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giovedì 24 novembre 2011

Diocesi di Padova: il nulla dietro le parole

Riportiamo il documento della diocesi di Padova riguardo l'assemblea diocesana del 19 novembre scorso. Vale la pena di leggerlo solo come esempio e compendio del linguaggio ecclesialese neocattolico. Un linguaggio fumoso, impreciso, neoterico e circiterico (direbbe il grande filosofo e teologo Amerio). Sfidiamo chiunque a capire il testo che riportiamo.
Qualche breve appunto:
1. L'uso del verso sperimentare: non si giunge mai ad una chiarezza, a una conclusione, ma è tutto sperimentazione, inquietudine
2. Si parla di Chiesa di Padova, termine ambiguo, dal momento che la Chiesa è Una
3. Il continuo uso del sostantivo "cammino". La Chiesa di oggi sembra essere in cammino continuo, alla ricerca di qualcosa. Solo che non viene spiegato quale sia la meta di questo continuo girovagare.
4. Ci si interroga, ci si interroga, ci si interroga. Ma le risposte ai fedeli non arrivano. E chi dovrebbe darle (i vertici della diocesi) si guarda bene dal farlo.
5. L'uso di vocaboli più confacenti a uno studio di geometri che a un documento ecclesiale, come "reimpostazione".

Sperimentazioni, cammino, nuova iniziazione, reimpostazione: dalla Chiesa tutti attendono risposte chiare alle grandi domande dell'uomo e non dubbi.
Nulla di nuovo sotto il sole: poche idee ma confuse.

ASSEMBLEA DIOCESANA
L’’INIZIAZIONE CRISTIANA CHE CAMBIA E IL CAMMINO VERSO AQUILEIA 2
Si è svolta in basilica Cattedrale a Padova, l’Assemblea diocesana, momento di particolare importanza per evidenziare e sperimentare la dimensione diocesana del cammino che le comunità della Diocesi stanno condividendo. La ricca e complessa Chiesa di Padova, con le sue parrocchie e unità pastorali, si sta interrogando sulla sua “missione” di iniziare i fanciulli e ragazzi alla vita cristiana. Ispirati dalle parole confidenziali di Paolo ai Tessalonicesi - Affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il Vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari… [1Ts 2,14] - sta riscoprendo il senso di essere comunità cristiana oggi. In questa espressione è tratteggiato uno stile di Chiesa che si vorrebbe sempre più incarnare e manifestare.
In questo percorso, e nel secondo anno che la Diocesi di Padova dedica all'Iniziazione cristiana, l'Assemblea diocesana ha voluto porsi come momento sinodale, di condivisione di un cammino comune oltre che di aiuto ai Consigli pastorali parrocchiali e ai parroci per preparare, in ciascuna parrocchia, il momento di incontro tra il consiglio pastorale diocesano e gli operatori pastorali, un passaggio questo decisivo nel percorso di reimpostazione dell’Iniziazione cristiana. Ora la fatica più grande è di “ripensare insieme” questa prospettiva e di alimentare una “mentalità comune”.Durante l'Assemblea diocesana oltre a essere state illustrate le novità dell'impianto di Iniziazione cristiana (don Giorgio Bezze), è stata data voce a tre testimonianze - un neofita e la sua catechista e un parroco - che hanno illustrato il modelle del catecumenato per adulti a cui si ispira anche la nuova impostazione dell'Iniziazione cristiana. Un video ha poi dato espressione, voce e volto a quello che dovrebbe essere l'incontro tra Consiglio pastorale parrocchiale e operatori pastorali, che le comunità sono invitate ad attuare nei prossimi mesi.L'intervento del vescovo Antonio Mattiazzo (in allegato) ha quindi tirato le fila del cammino che la Diocesi di Padova sta attuando sull'Iniziazione cristiana sottolineando il contesto di crisi in cui la Chiesa è chiamata ad operare. Una crisi - ha ricordato il vescovo - che affonda le sue radici sul piano etico e, quindi, spirituale, nella visione della vita, nel progetto di società e che invita a ritrovare la rotta grazie alle indicazioni della Dottrina sociale della Chiesa, che si pone come una preziosa bussola. Un appello alla conversione e al rinnovamento spirituale che è rivolto in primo luogo alla Chiesa e a tutti i suoi membri, perché ha ricordato ancora il vescovo: «Solo una Chiesa più fedele al Signore e al Vangelo, una Chiesa orante e contemplativa, una Chiesa penitente, libera e distaccata dai poteri e dalle concupiscenze mondane, una Chiesa che vive la comunione e testimonia la carità, potrà "recare il lieto annuncio ai poveri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati" (Is 61,1), liberare dall'oppressione del male e donare la speranza nel Regno di Dio che viene. È questo un compito ineludibile delle nostre Comunità: formare uomini e donne radicati nella fede e nel Vangelo che, lavorando nella società per il bene comune, proiettano la luce del Vangelo sui "criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita "(Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, n. 18)».
Il vescovo Antonio, dopo essersi soffermato sulle quattro dimensioni formative del processo di Iniziazione cristiana (primo annuncio di Cristo, catechesi, partecipazione liturgico-sacramentale, educazione alla carità e alla testimonianza) e illustrato la proposta diocesana, ha dato il benvenuto a Francesco Longo, delegato della Diocesi di Trieste nel Comitato di preparazione ad Aquileia 2, sottolineando così un cammino sinodale delle 15 chiese del Triveneto verso l'importante appuntamento del prossimo aprile.Infine ai vicariati il vescovo ha consegnato il sussidio In cammino verso Aquileia 2, che rappresenta lo strumento di lavoro e di riflessione degli ultimi mesi di preparazione al Secondo convegno ecclesiale di Aquileia.

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