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venerdì 12 marzo 2010

Echi tridentini in letteratura: Gabriele D’Annunzio

Un volume dal titolo Il libro delle vergini, prima edizione Sommaruga, Roma 1884. Si articola in quattro racconti, il primo dei quali, “Le vergini”, quasi un breve romanzo, presenta gli ultimi sei mesi di vita di una giovane donna, nubile, cattolica fervente tutta casa e chiesa, in un paesino del pescarese. Una grave malattia che la porta quasi in fin di vita, la lenta guarigione che le dona in qualche modo la scoperta dei sensi, un atto sessuale voluto e insieme respinto, pentimento e confessione, scoperta angosciosa di una gravidanza, morte per procurato rudimentale aborto. Questa è in sintesi la vicenda, psicologicamente mal motivata e del tutto improbabile, giocata sulla sola dimensione del compiacimento superficiale ed esteriore, ma con evidente capacità di coinvolgere emotivamente il lettore. Tutto acquista, da subito, l’odore attraente/repellente di una sensualità paganeggiante ed esclusiva: il profumo dei sensi che si svegliano al desiderio, il corpo che esulta in un lampo, ma poi lo stesso corpo ulcerato, nauseabondo, anima e sensi accomunati dal puzzo insopportabile del disfacimento e della corruzione.

Fa quasi impressione (e ribrezzo) scoprire che Gabriele D’Annunzio (1863-1938) sceglie di raccontare questa vicenda utilizzando come colonna sonora gli inni, i salmi, le antifone, le novene, i riti, le prediche, le processioni di una parte dell’anno liturgico; le citazioni, in latino, accompagnano il dipanarsi degli avvenimenti come segnali chilometrici lungo le strade.

La scena iniziale, col viatico e l’estrema unzione portati a Giuliana morente, vede sullo sfondo la novena di Natale, e sul proscenio le parole che la liturgia assegna al rito della buona morte:
- Pax huic domui
- Asperges, me domine
(sic), hyssopo, et mundabor...
- Exaudi nos, domine sancte...
- Misereatur...
- Ecce agnus Dei, ecce qui tollit peccata mundi...
(la preghiera viene inserita dopo la Comunione, ma pazienza!)

- Oremus...
- Ne reminiscaris...
- ... indulgeat tibi Dominus quidquid per gressum deliquisti. Amen.
- Kyrie eleison. Christe eleison. Kyrie eleison. Pater noster...

Alla guarigione e alle tentazioni incipienti della sensualità fa riscontro la festa dell’Annunciazione. All’accettazione consapevole della forza dei sensi, la Processione delle Palme. Ai “brividi della carne sollecitata”, le cerimonie del Venerdì Santo. Al pentimento, alla confessione, ma anche ai primi sintomi della gravidanza, corrisponde la Messa di Pentecoste, con una predica che si presenta come una parafrasi del “Veni Sancte Spiritus”. Alla morte per procurato aborto, la processione del Corpus Domini.

«Venivano in contro nella strada le verginelle coperte di veli candidi, con in mano i cèrei dipinti, e cantavano. Dietro la torma angelica, un grande sventolìo di drappi e di baldacchini empiva l'aria beneficata dalla pioggia recente. E cantavano:
Tantum ergo sacramentum
Veneremur cernui...

Giuliana (...), presa dalla vertigine, cadde in mezzo al pavimento. E, come il profluvio del sangue ricominciava, la paralisi le occupò la metà inferiore del corpo, ogni facoltà di moto volontario in lei si spense. (...)
Allora, in mezzo al sangue, Giuliana fu scossa da un parossismo di convulsione. Le contrazioni dei muscoli le gettavano il tronco da una parte e dall'altra; li arti le si allungavano con lo scatto e il battito d'una gamba di animale ferito a morte, le mani stringevano i pollici nel pugno, si riaprivano, ristringevano; i bulbi delli occhi si ritraevano dalle orbite, sotto le palpebre violastre, quasi con un movimento di fiore che ritiri i petali flosci in sé. A un tratto la testa si arrovesciò in dietro tutta, nel supremo colpo dell'apoplessia nervosa; il tronco senza sangue si irrigidì nella paralisi. Un leggero tremore apparve nelle corde del collo, le dita chiuse, dopo un minuto, si distesero. (...)
»


*

Fra tutti i grandi della letteratura, Gabriele D’Annunzio è probabilmente quello che più d’ogni altro sembra aver preso sul serio le parole del serpente a Eva, nell’Eden: “Si apriranno i vostri occhi e diventerete come Dio”. E ai suoi lettori, buon allievo di Satana, sembra ripetere: fate come me e diventerete Dio – anche voi come me. E’ incredibile come “se la tira”: di qualunque cosa si parli, il vero e unico protagonista è sempre lui, di continuo appare impegnato ad ammiccare: visto quanto sono bello, quanto sono “bravo”? Maestro, profeta, modello: di eroismo (come lo intende lui: cioè violenza, arbitrio, volontà di prevaricare); di spiritualità (da neopagano anticristo); di raffinatezza (ma al suo nome resta legata, fra tutte le possibili perversioni sessuali, quella – diciamo – meno profumata). Arbitro di delizie (!) sensuali: dominato dai sensi, e quindi dominatore dei sensi altrui; servo del Tentatore, e quindi presuntuoso “kapò” di questo osceno lager dei sensi che sogna, esalta, inventa, organizza.


*


Il libro delle vergini comprende tre altri racconti: “Favola sentimentale”, “Nell’assenza di Lanciotto”, “Ad altare Dei”. Quest’ultimo presenta un collegamento anche più diretto con la liturgia, chiamata anche qui a fare da colonna sonora a una vicenda esilissima, quasi evanescente: il risveglio dei sensi in due adolescenti pii, colti sulla soglia dell’innocenza. E’ il giorno della Purificazione, e nella chiesetta piena e maleolente i due ragazzi si trovano vicini, quasi costretti a sfiorarsi. Il rito della Messa ha inizio con le preghiere ai piedi dell’altare, correttamente riportate: “Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam”. Ma poi, si direbbe che il seguito si confonda nel ricordo (il narratore è il ragazzo, uno dei due protagonisti). [O si tratta forse di una più o meno conscia profanazione voluta?].
- “Confitebor tibi in cithara, Deus, Deus meus”. Qui entra in campo, inopinatamente, il suono dell’organo, che emette accordi profondi.
- “Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto”; mentre “la gran voce dell'organo rispondendo dominava il canto (?) rauco del prete”.
- “Domine, exaudi orationem meam”; “dalla mia fede di fanciullo i suoni dell'organo sacri e l'odore dolce che emanava da Giacinta suscitavano delle visioni confuse, delle visioni infinite”.
- Oremus te, Domine, per merita Sanctorum tuorum... “E li accordi dell'organo misero un lungo fremito su tutte le teste”.
Tu solus Dominus, tu solus Altissimus, Jesu Christe... (Siamo dunque al “Gloria”).
- Ma qui, subito all’improvviso: “L'organo ascese alle voci acute, gittò nella navata un grande accordo gioioso d'Inno che attraversò tutte quelle anime come un fascio di raggi e le assunse al paradiso”. Incongruamente, ha inizio a questo punto il canto delle litanie della Madonna. La Messa risulta, dunque, brutalmente interrotta e non verrà più ripresa.
- Il racconto è costellato da alcune delle invocazioni alla Vergine, accompagnate dal suono dell’organo e con caratteristiche del tutto assurde. Ma intanto “io chiusi li occhi, ebbi un lungo brivido di letizia, mi strinsi a Giacinta che seguiva a voce bassa la litania; e l'istinto dell'amore, che si andava determinando lentamente nel mio organismo di fanciullo, metteva in quella letizia mistica una vena lieve di desiderio sensuale. Io vedevo, a traverso le palpebre, un bagliore roseo, una gran selva rosea fiorire, a traverso il tessuto vivente delle mie palpebre”.
- “Agnus Dei”, e “Ora pro nobis Sancta Dei Genitrix”. Fine delle litanie, l’organo tace e hanno inizio le voci delle varie confraternite che mettono rumorosamente all’asta il privilegio di portare le statue e gli stendardi in processione. Entra il suono della banda e la processione si avvia. I due fanciulli, confusi e turbati, un po’ estenuati ma felici, restano nella chiesa ora deserta.

[Le conclusioni le lascio al lettore: di giudizi ne ho dati fin troppi. Tanto per chiudere, dirò che spontaneamente, alla fine della lettura del volume, a me è venuto da recitare un’Ave Maria e l’invocazione a San Michele Arcangelo contro Satana e gli altri spiriti maligni. Con questa puzza di zolfo, mi sento di consigliare ai bloggers di fare altrettanto.]

[Il libro delle vergini è stato pubblicato, anche in economica, dall’editore Mondadori. E’ peraltro liberamente scaricabile dal sito Internet liberliber, a questo indirizzo: http://www.liberliber.it/biblioteca/d/d_annunzio/il_libro_delle_vergini/pdf/d_annunzio_il_libro.pdf ]


Giuseppe

34 commenti:

  1. Mi meraviglia come questo "vate" sapesse le parole della Santa Messa

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  2. Preferisco di gran lunga Pirandello.

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  3. Ma non era meglio, questi "echi" tridentini, lasciarli nell'oblìo?

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  4. D'Annunzio nel 1884. ...E poi si sorprendono se, negli anni '60 del '900, quelcuno è stato 'abusato'..

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  5. Ci sarà pure odore di zolfo, ma rimane comunque il  profumo della grande e insuperata  poesia. Recitata, come consigliato, una Ave Maria apprestiamoci quindi a godere la bellezza dei testi dannunziani con l'amarezza di non avere più fra noi artisti di quella forza. Luisa

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  6. a non cedere a pseudo-estetismi.
    La bellezza posta al servizio del male è deleteria

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  7. Hai proprio ragione, Attenzione: e del resto è coi Luciferi che si fanno i Satana...

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  8. Trovo singolare e bacchettona la frase "non cedere a pseudo-estetismi la bellezza posta  al servizio del male è deleteria" Che cosa significa? Sono certa che chi è  in possesso di una fede consolidata non abbia nulla da temere. Anzi è proprio la conoscenza e il confronto con il male che ci aiuta a progredire nel bene, sempre che abbiamo le idee chiare e confidiamo nel Signore. Omnia munda mundis. Penso a quanti santi sono arrivati al loro traguardo proprio per aver avvicinato luciferi e satanassi. Anche il bello è opera di Dio (i talenti sono un suo dono). Vorrei precisare che un'opera d'arte va vista non già attraverso la vita di chi l'ha prodotta, ma valutando oggettivamente  il contenuto. Caravaggio docet! Noi continueremo a leggere D'Annunzio, a recitare Rosari, e a fargli dire pure una messa(sempre che non sia un nostro peccato di superbia averlo già condannato, prima ancora del Padre Eterno).

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  9. Trovo impeccabile la tua frase conclusiva, Luisa. Tanto è vero che non solo leggo D'Annunzio, ma lo propongo qui per la ricerca degli echi tridentini. 
    Questo non mi impedisce, però, di riconoscere in certe pagine (sia pure molto ben scritte) l'opera del demonio. E il fatto che certi messaggi osceni vengano veicolati attraverso citazioni liturgiche li rende, a mio parere, ancor più aberranti. 
    Certo che la bellezza (così come l'intelligenza, la prontezza di spirito e il senso dell'umorismo) sono doni di Dio: ma possono essere messi al servizio del nemico; di fronte a talenti dissipati e male investiti io posso provare rimpianto e rammarico, e magari affidare il dissipatore alla misericordia divina; nessuna ammirazione, però, in nessun momento.

    (Tu dirai: e chi ha mai parlato di "ammirazione"? Ed è vero anche questo. E' probabile, e consolatorio, che le nostre posizioni non siano affatto così lontane come potrebbe sembrare).

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  10. Un sodale di Fra' Lampredone13 marzo 2010 alle ore 20:01

    Brava ISA, la poesia del Vate rimane insuperata. Non riconoscere la grandezza di questo Re Mida della parola equivale a un'autocertificazione di imbecillità. Noi continueremo a leggere D'Annunzio e a recitare Rosari (anche a suo suffragio).

    Un'ulteriore prova di quale fascino esercitasse su di lui il sacro nella forma della liturgia tradizionale lo si ha nella CANZONE DEL SACRAMENTO, contenuta nel Libro delle laudi MEROPE, la quale inizia con le parole "INTROIBO AD ALTARE DEI" e si sviluppa evocando il KYRIE e l'AGNUS.

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  11. ...e magari mettiamo in un unico calderone il genio di WAGNER e l'inanità di Mick Jagger, come ha fatto qualche avventurista d'oltreoceano...

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  12. Infatti è una frase bacchettona, che tradisce una concezione servile (e diabolica) dell'Arte. L'Arte con la maiuscola non è al servizio di alcunché: è una stupenda dimostrazione dell'esistenza di Dio e, se compresa adeguatamente, un'efficacissima via per arrivare a Lui. Chi riduce l'Arte ai suoi contenuti, finisce per non riuscire più a distinguere tra i Rolling Stones e Richard Wagner, cioè per delirare.

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  13. Della "Canzone del Sacramento" volevo parlare diffusamente in un'ulteriore scheda "D'Annunzio 2"...

    (Ma se cominci a scrivere "Vate" con l'iniziale maiuscola e senza virgolette, e poi spari zaganelle sulla "poesia insuperata": Bummmmmm! "Sodale di Fra' Lampredone": attento alle rime!)

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  14. Beh, D'Annunzio era all'Indice, è cosa nota. Però non direi che il suo "eroismo" consistesse in violenza e prevaricazione: quando volò su Vienna, oltre a rischiare di persona (come aveva fatto in altre occasioni durante la guerra, quando perse un occhio), "bombardò" la città di volantini...
    Per inciso: d'accordissimo sul fatto che la guerra sia orribile, ma per favore non uscitevene anche voi con la lagna di quant'era bella l'Austria asburgica... Andate a Trieste, una delle città più secolarizzate d'Italia, e poi ne riparliamo.

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  15. Trovo singolare e bacchettona la frase "non cedere a pseudo-estetismi la bellezza posta al servizio del male è deleteria" Che cosa significa?
    Esattamente ciò che sta scritto.
    Si vede che, non solo non avete letto i libri di Hans Seydelmar , ma,forse, avete dimenticato pure  la narrazione del peccato originale. Se è vero (ma chi lo ha detto?) che non si può ridurre l'arte ai ocntenuti, è altrettanto vero che non si può prescindere da ESSI.
     Comunque, condivido che è il caso di pregare per tutti i defunti, in primis per coloro che ne hanno più bisogno, come penso che sia (se tanto mi da tanto, e senza sostituirsi ad alcun giudizio) il Vate.

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  16. Figliolo, è chiaro che la Canzone del Sacramento non è il capolavoro di D'Annunzio. Ma è anche chiaro che D'Annunzio è uno dei nostri massimi poeti. La sua poesia è insuperata in vari sensi, non da ultimo perché nessuno di coloro che vennero dopo di lui seppe fare di meglio (lo riconosceva persino un critico come Giovanni Raboni). Le mie "zaganelle", del resto, sono parole di molti. Di Hugo von Hofmannstahl, per esempio. D'Annunzio è l'unico poeta italiano di fine Otto e inizio Novecento la cui opera ebbe risonanza e influenza all'estero. L'espressione "il Vate" (la maiuscola serve qui a individuare la persona in modo univoco) è ampiamente storicizzata e legittima quanto l'espressione "il Duce" attribuita a Mussolini.

    Su D'Annunzio e il sacro - in particolare il sacro tridentino - dovresti aprire un blog apposito, perché gli esempi si sprecano. Sicché, caro Giuseppe, buon D'Annunzio 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7...

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  17. - Di Sedlmayr (si scrive così) basta leggere "La perdita del centro", un'opera fondamentale, vivamente consigliata.

    - Chi ha detto che l'arte non si può ridurre ai contenuti? Tutti gli artisti e la maggior parte dei filosofi dell'arte, per esempio, da Aristotele a Croce. Dai contenuti si può prescindere eccome: altrimenti la musica strumentale non sarebbe arte.

    - Quello di giudicare l'arte sulla base delle virtù morali dell'autore o dei contenuti concettuali della sua opera è vizio comune, ma aberrante (purtroppo molto diffuso nel mondo cattolico, che in virtù del contenutismo e della sostanzialità ha gettato alle ortiche la forma dell'antica liturgia). E che facciamo? Diamo la croce al genio di Wagner, pagano corruttore, ed esaltiamo il mediocre Bruckner? Perosi meglio di Respighi? Rèbora meglio di D'Annunzio? Oh, ragazzi, se è così, dedicatevi ai Rosari che fate meno danni...

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  18. Quando si parla di D'Annunzio, nel mondo rosso e in quello bianco c'è ancora gente che si lascia sopraffare dai giudizi politici e morali. Al ginnasio il mio insegnante di italiano, che era un prete, liquidò D'Annunzio in un'oretta, vomitandogli addosso insulti e luoghi comuni e presentandocelo come un personaggio minore del tutto prescindibile, e come poeta e come politico e come soldato (oggi il prete ha quasi cento anni: si vede che sparare idiozie allunga la vita...). Il suo "eroismo" nonn consisteva nella prevaricazione ma in un'interpretazione egocentrica - e un po' superficiale - del superuomo nietzscheano, cosa che non gli impedì di scrivere capolavori riconosciuti in tutto il mondo (non solo in Europa: pensiamo a Mishima).
    Sempre attuale la risposta del massone Mozart al religioso che obiettava sulla sua attitudine a scrivere composizioni sacre: "Allora, padre, la componga lei che è tanto cattolico". Virtù morali e perizia artistica sono aspetti solo incidentalmente correlati, e la loro correlazione non è decisiva. L'arte non è la serva della religione, come spesso pensano... i religiosi... ma è sovrana in casa sua, con sue leggi, suoi parametri e sue procedure. Voi salireste su un aereo se vi dicessero che il pilota "è tanto cattolico, tanto devoto, una persona di specchiate virtù... non ha il brevetto, ma è tanto una brava persona"?

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  19. Non pensavo che si sarebbe scatenato uno scambio d'idee così vivace e interessante. Il Vate è il Vate per eccellenza, la virgolettatura non ha senso. La POESIA non è di tutti e per tutti, ma solamente è di chi la sa manifestare e di chi la sa comprendere. Evviva Ospite e Luca.

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  20. <span>Dedicato a Isa, ai suoi Ospiti e Sodali e a tutti coloro che tengono regolarmente la barra a dritta.</span>
    <span>Va bene così: gli innamorati hanno le loro ragioni e vanno rispettati. Divertitevi e siate felici.</span>
    <span>Però:</span>
    <span>1. Wagner affascina anche me, e lo ascolto sempre con emozione; ma perché buttare là che Bruckner è un mediocre? Chi l’ha detto? Fa parte delle Sacre Scritture? Di quale religione?</span>
    <span>2. Che caspita c’entra la tecnica del pilota d’aeroplano (palpabile, concreta, memorizzabile capacità di spingere bottoni al momento opportuno) con l’arte della poesia, impalpabile e irripetibile momento magico, indefinibile per definizione, esposta inevitabilmente a oscillazioni di giudizio, a contraddizioni, ripensamenti, trasferimenti repentini dalla polvere all’altare e viceversa?</span>

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  21. 1. Povero Bruckner, avercene oggi! Certo, rispetto a Wagner è come un peschereccio rispetto a una portaerei, ma per navigare naviga. Mediocre in rapporto a Wagner, non in senso assoluto.
    2. C'entra, c'entra. Ma se vuoi fartene meglio conto, torna al Vate (virgolette superflue, brava Isa!), che dell'arte del volo era perito, anzi peritissimo (si consiglia, anzi prescrive, la lettura delle Cento, cento e cento pagine di Angelo Cocles). Qui la si è chiamata in causa soltanto per fare capire quanto siano disgiunti il piano etico e quello estetico: l'etica dell'arte non sta nel dire cose moralmente edificanti, bensì dire bene quel che dice, fare cioè buona arte, cosa che D'Annunzio vi riusciva impeccabilmente.

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  22. Evviva te, Isa. Fa piacere che in questo malandato paese (dove si inumano le mentecatte nei famedi e si nominano danducci da due soldi alla guida del Vittoriale) esistono ancora tenaci forme di intelligenza estetica.

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  23. Da intimo amico di Frate Lampredone, e dunque della Poesia - che davvero non è per tutti - mi corre l'obbligo di rincalzare: la grandezza D'Annunzio poeta fu colta in tempo reale da quasi tutta l'élite intellettuale europea. Il grande poeta tedesco Stefan George, un altro mostro sacro, tradusse dall'italiano, lingua che amava e praticava, Dante (se sapete il tedesco, gustatevele quelle traduzioni, perché sono autentici gioielli) e D'Annunzio.

    P.S. A essere proprio pignoli, tradusse anche qualche verso di un altro italiano... Leone XIII. In un'opera del 1907, "Il settimo anello", nel contesto di una grande galleria dedicata ad alcuni genii dell'Occidente, George - che non era certo un chierichetto - inserisce una poesia intitolata "Leo XIII", un'ottava della quale contiene la traduzione di alcuni versi del "Praeludio Natalis" scritto da papa Leone. "Leo XIII", tra l'altro è un'autentica esaltazione della sacralità cattolica romana. Non è la sua poesia migliore, sia chiaro, ma certo è un documento interessante.

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  24. E vi fareste operare da un chirurgo che è tanto onesto e di specchiati costumi, ma con le sue operazioni manda all'altro mondo nove pazienti su dieci?

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  25. Come mai non mettete D'Annunzio nell'elenco dei contributi letterari. Forza, su, indolenti!

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  26. Redazione di Messainlatino.it26 marzo 2010 alle ore 15:23

    Prrt! (Pernacchia)

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  27. Hahaha! Siete grandi, come sempre!

    E LUNGA VITA AL VATE!

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  28. Redazione di Messainlatino.it16 settembre 2010 alle ore 11:04

    Mettiamo una buona parola su Petrarca: Era il dì che al sol si scoloraro...

    Sebastiano P.

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  29. Redazione di Messainlatino.it16 settembre 2010 alle ore 11:06

    Il chirurgo non deve insegnare, l'intellettuale sì.

    Sebastiano P.

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  30. Redazione di Messainlatino.it16 settembre 2010 alle ore 11:06

    Il chirurgo non deve insegnare, l'intellettuale sì.

    Sebastiano P.

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  31. Come i cristiani dei primi secoli studiavano sui testi degli autori pagani (Cicerone, Seneca, Tacito), così la bella scrittura, utilissima come tutte le arti alla diffusione e glorificazione della Verità, non può essere imparata che leggendo i bravi scrittori.
    D'Annunzio è uno dei più bravi nella tecnica dello scrivere. Questo è sufficiente.

    E vorrei ricordare di Huysmans, che dall'ateismo, guidato dalla ricerca del Bello, del Sacro, del Mistero, attraverso l'occultismo e il satanismo, ma avendo qualche santo in Paradiso, approdò infine al Cattolicismo e sempre vi rimase.

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  32. Come i cristiani dei primi secoli studiavano sui testi degli autori pagani (Cicerone, Seneca, Tacito), così la bella scrittura, utilissima come tutte le arti alla diffusione e glorificazione della Verità, non può essere imparata che leggendo i bravi scrittori.
    D'Annunzio è uno dei più bravi nella tecnica dello scrivere. Questo è sufficiente.

    E vorrei ricordare di Huysmans, che dall'ateismo, guidato dalla ricerca del Bello, del Sacro, del Mistero, attraverso l'occultismo e il satanismo, ma avendo qualche santo in Paradiso, approdò infine al Cattolicismo e sempre vi rimase.

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  33. Come i cristiani dei primi secoli studiavano sui testi degli autori pagani (Cicerone, Seneca, Tacito), così la bella scrittura, utilissima come tutte le arti alla diffusione e glorificazione della Verità, non può essere imparata che leggendo i bravi scrittori.
    D'Annunzio è uno dei più bravi nella tecnica dello scrivere. Questo è sufficiente.

    E vorrei ricordare di Huysmans, che dall'ateismo, guidato dalla ricerca del Bello, del Sacro, del Mistero, attraverso l'occultismo e il satanismo, ma avendo qualche santo in Paradiso, approdò infine al Cattolicismo e sempre vi rimase.

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