido e fedele collaboratore per concludere con un (speriamo) felice risultato anche la questione "lefrebviana". E' altresì palese la cura massima e l'attenzione del Papa perché si giunga all'accordo: a Benedetto XVI sta davvero a cuore poter dare alla F.S.S.P.X il tanto auspicato riconoscimento canonico, che tanto bene farebbe alla Chiesa Universale. E forse pur di arrivare a questo, il Papa ha preferito "sacrificare" il Culto Divino pur di dare la "Ecclesia Dei" (che si sta occupando dei rapporti con Fellay) un sostegno decisivo in questi momenti delicati che semrano decisivi.
Su mons. Paglia avevamo già riferito abbondantemente in occasione della sua sciagurata "candidatura" nella successione del Card. Scola al Patriarcato di Venezia (qui, qui e qui). Ora, invero la sua nomina al Pontificio Consiglio per la Famiglia non desta particolari preoccupazioni: il prelato non ha "idee" strane in materia. Quello che ci spiace è che la sistemazione Curiale di Paglia sia purtroppo avvenuta, e che tale l'incarico sia, salvo eccezioni, salvacondotto per la porpora.
Riportiamo l'articolo di Colafemmina sulle due nomine.
Roberto
Oggi [ieri, 26.06.2012, n.d.r.] è stato nominato Segretario della Congregazione per il Culto Divino un monsignore, tal Arthur Roche, già vescovo di Leeds, nel Regno Unito, che si è distinto in passato per l'ostilità manifestata nei confronti del Motu Proprio Summorum Pontificum.
Roche del Summorum Pontificum non capì nulla, nonostante le spiegazioni del Santo Padre, e pensò bene di redigere una letterina per le sue pecorelle capace di attestare tutta la sua incapacità di guardare a quella riforma della riforma voluta da Benedetto XVI che nel ritorno della Messa in latino doveva avere uno dei suoi cardini.
Nonostante la presenza di tanti validi liturgisti fedeli alla linea del Papa (uno fra i tanti è Mons. Bux), in Vaticano si continuano a nominare prelati mediocri e oscuri.
Altro discorso vale per Mons. Paglia, il Vescovo di Terni che oggi passa al Pontificio Consiglio per la Famiglia, garantendo un posto al sole alla Comunità di Sant'Egidio. Paglia scalpitava da tempo per un posto in Curia o comunque una sistemazione cardinalizia. Dopo aver sistemato il barbuto Riccardi al governo, ci si è presi la briga di sistemare anche Paglia in Vaticano.
A ciò aggiungo la notizia - disarmante, ma in qualche modo attesa - che a Mons. Fellay il 13 giugno il Cardinal Levada ha messo in mano un preambolo dottrinale che ritorna alla versione primigenia, quella fondata sull'ambivalenza logica cui accennavo ieri. Va da sé che per Mons. Fellay questo nuovo preambolo non può essere firmato. Degno di nota è il fatto che per il Santo Padre la versione firmata da Fellay ad aprile andava bene. Evidentemente in Vaticano c'è chi ha più potere del Papa, chi emenda i documenti a nome suo, chi fa le nomine sostituendosi a lui...
Roche del Summorum Pontificum non capì nulla, nonostante le spiegazioni del Santo Padre, e pensò bene di redigere una letterina per le sue pecorelle capace di attestare tutta la sua incapacità di guardare a quella riforma della riforma voluta da Benedetto XVI che nel ritorno della Messa in latino doveva avere uno dei suoi cardini.
Nonostante la presenza di tanti validi liturgisti fedeli alla linea del Papa (uno fra i tanti è Mons. Bux), in Vaticano si continuano a nominare prelati mediocri e oscuri.
Altro discorso vale per Mons. Paglia, il Vescovo di Terni che oggi passa al Pontificio Consiglio per la Famiglia, garantendo un posto al sole alla Comunità di Sant'Egidio. Paglia scalpitava da tempo per un posto in Curia o comunque una sistemazione cardinalizia. Dopo aver sistemato il barbuto Riccardi al governo, ci si è presi la briga di sistemare anche Paglia in Vaticano.
A ciò aggiungo la notizia - disarmante, ma in qualche modo attesa - che a Mons. Fellay il 13 giugno il Cardinal Levada ha messo in mano un preambolo dottrinale che ritorna alla versione primigenia, quella fondata sull'ambivalenza logica cui accennavo ieri. Va da sé che per Mons. Fellay questo nuovo preambolo non può essere firmato. Degno di nota è il fatto che per il Santo Padre la versione firmata da Fellay ad aprile andava bene. Evidentemente in Vaticano c'è chi ha più potere del Papa, chi emenda i documenti a nome suo, chi fa le nomine sostituendosi a lui...
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