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sabato 13 marzo 2010

Le cause del declino delle vocazioni

Il sociologo delle religioni Massimo Introvigne, in un convegno alla Lateranense sul sacerdozio, lo scorso 11 marzo, ha presentato queste interessantissime riflessioni che, tra le altre cose, forniscono supporto empirico e scientifico (nei termini della scienza sociologica) a quel che noi tradizionalisti sappiamo fin troppo bene: ossia che la rivoluzione postconciliare è la CAUSA, e non certo il RIMEDIO, dell'attuale disfacimento nella Chiesa. Spesso sostengono i progressisti che i problemi della Chiesa derivano da un'insufficiente modernizzazione e apertura al mondo, e concludono dicendo che, senza le innovazioni del Concilio (che in realtà son quasi tutte del postconcilio, ma lasciam correre), la situazione sarebbe peggiore. Contro questo argomento, ricorrente, soccorrono ora analisi come quella che segue. Ma prima ancora, a livello più generale, basta una semplicissima osservazione. Nel cattolicesimo, in quali nazioni la situazione della fede è peggiore (meno pratica, meno vocazioni, meno battesimi ecc.)? In quelle del Nordeuropa, dove maggiore è stata l'impronta progressista (in Italia, ad es., siam messi un po' meno peggio): pensiamo a Olanda, Belgio, Germania, Francia... E più in generale, confrontando le religioni, quali decrescono e quali avanzano? Nel primo gruppo: luterani, anglicani, calvinisti (che hanno aperto al divorzio, all'eutanasia, alla contraccezione se non addirittura all'aborto, ai matrimoni gay, ecc.). Nel secondo gruppo: evangelici, pentecostali, musulmani... religioni rigide ed inflessibili. E' innegabile che c'è una relazione biunivoca tra modernismo e perdita del senso religioso.


L’analisi di alcuni mutazioni antropologiche che sembrano di particolare rilievo per un accostamento sociologico ai problemi che il sacerdozio cattolico incontra oggi è condotta in questo contributo secondo i principi della teoria sociologica detta dell’economia religiosa. I fondatori di questa teoria sono i sociologi statunitensi Rodney Stark, Roger Finke e Laurence R. Iannaccone, e il punto di partenza del loro metodo è l’idea che alla sociologia delle religioni sia possibile applicare con frutto modelli che derivano dagli studi sull’economia. Il “campo religioso” è studiato anche come una forma di “mercato” in cui organizzazioni in concorrenza fra loro si contendono la fedeltà di “consumatori religiosi”. La teoria può sembrare brutale e perfino “scandalosa” in alcune sue formulazioni: va interpretata con un certo beneficio d’inventario, non senza affiancarle altri modelli interpretativi. Quella del “mercato religioso” non può che essere una metafora, un utensile metodologico, se non si vuole correre il rischio di ridurre la religione a un prodotto fra altri. Con queste precisazioni, la teoria si è rivelata però spesso utile come strumento sia d’interpretazione ex post sia di previsione ex ante.

Occorre, del resto, sgomberare il terreno da un equivoco frequente in tema di teorie dell’economia religiosa. Potrebbe sembrare che queste teorie s’interessino solo di come è “venduto” ciascun “prodotto” religioso, trascurando le dottrine. È precisamente il contrario. Proprio se si applicano modelli mutuati dalla scienza economica non ha senso ignorare le dottrine, perché sono le dottrine il “prodotto” che le “aziende religiose” offrono. Sarebbe come occuparsi del mercato delle automobili ignorando le automobili. Scrivono Stark e Finke che “nella pratica i comportamenti religiosi e la teologia sono collegati. Contrariamente alle proteste dei nostri critici meno attenti secondo cui il nostro accostamento riduce semplicemente la religione al marketing, abbiamo sempre sostenuto che l’incapacità di alcune denominazioni, quelle ‘progressiste,’ di ‘vendersi’ con successo trova le sue radici nelle loro dottrine – solo vivide concezioni di un soprannaturale attivo e provvidente possono generare un’atmosfera religiosa vigorosa” (Stark e Finke 2000a, 257-258).

Le teorie dell’economia religiosa si sono occupate anche del sacerdozio e della vita consacrata cattolica. Corre quest’anno il decennale di uno studio molto famoso e anche discusso – che vorrei particolarmente analizzare in questo intervento – pubblicato nel numero di dicembre del 2000 della Review of Religious Research, organo della Religious Research Association, dagli stessi Stark e Finke, con il titolo Catholic Religious Vocation: Decline and Revival, “La vocazione religiosa cattolica: declino e risveglio” (Stark e Finke 2000b). A giusto titolo, questa ricerca è stata considerata un esempio tipico e paradigmatico di come “funziona” in concreto il metodo dell’economia religiosa. Potrà essere il punto di partenza anche per le nostre considerazioni.

I due sociologi prendono in esame la caduta libera delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa maschile e femminile cattolica in sei Paesi – Stati Uniti d’America, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna e Olanda – nei trent’anni successivi al Concilio Ecumenico Vaticano II e ne indagano le cause. Dal punto di vista quantitativo, la caduta è stata indubbiamente spettacolare soprattutto fra i candidati al sacerdozio – da -81% in Olanda a -54% in Gran Bretagna –, quindi fra le vocazioni religiose maschili, da -82% in Gran Bretagna a -68% in Francia, nonché, in misura minore, fra quelle femminili: da -51% in Olanda a -43% in Gran Bretagna (ibid., 125-126). Per una serie di ragioni metodologiche – prima fra tutte la popolarità dei gender studies nella sociologia delle religioni di lingua inglese – la maggior parte degli studi si sono concentrati, più che sui sacerdoti, sulle suore, e sono stati dominati dai lavori dalla sociologa dell’Università di Houston Helen Rose Ebaugh (a partire da Ebaugh 1977; Ebaugh 1993) e dei suoi allievi. Secondo la Ebaugh, il numero delle suore è diminuito a causa delle maggiori possibilità offerte alle donne cattoliche — cui la scelta della vita religiosa offriva in precedenza opportunità uniche di mobilità verso l’alto — nei campi dell’educazione e del lavoro secolari.

Stark e Finke nella ricerca citata contestano questa conclusione della sociologa di Houston. Pur riconoscendola come “elegante” e bene argomentata (Stark e Finke 2000b, 126), i due teorici dell’economia religiosa sospettando che la tesi della Ebaugh abbia qualcosa a che fare con la sua stessa biografia di ex-suora (dell’ordine della Divina Provvidenza) sposata e non sia completamente confermata dai dati empirici. E questo per diverse ragioni, di cui tre decisive. Anzitutto, perché negli stessi anni insieme al numero di vocazioni religiose femminili è diminuito anche quello delle vocazioni maschili sia religiose sia sacerdotali – anzi, quest’ultimo in misura maggiore –, che non dovrebbe avere relazioni dirette con le opportunità di realizzarsi nella vita secolare offerte alle donne. Tra l’altro le mutazioni sono “recenti” fra virgolette – come nel titolo che gli organizzatori hanno assegnato a questa comunicazione – perché la ricerca di Stark e Finke mostra come la caduta davvero impressionante negli Stati Uniti delle vocazioni maschili inizi alla fine degli anni 1960 e abbia i suoi tassi più significativi in un’epoca precedente agli episodi di pedofilia attribuiti a sacerdoti, i quali dunque – per quanto possano avere contribuito alla crisi vocazionale – non ne sono la causa principale.

In secondo luogo la tesi della Ebaugh non appare convincente perché applicando gli “indici” costruiti dalla sociologa del Texas per misurare le “possibilità secolari” offerte alle donne, si conclude che queste “possibilità” aumentano in modo continuo almeno a partire dal 1948. Ma, dal 1948 al 1965, pur crescendo le possibilità di educazione e carriera secolari offerte alle donne negli Stati Uniti, cresce anche il numero di suore. Dal 1965 in poi, le “possibilità secolari” continuano a crescere, ma il numero di suore invece diminuisce.

Infine, mentre il processo di crescita delle “possibilità secolari” – anche per i cattolici americani di sesso maschile, le cui comunità hanno conosciuto una notevole mobilità sociale verso l’alto – è graduale e continuo, la caduta del numero delle vocazioni è repentina e discontinua, e avviene principalmente nel quadriennio 1966-1969, con successiva stabilizzazione verso il basso fino almeno alla fine del XX secolo. Finke e Stark ne concludono che si deve cercare come causa principale del declino delle vocazioni un avvenimento, o una serie di avvenimenti, che si è verificato nella seconda metà degli anni 1960 in modo improvviso e che ha coinvolto sia gli uomini sia le donne cattoliche. Questo avvenimento, secondo i due sociologi americani, può essere solo l’insieme di fattori che derivano dalla crisi successiva al Concilio Ecumenico Vaticano II, come è noto particolarmente grave negli Stati Uniti. Applicando il modello dell’economia religiosa, Stark e Finke affermano che, con questi avvenimenti, i costi della scelta sacerdotale e religiosa cattolica sono diminuiti in modo marginale – forse la disciplina si è rilassata, ma la struttura fondamentale improntata a rinuncia al matrimonio, povertà e obbedienza è rimasta ben presente – mentre i benefici sono diminuiti in modo repentino e drammatico. La crisi postconciliare ha reso meno viva sia la communitas all’interno dei presbiteri e dei conventi, sia la stima unica di cui le figure sacerdotali e religiose godevano all’interno del mondo cattolico in generale, anche in forza della loro “separatezza” segnata da particolari caratteristiche distintive.

Giacché la teoria dell’economia religiosa postula che le scelte vocazionali non si sottraggono alla normale dinamica di una stima implicita del rapporto costi-benefici, Finke e Stark concludono che questo rapporto è stato improvvisamente e drammaticamente alterato negli anni tumultuosi del postconcilio statunitense, evidentemente sia per gli uomini sia per le donne. Lo stesso Benedetto XVI ha notato che “in un mondo in cui la visione comune della vita comprende sempre meno il sacro, al posto del quale, la ‘funzionalità’ diviene l’unica decisiva categoria”, “la concezione cattolica del sacerdozio” ha rischiato “di perdere la sua naturale considerazione, talora anche all’interno della coscienza ecclesiale” (Benedetto XVI 2009a). La visione esclusivamente funzionalistica del sacerdozio, che ne attenua l’unicità e la visibilità – mentre per Benedetto XVI la concezione “sacramentale-ontologica” e quella “sociale-funzionale” non devono essere “contrapposte, e la tensione che pur esiste tra di esse va risolta dall’interno” (ibid.) – deriva certamente da condizioni esterne alla Chiesa, ma ha pure cause interne: “anche all’interno della coscienza ecclesiale”, afferma il Papa.

È possibile una controprova empirica. Se si paragona la situazione dei sei Paesi studiati da Stark e Finke con quella del Portogallo, della Spagna e dell’Italia – trascuriamo la Polonia, la Lituania o Malta, dove giocano fattori nazionali identitari che rendono il paragone con gli Stati Uniti o il Nord Europa meno omogeneo – ci si accorge che dopo il 1965 in questi Paesi il numero di vocazioni, se diminuisce, non lo fa con lo stesso ritmo drammatico. Qui il declino delle vocazioni sembra essere stato frenato anzitutto da ragioni di tipo culturale: le figure sacerdotali e religiose continuano a godere di autorevolezza e stima confermata da numerose indagini statistiche e anche dalla cultura popolare. Pensiamo a come nei film e negli sceneggiati televisivi in Italia i sacerdoti e le suore siano rappresentati in modo in genere più favorevole rispetto ai prodotti di Hollywood. Ma è anche vero che in Italia o nella penisola iberica la crisi e il dissenso postconciliari, pure non assenti, non hanno raggiunto quel grado di virulenza bene illustrato per gli Stati Uniti da un piccolo libro giustamente famoso e influente del grande filosofo e romanziere cattolico recentemente scomparso Ralph McInerny (1929-2010), What Went Wrong With Vatican II (McInerny 1998).

Non si deve naturalmente esagerare la tenuta dei dati quantitativi relativi alla Chiesa Cattolica in Paesi come l’Italia. Sappiamo che anche qui ci sono problemi, non solo in tema di sacerdoti ma anche di fedeli. Tra l’altro i dati sulla partecipazione alla Messa, che non è l’unico indice dello stato di salute sociologico di una Chiesa ma è considerato da molti il più significativo, devono tenere conto del cosiddetto over-reporting, cioè della discrepanza fra quanti affermano di andare a Messa tutte le domeniche nelle survey condotte per telefono o via questionari e quanti di fatto sono contati alle porte delle chiese in un week-end tipo. Sono in grado di anticipare i risultati di una ricerca, non ancora pubblicata, da me diretta nel 2009 nella diocesi siciliana di Piazza Armerina, che comprende oltre al capoluogo alcuni grossi centri come Enna e Gela. Questa ricerca ha cercato di superare obiezioni metodologiche rivolte a precedenti studi analoghi e ha combinato una survey telefonica (metodo CATI) con una rilevazione molto minuta dei presenti a tutte le Messe in un week-end considerato tipico, considerando anche le celebrazioni di piccoli gruppi e movimenti e perfino le comunioni portate a casa ai malati. Ebbene nell’area della ricerca dichiara di andare a Messa almeno una volta la settimana il 30,1% della popolazione (il 33,6% afferma di partecipare alla Messa o ad altri riti religiosi ma si deve considerare un 3,5% di fedeli di confessioni religiose non cattoliche, in un’area che ha una forte presenza di protestanti pentecostali). La rilevazione alle porte delle chiese ha attestato una frequenza del 18,3%.

Leggendo questi dati occorre evitare la tentazione di considerare la rilevazione come lo strumento che ci permette di scoprire i praticanti “veri”, nella specie il 18,3%, contrapposti a ipotetici praticanti “falsi”, il 30,1%. Al dato statistico non va fatto dire più di quello che effettivamente dice. Anche il risultato della survey telefonica è a suo modo importante, oltre che in linea con survey italiane precedenti, e non è “smentito” dalla rilevazione. Indica un’intenzione e un’aspirazione a partecipare alla Messa che è di assoluto rilievo per ogni discorso sull’identità e l’identificazione dei cattolici della zona. Ci sono poi, emerse dalla stessa ricerca, le cerchie più vaste dei praticanti occasionali (51,4%) e dei cattolici che dichiarano di sentirsi parte della Chiesa (92,2%), dato quest’ultimo a sua volta inferiore al numero dei battezzati, il quale comprende pure persone che dopo il Battesimo hanno aderito ad altra religione o che si dichiarano non credenti. Una situazione, come si vede, complessa. Ma che mostra come anche in Italia i “numeri della crisi” meritino qualche riflessione.

Un’altra controprova delle tesi di Stark e Finke, sulla cui pista metteva precisamente già la loro ricerca del 2000, consiste nel fatto che dove è promossa, in particolare a partire dagli anni 1990, una vita religiosa e sacerdotale più immune dalla contestazione, più vivace e calorosa e più fedele alle indicazioni del Magistero della Chiesa, lì le vocazioni riprendono ad aumentare. Questo si verifica in comunità e ordini religiosi considerati – almeno nel linguaggio giornalistico – “conservatori” e anche in alcune diocesi statunitensi. In base a certi parametri, già Stark e Finke costruivano nella loro ricerca due elenchi, uno delle diocesi statunitensi considerate – almeno dalla stampa – più “ortodosse” e l’altro di quelle più toccate dal dissenso e dalla contestazione del Magistero. Esaminavano poi i dati relativi alle ordinazioni e ai seminaristi negli anni 1990 per concludere che il loro numero in percentuale sul numero dei cattolici diocesani era tre volte superiore nelle diocesi “ortodosse” rispetto a quelle dove più forte era il dissenso.

Stark e Finke – che non sono cattolici, anche se Stark ha recentemente annunciato, proprio sulla base di una riflessione sociologica sulla storia, il suo ritorno al cristianesimo, che non è però maturato nell’adesione a una specifica comunità o Chiesa – ribadivano nel loro studio di non volere affatto sostenere “che la Chiesa cattolica deve adottare una soluzione conservatrice per risolvere i suoi problemi di vocazioni” (Stark e Finke 2000b, 136). Evidentemente fornire indicazioni di questo genere non spetta alle scienze umane. Dal loro punto di vista, meramente tecnico, Stark e Finke osservavano che la Chiesa Cattolica avrebbe potuto risolvere la crisi vocazionale in due modi: diminuendo i costi o “restaurando i benefici tradizionali” (ibid., 137). Come emergeva in quello studio (ibid.), e ancor più nelle discussioni che ha generato, “diminuire i costi” è una formula che è stata perseguita, per esempio, da diverse branche della Comunione Anglicana: “paghe alte” – soprattutto negli Stati Uniti, buoni stipendi da manager per i vescovi – e “virtualmente nessuna restrizione”; porte aperte ai divorziati, agli omosessuali praticanti, e così via. I risultati anglicani, come è noto, non sono stati brillantissimi. “Restaurare i benefici tradizionali” sembrerebbe dunque più promettente che “diminuire i costi”.

Tutta la discussione sulla ricerca di Stark e Finke va inquadrata in un contesto sociologico più generale. Da molti anni la sociologia delle religioni nota che – contrariamente alla vulgata secondo cui il cristianesimo perde colpi perché non è in sintonia con il mondo moderno e mantiene posizioni anacronistiche e premoderne, soprattutto in tema di morale sessuale – di fatto, nel mondo protestante avanzano le denominazioni evangelical e pentecostali, la cui morale sessuale è spesso rigorosa, e il cui antagonismo verso la modernità è notevole. Perdono invece membri le comunità liberal, che pure ricevono l’applauso di certi media per le loro posizioni tolleranti in materia di aborto, eutanasia o omosessualità. Questo non avviene perché i cristiani siano irragionevoli e masochisti ma, al contrario, perché quelli che la teoria che ho illustrato chiama “consumatori religiosi” sono a loro modo eminentemente ragionevoli e, come tutti i consumatori, non considerano né i soli costi, né i soli benefici, ma il rapporto costi-benefici, che nelle religioni è spesso più favorevole là dove i costi sono più alti.

Questi fenomeni sono stati spiegati applicando alle organizzazioni religiose la teoria del free rider (cfr. Iannaccone 1992, 1994; Iannaccone, Olson e Stark, 1995). La formulazione classica di questa teoria si deve a Mancur Olson (1932-1998). Il free rider, il viaggiatore “che non paga il biglietto”, è colui che partecipa a una qualunque forma di organizzazione sociale cercando di ottenerne i benefici senza pagare i costi. Chi sale a bordo di un autobus senza pagare corrisponde perfettamente alla definizione: riesce a “viaggiare gratis”, ma solo nel senso che in realtà sono gli altri a pagare per lui. Secondo Olson la strategia del free rider può avere successo solo se il numero degli stessi free rider è limitato. Se alcuni non pagano il biglietto, l’autobus continuerà a viaggiare – al massimo, ai viaggiatori onesti sarà chiesto di pagare di più. Ma se quasi nessuno paga il biglietto la linea di autobus sarà costretta a chiudere, e nemmeno il free rider potrà più viaggiare gratuitamente. Lo stesso vale per organizzazioni assai più complesse di una linea di autobus, comprese le parrocchie: possono tollerare un certo numero di free rider, ma se il numero cresce, si trovano di fronte a problemi sempre più difficili da risolvere e infine cessano di funzionare. Anche nelle organizzazioni religiose o tra chi frequenta i sacerdoti e va a Messa molti vogliono solo “assistere”, non “partecipare” o contribuire. Sono tipici free rider. Il problema, però, è che i beni simbolici offerti dalle organizzazioni religiose sono non soltanto fruiti, ma anche prodotti collettivamente.

Le organizzazioni, le congregazioni e le parrocchie più rigorose e “ortodosse” chiedono di più, e quindi diminuiscono il numero di free rider. Si potrebbe ritenere che chiedendo di più – in linguaggio economico, aumentando i costi – sia i fedeli sia le vocazioni diminuiscano. In realtà spesso avviene il contrario. Le teorie economiche infatti c’insegnano che i consumatori cercano di minimizzare i costi e massimizzare i benefici. Non cercano soltanto di limitare i costi, a qualunque condizione, ma si sforzano di arrivare a un ragionevole equilibrio fra costi e benefici. Chi acquista un’automobile non cerca semplicemente di spendere il meno possibile: anzi, sa che spendendo troppo poco sarà verosimilmente ingannato dal proverbiale venditore disonesto di auto usate. Anche i “consumatori religiosi” sono disposti a pagare di più – entro certi limiti – se pensano di ottenere di più. Nel loro caso non si tratta principalmente di costi economici, ma di costi simbolici. Chiedendo di rispettare norme che creano tensione con la maggioranza sociale in settori come la morale sessuale o il rapporto con la verità in una cultura dominata dal relativismo, le organizzazioni religiose creano barriere di entrata e riducono il numero di potenziali free rider che potrebbero entrare.

Naturalmente perché una congregazione cattolica sia viva, non sia composta in maggioranza di free rider, abbia un buon rapporto con i suoi sacerdoti e generi anche vocazioni sacerdotali e religiose non basta una sociologia dell’efficienza. Occorre che ciascuno si senta partecipe e non solo spettatore, e prima di dare il suo contributo si senta “preso in cura” personalmente dal sacerdote. Da questo punto di vista se si vuole ridurre il numero di free rider occorre assicurarsi che il contatto personale e autorevole fra sacerdote – particolarmente, parroco – e fedeli sia sempre garantito. E ci si può chiedere se sia proprio così quando si passa dalle parrocchie alle unità pastorali, con la conseguenza di “allungare” le relazioni mentre sono proprio quelle che la sociologia chiama “relazioni corte”, più personali e dirette, a garantire contro la proliferazione dei free rider: i quali, si potrebbe dire, non sono sempre free rider per colpa loro.

Ancora una volta, da sociologo, vorrei insistere sul fatto che la sociologia di per sé non risolve nessun problema pastorale e può dare contributi utili solo se si presenta con la necessaria umiltà metodologica. L’accostamento alla religione in termini di mercato, consumatori, costi e benefici potrà perfino scandalizzare chi ha meno familiarità con le teorie della religious economy. E sarebbe giusto che fosse così se queste non fossero – insisto sul punto, a costo di ripetermi – soltanto metafore, elementi metodologici da considerare come semplici – e umili – strumenti. Ultimamente, vale anche per i sociologi il richiamo di Benedetto XVI nel discorso all’udienza generale del 1° luglio 2009, dedicata all’Anno Sacerdotale: “A fronte di tante incertezze e stanchezze anche nell’esercizio del ministero sacerdotale, è urgente il recupero di un giudizio chiaro ed inequivocabile sul primato assoluto della grazia divina, ricordando quanto scrive san Tommaso d’Aquino [1225-1274]: ‘Il più piccolo dono della grazia supera il bene naturale di tutto l’universo’ (Summa Theologiae, I-II, q. 113, a. 9, ad 2)” (Benedetto XVI 2009b).


Fonte: Cesnur

66 commenti:

  1. Questo testo è una BOMBA in tutti i sensi :-D  ottimo Introvigne....

    Nel mio piccolo vorrei che si focalizzasse, accanto alle motivazioni sopra trattate, che il problema delle vocazioni scaturisce anche dallo sviluppo femminista del '68 che con lo slogan (uno fra i tanti) "l'utero è MIO e lo gestisco io" ha cominciato da allora a mettere in crisi non solo la stessa identità delle donne ma anche degli uomini con il risultato della decadenza DELLE FAMIGLIE...
    La Vocazione sacerdotale, o religiosa in generale, è strettamente collegata con il barometro standart della FAMIGLIA: se la Famiglia è in crisi lo saranno anche le vocazioni religiose, non si scappa...giacchè le Famiglie vengono consacrate e santificate dai sacerdoti e dalle Famiglie santificate maturano le nuove Vocazioni...

    Al Concilio Vaticano II, anzi, attenzione, al suo DOPO....attribuisco la grave responsabilità di aver non soltanto sottovalutato il problema, ma di averlo in qualche modo sostenuto!
    Al Catechismo per esempio, specialmente alle Prime Comunioni ed alle Cresime, E' QUASI VIETATO PARLARE DI VOCAZIONI....rammento che una volta, negli anni '90, per aver fatto due lezioni ai cresimandi sulla Vocazione ed aver chiesto ai ragazzi di chiedersi se davvero in loro non ci fosse il seme di una chiamata, VENNI ACCUSATA DAL PARROCO DI FARE PROSELITISMO... =-O
    Allora non capii il perchè di quel rimprovero, ed umilmente obbedendo, non ne feci più menzione....solo dopo qualche anno mi resi conto di aver commesso un errore, quello di tacere...
    Come Catechista ero responsabile ed invece mi piegai, come molti, ad una obbedienza sbagliata, oggetto di ignoranza e frutto del caos...

    I nostri giovani NON sono più abituati AL DISCERNIMENTO...solo da 5 anni finalmente le cose stanno cambiando, ma quanti danni abbiamo fatto !!!
    I Genitori in Famiglia ALLONTANANO I FIGLI dalla Chiesa perchè in Famiglia si usa la Parrocchia solo per ricevere i due Sacramenti e per le gite....a Catechismo si fanno i CARTELLONI mica la dottrina, mica il discernimento vocazionale!!
    Piazzatevi all'esterno di una qualsiasi parrocchia e chiedete ai ragazzi che escono dalla catechesi che cosa hanno imparato o cosa hanno fatto: vi diranno: "abbiamo cantato, abbiamo giocato, abbiamo fatto i cartelloni, abbiamo imparato che Dio è buono..." *DONT_KNOW*
    Infine, proprio in questi giorni, il Papa stesso è ritornato sull'argomento sottolineando l'importanza di RI-IMPARARE l'identità del Sacerdote che non è affatto l'Uomo dell'impegno "nel sociale", ma è molto di più, un di più che deve essere riscoperto e ri-insegnato...

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  2. Mi si conceda un appello:

    Care Mamme: PREGATE e preghiamo per i nostri Figli affinchè NON abbiano a rinunciare alla chiamata per colpa nostra...NON temiamo di vederli un domani SACERDOTI, come li abbiamo aiutati a muovere i primi passi nel mondo, sosteniamoli nei primi passi verso la VOCAZIONE RELIGIOSA... non temete di perderli, al contrario...
    Una Mamma, separata e divorziata mi disse di non avere il coraggio di aiutare il figlio nel discernimento vocazione che credeve il figlio stesse maturando, a causa della sua situazione della quale riconosceva l'incompatibilità e l'adulterio...
    Le risposi che a maggior ragione avrebbe dovuto aiutare il figlio a questo discernimento incoraggiandolo verso un sacerdote spirituale e che la sua situazione adulterina non doveva essere un ostacolo nè essere usata come giustificazione per TACERE sul futuro eventuale del figlio...
    Le dissi: PRENDI IL ROSARIO E PREGA PER TUO FIGLIO  e prega affinchè il Signore ti conceda la forza di rimettere ordine nella tua vita, E' UNA GRAZIA quella che ti sta dando!!!
    Da allora questa mia amica seppur divorziata, ha smesso ogni relazione adulterina IN RISPETTO DEL FIGLIO ENTRATO IN SEMINARIO....
    ora si prodiga per la divulgazione del Rosario e si è aggregata ad un gruppo di Preghiera di Padre Pio, vive continuamente di preghiera ed aiutando il Prossimo e mi ha confidato di aver trovato la pace e la serenità che cercava da tempo....
    Le Grazie si attirano e la Preghiera fa il resto!
    Care Mamme non abbiate timore se i vostri figli sentono la Vocazione....PRENDETE IL ROSARIO E PREGATE...preghiamo davvero insieme e il Signore non mancherà di aiutare tutti...questa è la vera applicazione della Misericordia di Dio, non il bonismo verso un Dio tollerante anche nel peccato....

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    1. Direi che nel 2017 risulta evidente un gap generazionale. Un trentenne oggi non penserebbe mai e poi mai ad una cosa del genere (per fortuna). Molto bella l'analisi del professore, ma manca il fatto che la cultura (intesa come scolarizzazione avanzata) ha cambiato tante cose, e la stessa figura di Dio (e di tutte le religioni) in Occidente ha perso fascino e interesse. E continuerà inesorabilmente a perderne.

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  3. Introvigne non è certo la bocca della verità e ne tantomeno la Verità evaqngelica...
    facesse altro...
    Silvia

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  4. Ottima analisi, complimenti al prof. Introvigne.

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  5. è vero, Introvigne non è la Verità evangelica, però è uno scienziato e come tale è un cercatore della Verità ( e ricordo come per San Tommaso e per il Catechismo la verità sul creato e la verità sul Creatore abbiamo la stessa fonte e portino a conoscere la stessa Persona; siamo cattolici, non protestanti che se la prendono con gli scienziati appena parlano di religione).
    Bravo Professore!

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  6. E' bella e veritiera l'analisi di Introvigne.

    E bello anche l'appello di Caterina - Mamme non dimentichiamoci mai la mamma di Sant'Agostino!

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  7. parroco di campagna13 marzo 2010 alle ore 12:38

    Eccellente articolo e analisi diIntrovigne,ma che bello l'appello di Caterina a prendere o ri-prendere in mano il Rosario e pregare.E' di queste mamme che abbiamo bisogno,Dio benedica queste nostre mamme che non si vergognano di esortare allapreghiera.Torniamo alla recita del Rosario in famiglia.Un parroco di campagna.

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  8. Se alla fine degli anni '50 si è ritenuto di dover indire un concilio ecumenico per attuare un "aggiornamento" vuol dire che gli indicatori del costume e della produzione culturale (letteratura, cinema, filosofia, musica...) permettevano di cogliere i segnali di una crisi di consenso, sia pure incipiente. In Francia ( la "figlia primogenita della Chiesa" ) le cose andavano già piuttosto male, se nel 1943 venne pubblicato il libro, che allora fece scalpore "La France, pays de mission?", autore non so se il cardinale Feltin o Ancel o altro. Già negli anni '30 Bernanos aveva pubblicato il "Diario di un parroco di campagna" sul dramma del curato di una "parrocchia morta", che non risponde minimamente ai suoi sforzi. Già, è questo il problema: il prete, come il professore, ha davanti a sè un pubblico con cui deve interagire. Se la cosa non riesce,si sviluppano avvilimento e frustrazione. Leggendo le testimonianze sull'esperimento dei "preti operai" si vede facilmente che la soluzione intravista da molti sacerdoti era di introdursi alla pari nel mondo laico della produzione; da qui anche la tendenza a procurarsi l'"adrenalina" con l'impegno sociale, o peggio con l'estremismo politico ( tendenza ancor oggi riconoscibile, mi sembra, in parecchi "preti di sinistra" . Io credo che il prete anche nelle situazioni più ostiche possa fare breccia nel muro dell'indifferenza se crede fermamente nella specificità della sua missione ( per dirla in "sociologese": nella imbattibilità commerciale del suo prodotto ). Per questo occcorrono una grandissima solidità dottrinale, la capacità d ivedere come le norme etiche derivanti dalla dottrina della Chiesa corrispondano alle esigenze pratiche e teoriche dell'uomo d'oggi; il tutto originato da un indomabile amore per la Chiesa e da una intensa vita di pietà.

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  9. RE-IMPARARE, già:

    meglio tardi che mai!
    se non è già troppo tardi per le ultime due generazioni, mandate allo sbaraglio dottrinale e morale, nel marasma relativista che le ha sommerse in 40 anni....e chi le riporta più all'ovile?
    :(

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  10. all'incipiente <span> crisi di consenso la Chiesa doveva solo rispondere, come Nostro Signore:</span>
    "VOLETE ANDARVENE ANCHE VOI?"
    ...non accodarsi a tutti i gusti e capricci del mondo, che è sempre sotto il potere del peccato, cioè la voglia di "fare a meno di Dio": invece si è fatta mettere al guinzaglio, come un genitore debole che cede a tutti i capricci del figlio ribelle che non vuole maturare; e i risultati sono evidenti, nel caos che ha travolto la Chiesa intera e anche la società civile, nel generale degrado della morale.
    E' solo una enorme stoltezza quella di voler adeguare il linguaggio e il contenuto del Vangelo a quelli del mondo: approda solo al rinnegamento di Cristo stesso, perdita della Fede planetaria,
    come vediamo !
    (e non c'era bisognao di sperimentarlo....)

    RispondiElimina
  11. <span>all'incipiente <span> crisi di consenso la Chiesa doveva solo rispondere, come Nostro Signore:</span>  
    "VOLETE ANDARVENE ANCHE VOI?"  
    ...non accodarsi a tutti i gusti e capricci del mondo, che è sempre sotto il potere del peccato, cioè la voglia di "fare a meno di Dio": invece si è fatta mettere al guinzaglio, come un genitore debole che cede a tutti i capricci del figlio ribelle che non vuole maturare; e i risultati sono evidenti, nel caos che ha travolto la Chiesa intera e anche la società civile, nel generale degrado della morale.  
    E' solo una enorme stoltezza quella di voler adeguare il linguaggio e il contenuto del Vangelo a quelli del mondo: approda solo al rinnegamento di Cristo stesso, perdita della Fede planetaria,  
    come vediamo !  
    (e non c'era alcun bisogno di sperimentarlo....)</span>

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  12. ai...miei...tempi.....ho 46 anni...quando andavo alla dottrina..cosi' si dice da noi in Istria....la prima cosa che ha fatto il nostro parrocco....ci ha preso per le mani e ci ha accompagnato nella chiesa parrocchiale.....mostrando e insegnando....questo e' l'altare della Madonna....questo Sacro Cuore,,,,,ecc,,,,davanti il Santissimo...ci si inginocchiava......oggi.....nessuno insegna niente!!!Ho visto il catechismo della mia nipote...tutte stupidaggini e sensa senso!!!!!!E questi stupidaggini..vengono dallla Chiesa....quindi..non c'e' nulla da meravigliarsi!!!!

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  13. caro Istriano, hai ragione: è proprio così!
    la Chiesa ha perso il gusto della semplicità, quella che Nostro Signore ci ha insegnato con le parole e con l'esempio, e quando ha detto:
    "Se non diventerete come questi piccoli, non entrerete nel Regno dei Cieli"!
    La Chiesa ci ha costretti a credere che dovevamo diventare grandi intellettuali, e fare o dover sentire e capire discorsi complicati per incontrare Gesù: tutto falso e inutile!
    e ha solo allontanato migliaia di anime dal Suo Cuore, che parla diretto ai cuori, se ci mettiamo in adorazione silenziosa, l' dove Lui ci aspetta giorno e notte:
    nei Tabernacoli, Gesù, il dio Eterno vivente, dimenticato e abbandonato in tutte le chiese del mondo (tranne pochi che Lui solo conosce....)
    "Venite a me voi tutti, che siete affaticati e stanchi e Io vi ristorerò"
    "Imparate da Me, che sono mite e umile di cuore"
    "Il mio giogo è soave, il mio peso è leggero"
    ......
    queste sono le Parole Divine che i cristiani e i poco o non-credenti vogliono sentirsi dire per accorrere -A FROTTE!- intorno a Lui, come bambini puri di cuore, che hanno bisogno e fame di Dio, dio Dio solo, non di mille vane parole umane che stancano il cuore e la mente!
    E spesso i ministri di Dio hanno fatto nella pratica come quei farisei che sgridavano i bambini e li
    allontanavano dal Maestro, e per questo Egli si indignò dicendo loro:
    "Lasciate che i piccoli vengano a Me!"

    Se i sacerdoti PER PRIMI, non si rifanno piccoli e non passano per la porta stretta, che costringe ad essere umili, guardando a Gesù solo, non alle proprie ambizioni, non potranno entrare in quel Regno dove essi devono attirare e condurre i piccoli fedeli di tutte le età e culture !
    E' urgente ritrovare la semplicità perduta del Vangelo, seguendo fedelmente il SI' SI' NO NO, lasciando cadere senza rimpianti tante inutili elucubrazioni, che servono solo a incensare la vanità umana!

    (e in tutto questo dovrebbero decidersi a seguire l'esempio del Santo Curato d'Ars, che non era un intellettuale, ma un umile operaio della vigna, fedelissimo amantissimo del Signore, al quale ha consacrato tutte le sue energie, senza risparmio, stando anche 15 ore al giorno in confessionale, tanto amava Gesù Cristo, le anime e la Chiesa da condurre sempre a Lui, come un vero Buon Pastore: ha fatto di sè un SACRIFICIO VIVENTE a Lui gradito, conformandosi del tutto al Signore!)

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  14. <span>caro Istriano, hai ragione: è proprio così!  
    la Chiesa ha perso il gusto della semplicità, quella che Nostro Signore ci ha insegnato con le parole e con l'esempio, e quando ha detto:  
    "Se non diventerete come questi piccoli, non entrerete nel Regno dei Cieli"!  
    La Chiesa ci ha costretti a credere che dovevamo diventare grandi intellettuali, e fare o dover sentire e capire discorsi complicati per incontrare Gesù: tutto falso e inutile!  
    e ha solo allontanato migliaia di anime dal Suo Cuore, che parla diretto ai cuori, se ci mettiamo in adorazione silenziosa, lì dove Lui ci aspetta giorno e notte:  
    nei Tabernacoli, Gesù, il Dio Eterno Vivente, dimenticato e abbandonato in tutte le chiese del mondo (tranne pochi che Lui solo conosce....)  
    "Venite a Me voi tutti, che siete affaticati e stanchi e Io vi ristorerò"  
    "Imparate da Me, che sono mite e umile di cuore"  
    "Il mio giogo è soave, il mio peso è leggero"  
    ......  
    queste sono le Parole Divine che i cristiani e i poco o non-credenti vogliono sentirsi dire per accorrere -A FROTTE!- intorno a Lui, come bambini puri di cuore, che hanno bisogno e fame di Dio, di Dio solo, non di mille vane parole umane che stancano il cuore e la mente!  
    E spesso i ministri di Dio hanno fatto nella pratica come quei farisei che sgridavano i bambini e li allontanavano dal Maestro, e per questo Egli si indignò dicendo loro:</span>
    <span>"Lasciate che i piccoli vengano a Me!"  
     
    Se i sacerdoti PER PRIMI, non si rifanno piccoli e non passano per la porta stretta, che costringe ad essere umili, guardando a Gesù solo, non alle proprie ambizioni, non potranno entrare in quel Regno dove essi devono attirare e condurre i piccoli fedeli di tutte le età e culture !  
    E' urgente ritrovare la semplicità perduta del Vangelo, seguendo fedelmente il SI' SI' NO NO, lasciando cadere senza rimpianti tante inutili elucubrazioni, che servono solo a incensare la vanità umana!  
     </span><span>(e in tutto questo dovrebbero decidersi a seguire l'esempio del Santo Curato d'Ars, che non era un intellettuale, ma un umile operaio della Vigna, fedelissimo amantissimo del Signore, al quale ha consacrato tutte le sue energie, senza risparmio, stando anche 15 ore al giorno in confessionale, tanto amava Gesù Cristo, le anime e la Chiesa da condurre sempre a Lui, come un vero Buon Pastore: ha fatto di sè un SACRIFICIO VIVENTE a Lui gradito, conformandosi del tutto Lui, poichè che in quel misero villaggio non cercava la propria gloria, ma solo quella del Signore, e per sua volontà e Grazia fece convertire e crescere nella Fede tantissime anime!)</span>

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  15. <span><span>caro Istriano, hai ragione: è proprio così!    
    la Chiesa ha perso il gusto della semplicità, quella che Nostro Signore ci ha insegnato con le parole e con l'esempio, e quando ha detto:    
    "Se non diventerete come questi piccoli, non entrerete nel Regno dei Cieli"!    
    La Chiesa ci ha costretti a credere che dovevamo diventare grandi intellettuali, e fare o dover sentire e capire discorsi complicati per incontrare Gesù: tutto falso e inutile!    
    e ha solo allontanato migliaia di anime dal Suo Cuore, che parla diretto ai cuori, se ci mettiamo in adorazione silenziosa, lì dove Lui ci aspetta giorno e notte:    
    nei Tabernacoli, Gesù, il Dio Eterno Vivente, dimenticato e abbandonato in tutte le chiese del mondo (tranne pochi che Lui solo conosce....)    
    "Venite a Me voi tutti, che siete affaticati e stanchi e Io vi ristorerò"    
    "Imparate da Me, che sono mite e umile di cuore"    
    "Il mio giogo è soave, il mio peso è leggero"    
    ......    
    queste sono le Parole Divine che i cristiani e i poco o non-credenti vogliono sentirsi dire per accorrere -A FROTTE!- intorno a Lui, come bambini puri di cuore, che hanno bisogno e fame di Dio, di Dio solo, non di mille vane parole umane che stancano il cuore e la mente!    
    E spesso i ministri di Dio hanno fatto nella pratica come quei farisei che sgridavano i bambini e li allontanavano dal Maestro, e per questo Egli si indignò dicendo loro:</span>  
    <span>"Lasciate che i piccoli vengano a Me!"    
       
    Se i sacerdoti PER PRIMI, non si rifanno piccoli e non passano per la porta stretta, che costringe ad essere umili, guardando a Gesù solo, non alle proprie ambizioni, non potranno entrare in quel Regno dove essi devono attirare e condurre i piccoli fedeli di tutte le età e culture !    
    E' urgente ritrovare la semplicità perduta del Vangelo, seguendo fedelmente il SI' SI' NO NO, lasciando cadere senza rimpianti tante inutili elucubrazioni, che servono solo a incensare la vanità umana!    
     </span><span>(e in tutto questo dovrebbero decidersi a seguire l'esempio del Santo Curato d'Ars, che non era un intellettuale, ma un umile operaio della Vigna, fedelissimo amantissimo del Signore, al quale ha consacrato tutte le sue energie, senza risparmio, stando anche 15 ore al giorno in confessionale, tanto amava Gesù Cristo, le anime e la Chiesa da condurre sempre a Lui, come un vero Buon Pastore: ha fatto di sè un SACRIFICIO VIVENTE a Lui gradito, conformandosi del tutto a Lui, poichè in quel misero villaggio non cercava la propria gloria, ma solo quella del Signore, e per sua Volontà e Grazia fece convertire e crescere nella Fede tantissime anime!)</span></span>

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  16. guardi Franco, sa perchè l'impresa di cui lei parla non riesce ?
    accade (e oggi è cosa diffusissima) solo nel momento in cui il prete si affida al proprio IO e ai propri talenti, senza fare quello che dice S. Paolo, che è parola vissuta:
    "NON SONO PIU' IO CHE VIVO, MA CRISTO CHE VIVE IN ME":
    deve mettere da parte il proprio Io, lasciando agire Dio per mezzo suo come docile strumento, come ci mostrano i Santi, Padre Pio  e il Curato d'Ars uno dei tanti, tutti sul modello supremo di Maria SS.ma col suo FIAT; diventare un semplice cristallo che si lascia attraversare dalla Luce, per trasmetterla a tutti, SENZA ALTERARLA con le proprie idee, ma sarà Dio stesso ad utilizzare quel suo strumento, servendosi dei talenti che gli ha donato, per mostrare la sua Potenza e la sua Gloria, alla quale Lui solo farà un giorno (qui già e non ancora....) partecipare il suo "servo inutile"!
    (questa è la cosa più difficile: collaborare con il Signore, rimanendo servi "inutili"....sentirsi e diventare "stolti per Cristo": invece si cerca in tutti i modi di brillare agli occhi del mondo, di avere AUDIENCE, per farsene vanto....e Gesù si tira in disparte, e la Sua Voce Divina non arriva più all'orecchio delle anime, questo è il grosso guaio che ha reso tutti ciechi e sordi da più di 40 anni, nei confronti del Signore che chiama: troppe voci e troppi richiami mondani e mercantili, come lei sta dicendo, riescono a SEDURRE le anime, sempre più forti i richiami della "carne" che coprono quelli dello Spirito...)

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  17. tutte stupidaggini e sensa senso!!!!!!E questi stupidaggini..vengono dallla Chiesa.

    chiamare stupidaggini le verità della Chiesa è veramente grave! voglio ricordare soltanto che il Catechismo della Chiesa Cattlica è il solo strumento necessario, e a cui dobbiamo prstare fede e bbedienza è stata redatto con l'apporto di migliaia di vescovi di tutto il mondo. emanayto poi dal Papa. Documento a cui, ci poiaccia o no, dobbiamo riferisci se volgiampo essere cristiani appartenenti alla Chiesa cattolica romana. Le nostalgie non servono a nulla e le critiche ancora meno. Io che faccio, tu che fai? per migliorare la nostra Chiesa? 
    Giampietro

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  18. scusate il mio italiano, ma vivo da poco in italia.

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  19. unun, legga meglio:
    "istriano" stava indicando come "stupidaggini" le presentazioni banalizzanti e fuorvianti di certi catechismi moderni: criticava il metodo di insegnamento (i cartelloni. giochini e discorsi superficiali e generici tipo "Dio è buono"....) che non avvicina affatto i piccoli a conoscere Gesù in modo semplice e completo, e non approfondisce il Vangelo e le Verità di Fede, ma costruisce sulla sua Persona tante vaghe interpretazioni e attivismi alla moda di oggi, in cui al centro del discorso c'è il ragazzo e la sua attività, ma non il Signore che insegna con la sua Parola:
    non si mettono veramente in ascolto di quel che Lui dice nel Vangelo perchè vengono stimolati e impegnati a creare e inventare loro "qualcosa da fare e da dire"....
    Ma lei, unun, ha mai letto il Catechismo di S. Pio X ?

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  20. istriano non ha  detto che sono stupidaggini le verità di fede, ma che è sciocco e superficiale il METODO con cui si insegna ! ed è un metodo che porta "fuori strada" gli alunni, da 30 anni almeno.
    Oppure serve solo ad arrivare a "fare" la  Prima Comunione e Cresima, come percorso obbligato e poi basta, e andarsene poi per altri interessi della vita, senza più crescere in alcun modo nella Fede.

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  21. <span>istriano non ha  detto che sono stupidaggini le verità di fede, ma che è sciocco e superficiale il METODO con cui si insegnano ! ed è un metodo che porta "fuori strada" gli alunni, da 30 anni almeno. 
    Oppure serve solo ad arrivare a "fare" la  Prima Comunione e Cresima, come percorso obbligato e poi basta, e andarsene poi per altri interessi della vita, senza più crescere in alcun modo nella Fede.</span>
    Lei ha figli ? Se li ha e vanno al Catechismo, provi a chieder loro se sanno
    QUALI E QUANTI SONO I SACRAMENTI (tanto per dirne una....)
    E A CHE COSA SERVONO:
    sentirà che risposte!
    (se pure rispondono....)

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  22. il problema è che proprio il Catechismo della Chiesa cattolica, strumento indispensabile per l'educazione del popolo cristiano, viene quantomeno taciuto disatteso o addirittura stravolto da chi oggi ha in mano la catechesi nelle parrocchie: molto spesso ciò è frutto della buona fede perché ai corsi per catechisti viene suggerito di tutto (dalla drammatizzazione al canto, dal gioco ai bans) meno che la trasmissione fedele e se necessario mnemonica delle verità rivelate. Fare questo viene indicato come dottrinalismo troppo scolastico non più adatto ai tempi. Io sono giovane e durante i primi anni delle elementari ho avuto la fortuna di avere la suora dell'oratorio che ci faceva imparare il catechismo di san Pio X. Ciò che mi rimane di quegli anni è molto di più di tutte le "scuole della Parola" lectio divinae ecc propostemi da adolescente...

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  23. comunque...se almeno 10 catechisti su 100 fossero come Caterina63, la Chiesa si rinnoverebbe completamente, a partire dai ragazzi che adesso hanno da 6 anni in su: potremmo sperare in un'inversione di tendenza rispetto all'ignoranza gigantesca seminata da 40 anni in qua...!
    preghiamo che il Signore susciti nuove vocazioni (autentiche, non illusorie...) di Sacerdoti santi, e che chiami anche tanti bravi catechisti ad insegnare nelle parrocchie (anch'essi santi...aspiranti tali), perchè, caro unun, questa è la parola che non ci vogliono più nominare i preti dal '68:

    SANTITA' !
    (pare che ne abbiano paura....)
    Dio benedica Caterina63 e tutti i catechisti che insegnano come lei, con pienezza di fede e chiarezza di idee e parole !

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  24. bravo fedele ! è proprio quello che stavo cercando di spiegare a unun, qui sotto...
    è un metodo sciocco e inutile, che tutto insegna fuorchè CHI veramente è Gesu' !

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  25. Quando nella Chiesa tornerà a tutto permeare il senso del sacro, rifioriranno le vocazioni.
    I giovani cercano la trascendenza. Se si offre loro una Chiesa appiattita sul mondo ad esso si conformano e restano inchiodati.

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  26. E,caro Pastorelli, si sentono un filino presi per il fondo dei pantaloni e ci mettono su una bella croce. Diciamolo pure!

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  27. ......a proposito.....leggevo....sul catechismo della mia nipote.....per quanto riguarda il significato della Santa Messa.....da nessuna parte....una!!!!! Parola.....Santo Sacrificio!!!! Ma leggendo sembrava una festa dove sono tutti invitati a bere e mangiare!!!! Come si dice da noi in Istria....andare in osteria....ecco...questo per me sono....cose senza senso.......senza vero!!!! significato!!!!Purtroppo!!!!!E poi....un' osservazione....il nostro parrocco...quando termina la Santa Messa....corre subito fuori dalla Chiesa.......non l'ho mai visto 5 minuti, fermarsi e adorare il Signore........a me passa la voglia...pensare alla vocazioni!!!!!!

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  28. Le cose vanno via via peggiorando man mano che scompare la generazione dei sacerdoti formati prima del Concilio Vaticano II.
    I sacerdoti che hanno studiato in seminario dopo il concilio hanno ricevuto una formazione umana, sociologica, psicologica ma niente affatto fondata sul sacro e sul mistero. Oggi, al catechismo non si insegna più nulla di valido, così come le omelie e le liturgie dei preti sono sempre più sciatte e buoniste. Personalmente, ho smesso di frequentare la mia parrocchia nel 2000, quando è andato in pensione l'ottimo arciprete di 78 anni che c'era fino ad allora, il quale aveva ancora molto di cattolico. Il parroco attuale, come i suoi cappellani, è poco più di un operatore socio-pastorale, che non veste nè talare, nè clergyman e che parla e si muove come un borghese qualsiasi. C'è poco da illudersi sul fatto che sotto Benedetto XVI la Tradizione stia ritrovando nuovo vigore. Per me i preti più giovani sono peggiori di coloro che li hanno preceduti!

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  29. Unun vive da poco in Italia. Inoltre il suo fraintendimento delle parole di Istriano è scusabile, perché tra centinaia di puntini, punti esclamativi e frasi smozzicate è facile perdersi anche per chi sia italiano.

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  30. Io faccio la catechista ai piccoli di prima elementare e debbo dire che è veramente difficile!!! Ho nove bimbi, solo due vanno sempre a messa (uno è il mio) e altri due quasi sempre. Una bimba non è nemmeno stata battezzata, le preghiere non sanno nemmeno cosa siano. Questa settimana c'erano le quarant'ore e venerdì c'era l'ora di adorazione per i bambini. Tutti erano stati avvisati, c'erano solo tre di prima elementare (figli di catechiste)!!!! Ieri sera, dopo la messa prefestiva, c'era un momento di adorazione per tutti. Quando è stato esposto il Santissimo, tutti in piedi, in ginocchio eravamo in "quattro gatti", una vergogna.
    Per tornare all'argomento catichismo vi parlo della mia esperienza: sono partita piena di entusiasmo, con il mio bel catechismo di San Pio X, ma mi sto arrendendo, lo so che è brutto da dire ma ai bambini non importa granchè di imparare le preghiere, prestano un po' di attenzione se gli racconti un pezzo della bibbia ma subito vogliono fare un disegno. Io penso che il problema siano i genitoro a cui non importa un fico secco. Mi chiedo cosa li mandino a fare a catechismo se poi non vanno a Messa, se non li fanno pregara. Mio marito ha malignamente detto che così se li tolgono dai piedi per un'altra ora alla settimana, credo che abbia ragione lui.
    scusate se sembro un po' sconclusionata ma ho scritto d'impeto

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  31. P.S.
    attenzione poi a cosa intendiamo per CRISI DELLE VOCAZIONI E DEL SACERDOZIO....non è il ruolo del Sacerdote ad essere in crisi giacchè Cristo è IERI, OGGI E SEMPRE, ma in crisi è L'UOMO con la sua vocazione, in crisi E' LA SUA IDENTITA', in crisi sono le PROMESSE che non manteniamo più.... i coniugi rompono le promesse, i sacerdoti rompono le promesse...i fedeli rompono le promesse....è in atto una rottura con le PROMESSE BATTESIMALI, da qui deriva ogni tipo di crisi...
    in crisi NON è la Chiesa in quanto tale che è UNA , SANTA E CATTOLICA... ma in crisi sono le MEMBRA che la compongono...le membra che tentano di cambiare la Chiesa perchè sono loro in crisi, sono quel fermento di zizzania, non hanno pace e seminano la divisione...
    il Sacerdote che ha perduto la sua identità come molti uomini nel mondo che credono di essere diventate donne e come le donne che credono di potersi equiparare agli uomini (sic!) SONO PERSONE IN CRISI...

    Nel momento in cui si comincerà a dire la verità su ciò che è male senza cambiarlo come un finto bene, allora si che inizieremo una vera riforma ed una autentica restaurazione...

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  32. campa cavallo!
    ci vorrebbe una rigenerazione psichica e spirituale della società.....
    ( una riconfigurazione....o "ricreazione"....chissà: a Dio niente è impossibile)
    Nientemeno che il ritorno del LOGOS: una bazzecola, dopo che gli stessi teologi, oltre ai filosofi, lo hanno rimaneggiato... )

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  33. <span>campa cavallo! 
    ci vorrebbe una rigenerazione psichica e spirituale della società..... 
    ( una riconfigurazione....o "ricreazione"....chissà: a Dio niente è impossibile) 
    Nientemeno che il ritorno del LOGOS: una bazzecola, dopo che gli stessi teologi, oltre ai filosofi, lo hanno "rimaneggiato" e ripresentato sotto nuove ed "evolute" espressioni... </span>

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  34. ....ovviamente volevo dire ri-creazione, nel senso etimologico, perchè nel senso scolastico di quel <span>"liberi tutti!" </span>dalla Scuola della Verità eterna, quella sì che già c'è, dal '68, ...e continua imperterrita...e nessuno ha suonato la campanella di ritorno alle lezioni!....
    :( (o sarà che il Papa l'ha suonata, ma è stato un suono molto flebile, come di un sonaglino d'antico metallo, un tintinnìo discreto, così tenue....che è stato sommerso dal bailamme e dal caos "innovatore che nulla vieta" dilagato ormai in cento direzioni, come ondate  lunghe ben oltre 40 anni, che non tornano più indietro?......)

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  35. <span>«Siamo letteralmente invasi dai travisamenti e dalle menzogne: i cattolici in larga parte non se ne avvedono, quando addirittura non rifiutano di avvedersene. Se io vengo percosso sulla guancia destra, la perfezione evangelica mi propone di offrire la sinistra. </span>
    <span>Ma se si attenta alla verità, la stessa perfezione evangelica mi fa obbligo di adoperarmi a ristabilirla: perché, <span>dove si estingue il rispetto della verità, comincia a precludersi per l'uomo ogni via di salvezza</span>».</span>

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  36. Noi siamo tenuti ad agire nei nostri limiti e nei nostri limitati ambiti. Già facciamo fatica a tentar di ri-creare noi stessi dopo le tante cadute. Dunque, alle ri-creazione, alla rigenerazione spirituale del mondo noi possiamo portare la piccola tessera della nostra spesso così debole Fede: al resto ci deve pensare Qualcun altro. Da sollecitare con assidue invocazioni.

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  37. <span>AMICUS PILATUS, SED MAGIS AMICA VERITAS !</span>

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  38. <span>prende nome, </span>

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  39. <span>“Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di Lui!”</span>

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  40. <span>AMICUS PILATUS, SED MAGIS AMICA VERITAS !</span>

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  41. <span>menzogne</span>

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  42. <span>Amicus Pilatus sed magis amica Veritas</span><span></span>

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  43. <span>Amicus Pilatus sed magis amica Veritas</span>

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  44. <span>Amicus Pilatus sed magis amica Veritas</span>

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  45. <span>Amicus Pilatus sed magis amica Veritas</span>

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  46. <span>Amicus Pilatus sed magis amica Veritas</span>

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  47. <span><span>Amicus Pilatus sed magis amica Veritas</span></span>

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  48. <span>Amicus Pilatus sed magis amica Veritas</span>

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  49. <span>Amicus Pilatus sed magis amica Veritas</span>

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  50. <span>Amicus Pilatus sed magis amica Veritas</span>

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  51. <span>Amicus Pilatus sed magis amica Veritas</span>

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  52. <span><span>Amicus Pilatus sed magis amica Veritas</span></span>

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  53. <span><span><span><span><span></span></span></span></span>
    <span><span><span><span></span></span></span><span><span><span> </span></span><span>Aprirò</span><span><span> </span></span><span><span>nel deserto </span></span><span>una strada</span><span><span>, immetterò fiumi nella steppa...</span></span></span></span>  
    <span><span><span><span></span></span></span>
    </span></span>

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  54. <span><span>Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa...</span><span>  </span><span> 
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  55. <span><span>Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa...</span><span>  </span><span> 
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  56. <span><span>Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa...</span><span>  </span><span> 
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  57. <span><span>Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa...</span><span>  </span><span>  </span></span>

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  58. <span><span>Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa...</span><span>  </span><span> 
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  59. <span><span>Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa...</span><span>  </span><span> 
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  60. <span><span>Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa...</span></span><span><span>   
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  61. <span><span>Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa...</span></span><span><span>    </span></span><span></span>

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  62. <span><span>Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa...</span></span><span><span>   
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  63. <span><span>Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa...</span><span>    </span></span>

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  64. <span><span>Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa...</span></span><span><span>   
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  65. <span><span>Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa...</span></span><span><span>   
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