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Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo di Cristina Cabrejss, pubblicato il 23 dicembre sul sito dell’ Agencia EFE , in cui si rip...

lunedì 8 agosto 2011

Meditazione estiva




Linferno esiste e non è vuoto



Un'immagine dello stato attuale di confusione e smarrimento dottrinale nella Chiesa cattolica è riscontrabile relativamente ai novissimi, sia nella predicazione ordinaria sia nella percezione comune dei fedeli, ormai ridotti a due: morte e paradiso. Scompare l'immagine del Dio giudice considerata inappropriata, infantile e veterotestamentaria davanti a un Dio “buono” e “misericordioso”; scompare a maggior ragione l'immagine dell'inferno che, se c'è, ospiterebbe solo demoni (sempre che ci si creda) e qualche personaggio storico particolarmente malvagio.

Per cui il convegno organizzato dai Francescani dell'Immacolata L'inferno e dintorni. È possibile una dannazione eterna?, a cui ha fatto seguito la pubblicazione degli Atti, curati da p. Serafino Lanzetta per i tipi Cantagalli (pp. 366, E. 22) oltre che opportuno appare di grande attualità.

Un convegno animato tra l'altro da teologi e studiosi di grande spessore (Lanzetta, Tabet, Manelli, Gherardini, Hauke, Bux, Apollonio, Andereggen, Cavalcoli, Siano, Calkins) e organizzato secondo lo schema classico che parte dalle fonti della Rivelazione cioè Scrittura e Tradizione, illuminate queste dal Magistero, dai Padri e dalla Liturgia per poi giungere alla riflessione teologica nella quale si è evidenziato un progressivo stravolgimento giunto fino a negare l'esistenza dell'inferno o a svuotarla di significato. Con gravissime conseguenze su tutto l'impianto dottrinale cattolico, dalla morale alla soteriologia.

Che l'inferno esista è una verità di fede, enunciata lungo tutta la Scrittura, che fa da pendant al premio del paradiso e della vita eterna. L'Antico Testamento si limita a preannunciare nei Salmi, nei profeti ed in modo sempre più preciso nei libri sapienziali un giudizio escatologico col quale i giusti ed empi verranno separati. Ma sarà proprio l'insegnamento di Gesù, illuminato anche dalla teologia paolina, a delineare con forza e a precisare le condizioni della pena infernale. Dunque è proprio Gesù, colui che come Dio incarnato è amore e misericordia, a parlare con più insistenza della realtà del castigo infernale.

La morte, conseguenza del peccato, è vinta da Cristo e si trasforma in un ingresso nella beatitudine e nella luce eterna per chi come il martire “muore per il Signore” e per chi mettendosi alla sua sequela è “vissuto per Lui” (Rm. 14.7 e Fil. 1,20). Ma il dono della salvezza può essere rifiutato per cui, chi torna al peccato o non accoglie Cristo, alla morte non può che restarne, per sempre, separato. Padre Manelli rileva che “la morte fisica costituisce il punto determinante per la sorte definitiva immutabile per ciascuno”. Cioè, per salvarsi, occorre morire in stato di grazia e lo stesso Gesù ci invita più volte alla vigilanza, a non farsi cogliere impreparati dalla morte e dal conseguente giudizio di Dio che riguarderà ogni azione umana: pensieri, parole, opere e omissioni. Quando Cristo tornerà alla fine dei tempi a coloro che condannerà rivolgerà la terribile frase “Allontanatevi da me, voi che commettete l'iniquità (Mt 7,23)”.

La conquista della vita eterna, del Regno è accompagnato nella predicazione di Gesù da una alternativa escatologica rappresentata dall'esserne esclusi: nel discorso della montagna, rileva sempre p. Manelli, ciò accade a causa di una condotta morale contraria al Vangelo o per una scarsa adesione alla Buona Novella. Ma quanto sia impegnativo l'essere cristiani e il conseguimento della salvezza lo si rileva dall'analisi delle sei antitesi nelle quali Gesù istruisce i suoi discepoli: non adirarsi contro il fratello, il divieto dello sguardo adultero, del ripudio, del giuramento, l'invito a porgere l'altra guancia e l'amore per i nemici. Soprattutto nelle prime due antitesi la minaccia di Gesù è la Geenna. Gesù arriva ad affermare che “chi dice: pazzo [al fratello], sarà sottoposto al fuoco della Geenna (Mt 5, 21-22). Così come si ritiene preferibile l'amputazione di un arto o di un occhio prima che questo sia strumento di cedimento alla concupiscenza e causa di dannazione.

C'è una frase di Gesù in Mt 13-14 che riassume in che modo il cristiano debba affrontare la vita di fede:”Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano”. Queste parole di Gesù non possono essere ridotte a una semplice minaccia, perché esse descrivono una realtà escatologica reale. Gesù non vuole atterrirci con una minaccia vana, anzi ci sprona alla lotta (Luca usa il verbo greco άγωνίζεςθε, preso dal gergo sportivo, cioè, sforzatevi), a vigilare su noi stessi, ci chiede un cuore, una mente e uno sguardo puro, una volontà ferma, tanta umiltà e coraggio di riprenderci dalle nostre cadute (attraverso i sacramenti) perché la sua misericordia è grande e sorpassa (ma non cancella) la sua giustizia in virtù del fatto che il premio promesso è davvero grande.

E' un ammonimento che dobbiamo tenere presente: la porta larga conduce i più alla perdizione perché verrà il giorno in cui Gesù come giusto giudice separerà le pecore dai capri e dirà alle une “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo (Mt 25,34) mentre ai capri:”Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli ...e se ne andranno questi al supplizio eterno e i giusti alla vita eterna”.

Terrorismo religioso questo? No, amorevole pedagogia divina volta alla nostra salvezza.

Il Magistero ha precisato nei secoli la dottrina dell'inferno. Non si trova molto nei primi quattro secoli, segno di una adesione scontata su tale dottrina nella giovane Chiesa. Emergono vari Simboli nei quali ci si concentra sulla realtà del giudizio universale, sulla discesa di Cristo agli inferi e sul suo ritorno a “giudicare vivi e morti. D'altronde, sottolinea Gherardini il dogma “è spesso la risposta formale all'emergenza ereticale”. E fu così per le dottrine origeniane sull'apocatastasi. Nel Symbolum Quicumque” di fine V secolo si afferma la fede nella risurrezione dei corpi con esiti antitetici, la realtà della condanna eterna, la pena del fuoco.

Innocenzo III con la lettera Maiores Ecclesia causas (1201) intravide la corrispondenza tra peccato e pena operando nella distinzione tra pena privativa e pena positiva la corrispondenza tra pena legata al peccato originale e quella legata al peccato “attuale”. Nel IV Concilio di Lione (1274) si afferma come verità di fede l'eterna e immediata condanna di chi muore in stato di peccato mortale. Al Concilio di Firenze, nel riconfermare queste definizioni di fede, si afferma l'esclusione dal regno di Dio per pagani, giudei, eretici, scismatici.

La Chiesa ha mantenuto ferme nel corso dei secoli queste verità di fede sull'inferno come si evince sia nel Credo del Popolo di Dio di Paolo VI (1968), sia nella Lumen Gentium (48/d), sia nell'ultimo Catechismo.

Rilevante l'intervento di Nicola Bux che ha evidenziato una tendenza nelle ultime riforme liturgiche a sbiadire e mettere in secondo piano la realtà dell'inferno. Tale tendenza si palesa anche nei riti battesimali e negli esorcismi. In controtendenza il ripristino del pro multis nella preghiera eucaristica, voluto dall'allora card. Ratzinger: non solo per fedeltà al testo greco ma anche perché se è vero che Gesù è morto per salvare tutti e Dio vuole che tutti si salvino è anche vero che Dio ci lascia liberi di rifiutare la salvezza e così avviene per alcuni. Illuminante poi una considerazione del Bux nel rapporto tra liturgia e sacramenti:”l'opera più subdola del diavolo consiste nello svuotamento-separazione tra il segno sacramentale e la sua efficacia, la grazia a favore di un simbolismo sacramentale appena evocativo, integrato e oscurato da altri segni ...un simbolismo che dichiara il superamento di fatto del 'simbolo' di Cristo per eccellenza, il Sacramento, soprattutto l'Eucaristia”.

L'intervento di P. Lanzetta, in relazione al problema grazia/giustizia di Dio risponde alla obiezione centrale dell'uomo moderno:”Come potrebbe anche Lui che è il bene condannare, quando l'uomo è condannato dai suoi simili?”. Il rischio allora è di trasformare la speranza della salvezza proiettando in Dio il desiderio di veder cancellata dal mondo l'ingiustizia, ignorando però la giustizia di Dio e” trasformandola in un perdonismo che dà sì conforto all'uomo e alla storia, ma ne trascura la sua verità”. “Questo è un inganno e in definitiva, risponde p. Lanzetta, la disperazione: Dio è fatto a nostra misura e non siamo più noi che dobbiamo aderire a Lui conformandoci alla sua giustizia”. In realtà il Dio che salva è veramente il Dio che proprio perché buono e giusto che giudica la storia e gli uomini, ripara i torti, cancella e distrugge definitivamente il male confinando nell'inferno chi lo ha praticato e chi non ha voluto separarsene.

La questione dell'inferno non aveva mai rappresentato un problema nel cattolicesimo: oggi invece lo è diventato. L'uomo moderno è incapace di concepire un Dio buono che punisce e per di più con castigo eterno. Una concezione soggettivistica della religione e della salvezza penetrata nel cattolicesimo, concepisce al massimo come peccati degni di condanna efferati omicidi compiuti da sinistri personaggi della storia o da serial killer, o può scandalizzarsi ancora per qualche grande truffa con grave ricaduta sociale o ambientale ma ha totalmente smarrito il senso morale del peccato, l'idea e la condizione dell'essere in stato di grazia con Dio; così come gli strumenti (i sacramenti) per ricevere la grazia vengono svilititi o consumati con faciloneria sacrilega dimenticando che ogni rapporto inadeguato con il sacro, come ci ricorda Eliade, può divenire “pericoloso”.

La stessa enfasi che certi teologi pongono sull'auto-giudizio che l'anima compirebbe davanti a Dio, pur in sé fondato, rivela tale soggettivizzazione come evidenzia p. Lanzetta richiamandosi a Leo Scheffczyk: sarà obiettiva l'anima nel giudizio? E soprattutto per l'anima che muore in stato di peccato mortale sarà possibile capire la dimensione di tale gravità senza il confronto con Dio? “In verità – afferma p. Lanzetta – il peccato non è percepito come tale da chi ha come misura solo se stesso”. In più, “se la condanna è semplicemente un autocondanna, l'uomo che normalmente si giustifica, proietterebbe in Dio il suo desiderio di assolvimento e Dio non sarebbe altro che un riflesso di questo desiderio”. Con il rischio anche in questo caso di fare dell'uomo l'unico protagonista che proietta se stesso negli stati escatologici e costringe Dio ad “essere vittima dei propri capricci” paralizzandone la sua giustizia.

Ma è possibile che Dio chiuda gli occhi davanti al male?

Diviene necessario, per sciogliere l'equivoco, chiarire il concetto di giustizia e giustificazione. P. Lanzetta lo fa esaminando la teologia della giustificazione paolina: la giustificazione di Dio non è più una giustizia derivante dalla Legge ma da Dio in Cristo nel quale l'uomo viene assunto. Nella Croce si manifesta la giustizia di Dio, quale atto salvifico, dono di grazia attraverso il sangue di Cristo, strumento di espiazione nel Cristo trattato come peccato a nostro beneficio, attraverso il quale si restaura la giustizia, si ottiene l'atto di grazia salvifico che giustifica l'uomo. Nella Croce grazia e giustizia sono congiunte ma ogni interpretazione antinimostica e lassista deve escludersi perché il perdono che Dio concede all'uomo è frutto “di un severo atto di giustizia, “è redenzione nella purezza e santità, rifiuto reciproco del male”. Perché un effetto fondamentale che la giustificazione implica è il morire con Cristo al peccato dell'uomo vecchio per partecipare alla vita risorta in Cristo attraverso cui si giunge alla salvezza. Qui è evidente che la giustificazione attraverso cui le colpe sono rimesse produce dei frutti di santità che conducono alla salvezza l'uomo che risponde positivamente alla grazia.

Se si vuole una prova dell'evidente ribaltamento culturale avvenuto in questi ultimi decenni rispetto ai venti secoli precedenti all'interno della Chiesa cattolica è sufficiente gettare uno sguardo sulla riflessione teologica sull'inferno del periodo postconciliare. Mentre nei secoli precedenti era la Chiesa a cercare di permeare il mondo della propria fede, adesso è la Chiesa stessa (almeno in alcuni suoi esponenti peraltro molto rappresentativi) che finisce per farsi permeare dal mondo: nel linguaggio, nelle aspirazioni, nelle idee, nella prassi.

Tale catastrofico evento per la fede, è ben lumeggiato nella seconda parte del convegno dei Francescani dell'Immacolata Inferno e dintorni. E' possibile una eterna dannazione?. I campioni di questo rinnovamento teologico presi in esame sono teologi del calibro di Hans Urs Von Balthasar, Karl Rahner, Edward Schillebeeckx, teologi che hanno impresso una clamorosa virata alla riflessione dottrinale della Chiesa. Ognuno di loro, su un livello diverso, è riuscito pienamente nel demolire questa verità di fede: Von Balthasar (studiato da Andereggen e Hawke) attraverso raffinate e complesse riflessioni teologiche che sembrano addirittura partire da dati teologici tradizionali, quasi su un livello “esoterico”, Rahner e Schillebeeckx, studiati dal domenicano padre Cavalcoli, offrono invece criteri teologici innovativi che superano la visione tradizionale (Rahner) o ne prescindono (Schillebeeckx).

La teologia di Schillebeeckx è la meno elaborata ed è ispirata a un criterio illuministico di giustizia. I dannati per il teologo olandese non esistono perché il reprobo verrà annientato dal giudizio di Dio in considerazione anche del fatto che risulterebbe inconcepibile avere dei beati eternamente felici che hanno accanto, nello stesso universo, dei dannati eternamente infelici. Il riferimento scritturale è Apocalisse 20,6 dove però la “seconda morte” è in realtà la definitività della condanna infernale. Ma come ben individua Cavalcoli il reprobo, il condannato all'annientamento eterno, non è colui che è vissuto nel peccato col quale si è separato dall'amicizia di Dio. Il peccato è inteso naturalisticamente (e in stretta dipendenza da una visione socio-politica della fede come dimostrò il suo sostegno alla teologia della liberazione, nonché il totale svincolamento da preoccupazioni di ortodossia e di fedeltà al magistero), e limitato a coloro che hanno praticato sistematicamente l' ingiustizia nei confronti del prossimo (il che si ridurrebbe a pochi casi che avrebbero scelto definitivamente il male), dunque circoscritto su un piano meramente etico-sociale. Infatti la Grazia è ridotta ad un dono di Cristo che non conduce a vivere una vita pienamente divina e soprannaturale, ma semplicemente la propria pienezza umana. Così come non coglie il significato espiativo del sacrificio di Cristo la cui condanna sulla Croce, per lui, è semplicemente un atto criminale, tanto da affermare che ci salviamo “nonostante la croce”.

Molto più complessa e tutt'altro che lineare è invece per Cavalcoli la teologia di Rahner, il vero ispiratore di molta parte della teologia conciliare e postconciliare, l'inventore della “svolta antropologica”.

Non nega l'esistenza dell'inferno, ma riduce la dannazione a una semplice possibilità che tuttavia la sua elaborazione teologica finisce per scartare, soprattutto, dice lui, alla luce della riflessione conciliare. In Rahner lo scavo dal solco teologico tradizionale è profondo, articolato e dirompente. Gli uomini per Rahner sono tutti buoni, anche gli atei sono cristiani anonimi, la grazia non è qualcosa di contingente che si aggiunge alla natura umana, ma è una “autocomunicazione divina” (ma la sostanza personale non è incomunicabile?!) originariamente presente in tutti, necessaria alla pienezza dell'esistenza poiché l'uomo è “autotrascendenza verso Dio” che a sua volta è “l'orizzonte della trascendenza”. L'impostazione di fondo hegeliana della teologia rahneriana e quindi come felicemente la definisce il Cavalcoli monistico-dialettica che “risolve tutto nel Logos divino immanente nella storia come riconciliatore universale” finisce per avvicinarlo all'apocatastasi origeniana.

Il suo ottimismo escatologico deriva dalla sua concezione sull'uomo, la grazia e il peccato.

L'antropologia rahneriana è fondata su tre elementi: soprannaturalismo, storicismo e autoctisi (creazione di sé). La dimensione della soprannaturalità sta nella grazia intrinseca alla natura (quasi la natura contenesse ed esigesse automaticamente la grazia - qui similmente a De Lubac -, e quindi impossibile perderla: dunque l'uomo è un “graziato” per antonomasia). Nel pensiero di Rahner la natura può scomparire nella grazia e viceversa. Fondamentale anche il secondo aspetto legato al rapporto tra la natura umana e la storia perché rifiutando l'immutabilità della natura umana essa si determinerebbe di volta in volta nel farsi della storia.

Consequenzialmente nel terzo tratto relativo alle attività dell'uomo, cioè al pensare e al volere, l'uomo finisce per creare se stesso, plasmando in tal modo la propria natura, messa a disposizione della creatività umana da Dio. Così non esistono valori definibili, immutabili ed universali: l'uomo si auto-crea nella libertà.

La tesi poi che Dio e l'uomo condividano il medesimo orizzonte e la medesima origine della trascendenza fanno sconfinare Rahner in un malcelato panteismo nel quale natura umana e natura divina sono indistinguibili.

Anche la Grazia è stravolta nel pensiero rahneriano poiché:”non ha bisogno di essere pensata come un evento intermittente di Dio in un mondo in sé profano, ma è un esistenziale della creatura spirituale permanentemente dato...”. Contrariamente a quanto la Scrittura insegna sia riguardo la distinzione di Dio dal mondo, sia riguardo la grazia come dono divino distinto comunque da Dio. La grazia così intesa diventa Dio stesso, principio intrinseco dell'uomo” dissolvendo così la trascendenza divina e rituffandosi ancora nel panteismo.

Quando Rahner affronta il tema del peccato diventa difficile capire cosa pensi realmente, alternando posizioni tradizionali, espressioni di matrice luterana (l'uomo pecca sempre), altrove sfiorando la bestemmia (Dio responsabile del peccato perché avrebbe permesso che si introducesse nel mondo) per risolvere il tutto nell'idea (dialettica) che il peccato si annulla da sé in quanto il no a Dio è allo stesso tempo un sì a Dio (si pensi all'ateo per lui cristiano anonimo, sorretto dalla grazia e che nella negazione afferma comunque Dio). Ma questo procedimento dialettico lo conduce a portare l'opposizione a Dio all'interno di Dio stesso e non al di fuori, per cui si può addirittura concludere, spiega Cavalcoli, che in Rahner l'inferno è dentro Dio.

Il senso di queste sue riflessioni, corroborate - a suo dire - dall'evento Concilio, inducono Rahner ad affermare che si può legittimamente sperare per la salvezza dell'intera umanità, senza che necessariamente i singoli uomini debbano convertirsi perché l'evento Cristo è il fondamento della speranza della salvezza universale e che la grazia “si impone anche universalmente” sulla libera decisione dell'uomo. Certamente il riferimento conciliare è GS 22, impossibile però da interpretare (sebbene lo sia stato fatto e lo si faccia abbondantemente) nel senso secondo cui Cristo, incarnandosi, avrebbe collettivamente ed automaticamente redento l'umanità, poiché egli è venuto nella sua singola umanità e non nell'umanità intera: mentre ogni uomo, singolarmente, è chiamato a partecipare e ad inserirsi nel mistero di questa incarnazione

Da notare, in entrambi i teologi, il mancato riferimento all'esistenza dei demoni.

Il più raffinato però nella negazione della dannazione è Von Balthasar. Qui la riflessione teologica, si inerpica in trabocchetti teologici inquietanti anche perché il teologo svizzero passa per conservatore e acerrimo nemico del progressista Rahner. Perché trabocchetti? Perché i termini e i concetti utilizzati da Von Balthasar sono quelli usati dalla teologia tradizionale, ma svuotati o rovesciati. Così come è inquietante la consapevolezza di compiere una missione divina di riforma della Chiesa che avrebbe dovuto scaturire dal suo connubio con la “mistica” Adrienne Von Speyr, la donna (una protestante convertita) con la quale ha sostanzialmente convissuto e del cui misticismo è strettamente impregnata tutta la sua teologia. A tal punto che in ossequio alle visioni della donna secondo cui S. Ignazio lo invitava a uscire dai Gesuiti proprio per affrontare questa nuova missione. La sua Cristologia e la sua teologia trinitaria sono illuminate dalla teoria della kenosi, svuotamento, inteso però non come riempimento del vuoto da parte di Dio, ma come svuotamento della divinità nel donarsi che Balthasar applica alla creazione, alla generazione del Verbo e nello Spirito Santo. Questa tipo di kenosi permette di dare una lettura della separazione del Cristo Verbo incarnato al momento della morte in croce che fa rabbrividire, perché il Cristo uomo, raccogliendo su di sé il peccato di tutti gli uomini veramente e definitivamente si separa dal Padre (pur rimanendo unito a Lui per mezzo dello Spirito, che raramente Balthasar osa definire Santo, perché è un'unità nella quale Dio farebbe esperire al Figlio anche la sua oscurità!!!). Cristo che porta su di sé i nostri peccati, che paga il nostro riscatto al Padre: sembra la dottrina dell'espiazione vicaria, ma non lo è: perché intanto nella sua discesa agli inferi Cristo non arriva al fondo dell'inferno, non libera tutti ma i giusti e i Patriarchi e soprattutto perché in Cristo non esiste una separazione tra l'uomo e il Dio nel momento della morte in Croce. Dunque come rileva Andereggen Cristo sarebbe veramente l'uomo più stupido della terra perché mentre i cattivi si salvano Lui pagherebbe eternamente. Idee contorte che scaturiscono da una falsa mistica (contaminata con il pensiero protestante), da una manipolazione delle processioni intratrinitarie, che fanno dipendere il Figlio dallo Spirito Santo, da una struttura teologica che dipende dalla filosofia dialettica che finisce nella coincidentia oppositorum nella quale in Dio è presenta l'oscurità e la luce, il bene e il male, l'eresia è ortodossa e viceversa. Ovviamente le sue affermazioni secondo cui l'inferno è vuoto e che “bisogna sperare per tutti” trovarono vaste e concrete opposizioni sul piano teologico. A tal riguardo Von Balthasar si difese “lasciando la parola ai santi” messi uno dietro l'altro con il consueto procedimento dialettico. Spendendo in qualche modo a suo favore Origene, Gregorio di Nissa, Massimo il Confessore (questo però contraddetto da altri teologi), affermando che nella Scrittura si possano trovare passi a sostegno della sua tesi, ma anche al contrario. In realtà non gli restano che le visioni della Von Speyr e la sua visione del paradiso nella quale affermò che gli era stato mostrato con “particolare amore e rispetto” Origene, mentre Tommaso e e Agostino (la radice dell'errore sulla questione in oggetto) le furono sbrigativamente presentati. Aldilà di questa “testimonianza” la stessa indagine mistica si risolve in una debacle per il teologo svizzero. Giustamente la speranza per la salvezza di tutti è limitata all'uomo nel suo stato di homo viator, ma non post mortem, perché dall'inferno da dove non c'è speranza di uscire. Non c'è speranza neanche per “l'incontro atemporale con Cristo” né può bastare per la salvezza quel granellino di bene che il peccatore poté avere magari da bambino.

Dunque sofismi teologici infondati a tutti i livelli: sul piano della Rivelazione, sul piano del magistero, sul piano dell'esperienza dei santi e dei mistici, sul piano della logica. Anzi smentite proprio dalle esperienze di tutti i mistici e santi, in modo particolare da suor Faustina Kowalska che nella visione dell'inferno (un inferno pieno di anime) e dettagliatamente descritta nel suo Diario ha evidenziato come “la la maggior parte delle anime che ci sono, non credevano che ci fosse l'inferno”. Allora è davvero appropriata la conclusione del volume con Padre Manelli che commentando le apparizioni di Fatima (un evento che si pone in straordinaria concordanza con la lettura mariana dei tempi ultimi fatta da quel grande santo che fu Luigi Maria Grignon de Montfort), rileva come la Madonna attraverso la devozione al suo Cuore Immacolato intende porsi come rimedio contro la realtà dell'inferno e del male, a conferma che è Lei, la donna vestita di sole che trionferà sul drago infernale e che salverà dall'inferno tutti coloro che le si affidano.





Piero Mainardi
IL CORRIERE DEL SUD-9 Giugno 2011

112 commenti:

  1. Interessantissimo.
    Ma scendiamo un po' più terra terra...
    Mi piacerebbe che i Francescani dell'Immacolata organizzassero un altro convegno: L'inferno e dintorni. È possibile una dannazione eterna per gli scempi perpetrati al Duomo di Reggio Emilia?

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  2. Articolo coraggioso, interessantissimo e documentato.
    Per vedere ulteriormente dove sta la verità possiamo mettere a confronto le tortuosità di Von Balthasar, Rahner, e Schillebeeckx con la limpidissima chiarezza di Lucia, Giacinta e Francesco...

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  3. L'articolo, ancorchè  documentatissimo, non aggiunge nulla alla Dottrina di sempre. Siamo dunque proprio messi male se le cose ovvie e che dovrebbero far parte delle conoscenze "obbligatorie" di ciascuno debbano essere presentate nuovamente in quanto, nel frattempo, non sono state più insegnate e se ne è perso il ricordo.

    Strano che tale precisazione dottrinale sia insegnata sic et simpliciter da quei "cattivoni" della Fraternità, la quale non potrà essere questa volta accusata di nulla (forse).

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  4. chiamare "rinfrescante" un articolo sull'inferno è ironico o cosa?

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  5. Era ora. Finalmente un po' di chiarezza.
    Però... sarebbe stato meglio approfondire lo scappellamento a sinistra!...

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  6. Dio benedica padre Manelli!

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  7. L'Inferno esiste e ci finiranno quelli che non obbediscono al Papa e non rispettano il Magistero - compreso quello postconciliare

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  8. giusto! e tra le nuove direttive del S. Padre c'è proprio il ritorno al vero spirito del Concilio che vede nel Latino e nel Gregoriano strumenti indispensabili alla nuova evangelizzazione. Un tesoro della cristianità da valorizzare

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  9. Carissimi,

    porgo una domanda con possibile risposta teologica a questa discussione che capita a fagiuolo, perchè un mio carissimo amico mi "ha messo in crisi" proprio a questo articolo rispondendo cosi (vi faccio il copia ed incolla) e vorrei capire pure io a questo punto (lui è un po' "modernista" e io "tradizionalista") dato che non sono ferrato come molti di voi, quindi umilmente chiedo una spiegazione; ecco la risposta:

    R: Se fai una vita dissoluta, come il "buon ladrone", messo in croce dagli uomini perché malfattore ed assassino, ed hai la capacita', la grazia, anche solo nel tuo ultimo respiro, di riconoscerti per quello che sei davanti all'amore di Dio, Cristo ti condurrà in Paradiso. Io non so' e non voglio sapere se l'inferno sia o meno vuoto. Io so' che se persino Satana in questo momento riconoscesse questo amore divino sarebbe accolto come il figliol prodigo.

    Lasciando perdere l'ultimo pezzo su Satana ed andando ad analizzare in effetti la situazione del buon ladrone Disma, nel momento che ha riconosciuto Gesù Cristo Nostro Signore, e ha pagato con la croce anche lui tutti gli errori fatti, Gesù gli risponde questo:

    « Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!". Ma l'altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio, benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male". E aggiunse: <span>"Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".</span>
    (Luca, 23, 39-43) »

    Alla luce di questo, voglio dire, basta che io riconosco Gesù e vado in Paradiso? Se è cosi, domani mattina divento protestante subito, mi sembra troppo semplice...

    Grazie in anticipo per le risposte...

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  10. dato che ci siamo qualcuno mi spiega perchè il termine latro - declinato latronis viene tradotto come ladrone e non ladro? in italiano la parola ladrone non significa gran che. Anzi fa apparire la scena culminante della passione come una scena della fiaba di pinocchio.... mi sembra piu efficace ladro....

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  11. Comunque aspettiamo il ritorno dalle vacanze del buon Francesco Colafemmina che nel suo blog "Fides et forma" certamente sistemerà a dovere gli iconoclasti di Reggio Emilia

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  12. Un'altra traduzione mi sfugge insieme ai LADRONI .... I fantomatici RE MAGi!!! tradotti così in italiano non significano nulla e che in latino sono semplicemente definiti magi....
    ecce Magi ab Oriente venerunt Ierosolymam.
    Io lo tradurrei ecco maghi giunsero dall'oriente a Gerusalemme.
    Nel vocabolario di latino giuro che alla parola magus corrisponde o mago o come aggettivo magico non capisco come da mago si arrivi a re magio....  e non ditemi che si traduce saggio perchè in latino saggio è sapiens...

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  13. Latro non è l'italiano ladro. Corrisponde al greco lestes e corrisponde piuttosto a brigante, sicario,terrorista a seconda del contesto.

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  14. <span>Nella mia ignoranza mi manca anche questo vocabolo latino! I fantomatici re Magi in realta nel vangelo latino sono semplicemente magi... ecce Magi ab Oriente venerunt Ierosolymam.  
    Io lo tradurrei ecco maghi giunsero dall'oriente a Gerusalemme.  
    Nel vocabolario di latino giuro che alla parola magus corrisponde o mago o come aggettivo magico non capisco come da mago si arrivi a re magio....  e non ditemi che si traduce saggio perchè in latino saggio è sapiens...</span>

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  15. si ma nel vangelo latino è tradotto latro che poi in italiano diviene ladrone..... lo trovo assurdo... 

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  16. mi sono permesso di controllare sul mio vecchio vocabolario di greco lestes signifiaca come prima cosa ladro infatti in latino è tradotto latro che in italiano andrebbe tradotto ladro ma magicamente diventa un ladrone! anzi addirittura in traduzioni ufficiali del dies irae nel pezzo in cui dice: <span>Qui Mariam absolvisti,</span>
    <span>et latronem exaudisti,</span> viene magicamente tradotto come <span>Tu che perdonasti Maria di Magdala, </span><span>tu che esaudisti il buon ladrone..... una traduzione un po troppo libera...</span>

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  17. Torniamo IT, comunque è stato un ladro che si è convertito solo davanti alla croce e riconoscendo Gesù, ma in vita fino al giorno prima rubava, o no?

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  18. beh penso di si che ladro era se no.... immagino che questa bella immagine di perdono voglia significare proprio che anche nell'ultimo istante di vita Dio è disposto ad accettare il pentimento dell'uomo... nella filotea dei defunti c'è scritto  che chi è in punto di morte senza sacramenti e quindi senza potersi confessare ( come spesso accade a causa di preti latitanti negli ospedali..) basta con la voce o se impossibilitati con il solo pensiero dire il nome di Gesù per non dannarsi l'anima... ovvio con convinzione e con sacro timore... nessuno puo avere la certezza e la pretesa di salvarsi! solo per questo andrebbe all'inferno.

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  19. Credo che, per Grazia, sia possibile a chiunque convertirsi anche all'ultimo istante.
    Ma non si può non tener conto che, come c'è una graduale crescita nella santificazione che è fedeltà alla Grazia, così c'è una involuzione che scelte negative ripetute provocano. Quindi troverei molto rischioso non temere l'indurimento di cuore che ne può conseguire e che potrebbe malauguratamente non permettere la conversione all'ultimo istante. 
    Scrivo al condizionale, perché solo il Signore può giudicare.

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  20. Sì, fino al giorno prima rubava. Ma non sappiamo altro di lui. C'è sicuramente qualcosa in lui che non gli ha impedito di riconoscere il Signore, come invece non è accaduto all'altro, di ladro...

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  21. Alla fine ha poca importanza se fosse un ladro o un lestofante di altro genere. Il senso che se ne ricava è che era sviato...

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  22. Alla fine ha poca importanza se fosse un ladro o un lestofante di altro genere. Il senso che se ne ricava è che era sviato...

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  23. Il pentimento in extremis non nasce dal nulla, ma - oltre che dalla Grazia divina, senza la quale non possiamo fare assolutamente nulla - da un filo sottile di coscienza che non era ancora stato spezzato del tutto, e come premio di una qualche buona azione compiuta in vita.

    E a proposito del buon ladrone (chiamiamolo pure così, come l'han sempre chiamato!), ho letto chissà dove una bella tradizione: pur nella sua malvagità, egli aveva un suo "codice d'onore" che escludeva alcune azioni particolarmente cattive; ed esigeva dai suoi che fosse rispettato, punendo chi sgarrava. Questo po' di bene che ancora conservava sarebbe poi sbocciato nell'atto finale di pentimento sincero e di fede viva in Gesù.

    Quanto all'arrogante teoria del vanno-tutti-in-paradiso... beh, se fosse vera allora Gesù avrebbe detto ai due malfattori crocefissi con lui: Oggi stesso sarete con me in paradiso.
    Invece ha detto sarai.

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  24. Ed il bello è che Gesù gli ha detto: "In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso" mica in Purgatorio o dannato perchè in punto di morte non ha ricevuto i Sacramenti. Comunque nel vangelo di Nicodemo (apocrifo), c'è scritto che il buon ladrone Disma prima di fare carriera da ladro, da bambino era un lebbroso e Gesù lo guarì con la stessa acqua in cui Marià bagnò suo figlio. Comunque non mi voglio mettere con il giudizio del Signore, anche perchè sennò si entra pure in contrasto con le visioni dei Santi.

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  25. infatti una volta la Chiesa istruiva attentamente i bambini al Catechismo insegnando i due seguenti peccati da cui guardarsi:
    - DISPERAZIONE DELLA SALVEZZA
    - PRESUNZIONE DI SALVARSI SENZA MERITO
    che sono due atteggiamenti estremi del peccatore superbo e ostinato (l'uno superficiale e presuntuoso, l'altro disperato, pessimista e sprezzante verso la Misericordia infinita di Dio)
    entrambi dettati da orgoglio, tenace attaccamento al peccato, e offensivi verso la Spirito Santo, che può offrire la Grazia santificante e aiutare il peccatore pentito alla sincera e profonda conversione.
    Una volta tutto questo era insegnato con chiarezza e semplicità, oggi non più. Oggi (da 46 anni) si fa credere che Dio è misericordioso e perdona tutto a tutti, anche SENZA pentimento, nè volontà di convertirsi a Lui, perchè Lui ha già fatto tutto con la sua morte di Croce, e basta crederlo, come i protestanti: Egli dunque (secondo  i cattolici rinnovati delle ultime generazioni) non ha bisogno della nostra adesione volontaria alla Grazia, poichè ha già salvato tutti col suo Sangue, che ci vien detto nella Messa, "è versato per tutti", anzichè "per molti" come era detto prima, nella formula di consacrazione della Messa di S. Pio  V.
    Così, grazie alla "medicina della misericordia" che tutto lascia correre e tutto perdona -comunque uno sia disposto-, e grazie alla Messa di Paolo VI, sapppiamo -avendo subìto una graduale tenace PERSUASIONE sottile e capillare verso questa credenza "rinnovata"- che Dio è troppo buono per condannare alla pena eterna e tutti prima o poi vanno certamente in Paradiso, con o senza meriti....

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  26. ricordo qui i   6  PECCATI CONTRO LO SPIRITO SANTO,
    che il Catechismo di S. Pio X insegnava con chiarezza e semplicità e che noi , prima del mitico CV2, imparavamo a memoria, seguendo poi con attenzione le spiegazioni inerenti a tali peccati, ( ovvero le strade che ad essi portano e come e perchè evitarli) :

    <span>1° Disperazione della salvezza;</span>
    <span>2° presunzione di salvarsi senza merito;</span>
    <span>3° impugnare la verità conosciuta;</span>
    <span>4° invidia della grazia altrui;</span>
    <span>5° ostinazione nei peccati;</span>
    <span>6° impenitenza finale.</span>
    <span>---------------</span>
    <span>...vi posso assicurare che da almeno 20 anni (forse 30) non vengono neppure nominati al Catechismo che prepara i bambini alla Prima Comunione.</span>
    <span>Il metodo di insegnamento è l'attività ludica-creativa-cartellonistica....(che evidentemente deve preparare i futuri fruitori-animatori degli SHOW  liturgici che anno dopo anno sostituiranno la Santa Messa..., essendo molto più partecipativi e socializzanti-affratellanti....</span><span>.)</span>

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  27. Mi sa che al giorno d'oggi il 5° peccato allo Spirito Santo è quello che porta più anime a Satana che non gli altri...

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  28. Re magio è termine infantile,si dovrebbe dire re mago. E mago non è una specie di stregone tipo Otelma,misericordia! I Magi persiani erano dotti,sapienti,ricercatori della verità, di religione zoroastriana. In ebraico si direbbe chakhamim,saggi,sapienti,studiosi,maestri. Magi è un appellativo,simile a gli Anziani,i Maestri, gli Scribi. La faccio lunga ma solo per essere chiaro. E piano coi vocabolari: inutile cercare la parolina esatta,corrispondente,come insegna la signora maestra. La parola va capita nel contesto in cui ê inserita. Per tornare al ladrone,tutti gli studiosi di esegesi biblica spiegano che il latro non era un ladro di polli,o uno che rubava la pensione alle vecchiette,ma un pericoloso avversario del potere romano,un rivoluzionario,un terrorista. E magari dall'altra parte lo vedevano come un patriota. Ma certo era uno che forse aveva ucciso più che rubato. Ma cambia qualcosa? Per tradizione da secoli si dice così e perchè cambiare? Anche con Susanna e i vecchioni,come la mettiamo? Cambiamo in" Susanna e i diversamente giovani"? Ma poi penso che vogliono cambiare il Padre Nostro e allora chiamiamo il buon sobillatore o il ladro pentito. Meglio così?

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  29. È un latinismo: da latrone si è tradotto ladrone, cosa diversa dl ladro,fur.

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  30. Caro Maranatha,la mia risposta potrà sembrarti breve e anche poco esplicativa ma...chi ti dice che tutti,ma proprio tutti abbiano questa "Grazia" da Dio di riconoscere nell'ultimo istante della propria vita Gesù Cristo come unico Signore,Salvatore e  Redentore del mondo riconoscendosi peccatore?...
    Per di più credo che sarebbe-ovvio che il tuo è solo un esempio e lo capisco-troppo complicato e difficile da spiegare in un post,alla sola luce del limitato se pur alto intelletto umano,anche del più sopraffino "dottore della Chiesa",provare a comprendere il Divino Giudizio verso chi,di fatto,anche se cristiano,non è cattolico,anzi,per di più scismatico ed eretico come un protestante.
    Troppo difficile comprendere il pensiero di Dio,credimi!

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  31. Il problema è che i discepoli dei tre teologi del Vaticano II insegnano nelle università pontificie...per costoro l'inferno sarebbe vuoto in virtù dell'apocatastasi!

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  32. Alessandro (sandalo)8 agosto 2011 alle ore 23:30

    <p><span>Siamo in Palestina, sulla strada per Betlemme, alcuni giorni prima di quel famoso 25 dicembre che ha cambiato la storia umana. Giuseppe e Maria, ormai prossima al parto, passano attraverso un grande mercato. Sentono i venditori magnificare le proprie merci. Passano di fronte ad un mercante di stoffe. Questo si avvicina, vedendo il pancione della Madonna e cerca di venderle degli articoli per neonati (ovviamente di quelli in uso all'epoca), comincia con il dire:</span>
    </p><p><span>"Donna, compra queste fascette per avvolgerci tuo figlio. Guarda quando sono belle, sono degne di un re!"</span>
    </p><p><span>Quasi tra sé la Madonna pronuncia un'affermazione che, agli occhi di chi avesse visto la scena, sarebbe sembrata ben strana:</span>
    </p><p><span>"Mio figlio sarà Re"!</span>
    </p><p><span>A questo punto il mercante, come trasecolato, prima ammutolisce poi le si rivolge dicendo:</span>
    </p><p><span>"Donna, te li regalo. Mi raccomando, però, quando sarà re, digli che si ricordi di Tito, detto <span>DISMA</span>."</span>
    </p><p><span>La Madonna rispose: "Non dubitarne"!</span>
    </p><p><span>Sono passati molti anni. Siamo sul Calvario. Gesù è stato crocifisso in mezzo a due malfattori. Tutti, dagli Anziani del popolo, agli scribi, ai suoi stessi compagni di sventura, lo stanno insultando. Ad un certo punto, uno dei ladroni, quello crocifisso a destra del Redentore, si zittisce. Ha visto quella donna che piangeva ai piedi della Croce del Figlio. Pur stravolto dal dolore, quel volto conserva una bellezza ed una dignità che colpiscono e che, soprattutto, non gli sono nuove. Si chiede rimuginando tra sé:</span>
    </p><p><span>"Io quella donna la conosco! Ma chi è? Dove l'ho già vista? Non di recente, ma un volto così non si dimentica. Adesso ricordo! Le fascette da Re!"</span>
    </p><p><span>E subito, rivolgendosi all'uomo crocifisso accanto a lui:</span>
    </p><p><span>"Signore, Ricordati di me quando sarai nel tuo Regno!"</span>
    </p><p><span>"In verità ti dico: oggi stesso tu sarai con me in Paradiso."</span>
    </p><p><span>.</span>
    </p><p><span>(Da "Mio Figlio sarà Re!" di Mons. Giuseppe Pace S.D.B, vita della Madonna, attinta da fonti bibliche, extrabibliche, storiche ed archeologiche, nonché da tradizioni popolari palestinesi)</span>
    </p>

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  33. "<span>L'articolo, ancorchè  documentatissimo, non aggiunge nulla alla Dottrina di sempre"</span>
    <span>Non credo che l'amico Piero volesse proporre qualcosa di nuovo; semplicemente espone, riporta e propone -a mio avviso- in modo assai chiaro e incisivo cose certamente note, ma non note ai più (purtroppo)! </span>
    <span>E' inutile disperare rimpiangendo il terreno perduto: ormai siamo popoli (tutta Italia e tutt'Europa intendo)  da rievangelizzare.</span>
    <span>Rimbocchiamoci le maniche: chiunque dica qualcosa di "cattolico" merita d' essere apprezzato.</span>

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  34. Per<span> Cesare, Areki, Luisa e tutte le persone di buona volontà</span> che sentono tanto la mancanza del "post disperso" sulla DUOMO DI REGGIO EMILIA, eccovi due bei video di pontificali dalla cattedrale reggiana:

    http://www.youtube.com/watch?v=epcxrjPud1Q&feature=related

    http://www.youtube.com/watch?v=Bwifs1nR86o&feature=related

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  35. Davvero belli! in particolare il secondo.....

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  36. "...l'Inferno esiste solo per chi ne ha paura"

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  37. Se Dio giudicasse come giudichiamo noi, allora in Paradiso ci sarebbe solo la Madonna.

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  38. Milanese alla riscossa!9 agosto 2011 alle ore 06:46

    Caro Maranatha, la tua risposta è parzialmente corretta, ma un po' semplicistica. Tu hai focalizzato l'attenzione sul fatto che il ladrone "riconosca" Gesù per quello che è, cioè il figlio di Dio. Prova a guardare nell'interezza quello che il ladrone dice: prima <span>riconosce</span> le sue colpe, poi <span>accetta</span> la pena e, infine, <span>chiede</span> l'aiuto di Dio. Ora tu capisci che quest'atteggiamento è già diverso dal, semplicemente, "riconoscere Gesù". Guardati un po' intorno e vedi quanti vivono lontano dalla Fede e, dopo aver peccato, riconoscono la propria colpa o accettano una pena (magari una grave malattia o infermità). Ricordati del caso De Mattei qualche tempo fa, e pensa a quanti "cattolici" si sono stracciati le vesti al pensiero del castigo divino. Quanti hanno fatto il ragionamento del buon ladrone (la società compie quotidianamente moltitudini di peccati, quindi accetto la punizione divina e chiedo al Signore pietà per la mia anima)? Hanno preferito rifugiarsi nel loro bozzolo buonista e salottiero col dire "Dio è troppo buono per...", mentre basterebbe leggere una pagina dell'Apparecchio alla Morte di S. Alfonso per rendersi conto di come stanno veramente le cose. 
    Quindi, come vedi, lungi dall'essere una cosa "facile", il buon ladrone ha avuto una grazia specialissima. Sarebbe un'enormità vivere dissolutamente per poi confidare nella "grazia specialissima", perché, nella normalità, l'albero cade dalla parte da cui pende (come dice un santo sacerdote). 
    Per riflettere meglio su queste cose e trarne giovamento per l'anima, consiglio a te ed al tuo amico la partecipazione ad un corso di esecizi spirituali di S. Ignazio. Consultando il sito www.sanpiox.it trovi tutte le date e i luoghi. 

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  39. Ho letto l'opera di Von  Balthasar sull'inferno...se è vero che l'espressione dell'inferno vuoto è fuorviante, c'è anche da dire che il teologo svizzero non dice che l'inferno sia vuoto, ma c'è da sperare che lo sia, in quanto non si va all'inferno per molti o pochi peccati, ma per avversione completa a Dio che ti fa rifiutare la sua misericordia, all'inferno si va se non si vuole essere perdonati, sembra illogico ma l'uomo è anche capace consapevolmente di autodistruggersi; mutatis mutandis: so che la droga mi porterà a distuggermi sia nel fisico che nella mente nonostante ciò continuo a drogarmi. Secondo me Von Balthasar ha individuato l'atteggiameno che sta alla base dei peccati contro lo Spirito Santo. Qui non si tratta di pensare la salvezza a buon mercato quanto piuttosto la possibilità per ogni uomo di salvarsi per mezzo di Cristo e liberamente di rifiutare quella salvezza.

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  40. "Senza il purgatorio e l'inferno, il buon Dio non sarebbe che un povero re" (Anatole France)

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  41. Visto che ci ritroviamo un Mosè di Michelangelo con le corna in testa anzichè due raggi di sole causa errore di traduzione già nella lingua latina... volevo giusto capire.. 

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  42. Alessandro (sandalo)9 agosto 2011 alle ore 11:12

    <span> non si va all'inferno per molti o pochi peccati.</span>
    Chi muore con un  SOLO peccato mortale di cui non si è realmente pentito, va all'inferno.
    Lucifero ed Adamo, per una sola trasgressione, sono stati puniti.
    E' ovvio che chi va all'inferno con due peccati, sarà trattato peggio.

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  43. Simon se lei è padre mi dica come faccio a trovarla perché sarebbe un padre spirituale straordinario.
    Se non è sacerdote allora mi dica come trovarla che le devo per lo meno un grazie! :)

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  44.  Si va all'Inferno anche per un solo peccato mortale. Materia grave, piena avvertenza, deliberato consenso.

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  45. Alessandro (sandalo)9 agosto 2011 alle ore 11:33

    Santa Caterina da Genova, una volta ebbe una visione di un'anima
    dell'inferno, cui chiese se, laggiù ci sono ancora consolazioni.
    Rispose che vi sono tre consolazioni:
    1) dato che *<span>ogni SINGOLO  peccato è punito per conto proprio</span>*, ci si consola
    pensando che si è stati tolti dalla terra prima di avere il tempo di
    commetterne altri;
    2) si è consapevoli che tutto ciò che si patisce, per quanto indicibilmente
    orribile, è sempre MOLTO MENO di ciò che si è meritato;
    3) la più orribile pena dell'inferno, la pena del danno, quella che punisce
    il distacco da DIO (mentre la pena del senso punisce l'attaccamento
    disordinato alle creature) provoca sofferenze senza possibilità di paragone
    o di immagine, però, se le anime dell'inferno avessero contatto con DIO, la
    loro lordura, a contatto con la maestà di DIO, provocorebbe in esse una
    sofferenza 10.000 volte maggiore di tutte le pene del danno e del senso
    messe assieme.
    Pertanto, la dannazione stessa, in definitiva è un atto d'amore di DIO.

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  46. Ma sapete quale mi sembra il peccato del ladro? Aver sprecato la sua vita dietro falsi miti e aver (ri)conosciuto troppo tardi la fonte della vita e della gioia.
    Si, la salvezza, l'episodio in questione è uno di quelli che ti alleggerisce il cuore.
    Ma il primo si va alla vita e all'onestà con la quale devi specchiarti ogni giorno di fronte ad essa.
    Orto-prassi!

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  47. ma il Concilio attribuisce valore salvifico anche alle varie "chiese" e "comunità" non cattoliche, che di certo non obbediscono al Papa (vedi ad es. Unitatis Redintegratio 3.4). Quindi sei tu che vai contro il magistero conciliare, rombo! Antipapista!

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  48. la fai facile Annarita, pochi anni fa un sacerdote, responsabile delle vocazioni in una diocesi del nord Italia (posso fare nomi e tutto), mi chiese, quasi a ridicolizzare la tradizione etc., "ma perché, secondo te quanti peccati mortali ci vogliono per andare all'inferno?". Allora, la domanda era seria, nel senso che il nostro ignorava assolutamente che si vada all'inferno per un peccato mortale (per definizione), e si scandalizzò alla mia risposta (perché non aveva mai sentito una cosa del genere). Per onestà devo dire che l'altro sacerdote presente, insegnante nel Seminario locale e ciellino, fu ancora più scandalizzato dall'ignoranza del confratello, e gliene disse lui stesso di cotte e di crude

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  49. È oramai chiaro, caro semplice fedele,  che la REDAZIONE ha deciso di tacere sulle ragioni che l`hanno "convinta" a sopprimere il thread sullo scempio attuato nel Duomo di Reggio Emilia.
    Qualunque siano quelle ragioni, e premettendo che i gestori sono i padroni di casa e dunque liberi di agire a modo loro, considero comunque il silenzio della REDAZIONE una palese mancanza di rispetto per i blogger, in primis quelli toccati da vicino dall`operato del loro vescovo, quel thread conteneva la loro testimonianza e anche richieste di aiuto..."non lasciateci soli"...ebbene i gestori di MiL, malgrado le reazioni e richieste dei blogger, non hanno stimato corretto rispondere e dare la benchè minima spiegazione. Molto deludente.
    Un blog esiste anche grazie ai blogger, ai loro commenti e alle loro testimonianze, non so che cosa c`è dietro quella soppressione, ma sembra sia più importante o abbastanza importante per ignorare le reazioni.
    O...allora, magari il giorno dell`inaugurazione di quello scempio, la REDAZIONE ci serberà una bella sorpresa e capiremo le ragioni del suo silenzio.

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  50. Una domanda:Se Dio è potenza assoluta significa che è al di sopra del male e quindi anche dell'inferno.
    La ribellione di Lucifero sarà eterna o temporanea?
    Già San Gregorio di Nissa affrontò questi problemi ma non esiste una risposta definitiva...
    Dio avrà l'ultima parola.
    Alla fine...fine dei tempi,dopo tanto male Abele ricomporrà Caino nella sua tomba?

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  51. Se Dio ha rivelato come ha intenzione di agire, perché vuoi che agisca in un altro modo?

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  52. Grazie Alessandro.
    Si, Dio per misericordia sta lontano dalle anime dannate per evitar loro maggiori sofferenze.

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  53. Credo che si capisca dal contesto che non intendevo dire che non si va all'inferno per i peccati mortali, ma che il discrimen non è la quantità ma la qualità dei peccati e l'atteggiamento di fondo del peccatore(uno o mille peccati mortali peccati mortali portano comunque all'inferno se non si è pentiti). Quando dico che si  va all'nferno per un'avversione completa a Dio che ti porta a rifiutare la sua misericordia, (se voglio misericordia devo prima chiederla) credo sia implicito che tale uomo non conosca neanche il significato della parola pentimento.

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  54. Alcune osservazioni su questa meditazione estiva...

    MISERICORDIA DI DIO e GIUSTIZIA (o VENDETTA) di DIO
    Nell'Antico Testamento e nei detti e fatti di Gesù emerge la HESED (misericordia, amore, carità, compassione) di DIO: penso nessuno possa mettere in dubbio questa affermazione. Non è il caso che sottolinei i vari contenuti. Nel vangelo di Luca, Gesù a Nazareth mette in evidenza proprio questo: nel GIUBILEO lui è giunto per annunziare, che i ciechi vedono, gli zoppi camminano ecc ecc, come segni della Misericordia di Dio.
    D'altra parte Gesù "dimentica" una parola quando cita in questo caso il profeta Isaia: la parola in questione è la "vendetta" di Dio. In questo modo suscita lo scalpore di Giovanni Battista e dei suoi discepoli. Giovanni Battista proprio per questo manda dal carcere alcuni messaggeri per chiedergli "sei Tu che deve venire oppure dobbiamo aspettarne un altro?" Gesù ripete quanto affermato precedentemente dicendo "beato chi non si scadalizzerà..."
    Ammetto tuttavia che nei vangeli e nel NT la difficoltà di tenere insieme la Misericordia di Dio e la sua Giustizia è sempre presente, soprattutto nel momento in cui si vuole sostituire al termine Giustizia quello di Vendetta, Punizione, IRA di Dio. Tra le soluzioni trovate c'è stata quella di spostare la Vendetta di Dio alla fine dei tempi, nel DIES IRAE, appunto.
    D'altra parte questa non può considerarsi una definitiva soluzione, dato che il problema a riguardo di Dio non può essere risolto: Dio può (al di là della sua infinita misericordia) considerarsi giusto nella misura in cui propina per l'eternità le punizioni più orribili ed inenarrabili?
    Io penso che l'idea dell'INTRINSECE MALUM (che i latinisti dovrebbero conoscere) applicata alle azioni compiute dagli uomini debba valere anche per Dio. Se un'azione (ad esempio torturare con atrocità una persona) è sbagliata intrinsecamente (intrinsice malum, appunto...) se compiuta da un uomo, a mio avviso non può diventare addirittura meritevole se operata da Dio o da Gesù Cristo...
    Non si dica che loro non farebbero male a nessuno perché le sofferenze sarebbero provocate dai demoni...


    Fine della prima puntata... Se non disturbo nei miei ragionamenti e pensate che possa continuare, nel pomeriggio farò altre considerazioni...

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  55. Per quanto mi riguarda attendo volentieri altre considerazioni, se supportate - come queste appena fatte - dalle letture del Vangelo. :)
    Il problema non è se disturbi, ma se non ti è di troppo disturbo a te. :)
    E non badare alle ironie facili, meritano giusto il sorriso accennato che creano.

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  56. Von Balthasar ha esposto questa sua teoria soteriologica in "Teologia dramatica", mi sembra nel IV volume, ben consapevole di essere fuori della ortodossia. In Bisogna sperare per tutti ha cercato di trovare pezze d'appoggio attraverso testimonianze di santi e di mistici senza riuscirci. La Chiesa non manda nessuno all'inferno  per questo motivo spera (cioè prega) per tutti, ma sa anche (in virtù dell'insegnamento di Cristo) che vi sarà una quantità di persone che (per colpa loro) ci finirà. Ecco quindi che la speranza di Von Balthasar che l'inferno sia vuoto è vana, inutile e fuorviante.

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  57. Attento Manuel: giudicare le opere e la giustizia di Dio è temerario. La persona che finisce all'inferno è una persona che ha scelto di rivolgere la sua esistenza in altra direzione rispetto all'amore per Dio e del prossimo, rispetto alla legge che Dio ha dato, rispetto alla carità e alla giustizia nei confronti di Dio, del prossimo e di se stesso. Se lui nella vita si è posto certi obiettivi, una volta finita la vita su questa terra che cosa può rimanere se non il vuoto e una realtà "spirituale" per noi inimmaginabile rappresenta da una realtà spirituale priva di Dio? Poi non si pensa mai a sufficienza della grandiosità della felicità eterna, della beatitudine rappresentata dalla visione di Dio. Tale grandiosa speranza e tale grandiosa meta implicano un cammino che non può essere così a buon mercato. E non si riflette mai abbastanza che l'uomo ha un' anima spirituale nella quale ogni atto che compie è un atto eterno. Tutto il male che compie la macchierebbe in modo irreversibile se non fosse per la misericodia di Dio che ci consente attraverso il sincero pentimento la remissione dei peccati nel sacramento della confessione. L'uomo deve arrivare alla meta: la salvezza e la visioen di Dio senza macchia. Ci sono macchie che la Chiesa ci insegna che possono lavarsi con l'espiazione in purgatorio ed altre no. Dio non tortura nessuno: alla fine della vita ciascuno verrà retribuito secondo giustizia, chi ha scelto volontariamente e consapevolemente obiettivi sbagliati quando era nel tempo raccoglie nell'eternità (cioé quando il tempo non esiste più) quello che ha seminato.  

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  58. Gesù si è sacrificato per tutti ma non tutti lo hanno riconosciuto o lo seguono e infatti più volte ricorda che "molti sono i chiamati e pochi gli eletti, di praticare la via stretta e che ci saranno alla fine dei tempi molti che staranno alla sua sinistra, cioé dannati). Il pro multis nella liturgia ce lo ricorda: per molti e non per tutti il suo sacrifcio sarà efficace, e certamente non perché sia Lui a fare discriminazioni. Se l'uomo rifiuta durante la vita seguire il messaggio di salvezza Dio deve fare finta di nulla?
    Teologia del ricatto? no, come ti ho risposto prima, attento alle espressioni che usi. Dio non ricatta nessuno. Purtroppo per effetto del peccato originale saremmo, coem ricorda sant'Agostino massa dannata, cioé avendo una natura corrotta non potremmo aspirare alla salvezza. Quindi Dio si incarna e ci redime con il suo sacrificio, ci offre tutti gli strumenti per poter sfuggire a questo terribile destino. Noi non sappiamo nei dettagli perché sia andata così, cioé perché l'uuomo, creatura di Dio sia riuscito a perdere l'amicizia con Dio e l'immortalità, però sappiamo che è così. Dunque non ci resta che prendere atto, seguire Cristo, fare la sua volontà, stare nella Chiesa che Lui ha voluto e spezzare meno in quattro il capello.
    Dov'è il ricatto. Come ti ho scritto prima o sei idoneo per stare alla presenz adi Dio o non lo sei. Gli esempi che forniosci sono fuorvianti: aldilà di come concretamente funzionano (questo è un altro paio di manjiche e porterebeb lontano) accedere a un Sacramento comporta una formazione per cui dovrai pur seguire una catechesi o un ciclo di incontri: doev sta il ricatto? 
    Nel caso del matrimonio si tartta di adulti per cui: se rifiuti il corso è o perché ti senti già a posto e allora sei un presuntuoso oppure perché ti interessa solo la cerimonia e allora è giusto che il sacramento sia negato.
    Nel caso dei bambini dov'è il ricatto? i bambini vanno a catechismo per conoscere il cristianesimo, diventare cristiani e per poter, in quanto tali, beneficiare dei sacramenti. Bisognerebbe entrare nel merito di quel che è diventato oggi il catechismo e la liturgia che questi bambini devono sciropparsi, tra l'altro fatta su misura proprio per loro, che pretenderebbe di esprimere gioia e festa. Ed infatti la esprime in modo così artificiale che appena sfiorano l'età della ragione si divertono e fanno festa altrove. I bambini dovrebbero andare a DOTTRINA per imparare cosa Cristo vuole da loro, come piacere a Cristo, cosa sperare e come comportarsi.
    Poi parli di persone anziane e malate che vivono con terrore il loro rapporto con Dio. Non so se esista una statistica in merito, ma io vedo nei vecchi secolarizzati un vuoto disperato e non terrore per un Dio che non hanno mai voluto nè riconosciuto. E d'altronde c'è sempre comunque un filo di incertezza sulla  propria sorte postmortem che solo un uomo in perfetta grazia di Dio può approcciarsi serenamente al Suo incontro. Una bellissima catechesi di Benedetto XVI su Angela da Foligno ricorda che la beata è diventata tale partendo dalla pauta delal dannazione. L'Amore è la perfezione della legge, ma non si può scartare di fare certe cose piuttoste che altre che lì per lì ci piacerebbero di più per timore della punizione. La prima via è perfetta (sempre che si ami ciò che è gisuto amare, eprché oggi dietro la parola amore si nasconde le peggiori turpitudini) la seconda è comunque utile e buona. Mi sembra che Pascal dicesse che l'uomo non è nè angelo nè bestia, ma a forza di consideralo angelo è diventato bestia. Cerchiamo di non sopravvalutarci e di stare nella grazia di Dio per amore è meglio, in caso contrario per timore. Ed è già qualcosa.

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  59. Un cambio di paradigma abbraccia decenni, anche secoli. A noi ci è data la possibilità di vivere durante gli albori di un futuro cambio di paradigma, pertanto bisogna mettersi in testa che la confusione storica c'è e ci sarà ancora per molto.
    Mi piace pensare che l'uomo è come sull'orlo di un baratro. Davanti a lui una luce -lontana e potente - che osserva, cercando di scorgerne i particolari. Non potendosi avvicinare, l'uomo si sposta di lato (indietro mai, fosse anche per il principio di entropia) e ad ogni spostamento vede in una nuova prospettiva la luce, la quale pare che muti, pur restando quella che è.
    Infine manuel non credo dica che è Dio che ricatta, bensì che si è abituati al ricatto dell'uomo che parla di Dio ad altro uomo.

    E' giusto non dimenticare nessun messaggio evangelico, ma il "problema" è con quale messaggio iniziare a far breccia nella storia in questo periodo storico. Sono tempi senza speranza, il messaggio principe non può che essere la speranza.

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  60. Aggiungo che di teologi immani come Agostino non se ne vede l'ombra in questo periodo. O forse si, ma solo la revisione storica potrà dirlo. O forse bisogna solo sperare che debba ancora nascere un nuovo teologo  talmente straordinario che riesca nell'impresa di ridefinire il panorama teologico generale pur mantenendo alcuni principi cardinali fissi. Uno che apra a culture differenti dall'ellenismo greco e il diritto latino su cui ci siamo basati finora nel (ri)leggere la luce. Che comprenda l'enormità del baratro che la scienza ha scoperchiato e ne faccia tesoro, rilanciando l'uomo per l'uomo! Riprendendo l'immagine di prima è come se la scienza illuminasse il baratro e l'uomo attonito scoprisse che la realtà che sta davanti a lui è senza fondo, a tratti comprensibile eppure sfuggente. E la luce in lontananza, che chiama.
    Ragazzi, la scienza oggi è arrivata a punte talmente estreme da aver ridisegnato l'intero asse su cui poggiano le sicurezze umane!
    Come può la teologia ufficiale non tenerne conto?!
    Principio di indeterminazione, Godel, Infinito di Cantor, quantistica, relatività, ricerca della GUT, principio antropico, entropia.
    Queste sono le domande che attendono il futuro paradigma.
    Oggi non esiste un Agostino perché con la specializzazione di oggi forse nemmeno un Agostino riuscirebbe a capirci qualcosa. E' l'entropia di cui parlavo prima. Servono teologici scienziati che parlino di scienza SAPENDO cosa è la scienza e cioè significa FACENDOLA, VIVENDOLA! Teologi che esulino dalla cultura e razionalità europea e aprano al mondo la speranza cristiana, ma che nel contempo (ri)conoscano benissimo il paradigma latino che ancora vive all'interno della visione cristiana odierna. E sono 2 caratteristiche minime di un super-uomo che dovrebbe ridisegnare il paradigma...
    E tutto questo mi fa capire che oggi il mondo è talmente complesso che UN uomo solo non può arrivare a tanto, naturalmente.
    Serve collegialità e obiettivi. Unione di intenti. E tempo.
    Tanto tempo.

    Ci è concesso questo, di tempo. Io ne sono felice, nonostante tutto. E ringrazio.

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  61. mmm... in che misura la vita morale e spirituale di un uomo che si aggrappano a principi metafisici (e metastorici) necessitano realmente di questa nuova sintesi scientifico-teologica? Che cosa la scienza o la tecnica odierne hanno intaccato riguardo a Dio e la sua Rivelazione? a me personalmente sembra assolutamente in nulla.

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  62. La rivelazione ha parole nette e precise? Oppure ci si affida ad un Magistero proprio perché i confini di tale rivelazione sono talmente sfumati che ogni uomo potrebbe farsi la propria religione? D'altra parte esistono o no chiese fra loro molto simili eppure diverse che pretendono d'avere al centro la figura di Cristo?
    La scienza non intacca Dio, nulla intacca Dio! La scienza intacca la visione UMANA dell'opera di Dio visibile e palpabile. E l'uomo può sentirsi amato perché sa di essere al centro di un universo che ruota intorno a lui, o perduto di fronte all'incommensurabile vuoto dell'infinito universo finito del quale lui non è che la somma di atomi stellari che rispondono a logiche probabilistiche!
    E questa non è che un nuovo sentimento, una nuova richiesta teologica che deriva da un cambio scientifico.
    Senza una teologia che prenda in seria considerazione alcune scoperte scientifiche e soprattutto quello che queste scoperte SQUARCIANO nell'animo umano, si lascia spazio agli scienziati di fare cosmogonia, con il risultato (che è sotto gli occhi di tutti) di far nascere una religione della scienza.
    Panikkar (che fu chimico e fisico) metteva in guardia da una cosmogonia scientifica. Non è scienza passare dall'equazione ad esprimere una teologia escatologica (come Hawking con i suoi buchi neri che evaporano da sempre fa). Ma il mondo di oggi ha questi confini sfumati, confusi. I concetti sono tanti insiemi che si intersecano e l'uomo, in questo mare, annega non potendo avere certo la visione oggettiva del tutto.

    E il bello non è che serve SOLO una teologia della scienza.
    Quello è solo una parte di quello che servirebbe per ripristinare un tentativo di ordine logico.

    Non per niente c'è chi rinuncia completamente alla logica e arriva a dire "il cristiano del domani o sarà mistico o non sarà".

    E questo significa il completo abbandono del paradigma teologico finora seguito, quello della spiegazione logica e razionale - umana - dei segreti della rivelazione (splendido ossimoro).
    Ma chi lo sa come sarà il domani!
    La storia non si fa con i se e, aggiungo io, nemmeno con i se fosse.

    Viviamo agli albori di un cambio di paradigma. Che bello, no? :)

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  63. <span>Se volete leggere qualcosa al riguardo un buon libro è Nuova fisica e nuova teologia di</span> Michał Heller :)

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  64. Consiglio all'ospite di smettere di scrivere fesserie, ricollegare il cervello e leggere che cosa dicono delle comunità non cattoliche il Concilio, la Dominus Jesus e Benedetto XVI. Un "certo" valore salvifico delle comunità non cattoliche non va confuso con il fatto che la Chiesa Cattolica sia l'unica via ORDINARIA alla salvezza

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  65. Scusami se volo basso, ma la Chiesa cattolica è l'unica vera Chiesa fondata da Cristo alla quale ha rivelato ciò che è necessario conoscere in ordine a Dio e alla salvezza. Ciò che è necessario per la salvezza e per vivere in grazia di Dio è fissato definitivamente. Ed è chiaro e valido per ogni tempo e ogni luogo. Possiamo conoscere meglio, approfondire maggiormente certi aspetti, ma il necessario è chiarissimo.

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  66. E non è questione di volare alto o basso. E' proprio questione di smetterla a volte di fissare il sole che acceca e guardare il panorama che questo sole illumina. :)

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  67. I paradigmi li lascio a Kuhn e guarda che non il messaggio evangelico, il Vangelo è uno solo. Quando si sceglie si è - letteralmente ed etimologicamente eretici. Serve collegialità e obiettivi? No, serve solo la fedeltà alla Verità tutta intera e la capacità di non scambiare le vicende storiche come una seconda Rivelazione proveniente dalla storia. Cosa ben diversa dalla corretta lettura dei segni dei tempi. Nel futuro paradigma la natura dell'uomo resterà dempre la stessa. Cambia solo il contesto nel quale vive. Ma la legge morale e quella che la riassume, i dogmi e il amgistero resteranno sempre gli stessi. La collegialità è solo una modalità dell'esercizio del primato petrino? cosa ci combina col nostro discorso se non in funzione di una democratizzazione della Chiesa ritenuta indispensabile proprio perché si applica alla Chiesa un paradigma politico che non gli appartiene? Aggiungo che l'assunzione della filosofia greca  e del diritto romano non sono stati accidentali, ma determinati dal fatto che molti dei loro tratti esprimevano una universalità intrinseca alla natura umana, dell'uomo di ogni tempo, per cui, sora di semi del Verbo, sono stati assunti all'interno della Rivelazione e della cultura cristiana. Cosa impossibile con le filosofie moderne, perché esprimono una visione secolarizzata e profana dell'uomo, del mondo e della vita.

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  68. Nel "castello" vi sono le parti necessarie che sono definitive e altre che hanno un carattere pastorale/transeunte, o suscettibili di sviluppo. Le parti relative alla fede e alla morale sono necessarie e definitive. Cosa credere e come vivere non sono suscettibili di sviluppo. Si possono porre questioni nuove, vedi al bioetica, ma saranno sempre lette (o meglio i dati che la scienza con maggiore precisione può fornire) con i parametri di sempre, ricevuti da Cristo attraverso la Rivelazione o desunti indirettamente da essa.
    Non occorre che il Primato romano sia "storicamente fondato", bensì "divinamente rivelato" e il primato di pietro, collegialità o no, è semrpe stato riconosciuto ed è ben presente in tutta la Scrittura: persino l'incidente d'Antiochia con Paolo, lo conferma.
    Dialettizzare potere e servizio è tipico delle eresie progressiste di cui Kung è stato un esponenete di punta. PrendereKung come riferimento è coem prendere uno che gioca a scacchi con le regole della dama, solo perché queste gli piacciono di più, dato che si gioca sulla medesima scacchiera.
    L'essenziale del cristiano: la sequela di Cristo, la fede e il comportamento morale così come Cristo, nell'insegnamento della Chiesa cattolica, lo ha fissato ( ribadisco il verbo). Fede e morale valgono per gli uomini di tutti i tempi e di tutte le latitudini, le regole sono le stesse. Non c'è nessun punto di aprtenza. il "Vangelo" è uno e lo si insegna tutto intero.
    I richiami selezionati della Scrittura mi suonano sospetti.
    Ribadisco che la fede in gesù, Signore,morto è risorto non è la fede che io mi costruisco leggendo le Scritture, ma quella che la Chiesa mi offre; la mia fede non è quella degli ebrei i quali sono ancora ad aspettare il messia e dovranno ancora attendere un bel po' per riconoscere che era già venuto ma non l'hanno riconosciuto e l'hanno messo in croce;La fede nella potenza dello Spirito non vuol dire assolutamente niente: in nome dello Spirito si sono costruite le pegggiori corbellerie teologiche e ancor oggi si attribuisce allo Spirito iniziative che sono non solo del tutto umane ma addiritture che gli vanno contro. Lo Spirito se è vero che soffia dove vuole soffia ordinariamente sulla Chiesa e mai contro di essa. Dunque lasciamo perdere ciò che non spetta a noi interpretare e stiamo sul sicuro.
    Riguardo all'amore per il prossimo occorre anche qui sciogliere l'equivoco: inatnto prima viene l'amor di Dio con tutto noi stessi, poi l'amore del prossimo che ha come misura noi stessi. Quando si parla di amore del prossimo confrontimo sempre se c'è qualcosa che stona con uno dei 10 comandamenti: se stona non è vero amore del prossimo. Diuceva Pascal che gli uomini non sono nè bestie nè angeli, ma forza di trattarli come angeli si trasformano in bestie. E questo vedo che accade spesso in chi si riempie la bocca con la parola amore e vede lo Spirito dappertutto salvo dove veramente è.

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  69. Grazie della risposta, vedo di replicare nelle parti che ritengo salienti. 

    <span>Non occorre che il Primato romano sia "storicamente fondato", bensì "divinamente rivelato" e il primato di pietro, collegialità o no, è semrpe stato riconosciuto ed è ben presente in tutta la Scrittura: persino l'incidente d'Antiochia con Paolo, lo conferma.  </span>

    Non eluda le domande. Posto il primato (di qualunque natura sia), QUALE tipo di primato esso deve avere?
    Deduco che per lei il primato è essenzialmente giuridico. E Gesù, che probabilmente stava "sopra" Pietro, quando lavò i piedi intendeva solamente che i cardinali devono alzarsi prima di mangiare e servire nelle mense i giovani preti, per poi risedersi sapendo che la troveranno comunque calda (e abbondante).

    <span>Prendere Kung come riferimento è coem prendere uno che gioca a scacchi con le regole della dama, solo perché queste gli piacciono di più, dato che si gioca sulla medesima scacchiera.</span>

    Retorica ottima, esempio non calzante, perché qui si gioca al gioco "segui il Cristo", il quale ha lasciato (e non direttamente) delle regole contrastanti, delineando così la sua figura in modo sfumatissimo.
    Io non prendo Kung come riferimento. Io domando a voi, che prefiguro come una parte della Chiesa (e anche importante, non sono eterno io, mica perdo tempo), cosa ne pensate di questa essentia basilare che per velocità ho copiato da Kung. Ovvio che non mi potete contrastare su una affermazione come quella da me fatta. O meglio, forse potete, ma allora chiedo: è quella l'essenza del cristianesimo?

    <span>L'essenziale del cristiano: la sequela di Cristo, la fede e il comportamento morale così come Cristo, nell'insegnamento della Chiesa cattolica, lo ha fissato ( ribadisco il verbo).</span>

    Chiedo venia. Questa è l'essenza del cattolico e neppure di tutti.
    Ok, ora mi direte: infatti NOI siamo i VERI, puri, duri, crudi cattolici! Non esiste il tradizionale o il giudeo-cristiano o il... noi SIAMO.
    Ok perfetto. Ma cattolico non è chi segue il Magistero romano e le sue direttive nell'interpretare queste scritture?
    E come mai io ho sempre trovato NELLA chiesa gente che mi spronava ad essere me stesso e ha cercare me stesso in Gesù, e non passavano il tempo a dirmi di non farmi paranoie mentali, che le mie domande sono maligne, che mai potrò capire l'acume spirituale dei santi, che non posso fare il teologo dei poveri. E che mai mi hanno detto: vattene da qui, satanasso che non sei altro, e corri a piangere la tua anima in una qualunque delle chiese scismatiche di mezzo mondo!
    Lei dice al riguardo "questo è un peccato!"
    io "questo è il meno male!".
    siamo due egoisti, accettiamolo.

    Il vizio. Il vizio delle domande, ritorna in me... noooo!
    Mi chiedo: è mai cambiata secondo voi l'interpretazione e la teologia romana nell'arco di duemila anni?
    <span>  
    Non c'è nessun punto di aprtenza. il "Vangelo" è uno e lo si insegna tutto intero.  </span>

    Il Vangelo è uno. E' vero.
    Dire che lo si insegna tutto intero è una forzatura della realtà.
    Cioè: io non so niente, arriva lei e con una frase, un'ora, una giornata, una lettura, una parola, mi insegna TUTTO il Vangelo?
    Mi spiace ma anche lei dovrà pur INIZIARE da qualche cosa.
    Inizierà da quello che vuole LEI.
    Io inizierei da li. :)


    Continua

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  70. Opps mi è sfuggito... L'autore ovviamente sono io...

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  71. Rileggendomi (brutto vizio).

    Il vangeli sono quattro.

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  72. Le fonti della Rivelazione sono 2: la Tradizione e la Scrittura (che è parziale codificazione della tardizione orale). E' ovvio che la Scrittura nasce successivamente ai fatti che i testimoni hanno narrato. C'è quindi priam una Tardizone orale e poi, di lì a poco, una Scritta che comunque non racconta tutto quanto Gesù e gli apostoli hanno insegnato.
    Se si considera le Scritture coem unica fonte si è protestanti e basta.
    I sofismi, caro Manuel2011, sono sofismi. Si cità sempre l'amore per il prossimo come misura assoluta (se così fosse tra l'altro il mondo dovrebbe essere almeno in larga parte un paradiso sulla terra, ed invece è tragicamente il contrario) per dialettizzarlo contro la legge, contro il magistero, contro il potere del Vaticano o ecclesiastico e così via ..,  Ho già scritto che il cristiano integrale è colui che segue Cristo, fa la volontà di Dio vivendo secondo i  suoi comandamenti, e così facendo rispetta l'insegnamento della Chiesa e ama il prossimo. L'amore per iol prossimo è spesso un sofisma che serve a scegliere di amare ciò che ci piace rispetto a ciò che dovremmo amare ma non ci piace  on non ne abbiamo voglia.
    Lo Spirito soffia ordinariamente sulla Chiesa, la protegge dall'errore almeno in materia di fede e morale., non ho detto che soffia dove vuole la Chiesa evidentemente. Quando lo Spirito soffia anche altrove non te ne puoi accorgere in corso d'opera ma ad opera compiuta: e poiché il discernomento di dove soffia lo Spirito (Santo) non spetta a noi, possiamo risparmiarci di strizzarci le meningi, per capire ciò che non è possiamo capire rispetto a ciò che invece è sicuro.
    Sul giudizio di non cristiano e non cattolico stendo un velo pietoso, perché in verità sono proprio le tue affermazioni a non esserle: la tua misura è il tuo pensiero, o meglio la Scrittura secondo me, la mia è quella della Chiesa.

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  73. Aggiungo che se la Chiesa soffiasse contro lo Spirito Santo Cristo aveva fatto nascere una realtà contraddittoria. Il che è impossibile. Uno strumento di salvezza che andrebbe contro il volere del Salvatore. Ma è evidente che nel tuo pensiero questa considerazione è presente.

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  74. No il Vangelo è uno solo scritto da 4 evangelisti, 4 testimoni diversi di un'unica Buona Notizia

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  75. Sull'unico vangelo: i Vangeli sono quattro e anche i sinottici contrastano.

    Sulla verità tutta intera: cosa significa? L'ho chiedo anche in un mio intervento successivo a questo, su questa pagina. <span>Il castello fatto da 2000 anni di travagliata storia umana? ecc </span>
    <span>
    Sulla storia: il problema è proprio far diventare la storia la parte più consistente della rivelazione! Oppure il Magistero è sempre esistito e non è mai cambiato? Onorio I aiutaci tu!
    </span>

    Sulla natura dell'uomo: non cambia. Vero! Ma come può non cambiare il Magistero se cambia "il contesto nel quale vive" questa natura? Allora non cambiano i dogmi! Vero! Ma raramente i dogmi sono in discussione, per dire... a cosa importa all'uomo se Maria è vergine o meno? Cosa cambia alla NATURA DELL'UOMO? Hai appena messo un dogma secco: la natura dell'uomo non cambierà mai, ma quello la Chiesa non l'ha mai detto...

    Sull'assunzione di filosofia greca e diritto romano che esprimono "universalità": hai appena dato ragione al Concilio. Hai appena detto che nell'antichità, in ambiti NON EBRAICI, c'era un seme di "verità". La Gaudium et spes ha colpito anche te?!?!

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  76. Va bene. I vangeli sono Uno. :)

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  77. Che pretendi che il papa e i evscovi vadano quotidianamente  a lavare e dare da mangiare ai barboni ? A ognuno il servizio che compete secondo il proprio ruolo: pascere le pecorelle di Cristo, confermare nella fede, usare le Chiavi bene questo è il servizio della Gerarchia.

    Devo ancora ripetermi sull'esenza del cristianesimo: amore per Dio e per l'uomo: secondo tutto se stesso nel primo caso, come se stesso nel secondo. Poiché però non sempre la coscienza umana è capace di discernere il bene vero da quello falso ci sono dei criteri e strumenti certi: i comandamenti, i sacramenti, il magistero. Quando un azione non va contro questi "elementi" l'azione è cristiana. se ne va contro uno non lo è, anche se mascherata da amore per il prossimo.

    I problemi che negli ultimi quarantanno sono entrati nel mondo cattolico e nella Chiesa sono noti a tutti per parlarne qui: chi non vuol sbagliare si aggrappi all'insegnamento di sempre. 
    Sul resto che segue fa tutto da sè, paranoie, domande maligne e così via. Uno può legittimamente farsi delle domande, anche "scabrose". l'importante è che siano fatte con lo spirito di cercare la verità, costi quel che costi, si trattasse anche di sacrificare la propria opinione.

    Se èp cambiata la teologia in 200 anni? certamenet: quella vera cresce in profondità come un organismo che si sviluppa mantenendosi semrpe fedele e coerente; quella falsa inventa o trova sempre delle novità, magari richiamandosi all'antico o alle stesse Scritture, che vanno contro la propria identità e soprattutto contro la verità.

    se lei è egoista non lo so, se lo sono io può darsi: spero che, sacrificando per amor mio e dei miei cari, qualcosa verso cui tenderei in questa vita sia di amteriale sia di intellettuale, possa venir ripagato con l'eternità.
    Che il Vangelo lo si insegni tutto intero lo intendevo su una questione specifica. E' ovvio che qualsiasi cosa si impara nel tempo, e tanto più se si aprla di Vangelo il quale lo si impara per viverlo.

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  78. Non rispondo su tutto perchè sembra la gara a chi ce l'ha più lungo e allora davvero arriveremmo ad uno scontro poco proficuo.
    E' possibile andare all'atto pratico magari tornato in IT?
    <span>L'amore per iol prossimo è spesso un sofisma che serve a scegliere di amare ciò che ci piace rispetto a ciò che dovremmo amare ma non ci piace  on non ne abbiamo voglia.  </span>
    Mi esplichi meglio. Mi sembra vuole dire che se una persona compie il bene pensando (sperando!) che l'inferno sia vuoto e questo pensiero lo aiuta ad andare avanti, in realtà sta amando un Dio diverso da come egli è in realtà. Ed essendo il primo comandamento: "ama il signore Dio tuo come te stesso" ed amando un Dio che Dio non è, ma costruito su misura, ecco che c'è la pena.
    E fin qui ci siamo. O meglio ha una sua logica coerente e fine. Su questo saresti inattaccabile Labronicus.
    Ma se un uomo può anche accettare l'inferno, la visione di un Dio che lascia talmente liberi che accetta che un uomo si allontani da lui per sempre, e che questi uomini siano molti, come contrasta con quanto insegnato OGGI dalla Chiesa?
    E l'immagine della giustizia di Dio non è MAI cambiata nel Magistero?

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  79. <span>"Sequéntia sancti Evangélii secúndum...."</span>

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  80. Premesso: avevo provato a rispondere anche alla seconda parte delle tue osservazioni in alto, ma che poi mi è sparito tutto e a questo punto lascio perdere.

    <span>"Ma se un uomo può anche accettare l'inferno, la visione di un Dio che lascia talmente liberi che accetta che un uomo si allontani da lui per sempre, e che questi uomini siano molti, come contrasta con quanto insegnato OGGI dalla Chiesa?" </span>
    Non mi è chiaro quello che scrivi. Se intendi dire che qualche prete o vescovo abbiano affermato che a Dio piace anche così perché comunque perdona, (anche senza pentimento) è un loro problema, ma non insegnano quella che la Chiesa insegna, a rigor di logica non è magistero.

    La Chiesa dopo il Concilio ha provato la via di una pastorale che edulcori il più possibile la visione di Dio. Però basta leggersi il diario della Kowalska che è centrato tutto sulla questione misericordia-giustizia, beatificata da un papa conciliare come Giovanni Paolo II, per rendersi conto che la sostanza è sempre la stessa. E Gesù alla santa diceva che su questa terra rifiuterà la sua misericordia (cioè gli strumenti quali la confessione e la penitenza) lo troverà come giudice. Il problema della salvezza ancora una volta passa, per volontà di Dio attraverso la via dell'umiltà e attraverso gli strumenti salvifici che ha donato alla Chiesa.

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  81. <span>"O il primato deve essere un primato di servizio che, nell'imitazione del Pietro biblico e sul modello di Gregorio Magno e Giovanni XXIII, è un primato veramente pastorale nel senso di una responsabilità spirituale, di una direzione interiore e di un'attiva preoccupazione per il bene della chiesa universale? Un papato che potrebbe servire come centro ispiratore, istanza di mediazione ecclesiastica e possibile istanza di conciliazione? Un primato, quindi, di servizio disinteressato nella responsabilità di fronte al Signore della Chiesa e nell'umile fraternità nei confronti di tutti? Un primato non nello spirito dell'imperialismo romano, ma nello spirito del Vangelo?"  
    Sempre lui.  
     
    Non è questione di dar da mangiare ai barboni.  
    Tant'è che se tu partissi per una missione impareresti in primis che la Chiesa insegna all'atto pratico non a mangiare il pesce, ma a pescarlo e a regalarlo a chi non ha nemmeno una lenza.</span>

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  82. La via dell'umiltà. Intanto grazie, per il resto credo di essere arrivato ad un buon punto per pretedere a me stesso e per me stesso un padre spirituale.

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  83. <span>"Però basta leggersi il diario della Kowalska che è centrato tutto sulla questione misericordia-giustizia, beatificata da un papa conciliare come Giovanni Paolo II, per rendersi conto che la sostanza è sempre la stessa. E Gesù alla santa diceva che su questa terra rifiuterà la sua misericordia (cioè gli strumenti quali la confessione e la penitenza) lo troverà come giudice."</span>

    Questo è il punto!!!
    Stiamo parlando di rivelazione privata (pur ad una beata) Per me tutte queste rivelazioni sono vere ma sono PRIVATE e questo vale per questa beata, per quelli che vedono la madonna di medjugorie, tutte le altre madonne, i santi ecc ecc
    Non metto in dubbio la realtà dell'apparizione... Metto in discussione che queste apparizioni abbiano valore normativo ed interpretativo per tutti. Sono private e basta... Altrimenti se devono essere conosciute da tutti siano rivolte a tutti!

    Inoltre sul rapporto misericordia e giustizia...
     Giustizia, misericordia e santità di Dio vanno tenuti insieme... Non c'è spazio per l' IRA intesa come vendetta punizione ecc ecc
    Se parliamo di IRA DI DIO  intendiamo le conseguenze negative del peccato dell'uomo sul suo rapporto con Dio, con gli altri, con la natura
    Non posso pensare, invece, all'IRA di DIO come volontà di compiere del MALE INFINITO(intrinseco) nei confronti degli uomini. DIO è SANTO il male non è minimamente in lui! Neppure si dica che è sbagliato il peccato, ma il castigo è GIUSTO!

    La rivelazione di Gesù è rivelazione di amore e giustizia. La santità di Dio non può essere considerata TEMPORANEA; non si può dire che, alla fine dei tempi scompare la misericordia per far posto alla giustizia intesa come vendetta!
    In questo senso allora io non mi azzarderò a rifiutare la misericordia di Dio su questa terra; nello stesso tempo non disdegnerò, al termine di questa vita, di  essere per "giudicato" da Cristo (sperando ovviamente di andare a DESTRA...)

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  84. @ manuel
    C'è una trinità: all'inizio c'è il Magistero vivo della Chiesa. Il Magistero "norma" la Tradizione , cioè definisce quali elementi della Tradizione siano recepibili o no. La Scrittura è "normata" cioè interpretata autenticamente dal Magistero e dalla Tradizione.
    Credo in inerrabilem Magisterium Sanctae Ecclesiae Catholicae, Vicarii Christi et in unitate cum eo Episcoporum.
    Credo in unam Traditionem et ex Magistero definitam.
    Credo in Sanctas Scripturas qui ex Magistero et Traditione Sanctae Ecclesiae Catholicae procedunt, qui cum Magisterio et Traditione in humilitate simul obtemperatur. I.P.

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  85. Simon, mi piacerebbe che lei dicesse qualcosa riguardo a quanto uscito in questa discussione, anche se capisco che fare luce in un mare magnum di parole come quelle soprastanti richiederebbe uno sforzo e un tempo notevoli. Grazie comunque per il passaggio.

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  86. Il latino lo so (altrimenti non scriverei qui :) ) ma la traduzione mi risulta difficoltosa, certamente a causa della mia veneranda età e delle lacune accumulate (a scuola il prof diceva che mi esprimevo in un latino qui facit tremare pilastros et fugere pollastrellas...):
    il genitivo finale della prima riga mi è oscuro; anche ex magistero della seconda e terza riga non riesco a comprendere a quale complemento si riferiscano, forse perché sbaglio la traduzione nella mia testa...
    Ma, al di là di questo, per farla breve potresti indicarmi a quale articolo del Credo della Chiesa ti riferisci o, almeno, a quale testo di un Concilio alludi? (Così vado sul denzingher e leggo la traduzione a fronte...; anche se obbiettivamente non penso ad un concilio dell'antichità perché di solito finiscono con A. S. cioè anathema sit, cioè sia considerato fuori dalla chiesa!

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  87. dimenticavo
    Nel credo niceno costantinopolitano che nel frattempo ho letto anche in latino ho trovato solo UNA TRINITA': dov'è l'altra? Helpppp! Aiutum!

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  88. Questo è il punto! No questo non è il punto, l'ho citato solo a supporto dell'insegnamento tradizionale.
    Comunque in sintesi estrema l'atteggiamento necessario per approcciarsi al cattolicesimoe  e alle verita di fede della Chiesa è quello di Agostino: credere per capire, capire per credere. Per anni anche lui si è posto tante domande, ma se le poneva nel modo e con lo spirito sbagliato. La luce della fede illumina la ragione e la potenzia. Voi non comprendete che senza la Chiesa non ci sarebbero state quelle Scritture, ma sono quelle perché così ha voluto lo Spirito santo che sulla Chiesa, ripeto, soffia. Voi temete che il magistero e la Chiesa molto più umane che divine (lo dimostra l'insistenza sulle loro motivazioni storiche) siano un non sempre sostenibile atto di arbitrio sulla coscienza e un abdicazione della ragione.  Quando comprenderete che è l'esatto contrario molte domande e critiche che fate si scioglieranno da sole.

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  89. Scusa , che cos'ha di diverso da quello che descrivi il papato?
    Imperiaismo romano? ora stai a vedere si va alle guerre puniche!
    Certe condizioni storiche hanno fattp sì che il papa fosse anche un sovrano temporale e come sovrani temporali i papi hanno fatto per lo più cose egregie, e talora meno egregie. Di cosa si sono occupati occupa Benedetto XVI e i suoi predecessori, inclusi i predecessori di Giovanni XXIII?

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  90. No, m'ha colpito la patristica e in particolare Giustino. Oppure autori reazionari come Gomez Davila o De Maistre.
    La Verità tutta intera in due sensi: in uno stretto e necessario abbiamo già tutto; in uno largo che  va in estensione lo avremo per opera dello Spirito Santo quando vorrà Lui. Ma sulle cose necessarie in ordine alla salvezza non ci manca niente.
    Quelle parti del "castello" (il termine è perfido, ma acconsentiamo) dogmatiche e definite obbliganti o perchè credute da ttutti in ogni tempo e in ogni luogo non possono cambiare. Quando cambiano i contesti ci si adegua entro i limiti della dottina tradizionale. Ad esempio la Dignitatis humane afferma:<span><span> " ... essa lascia intatta la dottrina tradizionale cattolica sul dovere morale dei singoli e delle società verso la vera religione e l'unica Chiesa di Cristo. Inoltre il sacro Concilio, trattando di questa libertà religiosa, si propone di sviluppare la dottrina dei sommi Pontefici più recenti intorno ai diritti inviolabili della persona umana e all'ordinamento giuridico della società". </span></span>

    Aldilà delle polemiche e delle interpretazioni che ne sono seguite (come per tutto il resto dei documenti Conciliari) l'esigenza di riconoscere la Verità anche a livello pubblico, dunque politico e sociale, è ribadita. Quindi in buona sostanza non c'è cambiamento: cambia la società che secolarizzandosi rifiuta tematicamente di riconoscere la vera religione.

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  91. <span>Cristo"il quale ha lasciato (e non direttamente) delle regole contrastanti, delineando così la sua figura in modo sfumatissimo".</span>
    <span>Ma scherziamo?!?!  Se la sua figura è sfumatissima di che ci occupiamo allora? oppure c'è qualcuno o qualcosa che è autorizzato a rendercela chiara?
    </span>

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  92. Credere per capire, capire per credere
    Sul primo punto sono daccordo (ci mancherebbe). Non trovo però il tuo pensiero sulla seconda parte... capire per credere
    Per me capire per credere non significa che la ragione deve filtrare e criticare le affermazioni di fede. Però non vuol nenache dire che debbo accettare evidenti contraddizioni, affermazioni antirazionali o assurde...
    Anche a riguardo delle Scritture so anch'io che sono tramandate dalla tradizione. L'importante è che la tradizione non contraddica quanto affermato dalla PRIMA tradizione delle scritture (quella fissata per iscritto con la morte dell'ultimo apostolo)
    Al di là di quanto affermato prima, mi interesserebbe però (per restare IT (nel tema)) sapere un parere a riguardo di un presunto "castigo eterno" da parte di Dio...

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  93. E' sfumatissima. Oppure crede che tutte le altre chiese che a lui si richiamano siano in errore in mala fede?

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  94. Le altre Chiese sono tutte in errore o in mala fede. Mi sembra evidente. Di Cristo ce n'è uno solo e  due interpretazioni contraddittorie si escludono. Il criterio è nella apostolicità: la Chiesa cattolica ha un filo rosso che tirato fino in fondo porta agli apostoli, le altre sono  fronde staccate dall'unico albero.

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  95. La ragione illuminata dalla fede aiuta a penetrare sempre meglio le realtà di fede. Le evidenti (e non evidenti) contraddizioni non hanno mai trovato posto nella dottrina cattolica: in questo stava la sua grandezza.
    Lascio perdere su tradizoone e Scrittura.
    Il castigo eterno di Dio è di divina rivelazione e purtroppo non è presunto: Possiamo discuterne le ragioni, razionali e teologiche, ma è nelle Scritture e nella tradizione della Chiesa. Non ci resta che evitarlo.
    Avevo già accennato però al fatto che l'uomo ha un anima spirituale: gli atti che compie questa anima, poiché spirituali sono eterni. Dunque il vivere o il compiere il peccato mortale significa macchiare l'anima, renderla indegna e indisponibile per vivere al cospetto di Dio. La misericordia di Dio ha voluto che con il pentimento, la confessione e la penitenza possiamo cancellare, attraverso il suo perdono, queste macchie (altrimenti incancellabili) che tirano l'anima in basso a che gli impediscono di stare al cospetto di Dio. L'uomo che compie un peccato mortale ha peccato su amteria grave, volontariamente decidendo di volgere altrove il suo sguardo. Se è un credente non avrà difficoltà a riconoscere il suo peccato, a pentirsi e confessarsi. Per i non credenti possiamo fare molto: offrire soprattutto alla Messa le nostre preghiere e le nostre sofferenze per il perdono dei loro peccati, per la salvezza delle loro anime. E' effetto della comunione dei santi vera strumento di salvezza, dovuto alla sovrabondanza dei emriti di Cristo e dei santi a Lui associati, dal quale possiamo attingere anche noi, magari senz aneppure meritarlo. Se non è misericordia questa, che cos'è?

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  96. "<span>Il castigo eterno di Dio è di divina rivelazione e purtroppo non è presunto: Possiamo discuterne le ragioni, razionali e teologiche, ma è nelle Scritture e nella tradizione della Chiesa. Non ci resta che evitarlo.  "</span>

    Accetto che il castigo di Dio sia un modo biblico per esprimere le conseguenze del peccato dell'uomo (vedi Gen 1-4)
    Non accetto l'idea che si dica che, ad esempio, il DILUVIO UNIVERSALE (Terremoti, malattie, stragi) siano un giusto castigo di Dio... Primo perché se è vero che Cristo ha rivelato il VERO volto misericordioso del Padre (e su questo TUTTO IL NT e la TRADIZIONE sono daccordo), Dio non è vendicativo, ma soprattutto non PUO' cristianamente parlando avere il MALE (peggiore) al suo interno. Parlando degli scribi e farisei Gesù disse: "Dai loro FRUTTI li riconoscerete!"
    Inoltre (solito problema) esiste una responsabilità DIRETTA nel compiere il male. Quando ci sono terremoti, malattie, morti stragi ecc ecc non muoiono solo i "colpevoli" ma anche molti che non hanno fatto nulla di male (vedi il libro di GIOBBE) e sono innocenti... Chiamala "giustizia" questa...
    E' vero che ci sono questi affermazioni nell'Antico Testamento ma, proprio per questo, Gesù ha detto "Non sono venuto per abolire ma per dare senso e compimento alla legge e ai profeti!)

    "<span>E' effetto della comunione dei santi vera strumento di salvezza, dovuto alla sovrabondanza dei emriti di Cristo e dei santi a Lui associati, dal quale possiamo attingere anche noi, magari senz aneppure meritarlo. Se non è misericordia questa, che cos'è?"</span>


    Certo questa è MISERICORDIA! Toglierei il "magari"...
    Quello su cui non concordo è pensare che ad un certo punto la MISERICORDIA finisca perché il cronometro si è fermato ed allora in questa staffetta subentri  la VENDETTA.
    D'altra parte c'è un SALMO già nell'AT che dice ripetutamente "ETERNA è la sua MISERICORDIA..." Il Magistero continua a dire che i salmi sono preghiera della Chiesa... Se c'è qualcosa di strano ci pensa il magistero a censurarli <img></img> Questa frase l'ha lasciata...

    Per la distinzione tra peccato e mortale desiderei un distinzione meno semplicistica da parte del Magistero. Tutto o quasi è peccato mortale... Non c'è differenza nella "pena" legata al peccato mortale. Mi rifaccio all'esempio burla messo da me qualche post sopra: possibilità che cercare di fare i furbi domani e pensare di ottenere lo sconto su una Messa debba avere la stessa conseguenza dell'uccidere milioni di persone come ha fatto Hitler???

    Poi sul resto non ho difficoltà, ripeto...
    Giustizia, santità di Dio ecc ecc
    Esistenza dell'Inferno...
    Necessità della oggettiva perfezione per essere davanti a Dio
    Questa perfezione è solo raggiungibile attraverso la Grazia e la Misericordia...
    La lontananza da Dio è "dolore". Se uno rifiuta definitivamente la Salvezza si preclude ogni possibilità di riscatto e quindi vive eternamente nel pianto e nello stridore di denti...

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  97. <span>@ Simon  
     
    Ti cito alcune frasi del numero 10 della DEI VERBUM che trovi integralmente  http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html</span>
    <span> 
    Evidenzio in grassetto quanto mi sembra più importante
    <span>  
     
    10. La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa; nell'adesione ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera assiduamente nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle orazioni (cfr. At 2,42 gr.), in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si stabilisca tra pastori e fedeli una singolare unità di spirito (14).  
    L'ufficio poi d'interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa (15), è affidato al solo magistero vivo della Chiesa (16), la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio.  
    È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime.  
    </span></span>

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  98. Questo vale per i protestanti, non per gli  ortodossi

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  99. Caro Mauro,
    circa l'inferno il mio intervento qui sopra illustra chiaramente il mio punto di vista: è necessario per garantire la Libertà, cioè la Carità, dell'essere umano libero. E' per me equivalente al dogma della Redenzione e ogni tentativo di sminuirne la portata è chiaramente un tentativo di sminuire il valore intrinseco della redenzione operata da N.S. Gesù Cristo.
    La società attuale preferisce diminuire le proprie responsabilità svalutando l'effettiva libertà dellessere umano coem scusante per lassciarsi "liberamente" andare ai propri vizi: da questo due consequenze, la prima che nessuno dovrebbe essere punito "in eterno", la seconda che il significato espiatorio stesso della Passione di N.S. Gesù Cristo perde senso.
    Non per niente, chi è influenzato da questo modo di pensare non riesce a concepire la Santa Messa come un Sacrificio Espiatorio.
    In generale condordo con le prese di posizione del bloggista Labronicus. I.P:

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  100. 1) Non metto in dubbio che il magistero "normi": questo però significa NON stravolgere oppure essere superiore, decidere che cosa il testo voglia dire anche se il brano abbia altri significati ben evidenti...

    2) quindi esistono più tradizioni: quale ha ragione? Perché? Lo Spirito ha soffiato male nella chiesa oppure in una tradizione? Si è sbagliato quando ha affermato che i preti ortodossi sposati non possono diventare vescovi ma almeno, vanno in Paradiso? Oppure si è sbagliato quando affermato che i preti cattolici latini se sposati vanno all'inferno, privilegiando, invece, quelli CATTOLICI, italiani, sposati, di rito Greco vanno con merito dritti in Paradiso per aver sopportato per tanti anni la moglie :) ? Oppure privilegiando quelli che abiurano la loro fede anglicana e diventano cattolici rimanendo felicemente (si spera, al giorno d'oggi) sposati?

    3) Le propongo la versione "digitale" :) del testo di San Pietro; non è analogica però almeno è l'ultima approvata dal magistero!

    <sup></sup>16Infatti, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. <sup></sup>17Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». <sup></sup>18Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. <sup></sup>19E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino. <sup></sup>20Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, <sup></sup>21poiché non da volontà umana è mai venuta una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono alcuni uomini da parte di Dio.
    Non si vuole qui parlare di "superiorità" sui profeti dell'AT anzi si dice di volgere loro attenzione...
    Accetto con intelligenza e volontà l'interpretazione (ermeneutica) delle singole scritture: però posso chiedere che l'interpretazione non sia contraddittoria, non fedele al testo ecc ecc Posso anche fidarmi degli abili traduttori: se chino la testa di fronte alla loro intelligenza, permettimi di rimanere profondamente deluso qualora, nel corso della storia, trovassi interpretazioni fuorvianti del testo...

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  101. @manuel
    Le rispondo riferendomi alla sua numerazione .
    (1) Non concordo con lei:  il Magistero decide "<span> cosa il testo voglia dire anche se il brano abbia altri significati ben evidenti... " e il Magistero non può stravolgere perchè gli è impossibile di per Sua propria natura. A comprova, il testo della Dei Verbum da lei stesso citato ricorda che il Magistero </span><span>"pienamente ascolta, santamente custodisce e fedelemente espone e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio ".  Fa parte della mia fede cattolica di credere in questo dogma che affonda le sue radici nelle promesse stesse del Cristo.</span>
    (2) (a) Per il cattolico esiste un solo deposito della Fede, come lei può constatare nella Dei Verbum ("<span> La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa"), vi è quindi una sola Sacra Tradizione, la cui ermeneutica è confidata alla Chiesa. E la Chiesa di Cristo è una sola e sussiste pienamente nella Santa Chiesa Cattolica Apostolica e Romana ( cf. Dominus Jesus).  Uno dei ruoli normativi del Magistero è quello di distinguere gli elementi tramandati nelle varie tradizioni dalla Sacra Tradizione e questo lo compie in virtù delle promesse del Cristo e dell'invio dello Spirito Santo: ci possono quindi essere molte venerabili tradizioni ma solo il Magistero della Chiesa Cattolica può fedelemente esporre i contenuti delLa Sacra Tradizione; (b) La questione del matrimonio dei chierici non fa parte del Depositum Fidei ; (c) le varie tradizioni venerabili sono tutte accettabili se non sono in contraddizione con il Magistero della Chiesa; (d) perdipiù la Chiesa ha per diritto divino la facoltà di erigersi in persona morale con strutture canoniche alle quali  tutti i Suoi membri si devono sottoporre e, in particolare, ci possono essere strutture canoniche differenti tutte valide finchè riconosciute dal Magistero.</span>
    (3) (a) Non concordo con lei: in effetti l'Apostolo sottolinea il fatto che la sua propria testimonianza oculare è la base sulla quale lui annuncia la grandezza di N.S. Gesù Cristo in particolare l'onore che Egli ricevette dal Padre, in seguito l'Apostolo raccomanda le Scritture e non sono le Scritture che raccomandano l'Apostolo, anzi l'Apostolo sottolinea il fatto che queste non possono essere interpretate soggettivamente ma solo nel quadro della Chiesa, luogo dove si esprime lo Spirito Santo; (b) l'interpretazione che dà il Magistero delle singole scritture non è mai contraddittoria, infedele al testo eccetera per le ragioni già esposte; quanto alla traduzione da sola non è espressione del Magistero, ma necessita le annotazioni e le spiegazioni tramandate dalla Sacra Tradizione e assunte dal Magistero della Chiesa che illuminano le Scritture e ne danno i significati che lo Spirito Santo vuole che siano dati. I.P.

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  102. 1)  "<span>Non concordo con lei:  il Magistero decide "<span> cosa il testo voglia dire anche se il brano abbia altri significati ben evidenti... " e il Magistero non può stravolgere perchè gli è impossibile di per Sua propria natura"</span></span>
    Sarei daccordo, ma... se CONCRETAMENTE succede?
    L'ipotesi non è così peregrina
    Provi a leggere qui
    http://blog.messainlatino.it/2011/08/traduttore-traditore.html
    Non è scritto chissà dove, ma in questo forum. Non è scritto da un blogger qualsiasi ma posto in un thred principale...
    Gli stessi addetti ai lavori sono consapevoli dei rischi e delle figuraccie  a cui vanno incontro. D'altra parte la Bibbia è letta e studiata anche dai protestanti, dagli ortodossi; ancora in questo blog si citano gli "orrori" di molti vescovi cattivi ridicolizzandoli che si comportano in maniera non conforme alle vostre idee. Addirittura qui si critica il Vaticano II se è difforme dal vostro pensiero a riguardo di quella che voi chiamate la "messa di sempre" che ha avuto moltissimi estimatori ma che per diversi secoli non era neppure detta in latino. Anche Gesù si è guardato bene dal pronunciarsi in un simile linguaggio =-O . I suoi discepoli quando, anche a Roma, han dovuto tradurre per i fedeli le sue parole, le hanno tradotte in GRECO, tanto non apprezzavano il latino!

    2) Certo, esiste un unico deposito... Il compito della Tradizione è proprio quello di "tradere" (non lo "traduco" perché sa a cosa mi riferisco) non se stessa ma la Sacra Scrittura, appunto. E mentre consegna agli uomini la Scrittura si preoccupa di consegnarla in maniera non arbitraria ma corretta e corrispondente alla PAROLA originaria

    Non voglio a sto punto annoiarvi e ripetermi; altrimenti rischio di cadere nel pericolo enunciato da Mauro qualche post fa: infatti non sono certo delle mie "misure" e quindi non forrei fare figuraccie :)

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  103. Anche loro teologicamente e dogmaticamente incompleti: il filoque e i dogmi mariani

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  104. Allibito!!! Stavolta però seriamente!
    1) Concretamente è successo e continua a succedere. La sua PERSONALE idea sulla funzione NON DOCENTE dei DOCENTI di teologia e dei preti regolarmente incaricati di svolgere questo compito dal Magistero è strabiliante. A riguardo dei vescovi o cardinali, cosa facciamo? Li scomunichiamo tutti, li bruciamo se dissentono minimamente dal pensiero ORDINARIO del Pontefice? Se non la pensano come messainlatino.it, andiamo a piagnucolare dal Papa e poi? Finora quanti ne ha scomunicati?
    Singolare il fatto che a suo avviso non si possa criticare il VAticano II ma "<span>ma lo può studiare e analizzare e le sue conclusioni non possono essere una critica ma un approfondimento o una domanda di chiarificazione al Magistero della Chiesa solo abilitato ad interpretare autenticamnte il S.S. Concilio Vaticano." Perché questo non può valere anche per le indicazioni del Magistero soprattutto quando non si esprime "ex cathedra"?
    </span>
    2) San Paolo l'ha detto diverse volte: se anche un angelo del Signore giungesse per stravolgere o cambiare quanto scritto a riguardo di Cristo (nel NT) non ascoltatelo! Quando Gesù sulla croce ha detto "Tutto è compiuto", tra l'altro, vuol  dire che quello che ha detto e fatto e che è scritto nel Vangelo è la parola "FINE", è il compimento delle Promesse di Dio; nulla si può aggiungere, nulla si può togliere, nulla si può cambiare...

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  105. @manuel
    non deve essere allibito: non è colpa sua se certe cose non le sà. Probabilmente è colpa di cattivi maestri che sono più del mondo che della Chiesa.
    (1) (a) Non è mia idea personale quello della definizione di Chiesa Docente e Discente: si legga, asseconda dei suoi gusti, sia il Catechismo Maggiore di San Pio IX, parte prima, nono articolo del simbolo, art. 185-187; oppure il CCC dell'1982, Terza parte, La vita nel Cristo, capitolo terzo, articolo 3, La Chiesa Madre ed educatrice, punto 2033-2035. Vi vedrà  così che chi è Dottore ( cioè che ha la facoltà di docere, cioè insegnare) sono solo il Papa e i Vescovi. (b) Ovviamente non si parla qui di dissentire o no dalle varie idee che passano nella testa di un Papa ma dall'insegnamento che egli propone in quanto Magistero della Chiesa. (c) Lei fa poi un errore tipico di poco conosce il cattolicesimo: il fedele cattolico non si distingue solo dal suo assenso ai dogmi definiti ex cathedra,, ma per il suo ossequio dell'intelligenza e della volontà a tutto il Magistero proposto: si legga a questo proposito i canoni 750-752 del CIC che sono chiarissimi
    (2) Lei si sbaglia dicendo che con il "Tutto è compiuto" si termina la rivelazione: questa sua convinzione, per quanto onorabile essa sia, non è però cattolica. Per noi cattolici, il tempo della Rivelazione si termina coll'Ascensione, perchè tra il momento della Resurrezione e quello dell'Ascensione il Cristo ha ancora insegnato i Suoi discepoli. Perdipiù, per il cattolico, la Rivelazione non si limita ai quattro vangeli  intesi come Scritture) ma anche a tutto l'insegnamento che è stato tramandato e che si chiama Depositum Fidei. Veda anche, la fine del Vangelo di San Giovanni (21, 24-25) che conferma che l'insegnamento di N.S. Gesù Cristo si estende ben aldilà di quel che degli scritti potrebbero contenere:  "<span><sup>24</sup>Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. <sup>25</sup>Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere."</span>
    Buona Domenica in Pace

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  106. 1) Ho tutti i certificati ed i titoli necessari approvati e sostenuti dal MAGISTERO che affermano che non è vero che "certe cose non le so"; bisogna vedere quali sono le cose che non so, e, se sono quelle utili a dirimere la questione, quelle che non conosco...

    Certo non posseggo nessun manoscritto segreto, giuntomi da chissà quale "angelo" rivelatore che mi permetta di essere sopra il magistero e sopra Gesù Cristo per dibattere con altri. Ad esempio per quanto riguarda il Credo e la rivelazione mi rifaccio proprio a quanto insegnato dalla Chiesa. Neppure, di notte, come un incubo devastante è giunto da me il fantasma di PIO IX per consegnarmi un fantomatico Catechismo Maggiore, composto da Lui dopo la sua morte...!!!

    Lei ha sbagliato forse Papa e si riferisce a PioX? Il cattolico è fedele al Magistero del Papa (ATTUALE) in comunione ecc ecc non a quello di qualche secolo fa! Altrimenti tra un po' trovo qualcuno fedele a PAPA CARAFFA e ROBERTO BELLARMINO e scappo terrorizzato!

    2) "Vi vedrà  così che chi è Dottore ( cioè che ha la facoltà di docere, cioè insegnare) sono solo il Papa e i Vescovi."

    Io vedo scritto

    "Il Magistero dei pastori della Chiesa in materia morale ordinariamente si esercita nella catechesi e nella predicazione, con l'aiuto delle opere dei teologi e degli autori spirituali."

    I teologi e gli autori  spirituali non mi sembra che non abbiano nessuna funzione di insegnamento, addirittura nei confronti del Magistero!

    Meglio citare

    Can. 750 - Per fede divina e cattolica sono da credere tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o tramandata, vale a dire nell'unico deposito della fede affidato alla Chiesa,

    Quanto è scritto e tramandato è la parola di Dio... non altro...

    Come lei dice ...

    "Il cattolico genuino, che sia vescovo, presbitero o laico, non può criticare il S.S. Concilio Vaticano II, ma lo può studiare e analizzare e le sue conclusioni non possono essere una critica ma un approfondimento o una domanda di chiarificazione al Magistero della Chiesa solo abilitato ad interpretare autenticamnte il S.S. Concilio Vaticano."

    Interpretare un Concilio non vuol dire cambiarne i contenuti, come del resto non vuol dire cambiare la parola di Dio. Se un cattolico (che è tale anche se non la pensa come lei) non comprende qualcosa penso possa chiedere "chiarimenti", soprattutto se a lui sembra che qualcosa non sia per nulla collegato con la rivelazione (eventualmente "spostata" dalla morte in croce di Gesù a quella dell'ultimo apostolo (come avevo scritto precedentemente, superando addirittura la data della Ascensione?)) Compito del Magistero è quello di Insegnare, ma anche di rimanere fedele alla rivelazione!

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  107. 3) Ma qui il problema non è neppure quello della fedeltà al magistero. Qui il magistero fa comodo solo per affermare quello che si vuole, appellandosi una volta ad un Papa, un'altra ad un Concilio dell'antichità, un'altra a PioX, un'altra ad una rivelazione privata, ad una Messa di sempre.

    Adesso si sta tirando la giacca (pardon, la tonaca) al Papa attuale, ad esempio, per la Messa in Latino ed in particolare a riguardo del "pro multis" nella formula della consacrazione del vino.

    Questo non perché Gesù si sia espresso così: in greco e non in latino ha detto oi polloi (i molti, la moltitudine che nessuno può contare). Il Magistero ha ripetuto e continua a ripetere che quel "molti" va inteso nella nostra lingua come "tutti". Se (penso di si, se è un bravo cattolico) oggi è andato a Messa ed ha sentito almeno il Vangelo si sarà accorto che la "salvezza è offerta per tutti"; se le è sfuggito ed ha sentito solo la seconda lettura si sarà reso conto che è stata detta da S. Paolo la stessa cosa. Certo non tutti si salvano (perché soggettivamente o oggettivamente rifiutano la salvezza) ma questo non vuol dire, come dite voi, che la salvezza è per molti ma non per tutti. Cercare di imporre a tutta la Chiesauna formula solo perché nella fantomatica MESSA di SEMPRE c'è scritto così per me è allucinante...


    PS Ho spezzato il testo in due perché mi erano permessi 5000 caratteri

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  108. Ovviamnete sempre manuel2011

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  109. "<span>A comprova della sua assenza di onestà intellettuale," "</span><span>Altra comprova della sua disonestà intellettuale" "</span><span><span>Quindi lei o non mi legge o è un troll:" (forse sarebbe meglio dirmi quali sono  i testi che io ho citato in maniera diversa dai suoi a parte gli errori nel fare copia/incolla e non accusarmi di flame: è un'altra cosa. Infatti lei ha semplicemente ricopiato dagli stessi che ho messo io dando un significato diverso)</span></span>
    "<span>anche la sua probabile (mi scusi!) stupidità"</span>
    Di fronte a tanta profondità esegetica e teologica non posso che ritirarmi in buon ordine

    Ps. Vorrei che lei gentilmente mi citasse quali sono i famosi esegeti di cui parla. Non so cosa ne pensi PIO X; certamente sono incompetenti e lontani sia (stavolta si) dalle affermazioni del Magistero, sia come ho scritto prima da quelle del vangelo di oggi (Gesù che - orrore!- dona la misericordia e la salvezza ad una donna Cananea lodandone la GRANDE FEDE). Inoltre vanno contro quanto affermato dalla seconda lettura di oggi, sia in generale in TUTTO San Paolo (l'apostolo dei gentili, nel senso degli stranieri e dei pagani!). L'ho scritto la seconda volta, anche se non serve... :(


    Come dice il saggio... L'ultimo chiuda la porta!
    Accolgo il suo gentile invito e vado a riposarmi in pace. Nel senso che vado a dormire e che non rompo più. ;)

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  110. incompleti non è "errore o in mala fede" no? :)

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  111. @manuel
    Sono molto deluso che lei eviti di entrare in merito e, invece, se ne vada slittando su altri soggetti...
    Comunque per perfezionare la sua stimabile cultura comprovata da "<span>tutti i certificati ed i titoli necessari approvati e sostenuti dal MAGISTERO "(SSIC) le cito almeno due testi di esegeti che dimostrano che la "multitudine" in Gesù significa la totalità di Israele : Rudolf Pesch, "Das Abendmahl un Jesu Todesverständnis" in Quaestuines disputatae, vol 80, Herder, Freiburg-Basel-Wien 1978  e Ulrich Wilkens , Theologie des Neuen Testament, Neukirchener Verlasg, 2002-2009,  vol I/2: Jesu Tod und Auferstehung und die Entstehung der Kirche aus Juden und Heiden (2003), p.84</span>
    E per sua informazione, caro manuel2011, questi autori NON sono lontani dalle affermazioni del Magistero, visto che il Santo Padre Benedetto XVI li cita e li commenta nel suo secondo volume su Gesù di Nazareth apparso durante la Santa Quaresima di quest'anno.
    Vada in Pace

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