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martedì 8 aprile 2025

Don Marco Begato: cosa cerchiamo nella Messa tradizionale cattolica

Giovedì scorso, presso il Multisala Starplex di Romano di Lombardia (pressoché esaurito e con un pubblico quasi esclusivamente giovane… e con tanti giovani preti in talare), è stato proiettato in anteprima nazionale il primo episodio del film La Messa di sempre, la versione doppiata in italiano di Mass of the Ages, trilogia statunitense di grande successo alla scoperta della Santa Messa tradizionale (QUI; QUI e QUI su MiL).
Ricordiamo che i coetus fidelium – ma anche Parrocchie ed Oratori – che fossero interessati alle successive proiezioni nel loro territorio possono contattare direttamente Amicitia Liturgica all’indirizzo info@amicitialiturgica.it.
La proiezione ha suscitato grande entusiasmo tra tutti i presenti e ad essa sono seguiti i prestigiosi interventi in sala di don Nicola Bux, don Marco Begato S.D.B. e sig. Julio Augusto Loredo.
Di seguito riportiamo l’accorato, vibrante ed appassionatamente pastorale intervento di don Marco, che ringraziamo per aver reso disponibile il testo; domani pubblicheremo l’intervento del sig. Loredo.

L.V.

Cosa cerchiamo nella Messa tradizionale cattolica

Mi è stato chiesto di spiegare cosa dobbiamo cercare nella Messa tradizionale cattolica e perché dovremmo farla conoscere alle altre persone. Risponderò con un decalogo, nel quale cercherò di chiarire cosa cerchiamo e perché.

1. Non cerchiamo una lingua, sia pure il latino.
Però cerchiamo un linguaggio sottratto alle ambiguità e manipolazioni del mondo, un linguaggio che ci aiuti a esprimere in modo ortodosso la nostra fede, un linguaggio che favorisca il raccoglimento e il dialogo intimo con Dio.
E questo manca spesse volte oggi e molti fratelli sono confusi dalle traduzioni, dalle manipolazioni, dalle invenzioni continue; sono disorientati da definizioni e insegnamenti imprecisi; vengono distratti nel loro incontro con Dio.

2. Non cerchiamo una musica nobile, sia pure il gregoriano e la polifonia.
Però cerchiamo un’atmosfera capace di innalzare l’animo, di far tacere le passioni, di favorire la concentrazione e la discesa nell’intimo spirituale.
E questo manca spesse volte oggi e molti fratelli sono frastornati da canzoni ritmate, percussive, passionali, strappalacrime, che inchiodano l’attenzione al livello emotivo o intrattenitivo e distraggono lo spirito.

3. Non cerchiamo abiti pomposi, sia pure pizzi e merletti.
Però cerchiamo un costume che ci aiuti a cogliere la solennità, la grandiosità, la preziosità dell’evento in cui siamo immersi, delle persone divine e celesti che ci vengono incontro, dei fatti che si svolgono davanti a noi sia pure realizzati da uomini semplici e comuni.
E questo manca spesse volte oggi e molti fratelli non sono aiutati a vedere la presenza di Dio e dei suoi santi in azione sull’altare, ma sono portati a fermare lo sguardo sulle persone che si intrattengono in un rito molto moderno, molto comune e molto umano.

4. Non cerchiamo qualcosa di antico, sia pure di tradizionale.
Però cerchiamo una continuità storica, un aggancio sicuro, una via magari semplice ma chiara che ci colleghi al messaggio stesso di Cristo, alla sua consegna, al tesoro dello stesso Salvatore, così prezioso e inesauribile che, proprio per questo, da secoli si ripete sempre uguale passando intatto di mano in mano.
E questo manca spesse volte oggi e molti fratelli sono gettati in un vortice di novità, di bizzarrie, di cronaca, di slogan, di problematiche alla moda, di programmi da rincorrere e da completare, di obiettivi e progetti poco convincenti per lasciare, forse, qualcosa di sé a chi verrà dopo di noi.

5. Non cerchiamo un teatro, sia pure nell’eleganza liturgica.
Però cerchiamo la cura dei gesti, dei tempi e degli spazi, l’armonia dei ruoli, la misuratezza delle parole e delle figure, perché se il rito è nobile e da tutti rispettato, diventa più facile credere e comprendere che esso custodisce un Dono veramente efficace e superiore a tutti noi.
E questo manca spesse volte oggi e molti fratelli rimangono perplessi davanti a cerimonie trascurate, sciatte, miserevoli, oppure spettacolarizzate, il cui tesoro spirituale è come strozzato, smorzato e quasi nascosto agli occhi dei fedeli.

6. Non cerchiamo le regole, sia pure le rubriche del Messale.
Però cerchiamo un ordine, condiviso da tutta la comunità, come forma di umiltà e rispetto, come espressione di un senso condiviso e di una prospettiva, come sicurezza e garanzia di una condotta esteriore capace di educare e nutrire quella interiore.
E questo manca spesse volte oggi e molti fratelli si sentono in balìa di mode, di capricci, di imposizioni, di prepotenze, di arbitri, di colpi di mano i quali martellano il senso della comunità, gonfiano l’orgoglio degli attori liturgici, riducono la prospettiva ecclesiale a gusti locali e temporanei e autoreferenziali.

7. Non cerchiamo l’intimismo, sia pure nel prolungato silenzio.
Però cerchiamo il raccoglimento che favorisce il disprezzo del mondo e aiuta a sentire la voce intima di Dio, Creatore e Signore, che ci indica la via sia pur dolorosa in cui vale la pena seguirlo.
E questo manca spesse volte oggi e molti fratelli faticano a vedere Dio e a riconoscerne la chiamata e a trovare lo spazio per rispondergli, oppure per parlargli devono attendere che la Messa sia finita e che i parrocchiani se ne siano andati vocianti ai loro affari: esito grottesco e paradossale, scacco matto di ogni ideale di condivisione comunitaria!

8. Non cerchiamo la gestualità, sia pure dell’inginocchiarsi e battersi il petto.
Però cerchiamo di educare il nostro corpo, di castigare le passioni tristi, di frenare la nostra superbia, di scoprire la trave nel nostro occhio, di riconoscere il male che alberga nel nostro cuore e così prepararci a combatterlo, affidandolo a Cristo e con Lui affrontando il buon combattimento spirituale.
E questo manca spesse volte oggi e molti fratelli attendono la fine della cerimonia immersi nella noia, senza trovare chi li aiuti a educare il proprio giudizio, sbattuti dalle preoccupazioni del mondo, vittime di sensi di colpa, imbevuti di mantra sociologici, incapaci di leggersi dentro, confusi e desiderosi di uno psicologo.

9. Non cerchiamo il decoro, sia pure dei veli muliebri.
Però cerchiamo di educare occhi e cuore, di frenare gli istinti sensuali, di contrastare le mode decadenti, di valorizzare nel pudore dei gesti lo splendore degli individui, di apprezzare la bellezza che viene dalla redenzione e non dalla ostentazione.
E questo manca spesse volte oggi e molti fratelli si espongono a tentazioni, immodestie e vanità, o più semplicemente non sono educati a coltivare quella bellezza più profonda e durevole che sgorga dalla purezza dei cuori, rimanendo così prigionieri dei condizionamenti di superficie, dei gusti del nostro tempo, del tutto esposti, vittime e prigionieri delle sue illusioni e delle sue condanne improvvise e senza appello.

10. Non cerchiamo di rievocare usi nostalgici, sia pure la celebrazione del Vetus Ordo Missae.
Però cerchiamo l’educazione, la crescita e la vita spirituale nella vera fede cattolica, cioè quei valori che sono impartiti con sicurezza, efficacia e dolcezza attraverso gli elementi del rito tradizionale.
E questo manca spesse volte oggi e molti fratelli non li ritrovano più nelle dinamiche del rito moderno, non solo per come è celebrato, ma in parte anche per come è stato strutturato e costruito: statuario e molto verboso, timido e reticente nei confronti del mondo, reso di fatto possibile ostaggio di ideologie e retoriche, albergo di eresie e ribellioni.

Questo cerchiamo noi e questo vogliamo che i nostri fratelli possano trovare, a beneficio delle loro anime e non delle forme liturgiche della Chiesa; della loro salvezza e non del lustro dei teologi.
Per questo siamo disposti all’irrisione, all’incomprensione e a tutto il resto.
Questo vogliamo che in molti conoscano e questo noi stessi vogliamo sempre più gustare.
Se poi ci stiamo sbagliando, eccoci pronti a scoprire qualcosa di meglio. Ma è un qualcosa che negli ultimi cinquant’anni non ci è stato proprio dato modo di vedere.

2 commenti:

  1. Posso semplicemente affermare di condividere dal profondo il commento di Don Mario...
    Parola per parola forse con qualche piccola variazione..
    Questo ho sempre cercato nella messa,questo ho sempre dichiarato a sacerdoti e vari altri religiosi....questo vuoto ha fatto sì che per anni non ho più assistito a una messa...
    Questo fa si che oggi ogni volta che assisto a una celebrazione entri in chiesa con sgomento e ne esca amareggiata e ancora più sola...
    Perché queste celebrazioni tirate via come straccio del pavimento sono solo una lunga sterile infilata di parole ripetute da branchi di pecore...mentre cerco ancora e ancora bellezza empatia conforto...cerco appunto che Dio sia davvero parola e presenza...
    Grazie
    ...
    .

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