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venerdì 12 marzo 2010

Recensione a Gherardini: Vaticano II, un discorso da fare

di don Enrico Bini

Mons. Brunero Gherardini ci ha regalato una grande opera frutto delle sue riflessioni, dove si sente l’eco dei lunghi anni di insegnamento, presso la Pontificia Università Lateranense. Il valore del libro risiede in una nuovo modo di leggere l’evento conciliare, evitando due estremi: il rifiuto del concilio e la sua esagerata assolutizzazione. Si può affermare che l’opera di mons. Gherardini è il frutto di un nuovo clima che vive la Chiesa, dopo il magistrale discorso di Benedetto XVI alla curia romana il 22 dicembre 2005. Il Papa in quel memorabile intervento ha proposto come chiave di interpretazione del concilio l’ermeneutica denominata: «della riforma nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa che il Signore ci ha donato». Il papa ha indicato il cammino della Chiesa come una sintesi feconda tra la fedeltà e la necessità di rispondere agli interrogativi che l’età moderna, pone alla fede dei cristiani.

Due ermeneutiche a confronto

Si può definire il volume di mons. Gherardini una lettura chiarificatrice delle decisioni conciliari e delle sue applicazioni, nella prospettiva della continuità con il passato della Chiesa.

Questa ricerca della continuità è una costante nella storia dei concili. Ogni evento conciliare ha cercato un riferimento ed un collegamento con la tradizione precedente. Bisogna quindi ricordare che sia concili dell’antichità sia quelli successivi hanno sempre comportato differenti interpretazioni, tanto da affermare parafrasando in vecchio detto: historia conciliorum, historia dolorum ! Basti pensare alle sorti del concilio di Trento e alle differenti ermeneutiche che anche in campo cattolico, videro contrapporsi il cardinale Pietro Sforza Pallavicino a Paolo Sarpi. Gli stessi Padri del concilio tridentino ritennero di aver chiarito la dottrina e riformato i costumi, non prevedendo le interminabili discussioni che poi nacquero intorno al problema della grazia e della predestinazione, tra molinisti e giansenisti.

Entrambe le parti rifacendosi al concilio si sentivano i migliori e fedeli interpreti discepoli di S. Agostino. Il magistero ha impiegato due secoli per chiarire e affinare, a più riprese, l’esatta portata del suo insegnamento.
Si potrebbe dire sulla falsariga delle affermazioni di Benedetto XVI che anche allora due ermeneutiche litigarono tra di loro. La recezione del concilio tridentino fu poi oltremodo lenta, se i decreti del tridentino furono accettati dal clero francese soltanto nel 1615 e le norme per la riforma del clero ebbero bisogno di almeno un secolo e mezzo prima di vedere le prime sistematiche attuazioni.
Le biblioteche sono piene di opuscoli giansenisti che si appellano al futuro concilio, perché dopo la condanna di Clemente XI, con la bolla Unigenitus (1713), la Chiesa era, secondo i seguaci di Giansenio, ormai senescente e ormai in crisi, tanto che alcuni attendevano la fine del mondo.

L’insegnamento della storia non deve, quindi, sorprender delle difficoltà attuali. Il volume di mons. Gherardini è un contributo fondamentale per tentare di ricostruire una visione armonica tra gli insegnamenti del Vaticano II e il magistero precedente della chiesa. Tutto questo superando il vicolo cieco del sedevacantismo oppure le sterili accuse di protestantizzazione della Chiesa. Il concilio Vaticano II ha una chiara validità come afferma mons. Gherardini: “Non vale neanche la pena, perciò, di spender qualche altra parola in una non necessaria dimostrazione del Vaticano II come vero ed autentico concilio ecumenico e quindi come un fatto - e che fatto! - inequivocabilmente ecclesiale, attinente alla vita, alla fede e alla storia della Chiesa” (p. 80). Occorre conoscere e analizzare il concilio per ricercare un equilibrio tra il passato e il presente superando una concezione storicistica della verità, che lega la validità delle asserzioni di fede al tempo sempre cangiante nelle sue mode ideologiche. Il problema l’aveva già intuito S. Tommaso d’Aquino, quando, parlando dei vari concili, affermò che non possono contraddirsi tra di loro, ma solo integrarsi, o, come scrisse nella Summa Theologiae: “eandem fidem, magis expositam” (II-II, q.1,a.10,ad 2). Questo perfetto allineamento tra le due esigenze che la dottrina tomista vedeva come il vero requisito per un vitale cammino della Chiesa, vale per il Vaticano II che fu un concilio pastorale, ma che ha avuto tante implicazioni per la stessa dottrina della Chiesa. Per questo, l’orizzonte della storia e dell’eternità devono trovare nella Chiesa una piena possibilità d’incontro. L’alternativa non è tra aggiornamento e immobilismo, ma tra un vero e falso aggiornamento, secondo quanto aveva già indicato Pio XII, in un discorso del 14 settembre 1956.

Le ideologie post-conciliari

Le riflessioni di mons. Gherardini sono un invito a ripensare le vicende di questi ultimi decenni, mostrando quanto davvero l’ermeneutica della discontinuità sia un’idea infruttuosa, come l’ha definita Benedetto XVI. Oggi, con maggiore chiarezza, si ha la percezione che certa teologia post-conciliare sia stata tributaria delle ideologie totalizzanti del secolo scorso. Penso al soggiogamento della teologia al pensiero marxista ed alle suggestioni storiciste e immanentiste, che hanno impoverito la riflessione teologica. Non ultima la riconosciuta influenza del pensiero di Teilhard sulla stessa assise conciliare, come affermò il cardinale Garrone: “Il nome di p. Teilhard non mancò di risuonare ogni tanto nell’assemblea. In realtà la scossa che rischiava di far vacillare le fondamenta e che da quell’uomo era stata provocata si avvertiva con intensità molto maggiore di quanto non sembrasse” (G. M. GARRONE, Orientamenti nel concilio, Roma, Borla, 1968, p. 66).

La storiografia dovrà indagare sulle molteplici correnti culturali e filosofiche, che durante il secolo scorso hanno preparato il terreno alla nascita di quella mentalità che intese il concilio come «un nuovo inizio - ein neuer beginn (K. Rahner)» (O. PESCH, Il concilio Vaticano II, Brescia, Queriniana, 2005, p. 373). L’insistenza su questa cesura tra il passato e il presente, per creare una nuova identità, quasi come necessità storica, fu chiamata l’immolazione escatologica.
Qui si nasconde il carattere totalitario del nuovo corso della teologia post-conciliare.

La rivisitazione dell’intero depositum fidei, doveva eliminare ogni ostacolo per conformarsi ai bisogni del tempo presente. Non è un caso l’atteggiamento di taluni teologi, condannati prima del concilio, ma divenuti poi i più zelanti persecutori di coloro che non si adeguavano al nuovo corso della Chiesa. Si rimane stupefatti, per esempio, di fronte alle parole scritte dal padre Congar durante il concilio: “Più passa il tempo, più mi vado convincendo che la struttura tutta italiana degli organismi romani e dell’ideologia romana sono il tumore che bisogna (è necessario) eliminare” (Y. M. CONGAR, Diario del concilio, I, Cinisello B., Paoline, p. 478).

Parole dure, senza carità, l’inquisito diventa il peggiore inquisitore. Questa volontà distruttiva è il vero animo di coloro che teorizzavano la libertà e il pluralismo. Nessuno ancora ha scritto su questa sistematica emarginazione di teologi, sacerdoti, vescovi e cardinali che non si allineavano alle magnifiche sorti e progressive della Chiesa post-conciliare. Esiste, invece, un sorta di martirologio dei precursori del concilio chiamati “pomposamente” i nuovi padri, degli anticipatori dei tempi nuovi, esaltati dai giornali e dai mass-media; mentre il silenzio avvolge il nemico ossia l’odiata ideologia romana, ormai fuori dalla storia. Il carattere distruttivo del cosiddetto ‘spirito del concilio’ ha poi la sua evidente riprova nell’applicazione della riforma liturgica, che ha tentato di cancellare, senza pietà, secoli di esperienza liturgica.

Il linguaggio del concilio

Il volume di mons. Gherardini porta un notevole contributo alla chiarezza dei problemi in campo, con un’analisi di alcuni documenti conciliari. In modo particolare, sono illuminanti i capitoli dedicati all’analisi delle costituzioni Dei Verbum e Lumen Gentium, dove con competenza si sottolinea il rapporto Scrittura - Tradizione e la dottrina sulla collegialità, visti nella prospettiva della continuità. Sono i capitoli centrali del volume, dove le argomentazioni sono stringenti e richiamano i principi della logica e della ragione teologica.

Tuttavia, proprio la forza delle argomentazioni di mons. Gherardini suggerisce alcune riflessioni problematiche. Larga parte della teologia post-conciliare ha riconosciuto le ambivalenze dei documenti conciliari (O. PESCH, Il concilio, cit., pp. 377-379), e per questo è stato richiesto da almeno trent’anni l’indizione di un nuovo concilio, secondo l’opinione di Giuseppe Alberigo, davvero ecumenico, e con all’ordine del giorno le nuove sfide per la Chiesa. Così i problemi del Vaticano II sarebbero come superati dal concilio Vaticano III. Per esempio, anche il cardinale Suenens, nel 1982, chiese un concilio per la fine del secolo, da tenersi a Gerusualemme (L. J. SUENENS, Per la chiesa di domani, Roma, Città Nuova, 1982, p. 70).

Inoltre, la seria discussione sugli argomenti trattati dal concilio suggerita da mons. Gherardini potrebbe risultare inutile, finchè non si ritrova un linguaggio comune. La scelta linguistica del Vaticano II con il rifiuto di una chiara terminologia di ascendenza scolastica, non permette la limpidezza del confronto. Lo aveva già intuito con fine percezione il cardinale Siri, in una conferenza tenuta a Cannes, nel 1969: “Fu adottato negli schemi [del concilio] il criterio discorsivo e fu escluso il metodo delle proposizioni semplici, stringate per l’affermazione delle verità o per la netta condanna degli errori… La scelta del metodo discorsivo negli schemi non è stato senza conseguenze e durante il concilio e dopo il concilio. Anzitutto è diventato più difficile capire dove il concilio intendeva impegnarsi in dichiarazioni solenni, che importavano l’infallibilità e pertanto l’irreformabilità di un asserto, e dove non intendeva impegnarsi a quel modo… Il frutto è stato - non certamente legittimo e solo accidentale - che molti si sono a torto creduti di poter interpretare i testi a loro modo e persino fuori dell’ortodossia cattolica” (G. SIRI, La giovinezza della chiesa. Testimonianze, documenti e studi sul concilio Vaticano II, Pisa, Giardini, 1983, p. 178).

Le parole dell’arcivescovo di Genova sono davvero fondamentali per capire l’equivoco che attraversa il confronto teologico di oggi. Ritengo che il lavoro di mons. Gherardini e le sue analisi non potranno essere comprese dalla teologia moderna, se non si ritrova una convergenza terminologica comune. Al contrario, risuonano gravide di conseguenze negative le tesi del cardinale Léon-Joseph Suenens, che invitò a cercare nei testi conciliari le verità implicite, nascoste dietro incisi e circonlocuzioni, frutto dei compromessi tra le varie correnti conciliari, per raggiungere l’unanimità del consenso tra i padri. Il testo conciliare per il porporato belga è solo una traccia per cercare la verità, indicata dallo Spirito Santo: “Nei testi conciliari vi sono formule di equilibrio e di comune adesione che, a volte, sono state acquisite solo come tappe provvisorie per una scalata. Per la forza delle cose, ed anche per il gioco degli uomini, alcune accentuazioni non hanno ottenuto la loro piena dimensione rinnovatrice. Ma le gemme sono là che attendono la pienezza del sole: compito degli uomini, sotto la guida dello Spirito Santo, sarà quello di esplicitare tutte le implicazioni contenute nei testi conciliari, e tutta la loro implicita portata” (L.J. SUENENS, La corresponsabilità nella chiesa oggi, Roma, Paoline, 1968, p.19).

La ricerca dell’implicito porta dentro di sé tutte le virtualità di una interpretazione soggettiva della fede, con le conseguenze che abbiamo conosciuto nei decenni post-conciliari. Risultano così chiari i motivi per cui padre Ernesto Balducci propose “una ermeneutica dell’intenzione”, perché: «Voler leggere il concilio nella sua positività letterale è una operazione impossibile, perché ci sono nei testi conciliari delle contraddizioni che rimangono tali» (E. BALDUCCI, Il cerchio che si chiude, Genova, Marietti, 1986, p. 81).

Le importanti analisi di mons. Gherardini seguendo i criteri di certe correnti post-conciliari non hanno più alcuna vera importanza, perché ormai la teologia veleggia, senza l’aggancio all’oggettività, verso una sostanziale dissoluzione. L’opera di mons. Gherardini non potrà essere capita, anzi sarà considerata “unzeitgemass-inattuale”, senza questa precomprensione linguistica, senza una nuova convergenza sul senso oggettivo dell’interpretazione delle verità di fede, secondo le chiare indicazioni del concilio Vaticano I, nella costituzione Dei Filius (cap. IV): “Il senso dei sacri dogmi che deve essere sempre conservato è quello che la Santa Madre Chiesa ha determinato una volta per tutte e non bisogna allontanarsi da esse sotto il pretesto e in nome di una intelligenza più profonda”.

Il testo di mons. Brunero Gherardini si conclude con una significativa supplica al papa, che ricorda una iniziativa analoga di mons. Cesare Angelini. Il noto letterato pavese dalle colonne del «Corriere delle Sera», con lucida preveggenza scrisse a Paolo VI nel 1971, chiedendo negli anni del post-concilio: “La continuità con il passato e la difesa delle verità di fede” (C. ANGELINI, Lettera al Papa, Bologna, Boni, 1977, pp. 3-9).

Il papa ricordava nel 2005 che l’ermeneutica della continuità cresce silenziosamente, ma è l’unica in grado di rinnovare. Il contributo di mons. Gherardini è il frutto di questa nuova temperie aperta dalle prospettive offerte da Benedetto XVI, che, niente togliendo alle tante intuizioni conciliari, le possa inquadrare nel bimillenario cammino della Chiesa. La grandezza di una autentica teologia cattolica consiste in questa incessante ricerca, secondo le illuminanti parole di Vincenzo di Lerins: “Quello che si credeva semplicemente, lo si creda più diligentemente; quello che si predicava con minor forza, si predichi con più vigore; quello che si venerava con cautela, si veneri con più sollecitudine”.
In altri termini, la teologia cattolica non è solo attraversata dalla logica dell’et-et, ma anche da quella del semel verum, semper verum.

Il volume di mons. Gherardini ha, infine, due qualità: la franchezza e la freschezza di una prosa tersa e piacevole. Di entrambe ne sentiamo oggi il bisogno, predominando invece un linguaggio ecclesiastico sciatto e ripetitivo, sia negli scritti teologici sia negli interventi dei nostri Pastori. La franchezza di mons. Gherardini risponde ad un preciso dovere del teologo che, senza infingimenti, chiama le cose con il loro nome. Forse questo atteggiamento ha fatto innervosire qualche eccellentissimo prelato toscano, abituato alla stanca ripetizione di slogan che si sostituiscono al pensiero dottrinale, come ricordava all’indomani del concilio Louis Bouyer (L. BOUYER, Cattolicesimo in decomposizione, Brescia, Morcelliana, 1969, p. 29).

Vorrei concludere citando Karl Barth, teologo molto caro a Mons. Gherardini, che negli ultimi anni della sua vita si occupò con curiosità al dibattito suscitato dal Vaticano II. Il teologo di Basilea in un opuscolo dove trattò del rinnovamento della Chiesa, ammonì sia i cattolici sia i protestanti che la novità vera dipende sempre dal riconoscere la Signoria di Dio sulla Chiesa, definita come una casa senza tetto e con poche finestre ossia protesa tutta verso il suo Signore: “La Chiesa sulla via del rinnovamento è il popolo di Dio in aggiornamento. Questa celebre formula va intesa nel suo significato generale. Nell’adattamento della sua vita a un’altra vita. La vita di quest’Altro a cui la Chiesa deve adattarsi può essere anzitutto la vita del Dio uno e trino nella sua azione del mondo e nella Chiesa. Da questo punto di vista la Chiesa è una casa - l’immagine è alquanto ardita ma deve essere usata - la quale casa deve essere completamente aperta nella parte superiore dunque non ha tetto. Essa deve infatti essere totalmente aperta al suo Signore. Ma deve servire il suo Signore fra gli uomini e quindi deve realmente servire anche loro. La casa dunque ha molte finestre, grandi e piccole, che si aprono su tutti i lati. Così deve essere: le finestre sono necessarie alla Chiesa quanto l’assenza del tetto… Una domanda che noi altri che ora ci dobbiamo chiamare evangelici in senso stretto, abbiamo da rivolgere a tutto l’insieme del cosiddetto neoprotestantesimo di tutte le tendenze, anche le più moderne, ma nel contempo anche al cattolicesimo romano post-conciliare. E’ la semplice domanda se, per quanto riguarda le finestre aperte sul mondo, tanto i nostri protestanti quanto l’ultimo concilio non si saranno spinti troppo oltre. Quando si fanno e aprono troppe finestre, la casa cessa di essere casa. Il posto del sale è nella pasta. Ma la pasta non è sale; e il sale da parte sua non deve diventare e voler essere pasta. Altrimenti il concetto di Chiesa si potrebbe ampliare in modo tale da sparire nell’oscura nebulosità di un cristianesimo incosciente” (K. BARTH, Rinnovamento e unità della chiesa, Roma 1969, pp. 23-24).


Fonte: Bollettino Una Voce dicentes. Grazie a Dante Pastorelli per la pubblicazione.

113 commenti:

  1. Le importanti analisi di mons. Gherardini seguendo i criteri di certe correnti post-conciliari non hanno più alcuna vera importanza, perché
    <span><span> </span>ormai la teologia veleggia, senza l’aggancio all’oggettività, verso una sostanziale dissoluzione</span>.
    L’opera di mons. Gherardini non potrà essere capita, anzi sarà considerata “<span>unzeitgemass</span>-inattuale”, senza questa <span>precomprensione linguistica</span>, senza una<span> nuova convergenza sul senso oggettivo dell’interpretazione delle verità di fede,</span>
    secondo le chiare indicazioni del Concilio Vaticano I, nella costituzione Dei Filius (cap. IV): “Il senso dei sacri dogmi che deve essere sempre conservato è quello che la Santa Madre Chiesa ha determinato una volta per tutte e non bisogna allontanarsi da esse sotto il pretesto e in nome di una intelligenza più profonda”.

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  2. così ha detto ieri il prof. Dante Pastorelli:

    <span>"Quanto all'opera di mons. Brunero Gherardini è di grande attualità e </span><span><span>le obiezioni che solleva son pesanti come macigni.</span></span><span> Non si possono dire superati dallo slogan , ché tale è per ora, dell'ermeneutica della continuità.</span>
    <span> <span>Se si vuole esser concreti e non restar nel fumoso, punto per punto i passi contestati si risolvano alla luce di questa ermeneutica e si dimostri come non ci sia contrasto o rottura.</span> Si dia l'interpretazione esatta di certe affermazioni e dello spirito di interi documenti. </span>
    <span>Dopo ognuno giudicherà ed in coscienza prenderà la sua strada assumendosi tutte le responsabilità.</span>
    <span><span>Per ora gl'interrogativi restan tutti. </span>Il libro è stato scritto dopo il Motu Proprio, dopo la Dominus Jesus che non è di ieri ecc. Che il grande teologo non abbia letto tali documenti? Che ne ignori l'esistenza?  "</span>
    <span>
    ---------------------------</span>
    <span>sottoscrivo e rimango nella mia (lunga e paziente) attesa....</span>
    <span>(sperando che ciò che io -come tanti- aspetto non sia Godot....)</span>
    *DONT_KNOW* <span>  </span>

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  3. la teologia cattolica non è solo attraversata dalla logica dell’et-et, ma anche da quella del
    semel verum, semper verum....
    --------------------
    in realtà.....
    in nome dell' et-et, spinto oltre i confini del verosimile e del comprensibile, si è arrivati a negare che se
    A = A<span></span>
    <span> non può </span>essere anche = non-A !
    Questo era vero e comunemente accettato dai parlanti logici dell'universo mondo, dai tempi di Aristotele, fino al 1965: da allora decadde questa certezza, si giunse a pensare e a credere che
    2 + 2 = 4, MA....
    sotto certi punti di vista..... PUO' ANCHE essere = 5, o 6 o 11 o....."n";
    .....e si è chiamata questa "larga comprensione": inclusività,
    che permette una più avanzata interpretazione della Carità, anche in campo dottrinale, dove essa dovrebbe -pare- superare (andare "oltre"...) la Verità stessa !
    (...a quanto pare, il principio di identità e non-contraddizione risultava ormai troppo arcigno ed... integralista !....)
    :(

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  4. come dice Gherardini nel libro in questione finora la continuità del Vaticano II col Magistero precedente è solo asserita, e il concilio è finito da 45 anni! Da qui in avanti l'asserita continuità deve essere dimostrata. Se ci si riesce.
    Di semplici asserzioni, ripetute fino alla noia ne abbiamo le scatole piene. 

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  5. Verissimo: abbiamo le scatole rotte! Chi ce lo fa fare di continuare a discutere con questa Chiesa autodefinitasi cattolica e romana. Mentre è lampante che la semplicità del discorso, il dogma, l'amore della Vera ( cioè quella di prima di di PioIX) Tradizione e la vera obbedienza al Papa (cioè ai Papi morti prima delle rivelazioni di Fatima) rimane nella FSSPX per volontà dello Spirito Santo, sola vera Chiesa Cattolica Romana.

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  6. La redazione vorrà permettere che anche questo thread sia intasato dalle evidenti ostinate provocazioni di Pius, che non fanno altro che sviare i discorsi e comunque ne interrompono il filo conduttore anche quando lo si voglia ignorare?

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  7. Una asserzione è una affermazione. Una dimostrazione serve per arrivare ad una asserzione. Quindi se asserisco qualcosa vuol dire che ciò che sta prima della mia asserzione ( la dimostrazione) è inutile e ridondante, anzi, direi di più, è cassato dalla mia asserzione.Ergo tutto ciò che va contro la mia asserzione è da ricusare. QUindi se asserisco ermeneutica della continuità cosa dico? dico che tutto ciò che c'era prima va portato nel nuovo utilizzando ed apportando quei cambiamenti stilistici utili alla diffusione del Vangelo ed alla adesione alla Chiesa. Tutto ciò che non è cambiamento stilistico ma grammaticale non è in continuità!PUNTO!
    Poi c'è chi vuol fare il pelouovista ed allora scuse per criticare ( non mi riferisco al testo in questione) ne trova e troverà sempre. Uno scontento cronico che si vuol sentire dire:"AVEVO RAGIONE".PUNTO!
    E di PUNTO ne ho già messi troppi, invero! :-D

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  8. Cara Mic, perchè sei cattiva con me? Io trovo il tuo atteggiamento molto bello e coerente: disobbedienza al Papa attuale, rifiuto del Concilio, tutti atteggiamenti nobili quando fatti a nome della tradizione che tutti sanno si è fermata a decorrere da PXII.  

    Io cerco solo le ragioni del perchè le promesse del Cristo non siano più valide e divenute caduche. Se non si trova questa ragione non si fa che arzigogolare.

    Ecco perchè penso che Fatima è più importante delle promesse del Vangelo e che lo Spirito Santo non sostiene più il magistero e che la disobebdienza dei Papi alla Vergine fa sì che ormai tutta la verità  come anche la responsabilità magisteriale sia nella FSSPX.

    Infatti noi nella FSSPX preghiamo per la conversione della Russia che nessun apap ha mai fatto, visto che hanno consacrato il mondo e che la Russia non ne faceva parte, in quanto bloccco sovietico, in quei tempi.  

    I apprrezzo molto quanto dici che disobbedire al Papa è veramente obbedire al Cristo, sai? Allor anon arrabbiarti con me

    Un saluto

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  9. PIUS io NON CREDO che tu appartenga alla FSSPX ........

    io ho ammirazione per LORO e li difendo a spada tratta e sempre lo farò ........... ma NON NE ho i cromosomi ....... purtroppo    !!!!!!!  ....... 

     lascia stare che è meglio !!!!!!! 

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  10. Ovvio che non appartengo alla FSSPX. Semplicemente li trovo molto coerenti nei loro discorsi: disobbedianza al magistero per obbedirgli meglio, disobebdienza al papa per mostragli la nostra affezione, fedeltà alla Tradizione ( quella vera, cioè detta vera da Mgr Fellay che è colui, come ognuno sa, che ha ormai la responsabilità morale del vero magistero tradizionale), pregare per la Russia, visto che la consecrazioen precedente non era valida, forse perhcè era Unione sovietica e che la vergine non ha apprezzato e vuole ch elo si rifaccia, casomai....

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  11. hai scritto <span> </span>'' noi della FSSPX preghiamo ......... ,, ecc ..... come se ti appartenesse uno stato elitario ........ e ancora continui a scrivere  delle castronerie ..... solo  per NON usare la parolina .......

    se ti sentisse MONS. LEFEBVRE TI SPACCHEREBBE LA TESTA IN QUATTRO ....... giusto per vedere cosa c' è dentro ..........  per me diarrea allo stato liquido !!!!!!!! ,

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  12. Mi sembra doveroso fornire pochi dati sull'autore di quest'ampia, argomentata e approfondita recensione.
    Don Enrico Bini è un sacerdote di Prato dov'è nato nel 1958. Conterraneo, quindi, di don Brunero Gherardini. Sacerdote dal 1983, ha conseguito il dottorato in Sacra Teologia alla Pontificia Università Laternanese ed il diploma in archivistica (Archivio segreto vaticano). Direttore-bibliotecario della Roncioniana di Prato, è nella stessa città parroco della chiesa dello Spirito Santo.
    E' un sacerdote assai noto non solo per la sua preparazione teologica, ma anche per la sua attività di docente e per il suo intenso zelo pastorale: la sua disponibilità è esemplare, come dimostra questo saggio che ha scritto dietro mia richiesta per il bollettino Una Voce Dicentes.
    E' una delle risorse più cospicue su cui può contare la Chiesa di Prato, anche se con amarezza c'è da osservare che i vescovi Fiordelli prima e Simoni adesso non han saputo valorizzare appieno le sue qualità sacerdotali, culturali e umane, tanto apprezzate invece dai concittadini.

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  13. <span>Il carattere distruttivo del cosiddetto ‘spirito del concilio’ ha poi la sua evidente riprova nell’applicazione della riforma liturgica, che ha tentato di cancellare, senza pietà, secoli di esperienza liturgica</span>

    Qui est le responsable numéro un de la réforme — mieux: de la révolution liturgique — sinon Paul VI lui-même?

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  14. <span>Il carattere distruttivo del cosiddetto ‘spirito del concilio’ ha poi la sua evidente riprova nell’applicazione della riforma liturgica, che ha tentato di cancellare, senza pietà, secoli di esperienza liturgica… 
     
    Qui est le responsable numéro un de la réforme — mieux: de la révolution liturgique — sinon Paul VI lui-même?</span>

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  15. Un ottimo sacerdote non valorizzato da preti!
    Beh! merita tutta la mia stima!
    Matteo Dellanoce

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  16. e va tutto  a sua maggior gloria ..........

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  17. Mah! Paolo VI non appartiene alla frangia degli Spirito conciliaristi! Quindi Paolo VI è stato tradito dagli spirito conciliaristi. ALtrimenti avrebbe denunciato se stesso quando ha dichiarato che il Fumo di Satana era entrato nei Sacri Palazzi.E non mi sembra che sia mai stato pazzo Paolo VI!
    Ergo! Non è colpevole di tradimento!
    Tutto bene in Francia?
    Matteo dellanoce

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  18. E RIDAI!
    Prego la REDAZIONE di viglilare affinchè il provocatore che si firma Pius non ricominci qui ciò che ha già fatto più sotto!
    GRAZIE !

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  19. Supplica: ;)   
    In attesa che la REDAZIONE voglia intervenire, per favore, possiamo ignorare colui o colei che è qui solo e unicamente per provocare? Penso che sia chiaro a tutti...
    Grazie!

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  20. Paul VI m'a toujours fait penser à Guillaume II s'exclamant devant les ravages causés par la guerre de 14-18: «Je n'avais pas voulu ça!»

    RispondiElimina
  21. <span>Paul VI m'a toujours fait penser à Guillaume II s'exclamant devant les ravages causés par la guerre de 14-18: «Je n'avais pas voulu ça!»</span>
    Bref, des innocents…

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  22. Sai Matteo, che c` è chi pretende che parlando del fumo di satana, in realtà Paolo VI alludeva a chi si opponeva e impediva che tutte le conquiste del Vaticano II potessero realizzarsi,a chi intralciava la "nuova coscienza che la Chiesa aveva di sè",dunque si riferiva ai conservatori...
    E lo dicono seriamente, ne ho avuto la prova sul blog di Tornielli in lunghe e...snervanti...discussioni.

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  23. Redazione di Messainlatino.it12 marzo 2010 alle ore 13:25

    Infatti Pius, che era stato preavvertito, è stato ora censurato

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  24. <span>
    <span>Domanda :  ;)     
    In attesa che la REDAZIONE voglia intervenire, per favore, possiamo ignorare colui o colei che è qui solo e unicamente per provocare? Penso che sia chiaro a tutti... 
    Grazie! </span></span>

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  25. come pure la mia risposta ........  che è tutto quanto si merita ..........

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  26. O Paolo Vi era un uomo dal carattere debole, indeciso, insicuro, influenzabile,un giocattolo, una marionetta nelle mani di chi tirava i fili, e non credo che lo fosse, o era consapevole, non solo consenziente ma all`origine del processo di mutazione, di riforma-rivoluzione liturgica,che ha accompaganto, sorvegliato, voluto.
    Penso che nessuno gli ha messo una pistola sulla tempia per obbligarlo a posare sulla foto con i consultori protestanti del Consilium. Penso che nessuno gli ha imposto la presenza di consultori protestanti nella commisssione chiamata ad applicare la Sacrosanctum Concilium, la riforma liturgica.
    Credo che nessuno lo ha obbligato ad accettare i vergognosi esperimenti liturgici che si sono svolti...potremmo anche parlare della prima versione del Messale Romano...
    Mi sembra che è fare insulto a Paolo VI di pretendere che non era responsabile della Riforma Liturgica, egli l`ha voluta, l` ha accompagnata, l`ha firmata, eppure era un primo tradimento della Costituzione conciliare sulla Liturgia.
    Poi sono partite e da subito tutte le applicazioni che hanno sempre più allontanato la Liturgia da ciò che aveva voluto il Vaticano II, i risultati li abbiamo sotto gli occhi.

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  27.                     stupidaggini

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  28. CHIARENDO subito che sono allergico a PAOLOVI ........... 

    GRANDI ENCICLICHE , uomo raffinato  , coltissimo  , sensibile , di prima intelligenza ma .......... amletico e debole .
     Egli è stato eletto al momento giusto ....... era venuto il momento giusto di una fase storica conclusiva che puo' ben risalire  a due secoli prima ....... e' stato un uomo che ha preso sulle proprie spalle un eredità che NON era la sua ......
    d' altronde l' impronta formativa di PAOLO VI era di stampo prettamente borghese provendo da una famiglia di avvocati . 

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  29. messo  a pennello !!!!!!!

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  30. esci dalla porta ed entri dalla finestra ???

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  31. Atalaia...può essere vero. Mi piacerebbe sapere quelli che oggi fanno i defensor fidei dove erano allora. al fianco del Papa o in rotta?
    In rotta dire...o meglio! In fuga!
    No?
    Mah! In dubio pro reo ( Paolo VI è lui che state processando!)!
    Matteo Dellanoce

    RispondiElimina
  32. Interprétation confirmée récemment par le cardinal Tettamanzi: Satana, ce sont les traditionnalistes…
    Sans eux, l'après Vatican II aurait été un nouvel Âge d'Or de l'Église…
    Il est intéressant de noter que Lénine disait à peu près la même chose: sans la maudite résistance des réactionnaires, la révolution bolchévique aurait instauré le paradis sur la terre…
    Et déjà Robespierre, Saint-Just, etc.

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  33. Si lo so bene! C'è anche chi dava del tradizionalista a GPII! Se tieni presente che c'è chi gli dà del modernista, direi che abbiamo buoni motivi per affidarci a lui (loro) perchè dei due ne fanno uno...e quelli dei due che non ci stanno? Si fottano ( esprite de finesse!).
    Paolo VI sacerdote pre-conciliare, cresciuto nella Fede di sempre, conoscitore del mondo, non poteva che essere l'uomo dell'inizio dell'evangelizzazione del Villaggio Globale! Ma si sà|! Ci vuole tempo e pazienza prima che tutti comprendano il mondo nel quale viviamo.
    Poi, a mo' di chiosa,per condividere con te la presenza di confusione ( non papale); se pensi che BXVI ha cassato il comunismo come la "vergogna del mondo" e poi scopro che  c'è un deficiente di vescovo emerito ( deficiente letterale ed etimologico) che difende a spada tratta Marx....Cosa facciamo? Seguiamo il Papa o il deficiente? Siamo maturi a sufficienza per distinguere un deficiente dal Papa.
    Matteo Dellanoce

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  34. Alt! Fermiamoci! Io non sostengo che non abbia voluto la riforma liturgica. Ma non quella riforma! E' diverso! E ritengo che l'allontanamento ( tardivo? va bene, discutiamone!) di Bugnini sia la miglior dimostrazione della non-volontà di stravolgere ciò che c'era prima. Ribadisco. Troppo spesso si leggono gli scritti dei padri conciliari diciamoli di sinistra e non quelli dei padri fedeli alla Chiesa. ed erano i molti! Tra i quali ci metto Giovanni Paolo I.
    Paolo VI fu tradito! Non fu traditore.
    Le foto con i Luterani? E dove è il problema? Mons. Gherardini ha scritto un libro sulla spiritualità protestante? Ci si incontra con tutti! L'immagine è significativa. La Chiesa non è esclusiva ma inclusiva!Per dirla con il Card. Biffi ( letta la risposta da idiota del milanese alla sua seconda lettera di protesta sul nuovo lezionario?) la Chiesa è Casta ( mantiene la sua purezza) e Meretrix ( si dona a tutti...e per donarsi a tutti bisogna incontrare tutti).
    Altro è il relativismo...ma su questo siamo in perfetta sintonia nel condannarlo!
    Matteo

    RispondiElimina
  35. Boh! Siccome era di famiglia borghese esperta di avvocatura era un uomo amletico e debole?
    Se fosse stato debole non avrebbe fatto la Humanae vitae, il credo, ad esempio! Avrebbe assecondate le voglie di mondo dei traditori.
    Non è chiaro il nesso, Vittorio. Lo può spiegare meglio?
    Sa! A scanso di equivoci, direi di partire dal fatto che Paolo VI è stato messo  lì per "volontà" dello Spirito Santo! Che mi sa che era tutto tranne che borghese e di famiglia di avvocati!
    Matteo Dellanoce

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  36. personalmente parlando ..... immediatamente l' '' abolizione del messale di S PIOV ,, e.......... hai voglia a dire che non è stato mai abolito !!!!!!!!!! ......ho assisto sulla mia pelle ad una vera e propria fase persecutoria ....... 

    ho assistito piu' volte ad una messa di SPIOV detta con le imposte chiuse in  una casa di campagna parlo dei primi anni 70 .. e PAOLO VI sapeva e doveva sapere ....... 

    e allora  '' era tutto  in regola ,,  .... si o no !!!!!!!! ........

    ed ha lasciato fare .. cosa che perdura fino ad oggi ... ma questa è gia' un altra cosa !!!!!!!!

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  37. Matteo,allora puoi spiegami che cosa stavano a farci dei consultori protestanti in una commisione incaricata della riforma della Liturgia cattolica ?
    Io finora non ho avuto nessuna spiegazione che potesse farmi capire, e al dilà "accettare", quella presenza per me incomprensibile e sconcertante.

    RispondiElimina
  38. Atalaia...con rispetto parlando! Se non vuoi scatenare l'animale da strada che è in me e non scatenare la mia trivialità da Nobel non nominare il card. Tettamanzi.
    Il quale è decisamente contrario a BXVI e questo lo sappiamo dal convegno di Verona quando esaltò il cristianesimo anonimo. Quindi la citazione di quel signore è completamente fuori luogo!
    Fine e Punto!
    Grazie
    Matteo Dellanoce

    RispondiElimina
  39. mi spice ma ribadisco non è stato in grado di custodire  un eredita' bimillenaria che non era la sua ne potra' mai appartenere ad alcun PONTEFICE VENTURO se vogliamo ancora  chiamarare la CHIESA , questa CHIESA CATTOLICA . APOSTOLICA , UNA  , SANTA . che se ne venga a dire ....


    finito il CVII a bella posta ..... con volere scientifico , intelligente si è pensato alla riforma iiturgica ...... firmata da LUI ...... la MESSA è la dottrina ...... la chiave di volta di un edificio meraviglioso bisecolare .........
    quando mai riunendosi intorno ad  tavolo si è detto .. '' e adesso signori inventiamoci una MESSA adatta al caso ,, .. vi risulta da qualche parte ?? sul seggiolone mica c'ero io all' epoca  ..........  

    RispondiElimina
  40. Ti rispondo su due livelli. Uno personale ed uno contestuale.
    Personalmente non li avrei invitati. Avrei fatto la riforma inter nos e poi avrei iniziato un lavoro di confronto liturgico con i fratelli separati ( cosa che si fa oggi con i tradizionalisti e gli anglicani...entrambe scismatici. Non dimentichiamolo). Questo personalmente!
    A livello di contesto. Ritengo ( opinione personale anche questa ma contestualizzata) che ci fosse la necessità di impostare un lavoro a lungo termine per portare tutti all'unità. Quindi la partecipazione all'evento era necessaria per approfondire le diverse conoscenze ed incominciare un cammino di convergenza liturgica. Ricordo che la liturgia è forma di governo e che necessita quindi di una certa flessibilità ( non sincretica) per valorizzare le diverse realtà con cui ci si scontra.
    questa è una ipotesi di lavoro su cui noi possiamo riflettere ed iniziare un lavoro di sintesi. Non di certo sincretico ne partendo dai risultati distori che ci sono stati propinati dall'orgoglio di preti convinti di essere papi ( vedi ad esempio la messa beat o alcune pagliacciate che vanno di moda adesso).
    Faccio un esempio. Non conoscevo assolutamente la Messa anglicana. Bellissima! Non si può avere una messa cattolica che riprenda alcuni aspetti dell'anglicana?
    Vero è che tutto ruota intorno all'eucarestia! Ma su quella io non transigo! Presenza reale, incontro con Cristo, massimo momento mistico! Cosa che non è presente nel protestanetsimo!
    Riflettiamoci!
    Poi ho ricevuto una mail delirante dal centro studi Federici sulla visita del Papa dai Luterani che mi ha lasciato perplesso! Realmente perplesso. Una totale assenza di Carità!
    Matteo
    PS se usiamo la ragione ed il cuore noi possiamo arrivare ad una spiegazione logica dell'agire dei Papi e dei Padri conciliari ed individuare quelli che tra di loro hanno tradito.

    RispondiElimina
  41. Io non ho avuto la tua sortuna. Ho sempre avuto Messe in cui la lingua era italiana ma il procedere era VO! Sia quando ho fatto la prima comunione sia quando ho fatto la cresima sia la professione di fede sia il matrimonio!
    E non vivo in una oasi tradizionalista!
    Paolo VI a capo di una Chiesa con 600 mila preti come poteva sapere quello che succedeva intorno a lui se circondato da traditori? E che sono traditori me lo dite voi!
    Matteo dellanoce

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  42. Matteo, leggo adesso la tua riflessione, vado un pò di fretta, posto il  mio commento che ho scritto prima di leggere il tuo, non è dunque una risposta al tuo, ma una forma di testimonianza...la mia!

    <p><span><span><span><span>
    <p><span>Devo pers</span>onalmente a Paolo VI o, più esattamente, alla riforma liturgica da lui firmata, il mio allontanamento dalla pratica della fede.
    </p><p>Ma sono abbastanza lucida per saper distinguere nella mia riflessione-testimonianza ciò che dipende ancora da un reliquato di  sofferenza-rancore o-e rabbia e ciò che oggettivamente posso vedere, analizzare, dopo aver letto, studiato, ripreso i testi, i documenti,risalito i fili della storia, tentato di recuperare i vuoti imposti dalla mia assenza.
    </p><p>Ho già scritto che fu Paolo VI a reintegrare Annibale Bugnini come segretario del Consilium, e che egli accettò la presenza di consultori protestanti, posso anche aggiungere che egli approvò, passo dopo passo, le innovazioni introdotte, un solo esempio : l`introduzione delle lingue parlate nella Liturgia. 
    </p><p>Proposta partita dall`Olanda (!) dove già circolavano traduzioni e nuove preghiere eucaristiche (pagina 118 -124  la Riforma liturgica  Bugnini)...fu così che, con un processo "progressivo e celere "(Bugnini dixit), il volgare entrò praticamente in tutte le parti della Liturgia, grazie a  quella che  Bugnini definisce una "interpretazione estensiva"  (!) delle disposizioni conciliari...uno "sviluppo legittimo postconciliare".
    </p><p>Paolo VI ha accettato che con questa interpretazione ci si allontanasse, e di molto, dalla Sacrosanctum Concilium.
    </p><p>Fu  ancora Paolo VI  che dovette  nel 1970, un anno dopo la sua pubblicazione, modificare il paragrafo 7 della Instructio generalis che apriva il nuovo messale e che conteneva la definizione stessa della Messa.
    </p><p>
    Non so a quali influenze era sottoposto Paolo VI, quali erano le sue battaglie interiori, i suoi conflitti,  ma so che ha  accettato tutte le innovazioni, catechistiche, teologiche e liturgiche. I risultati li abbiamo sotto gli occhi oggi.
    </p><p>E nel contempo è anche giusto e doveroso dire che Paolo VI ha dato alla Chiesa dei pilastri della fede con la Mysterium fidei, l'Humanae vita e il Credo del popolo di Dio,  ribadendo il perenne e ininterrotto insegnamento della Chiesa.
    </p><p>
    Insomma con Paolo VI mi sono allontanata, con Benedetto XVI sono ritornata,  ma purtroppo ritrovo  l`ampiezza  dei danni provocata dall`errata applicazione della Costituzione Conciliare Sacrosanctum Concilium.
    </p><p> 

    </p></span></span></span></span>
    </p>

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  43. <span><span>Matteo, leggo adesso la tua riflessione, vado un pò di fretta, posto il  mio commento che ho scritto prima di leggere il tuo, non è dunque una risposta al tuo, ma una forma di testimonianza...la mia!  
    <span>Devo pers</span>onalmente a Paolo VI o, più esattamente, alla riforma liturgica da lui firmata, il mio allontanamento dalla pratica della fede.  

    Ma sono abbastanza lucida per saper distinguere nella mia riflessione-testimonianza ciò che dipende ancora da un reliquato di  sofferenza-rancore o-e rabbia e ciò che oggettivamente posso vedere, analizzare, dopo aver letto, studiato, ripreso i testi, i documenti,risalito i fili della storia, tentato di recuperare i vuoti imposti dalla mia assenza.
    Ho già scritto che fu Paolo VI a reintegrare Annibale Bugnini come segretario del Consilium, che egli accettò la presenza di consultori protestanti, posso anche aggiungere che egli approvò, passo dopo passo, le innovazioni introdotte, un solo esempio : l`introduzione delle lingue parlate nella Liturgia.
    Proposta partita dall`Olanda (!) dove già circolavano traduzioni e nuove preghiere eucaristiche (pagina 118 -124  la Riforma liturgica  Bugnini)...fu così che, con un processo "progressivo e celere "(Bugnini dixit), il volgare entrò praticamente in tutte le parti della Liturgia, grazie a  quella che  Bugnini definisce una "interpretazione estensiva"  (!) delle disposizioni conciliari...uno "sviluppo legittimo postconciliare".
    Paolo VI ha accettato che con questa interpretazione ci si allontanasse, e di molto, dalla Sacrosanctum Concilium.
    Fu  ancora Paolo VI  che dovette  nel 1970, un anno dopo la sua pubblicazione, modificare il paragrafo 7 della Instructio generalis che apriva il nuovo messale e che conteneva la definizione stessa della Messa.
    Non so a quali influenze era sottoposto Paolo VI, quali erano le sue battaglie interiori, i suoi conflitti,  ma so che ha  accettato tutte le innovazioni, catechistiche, teologiche e liturgiche. I risultati li abbiamo sotto gli occhi oggi.
    E nel contempo è anche giusto e doveroso dire che Paolo VI ha dato alla Chiesa dei pilastri della fede con la Mysterium fidei, l'Humanae vita e il Credo del popolo di Dio,  ribadendo il perenne e ininterrotto insegnamento della Chiesa.
    Insomma con Paolo VI mi sono allontanata, con Benedetto XVI sono ritornata,  ma purtroppo ritrovo  l`ampiezza  dei danni provocata dall`errata applicazione della Costituzione Conci
    </span></span>

    RispondiElimina
  44. <span><span><span><span>Matteo, leggo adesso la tua riflessione, vado un pò di fretta, posto il  mio commento che ho scritto prima di leggere il tuo, non è dunque una risposta al tuo, ma una forma di testimonianza...la mia!    
    <span>Devo pers</span>onalmente a Paolo VI o, più esattamente, alla riforma liturgica da lui firmata, il mio allontanamento dalla pratica della fede.    
    Ma sono abbastanza lucida per saper distinguere nella mia riflessione-testimonianza ciò che dipende ancora da un reliquato di  sofferenza-rancore o-e rabbia e ciò che oggettivamente posso vedere, analizzare, dopo aver letto, studiato, ripreso i testi, i documenti,risalito i fili della storia, tentato di recuperare i vuoti imposti dalla mia assenza.  
    Ho già scritto che fu Paolo VI a reintegrare Annibale Bugnini come segretario del Consilium, che egli accettò la presenza di consultori protestanti, posso anche aggiungere che egli approvò, passo dopo passo, le innovazioni introdotte, un solo esempio : l`introduzione delle lingue parlate nella Liturgia.  
    Proposta partita dall`Olanda (!) dove già circolavano traduzioni e nuove preghiere eucaristiche (pagina 118 -124  la Riforma liturgica  Bugnini)...fu così che, con un processo "progressivo e celere "(Bugnini dixit), il volgare entrò praticamente in tutte le parti della Liturgia, grazie a  quella che  Bugnini definisce una "interpretazione estensiva"  (!) delle disposizioni conciliari...uno "sviluppo legittimo postconciliare".  
    Paolo VI ha accettato che con questa interpretazione ci si allontanasse, e di molto, dalla Sacrosanctum Concilium.  
    Fu  ancora Paolo VI  che dovette  nel 1970, un anno dopo la sua pubblicazione, modificare il paragrafo 7 della Instructio generalis che apriva il nuovo messale e che conteneva la definizione stessa della Messa.  
    Non so a quali influenze era sottoposto Paolo VI, quali erano le sue battaglie interiori, i suoi conflitti,  ma so che ha  accettato tutte le innovazioni, catechistiche, teologiche e liturgiche. I risultati li abbiamo sotto gli occhi oggi.  
    E nel contempo è anche giusto e doveroso dire che Paolo VI ha dato alla Chiesa dei pilastri della fede con la Mysterium fidei, l'Humanae vita e il Credo del popolo di Dio,  ribadendo il perenne e ininterrotto insegnamento della Chiesa.  
    Insomma con Paolo VI mi sono allontanata, con Benedetto XVI sono ritornata,  ma purtroppo ritrovo  l`ampiezza  dei danni provocata dall`errata applicazione della Costituzione Conci<span>liare Sacrosanctum Concilium.<span>  </span></span></span></span></span></span>

    RispondiElimina
  45. Egregio Vittorio,
    per risponderle compiutamente dovrei riscrivere almeno una decina di post!
    Il VII è stato preparato da Pio XII e GXXIII i quali con i loro documenti hanno cassato eventuali storture. Paolo VI mai ha messo in discussione il passato. Paolo VI è stato tradito.
    Intorno a lui si sono seduti sui troni e sulle potestà i traditori. Ha dovuto portando una croce enorme reiniziare a togliere la rugginie dai sacri palazzi senza togliere anche il buono!
    So di fare una affermazione che può sembrare illogica. Ma il primo concilio è avvenuto 50 anni dopo la resurrezione! Non so se rendo l'idea di cosa voglia dire inserire qualcosa di nuovo in una struttura consolidata. E nel primo concilio la resurrezione e le piaghe erano per così dire ancora calde!
    Ricordiamoci che la Chiesa non ha più il potere temporale (ahimè!) e che la mentalità del mondo ( la manipolazione massmediatica) volge i cuori contro la Chiesa....dal 1789...ma anche da prima!
    Paolo VI è sceso da seggiolone per andare incontro a tutti...è stato il primo a farlo ed il primo ad essere tradito? Mi risulta che 2000 anni fa qualcuno scese dal suo regno per venire da noi ma anche allora fu tradito e crocefisso. Ma non dai suoi!
    Matteo dellanoce

    RispondiElimina
  46. Bene Luisa!
    Ma la questione linguistica era già dibattuta da tempo! Io ho alcuni messalini anni 40 già tradotti in italiano. La lingua era solo per avvicinare maggiormente il fedele e non per creare un qualcosa che allontanasse la liturgia dalla tradizione. Ti dirò di più! Già fior di teologi e di professori chiedevano di abbandonare il latino per permettere alla gente di accedere con più facilità alla teologia. Sto rileggendo un bellissimo testo di apologetica di Arialdo Beni del 1956 in cui queste tematiche sono già affronatte! Tu stessa mi confermi che paolo VI modificò il paragrafo 7. Il che evidenzia come ascoltò anche gli altri e, probabilmente ingannato, firmò in fiducia certe cose. Ed è stato tradito.
    Benissimo il tuo ritorno.
    Ma se confidi in BXVI non puoi non leggere il suo pontificato in linea di continuità con quelli dei suoi predecessori. Non sarebbe esistita una Chiesa benedettina senza Paolo VI che ha riposto la prima pietra ( non dimenticare il celibato sacerdotale) sulla quale via via si è rincomicniato a ricostruire non solo la Chiesa ma anche l'occidente tutto. La secolarizzazione ed il neomodernismo hanno i giorni contati...poi i tempi della Chiesa non sono i nostri. A noi testimoniare la continuità e far emergere i falsi profeti fra cui non posso mettere, per quanto detto sopra ed in parte da te confermato, Paolo VI!
    andiamo avanti! Come dice Benedetto XBI Cristo va avanti non regredisce!
    Grazie e ciao
    Matteo

    RispondiElimina
  47. Dimenticavo...anche io sono un rientrato. ma ne ero uscito perchè ad un certo punto mi si diceva:" bisogna essere buoni e non si fa così" e mi è mancata una domanda di fondo:"Perchè?". Sono stato e mi sono de-motivato. Poi crescendo mi sono posto la domanda ed allora ho incominciato a scoprire quel mare magnum di sapienza che è la Chiesa sia in termini sociali, sia intermini antropologici, sia in termini culturali, filosofici ma, soprattutto, mistici e di fede! Ed il vertice della mistica è l'eucarestia!
    E dho trovato tra i diversi studi fatti  un punto di contatto in Cristo...e da allora tutto si fa Vangelo! Annuncio! E mi è più facile grazie anche agli studi legati alla professione ( il fumoso global village  riflettere in maniera più efficace su Cristo e Cristo.
    Ciao
    Matteo

    RispondiElimina
  48. <span><span><span><span><span> quando il card. Suenens diceva di ritenere che il testo conciliare è solo una traccia per cercare la verità, indicata dallo Spirito Santo, affermando:
    Nei testi conciliari vi sono formule di equilibrio e di comune adesione che, a volte, sono state acquisite solo come <span>tappe provvisorie per una scalata</span>. Per la forza delle cose, ed anche per il gioco degli uomini, alcune accentuazioni non hanno ottenuto la loro piena dimensione rinnovatrice.
    Ma<span> le gemme sono là che attendono la pienezza del sole:</span> compito degli uomini, sotto la guida dello Spirito Santo, sarà quello di esplicitare tutte le implicazioni contenute nei testi conciliari, e tutta la loro implicita portata” (L.J. SUENENS, La corresponsabilità nella chiesa oggi, Roma, Paoline, 1968, p.19);"
    ...e quando ricordiamo invece, che il 29 giugno 1972, festività dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il Papa Paolo VI pronunciò la sua amara constatazione storica:
     "Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole ... È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio» ,
    a conclusione di un discorso in cui aveva anche detto:
    «Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. 
    E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri
    È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce. ....
    Gli scienziati sono coloro che più pensosamente e più dolorosamente curvano la fronte. E finiscono per insegnare:<span>"Non so, non sappiamo, non possiamo sapere". </span>La scuola diventa palestra di confusione e di contraddizioni talvolta assurde. ....
    Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. ...."
    aggiungendo infine che nella Chiesa si era insinuato «<span>il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto  ..........</span>
    .......
    come facciamo a non chiederci:
    CHI ha seminato qual clima di dubbio e di incertezza nella Chiesa che "prima" (in un tempo precedente al Concilio....) era depositaria e Maestra della vera Vita, come Paolo VI sta affermando ?
    PERCHE' DICE di constatare che la Chiesa NON E' più (anno 1972) consapevole di esserne depositaria e Maestra ?
    e rileggendo quell'ottimista ammirazione del card. Suenens circa le gemme primaverili del Concilio che "attendono la pienezza del sole" per dischiudersi, scritta nel 1968, non possiamo fare a meno di chiederci, dopo 42 anni:

    QUANDO potranno dischiudersi quelle gemme ?
    DI QUALI gemme si trattava ?
    CHI SARA' il coltivatore che dovrebbe farle dischiudere ?
    QUELLA STAGIONE DI PRIMAVERA che doveva favorire la FIORITURA sarebbe<span><span><span>ANCORA DAVANTI a noi, IN UN futuro (VICINO ?...LONTANO?....)</span></span></span>.....O GIA' FORSE PASSATA come un'illusione adolescenziale, eterea come un sogno,  di fronte all'"apparir del Vero" ?</span></span>
    </span></span></span>

    RispondiElimina
  49. <span><span><span> quando il card. Suenens diceva di ritenere che il testo conciliare è solo una traccia per cercare la verità, indicata dallo Spirito Santo, affermando:  
    Nei testi conciliari vi sono formule di equilibrio e di comune adesione che, a volte, sono state acquisite solo come <span>tappe provvisorie per una scalata</span>. Per la forza delle cose, ed anche per il gioco degli uomini, alcune accentuazioni non hanno ottenuto la loro piena dimensione rinnovatrice.  
    Ma<span> le gemme sono là che attendono la pienezza del sole:</span> compito degli uomini, sotto la guida dello Spirito Santo, sarà quello di esplicitare tutte le implicazioni contenute nei testi conciliari, e tutta la loro implicita portata” (L.J. SUENENS, La corresponsabilità nella chiesa oggi, Roma, Paoline, 1968, p.19);"  
    ...e quando ricordiamo invece, che il 29 giugno 1972, festività dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il Papa Paolo VI pronunciò la sua amara constatazione storica:  
     "Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole ... È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio» ,  
    a conclusione di un discorso in cui aveva anche detto:  
    «Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita.   
    E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri  
    È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce. ....  
    Gli scienziati sono coloro che più pensosamente e più dolorosamente curvano la fronte. E finiscono per insegnare:<span>"Non so, non sappiamo, non possiamo sapere". </span>La scuola diventa palestra di confusione e di contraddizioni talvolta assurde. ....  
    Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. ...."  
    aggiungendo infine che nella Chiesa si era insinuato «<span>il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto  ..........</span>  
    .......  
    allora, come facciamo a non chiederci:  
    - CHI ha seminato quel clima di dubbio e di incertezza nella Chiesa che "prima" (in un tempo precedente al Concilio....) era depositaria e Maestra della vera Vita, come Paolo VI sta affermando ?  
    - PERCHE' DICE di constatare che la Chiesa NON E' più (anno 1972) consapevole di esserne depositaria e Maestra ?  
    e rileggendo quell'ottimista ammirazione del card. Suenens circa le gemme primaverili del Concilio che "attendono la pienezza del sole" per dischiudersi, scritta nel 1968, non possiamo fare a meno di chiederci, dopo 42 anni:  
     
    QUANDO potranno dischiudersi quelle gemme ?  
    DI QUALI gemme si trattava ?  
    CHI SARA' il coltivatore che dovrebbe farle dischiudere ?  
    QUELLA STAGIONE DI PRIMAVERA che doveva favorire la FIORITURA sarebbe <span><span><span>ANCORA DAVANTI a noi, IN UN </span>futuro<span> (VICINO ?...LONTANO?....)</span></span></span></span></span>
    </span>
    <span><span><span><span><span><span></span></span></span>.....O GIA' FORSE PASSATA come un'illusione adolescenziale, eterea come un sogno,  di fronte all'"apparir del [...]

    RispondiElimina
  50. <span><span>E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri    </span></span>

    qui si sta rendendo conto che la Chiesa Docente ha perso la percezione e la consapevolezza di essere padrona e Maestra della Verità e Vita eterna !
    avrebbe dovuto dire piuttosto:
    <span><span>non avvertiamo  PIU'</span></span>
    ed è una perdita di "avvertenza" non certo trascurabile, a mio avviso !

    RispondiElimina
  51. <span><span><span>E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri    </span></span>  
     
    qui si sta rendendo conto che la Chiesa Docente ha perso la percezione e la consapevolezza di essere padrona e Maestra della Verità e Vita eterna !  
    avrebbe dovuto dire piuttosto:  
    <span><span>"non avvertiamo  PIU'</span></span>  ...."
    ed è una perdita di "avvertenza" non certo trascurabile, a mio avviso !</span>

    RispondiElimina
  52. Un giudizio tranchant...non lo hanno seminato i Papi il dubbio!
    I frutti del Concilio non sono i vari tettamanzi, Betazzi, Martini, Lercaro, Camara, Dossetti, Suenens e c. e nemmeno i Boff, i Rahner ecc ecc nemmeno i liberalisti di oggi ( ex teologi della liberazione ed oggi teologi del liberalismo). I frutti sono i papi e la loro discendnza...peccatrice se si vuole ma sprizzante gioi di vivere nella verità!
    Matteo Dellanoce

    RispondiElimina
  53. <span>“Nei testi conciliari vi sono formule di equilibrio e di comune adesione che, a volte, sono state acquisite solo come <span>tappe provvisorie per una scalata</span>." Disse il card. Suenens</span>

    <p>Beh la scalata ha avuto luogo o, piuttosto, ciò che taluni considerano una scalata io la considero una "discesa", una discesa vertiginosa a tratti, incontrollata, se la parola discesa sembra troppo forte si potrebbe parlare di deviazioni, vie "altre", cammini paralleli, senza che chi doveva intervenire per correggere, rimettere sui binari, riaggiustare la rotta,lo abbia fatto.
    </p><p>E così ancora OGGI siamo qui a porci domande sui testi conciliari e aspettiamo che la somma autorità, il Santo Padre, ci espliciti " tutte le implicazioni contenute nei testi conciliari, e tutta la loro implicita portata”", ci dica quali erano quelle implicazioni o ci dica che non c`era nulla di implicito, che tutto era chiaro, ci dica che cosa quei testi NON contenevano e ciò che contenevano, ci dica con forza e chiarezza, come  solo lui sa fare, e con tutta la sua autorità, che cosa quei testi hanno voluto.
    </p><p>Laddove ci sono state applicazioni errate, senza dubbio esplicitazioni delle implicazioni contenute in maniera implicita nei testi...secondo i novatores...aspettiamo ancora OGGI che le parole "ermeneutica della continuità" non divengano uno "slogan" ma abbiano un preciso senso, contenuto, aspettiamo che l`ermeneutica della continuità venga verificata, sia espicitata e laddove non esista che ciò sia detto, con forza e chiarezza.
    </p>

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  54. Mah! Tutta la dotrina è stata confermata dai papi! Abbiamo problemi liturgici, abbiamo problemi nei movimenti, abbiamo problemi legati alla pedofilia, mi sembra che i nodi venendo al pettino ci aiutino a capire meglio cosa è ermeneutica della continuità!
    Il mondo va avanti e non si può restere fermi davanti ad un bivio. si prende e si va...come Matteo! Lascia tutto e seguimi! Pronti partenza via! Certo che se prima di seguire mettiamo i puntini sulle i non ci muoviamo più!
    Matteo

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  55. non si tratta di mettere i puntini sulle i, si tratta di vedere dove stiamo andando, con tutti gli "iota" che sono stati persi per la strada o trasformati in "altro"...

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  56. dovremmo dire i papi e il loro comportamento ondivago. Esempio: dare insegnamenti bellissimi e in 'continuità', poi fare gesti che disorientano (detti e fatti in Sinagoga); permettere che vengano diffuse dottrine e prassi in contrasto con quegli insegnamenti; correggere e poi lasciar fare (e non si tratta di bazzecole, ma di abusi e non uso volutamente termini più forti)... E non mi si venga a parlare di 'discrizione', quando è un'attività di governo, che non ha nessuna lontana parenbtela con la discrezione, che non viene più esercitata da quando Giovanni XXIII ha coniato la frase "medicina Misericordia": ma la Misericordia senza Verità e Giustizia è un Signore 'dimidiato' (depotenziato) del suo essere e del suo agire... Certo Lui lo sta permesso e continua a permetterlo, ma non le vedi a che prezzo? E sicuramente in questa ora terribile si sta distinguendo il grano dal loglio!

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  57. <span>dovremmo dire i papi e il loro comportamento ondivago. Esempio: dare insegnamenti bellissimi e in 'continuità', poi fare gesti che disorientano (detti e fatti in Sinagoga); permettere che vengano diffuse dottrine e prassi in contrasto con quegli insegnamenti; correggere e poi lasciar fare (e non si tratta di bazzecole, ma di abusi e non uso volutamente termini più forti)... E non parlare al tuo solito di 'discrezione', quando è un'attività di governo, che non ha nessuna lontana parentela con la discrezione, che non viene più esercitata da quando Giovanni XXIII ha coniato la frase "medicina della Misericordia": ma la Misericordia senza Verità e Giustizia è un Signore 'dimidiato' (depotenziato) del suo essere e del suo agire... Certo Lui lo ha permesso e continua a permetterlo, ma non le vedi a che prezzo? </span>
    <span>L'unico risultato al momento è che in questa ora terribile si sta distinguendo il grano dal loglio!</span>

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  58. Chiedo scusa per l'italiano pessimo ma sto scrivendo con il palmare ed i tasti sono più piccoli delle pulci! Cacchio!
    Matteo

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  59. Disorientamento, confusione, quella che io chiamo incoerenza fra parole e gesti.
    Come si può voler ridare bellezza e dignità e sacralità alla divina Liturgia, e dare l`esempio, e nel contempo non correggere il rituale sincretistico creato da un laico per le sue comunità, o più esattamente perchè accettare la disobbedienza alle precrizioni del Papa, tollerare che la Liturgia sia l `oggetto di uno scandaloso compromessp e alla fine fare entrare quel "rituale"in uno statuto, e accettare che con il diffondersi di quelle comunità(catechesi=formazione di comunità),tanti cattolici siano così formati-deformati, sapendo che Lex orandi-Lex credendi?
    Come si può, guardando quel rituale, parlare di ermeneutica della continuità?
    Come si può, conoscendo le prassi catechetiche dello stesso gruppo, parlare di ermeneutica della continuità?

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  60. <span><span>
    <span>Disorientamento, confusione, quella che io chiamo incoerenza fra parole e gesti.  
    Come si può voler ridare bellezza e dignità e sacralità alla divina Liturgia, e dare l`esempio, e nel contempo non correggere il rituale sincretistico creato da un laico per le sue comunità, o più esattamente perchè accettare la disobbedienza alle precrizioni del Papa, tollerare che la Liturgia sia l `oggetto di uno scandaloso compromessp e alla fine fare entrare quel "rituale"in uno statuto, e accettare che con il diffondersi di quelle comunità-catechesi=formazione di comunità-,tanti cattolici siano così formati-deformati, sapendo che Lex orandi-Lex credendi?  
    Come si può, guardando quel rituale, parlare di ermeneutica della continuità?  
    Come si può, conoscendo le prassi catechetiche dello stesso gruppo, parlare di ermeneutica della continuità?  </span></span></span>

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  61. <p> 
    </p><p>Disorientamento, confusione, quella che io chiamo incoerenza fra parole e gesti.  
    </p><p>Come si può voler ridare bellezza e dignità e sacralità alla divina Liturgia, e dare l`esempio, e nel contempo non correggere il rituale sincretistico creato da un laico per le sue comunità, o più esattamente perchè accettare la disobbedienza alle precrizioni del Papa, tollerare che la Liturgia sia l `oggetto di uno scandaloso compromesso e alla fine fare entrare quel "rituale"in uno statuto, e accettare che con il diffondersi di quelle comunità-catechesi=formazione di comunità<span>-</span>,tanti cattolici siano così formati-deformati, sapendo che Lex orandi-Lex credendi?  
    </p><p>Come si può, guardando quel rituale, parlare di ermeneutica della continuità?  
    </p><p>Come si può, conoscendo le prassi catechetiche dello stesso gruppo, parlare di ermeneutica della continuità?  
    </p>

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  62. <span>

    Disorientamento, confusione, quella che io chiamo incoerenza fra parole e gesti. 
    Come si può voler ridare bellezza e dignità e sacralità alla divina Liturgia, e dare l`esempio, e nel contempo non correggere il rituale sincretistico creato da un laico per le sue comunità, o più esattamente perchè accettare la disobbedienza alle precrizioni del Papa, tollerare che la Liturgia sia l `oggetto di uno scandaloso compromesso e alla fine fare entrare quel "rituale"in uno statuto, e accettare che con il diffondersi di quelle comunità-catechesi=formazione di comunità<span>-</span>,tanti cattolici siano così formati-deformati, sapendo che Lex orandi-Lex credendi?    
    Come si può, guardando quel rituale, parlare di ermeneutica della continuità?
    Come si può, conoscendo le prassi catechetiche dello stesso gruppo, parlare di ermeneutica della continuità?    
    </span>

    RispondiElimina
  63. sig MATTEO ...... ne converra' con me che i se e i ma NON fanno la STORIA .......

    pero' mi chiedo ...... e me lo chiedo spesso ...

    perche' ho tante cose legate al dito . questo si !!! .......

    dicevo mi chiedo cosa avrebbero fatto in situazioni del genere i vari PONTEFICI che si sono succeduti e non dico da PIOIX in qua , ma da PIOVI IN POI .......

    il loro è stato un pontificato che ha proceduto su un tappeto di fiori ???

    non sono un esperto ne un addetto ai lavori in materia , per fortuna !! ...... sono soltanto un semplice cattolico ,  non adulto e che mai lo sara'  , per il semplice fatto che non vi è in me ne vi sara' per il futuro la benche' minima volonta' per divenire tale  ...... 

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  64. <span>sprizzante gioia di vivere nella verità! ...</span>
    ??....
    e quale verità esattamente ??
    che sarebbe questa gioiosa verità ?....
    per caso una verità che deve "includere" al suo interno anche l'errore, per un (malinteso) senso di misericordia verso l'errante, per la quale nè l'errore viene segnalato se non lievemente, in modo obliquo, per allusioni e con esposizioni "descrittive", senza bollarlo con forza come causa di confusione, menzogna, male, PERDITA della via retta... in modo che nè l'errore viene chiamato col suo nome, nè viene corretto con forza e chiarezza, nè l'errante viene richiamato a tornare sulla RETTA VIA, nè ammonito dal ricadervi dopo averlo RICONOSCIUTO, dunque spinto, esortato e assistito nel DISCERNIMENTO DEL BENE DAL MALE, nè avvisato a TORNARE sui suoi passi sbagliati (=conversio), nè avvertito di dover subire pene e sanzioni se persiste scientemente nell'errore, e<span> tutto solo per il suo bene, </span>come fa Colui che dice:
    "VA' E NON peccare piu'";
    e che dice
    "Beati quelli che...."
    ma dice anche:
    "Guai a coloro che.....",
    Colui che è la Verità in Persona e che nessuno può accusare di non avere (essere) Carità !

    secondo lei, Bartimeo,

    PUO' LA VERITA' INCLUDERE NEL SUO stesso SENO L'ERRORE,
    IN NOME DELLA CARITA', ( ...o dell'andare  gioiosamente avanti, sempre avanti, senza guardare dove mettiamo i piedei, pur di andare verso un avanti sempre nuovo, sempre migliore, qualunque esso sia...),   
    dando luogo alla confusione delle coscienze -con l'accettazione indistinta di vero/falso- e allo scaturire della MENZOGNA dal proprio stesso seno,
    dopo che avesse "abbracciato" l'errore, cioè RINNEGATO SE STESSA ?
    ?

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  65. <span><span>sprizzante gioia di vivere nella verità! ...</span>  
    ??....  
    e quale verità esattamente ??  
    che sarebbe questa gioiosa verità ?....  
    per caso una verità che deve "includere" al suo interno anche l'errore, per un (malinteso) senso di misericordia verso l'errante, per la quale nè l'errore viene segnalato se non lievemente, in modo obliquo, per allusioni e con esposizioni "descrittive", senza bollarlo con forza come causa di confusione, menzogna, male, PERDITA della via retta... in modo che nè l'errore viene chiamato col suo nome, nè viene corretto con forza e chiarezza, nè l'errante viene richiamato a tornare sulla RETTA VIA, nè ammonito dal ricadervi dopo averlo RICONOSCIUTO, dunque spinto, esortato e assistito nel DISCERNIMENTO DEL BENE DAL MALE, nè avvisato a TORNARE sui suoi passi sbagliati (=conversio), nè avvertito di dover subire pene e sanzioni se persiste scientemente nell'errore, e<span> tutto solo per il suo bene, </span>come fa Colui che dice:  
    "VA' E NON peccare piu'";  
    e che dice  
    "Beati quelli che...."  
    ma dice anche:  
    "Guai a coloro che.....",  
    Colui che è la Verità in Persona e che nessuno può accusare di non avere (essere) Carità !  
     
    secondo lei, Bartimeo,  
     
    PUO' LA VERITA' INCLUDERE NEL SUO stesso SENO L'ERRORE,  
    IN NOME DELLA CARITA', ( ...o dell'andare  gioiosamente avanti, sempre avanti, senza guardare dove mettiamo i piedi, pur di andare verso un avanti sempre nuovo, sempre migliore, qualunque esso sia...),     
    dando luogo alla confusione delle coscienze -con l'accettazione indistinta di vero/falso- e allo scaturire della MENZOGNA dal proprio stesso seno,  
    dopo che avesse "abbracciato" l'errore, cioè RINNEGATO SE STESSA ?  
    ?</span>

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  66. <span><span><span>sprizzante gioia di vivere nella verità! ...</span>    
    ??....    
    e quale verità esattamente ??    
    che sarebbe questa gioiosa verità ?....    
    per caso una verità che deve "includere" al suo interno anche l'errore, per un (malinteso) senso di misericordia verso l'errante, per la quale nè l'errore viene segnalato se non lievemente, in modo obliquo, per allusioni e con esposizioni "descrittive", senza bollarlo con forza come causa di confusione, menzogna, male, PERDITA della via retta... in modo che nè l'errore viene chiamato col suo nome, nè viene corretto con forza e chiarezza, nè l'errante viene richiamato a tornare sulla RETTA VIA, nè ammonito dal ricadervi dopo averlo RICONOSCIUTO, dunque spinto, esortato e assistito nel DISCERNIMENTO DEL BENE DAL MALE, nè avvisato a TORNARE sui suoi passi sbagliati (=conversio), nè avvertito di dover subire pene e sanzioni se persiste scientemente nell'errore, e<span> tutto solo per il suo bene, </span>come fa Colui che dice:    
    "VA' E NON peccare piu'";    
    e che dice    
    "Beati quelli che...."    
    ma dice anche:    
    "Guai a coloro che.....",    
    Colui che è la Verità in Persona e che nessuno può accusare di non avere (essere) Carità ?
       
    secondo lei, Bartimeo,    
       
    PUO' LA VERITA' INCLUDERE NEL SUO stesso SENO L'ERRORE,    
    IN NOME DELLA CARITA', ( ...o dell'andare  gioiosamente avanti, sempre avanti, senza guardare dove mettiamo i piedi, pur di andare verso un avanti sempre nuovo, sempre migliore, qualunque esso sia...),       
    dando luogo alla confusione delle coscienze -con l'accettazione indistinta di vero/falso- e allo scaturire della MENZOGNA dal proprio stesso seno,    
    dopo che avesse "abbracciato" l'errore, cioè RINNEGATO SE STESSA ?    
    ?</span></span>

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  67. Il mio timore è che un perché ci sia: se, secondo la "spirito conciliare" si può pensare che in tutte le altre confessioni cristiani ci siano elemeneti di salvezza e che "tutto è orientato a Cristo, qualunque sia la purificazione di cui ha bisogno", La Chiesa cattolica che ci sta a fare, cos'è la Chiesa cattolica, se "nella Chiesa c'è posto per tutti"? E' ovvio che nella Chiesa, come nel Cuore del Signore c'è posto per tutti e Lui è venuto è morto per tutti, ma accolgono la Sua Salvezza solo i 'molti' che gli sono fedeli e questa Fedeltà non è integra nella Chiesa Cattolica? Le eresie (che non si nominano più come tali) non l'hanno forse infranta e non continuano a infrangerla?Certo il cuore di coloro che si dicono cristiani (anche se non cattolici) solo Dio lo ouò giudicare, ma il Signore non ci ha lasciato un'ancora, una garanzia di fedeltà e di continuità portatrice della Sua Presenza non di giuridismi sterili, nella Sua Chiesa che se non sbaglio sta a Roma?
    Noto che di purificazione e di grandi pulizie si parla solo per le trasgressioni morali (peraltro limitatamente alla sfera sessuale) e non per quelle che riguardano le Verità della fede, che sono quelle che ci mettono in comunicazione col Soprannaturale e con la Rivelazione Apostolica. Ma non è che il degrado anche morale deriva proprio dall'aver perso quell'Unico Ancoraggio  che davvero salva e trasforma l'uomo?
    Francamente, perlare di disorientamento è il minimo...

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  68. casi come il mio  ve ne erano eccome , non credo di aver vissuto una cosa unica e rara a suo tempo ........... ed il PAPA regnante doveva sapere e lo sapeva ..... vogliamo

    scusarlo o vivere sempre col sorriso sulle labbra !!!!!!! ...... 

    vecchi sacerdoti cui fu proibito dire messa con VO di punto in bianco . e'stato  come volerli annientare .... nella PERSONA INTERA ........ 

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  69. <span>Il mio timore è che un perché ci sia. Infatti, se secondo lo "spirito conciliare" si può pensare che in tutte le altre confessioni cristiani ci siano elementi di salvezza e che "tutto è orientato a Cristo, qualunque sia la purificazione di cui ha bisogno", La Chiesa cattolica che ci sta a fare, cos'è la Chiesa cattolica, se "nella Chiesa c'è posto per tutti"? E' ovvio che nella Chiesa, come nel Cuore del Signore c'è posto per tutti e Lui è venuto ed è morto per tutti, ma accolgono la Sua Salvezza solo i 'molti' che gli sono fedeli e questa Fedeltà non è integra, non sussiste più nella Chiesa Cattolica? Le eresie (che non si nominano più come tali) non l'hanno forse infranta e non continuano a infrangerla? Certo il cuore di coloro che si dicono cristiani (anche se non cattolici) solo Dio lo può giudicare; ma il Signore non ci ha lasciato un'ancora, una garanzia di fedeltà e di continuità portatrice della Sua Presenza non di giuridismi sterili, nella Sua Chiesa che se non sbaglio sta a Roma?  
    Noto che di purificazione e di grandi pulizie si parla solo per le trasgressioni morali (peraltro limitatamente alla sfera sessuale) e non per quelle che riguardano le Verità della fede, che sono quelle che ci mettono in comunicazione col Soprannaturale e con la Rivelazione Apostolica. Ma non è che il degrado anche morale deriva proprio dall'aver perso quell'Unico Ancoraggio  che davvero salva e trasforma l'uomo?  
    Francamente, perlare di disorientamento è il minimo...</span>

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  70. <span>Il mio timore è che un perché ci sia. Infatti, se secondo lo "spirito conciliare" si può pensare che in tutte le altre confessioni cristiane ci siano elementi di salvezza e che "tutto è orientato a Cristo, qualunque sia la purificazione di cui ha bisogno", La Chiesa cattolica che ci sta a fare, cos'è la Chiesa cattolica, se "nella Chiesa c'è posto per tutti"? E' ovvio che nella Chiesa, come nel Cuore del Signore c'è posto per tutti e Lui è venuto ed è morto per tutti, ma accolgono la Sua Salvezza solo i 'molti' che gli sono fedeli e questa Fedeltà non è integra, non sussiste più nella Chiesa Cattolica? Le eresie (che non si nominano più come tali) non l'hanno forse infranta e non continuano a infrangerla. come continuano a infrangere l'unità? O è proprio vero che l'unità la facciamo noi col guardare solo a quello che unisce e con una generica fratellanza orizzontale e non è invece il Signore a costruirla -come comunione- nel Suo Spirito e nella Verità? Certo il cuore di coloro che si dicono cristiani (anche se non cattolici) solo Dio lo può giudicare; ma il Signore non ci ha lasciato un'ancora, una garanzia di fedeltà e di continuità portatrice della Sua Presenza non di giuridismi sterili, nella Sua Chiesa che se non sbaglio sta a Roma?    
    Noto che di purificazione e di grandi pulizie si parla solo per le trasgressioni morali (peraltro limitatamente alla sfera sessuale) e non per quelle che riguardano le Verità della fede, che sono quelle che ci mettono in comunicazione col Soprannaturale e con la Rivelazione Apostolica. Ma non è che il degrado anche morale deriva proprio dall'aver perso quell'Unico Ancoraggio  che davvero salva e trasforma l'uomo?    
    Francamente, perlare di disorientamento è il minimo...</span>

    RispondiElimina
  71. infatti:
    si è perso il senso stesso del peccato, proprio perchè si è rinunciato del tutto a
    DISCERNERE IL BENE DAL MALE: questa è la terribile realtà che si palesa gradualmente in tutta la sua gravità, il fatto che 50 anni fa le massime autorità della Chiesa decisero di mollare gli ormeggi dalla Verità eterna a cui la barca era saldamente ancorata....e così è andata alla deriva!
    e oggi in tanti ci vengono a cantare l'allegra canzoncina, come qui sopra abbiamo letto:
    "partirà....la nave partirà...
    dove arriverà....questo non si sa!"

    La Chiesa ha deciso di mettersi al livello PARI DI TUTTI quelli che sono ancora in ansiosa ricerca della VERITA', come se non l'avesse già conosciuta, ricevuta e tramandata peer 1930 anni di seguito!
    Adesso deve "dialogare" con tutti, su tutto, scambiando alla pari tutte le idee e le loro contrarie, SENZA GIUDIZIO (parola proibita: ti didcono NON GIUDICARE),  abolito ogni criterio di valutazione e distinzione vero/falso! SE GIUDICHI, VUOL DIRE CHE NON HAI CARITA', ecco la perversa MISTIFICAZIONE!
    ...e deve dialogare per mettersi alla "ricerca della Verità", senza pretendere di possederla, perchè se no ...si sentirebbe superba!
    (e qui mi torna in mente il mitico incontro di Assisi: tutti i capi di tutte le religioni sullo stesso piano di dignità, a pregare un Dio "comune", come se dovesse -in un mistero paritario- ancora rivelarsi a tutti, di nuovo, tutta l'umanità ripartita "da zero"!.....perchè nessuno dovesse avere una specie di "vantaggio alla partenza", come nelle corse olimpioniche....non vorrei dirlo, e piango: come se Gesù non fosse mai venuto in mezzo a noi, nell'anno 1 della storia umana!)
    :'(

    RispondiElimina
  72. <span>infatti:  
    si è perso il senso stesso del peccato, proprio perchè si è rinunciato del tutto a  
    DISCERNERE IL BENE DAL MALE: questa è la terribile realtà che si palesa gradualmente in tutta la sua gravità, il fatto che 50 anni fa le massime autorità della Chiesa decisero di mollare gli ormeggi dalla Verità eterna a cui la barca era saldamente ancorata....e così è andata alla deriva!  
    e oggi in tanti ci vengono a cantare l'allegra canzoncina, come qui sopra abbiamo letto:  
    "partirà....la nave partirà...  
    dove arriverà....questo non si sa!"  
     
    La Chiesa ha deciso di mettersi al livello PARI DI TUTTI quelli che sono ancora in ansiosa ricerca della VERITA', come se non l'avesse già conosciuta, ricevuta e tramandata peer 1930 anni di seguito!  
    Adesso deve "dialogare" con tutti, su tutto, scambiando alla pari tutte le idee e le loro contrarie, SENZA GIUDIZIO (parola proibita: ti didcono NON GIUDICARE),  abolito ogni criterio di valutazione e distinzione vero/falso! SE GIUDICHI, VUOL DIRE CHE NON HAI CARITA', ecco la perversa MISTIFICAZIONE!  
    ...e deve dialogare per mettersi alla "ricerca della Verità", senza pretendere di possederla, perchè se no ...si sentirebbe superba!  
    (e qui mi torna in mente il mitico incontro di Assisi: tutti i capi di tutte le religioni sullo stesso piano di dignità, a pregare un Dio "comune", come se Egli dovesse -in un clima di mistero "parificato"- ancora rivelarsi a tutti, di nuovo, a tutta l'umanità ripartita "da zero"!.....in modo che nessuno così dovesse avere una specie di "vantaggio alla partenza", come nelle corse olimpioniche....non vorrei dirlo, e piango...: come se Gesù non fosse mai venuto in mezzo a noi, nell'anno 1 della storia umana!)  
    :'( </span>

    RispondiElimina
  73. Ricordavo anche, sul dovere di correzione da parte del Papa, la ferma dichiarazione di
    Papa San Felice III (483-492 d.C.):
    "Non opporsi ad un errore,
    vuol dire approvarlo.
    Non difendere la Verità,

    RispondiElimina
  74. Mi è bastato questo
    "Si può definire il volume di mons. Gherardini una lettura chiarificatrice delle decisioni conciliari e delle sue applicazioni, nella prospettiva della continuità con il passato della Chiesa."


    Qui siamo alla totale mistificazione di Gherardini...

    RispondiElimina
  75. Il padre di Paolo VI era avvocato, ma la "professione di famiglia" era piuttosto quella di "armieri" (produttori di armi) .  

    RispondiElimina
  76. E quale sarebbe, invece, la Sua interpretazione alternativa?

    RispondiElimina
  77. <span>E quale sarebbe, invece, di grazia la Sua interpretazione alternativa? Adducere impedimentum non est solvere argomentum ...</span>

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  78. Leggere Gherardini e riportare fedelmente quello che Gherardini ha scritto.
    Non inventarsi interpretazionil

    Gherardini ha evidenziato punti di palese contrasto tra CVII e tradizione cattolica chiedendo all' autorità di intervenire a dirimerli.

    RispondiElimina
  79. Perché Congar è diventato cardinale?

    RispondiElimina
  80. Redazione di Messainlatino.it13 marzo 2010 alle ore 02:49

    Où et quand est-ce qu'il a dit cela, le cal Tettamanzi?

    RispondiElimina
  81. caro Bartimeo,
    quando i nodi vengono al pettine, come quelli di una matassa aggrovigliata, è necessario e urgente SCIOGLIERLI!... e ci si deve fermare, esaminare i nodi con pazienza, risalire alle loro origini....altrimenti la chioma diventa tutta un GROVIGLIO, che , se si insiste a forzare e tirare col "voler andare avanti" del pettine a tutti i costi, con i nodi che aumentano....accadrà questo:
    - se si tratta di una chioma, i capelli si spezzano,  cadono a ciocche, distruggendo la chioma
      (e nello spezzarsi provocano anche dolore!...);
    - se si tratta di una matassa, e i nodi continuano a infittirsi, mentre vorremmo dipanarla e non provvediamo a scioglierli prima che si ingrossino, andando avanti ("avanti tutta"!....) con tutti i nodi così come sono, senza volerli nè osservare, nè sciogliere, perchè non ci vogliamo fermare e non abbiamo la pazienza e l'umiltà di risalire alla causa del groviglio -per quanto remota ed occulta essa sia- esso aumenterà di dimensioni, fino a inglobare in sè l'intera matassa, che diventerà inestricabile e del tutto INUTILIZZABILE per qualsiasi opera di tessitura !

    RispondiElimina
  82. <span>caro Bartimeo,  
    quando i nodi vengono al pettine, come quelli di una matassa aggrovigliata, è necessario e urgente SCIOGLIERLI!... e ci si deve fermare, esaminare i nodi con pazienza, risalire alle loro origini....altrimenti la chioma diventa tutta un GROVIGLIO, che , se si insiste a forzare e tirare col "voler andare avanti" del pettine a tutti i costi, con i nodi che aumentano....accadrà questo:  
    - se si tratta di una chioma, i capelli si spezzano,  cadono a ciocche, distruggendo la chioma  
      (e nello spezzarsi provocano anche dolore!...);  
    - se si tratta di una matassa, e i nodi continuano a infittirsi, mentre vorremmo dipanarla e non provvediamo a scioglierli prima che si ingrossino, andando avanti ("avanti tutta"!....) con tutti i nodi così come sono, senza volerli nè osservare, nè sciogliere, perchè non ci vogliamo fermare e non abbiamo la pazienza e l'umiltà di risalire alla causa del groviglio -per quanto remota ed occulta essa sia- quel groviglio aumenterà di dimensioni, fino a inglobare in sè l'intera matassa, che diventerà inestricabile e del tutto INUTILIZZABILE per qualsiasi opera di tessitura !</span>

    RispondiElimina
  83. <span>caro Bartimeo,  
    quando i nodi vengono al pettine, come quelli di una matassa aggrovigliata, è necessario e urgente SCIOGLIERLI!... e ci si deve fermare, esaminare i nodi con pazienza, risalire alle loro origini....altrimenti la chioma diventa tutta un GROVIGLIO, che , se si insiste a forzare e tirare col "voler andare avanti" del pettine a tutti i costi, con i nodi che aumentano....accadrà questo:  
    - se si tratta di una chioma, i capelli si spezzano,  cadono a ciocche, distruggendo la chioma  
      (e nello spezzarsi provocano anche dolore!...);  
    - se si tratta di una matassa, e i nodi continuano a infittirsi, mentre vorremmo dipanarla e non provvediamo a scioglierli prima che si ingrossino, andando avanti ("avanti tutta"!....) con tutti i nodi così come sono, senza volerli nè osservare, nè sciogliere, perchè non ci vogliamo fermare e non abbiamo la pazienza e l'umiltà di risalire alla causa del groviglio -per quanto remota ed occulta essa sia- quel groviglio aumenterà di dimensioni, fino a inglobare in sè l'intera matassa, che diventerà inestricabile e del tutto INUTILIZZABILE per qualsiasi opera di tessitura !</span>

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  84. <span>Quando un popolo </span>

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  85. Don BINI mette in risalto come il volume di Gherardini nasca dalla volontà di portare una parola chiarificatrice sui testi e sulle applicazioni  del Vaticano II per scoprirne la continuità con la Tradizione e spesso non solo non la trova ma vi vede un contrasto.
    Il punto di partenza, vuol dire Bini, non è un preconcetto anti-concilio, ma un'analisi oggettiva che parte per trovar la continuità, e questa non c'è: questa è la lettura chiarificatrice.

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  86. Vorrei richiamare un inciso breve ma (mi pare) tutt’altro che trascurabile del discorso tenuto ieri dal Papa ai partecipanti al convegno teologico promosso 
dalla Congregazione per il clero in occasione dell’anno sacerdotale: “...si rivela sempre più urgente l’ermeneutica della continuità per comprendere in modo adeguato i testi del Concilio Ecumenico Vaticano II…”. Mi sembra attinente alle tesi di Gherardini, quasi un abbozzo di risposta alla supplica che ne conclude il libro: se l’ermeneutica della continuità è urgente, la sua applicazione appare come un’opera da intraprendere, e da intraprendere al più presto, proprio per trovare la continuità, quando c’è, e costruirla – anche mediante le necessarie correzioni – quando non c’è.
    ms

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  87. Il solito provocatore multinick.

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  88. et-et e i nodi da quotare

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  89. Ma anche in questo blog c'è chi non lo vuol capire.

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  90. eheheh  ....... mi viene da ridere !!!!!!!!!!

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  91. Caro Vittorio,
    la strada dei pontefici non è mai stato un tappeto di fiori. Ce lo insegna Cristo e loro ne sono i vicari.
    Il tradimento è lì sotto gli occhi di tutti!Non credo analizzando i fatti ( non i se edi ma) che si possa incolpare Paolo VI di non essere stato fedele alla Chiesa.
    In amicizia
    Matteo Dellanoce

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  92. Il cardinale Tettamanzi disse bene a Verona: << meglio essere cristiano senza dirlo piuttosto che proclamarlo senza esserlo >>

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  93. <<... cosa che si fa oggi con i tradizionalisti e gli anglicani...entrambe scismatici. Non dimentichiamolo >>

    <<Quindi la partecipazione all'evento era necessaria per approfondire le diverse conoscenze ed incominciare un cammino di convergenza liturgica. Ricordo che la liturgia è forma di governo .....>>

    Ma ti rendi conto delle cose che dici? I tradizionalisti li paragoni ai protestanti ??? Tu sei un provocatore !
      La convergenza liturgica?  La Chiesa di Cristo dovrebbe convergere liturgicamente verso le sette protestanti????  Sì è quello che è accaduto! Ma se ti sta bene, che ci stai a fare su questo blog?

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  94. A me sta più simpatico Alessandro VI. Penso che Montini non fosse così debole. Era indeciso ed insicuro perchè si rendeva conto che stava distruggendo la Tradizione, ma, alla fine, lo ha fatto comunque e senza pietà per nessuno. L'Abbè De Nantes si inginocchiò in piazza San Pietro pregando ed  implorando Paolo VI di non abolire la Messa di sempre, e fu trascinato via dalle guardie.

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  95. Sì, ma se non ricordo male, era già molto malato e non potè recarsi a Roma per ricevere la berretta.

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  96. Visto che ho fatto una promessa alla redazione non provoco!

    Mi limtito a rispondere alle Vostre interessanti riflesioni con le parole di
    1) San Tommaso ( visto che la menate tanto con il tomismo!)
    2) Romano Guardini...pre concilio!
    3) Giovanni Paolo II ( Post Concilio)
    4) Benedetto XVI ( continuità dei magisteri)

    San Tommaso:" Chiunque agisce da se stesso, agisce liberamente; chi invece agisce mosso da un altro, non agisce liberamente. Perciò che evita il male non per il male ma per un comando del Signore, non è libero; mentre chi evita il male per il male è libero" ( De Veritate, q. 22, a.1.)

    Romano Guardini:" la libertà mette l'uomo nelle proprie mani. Egli sarà ciò che la sua libertà lo fa essere. Egli è un seme di essere, il cui esito e sviluppo è nele mani della sua libertà. La libertà fa l'uomo signore della propria vita" ( Persona e libertà,Morcelliana pg 119)

    Giovanni Paolo II:" Pretendere che l'uomo sia libero di organizzare la sua esistenza senza riferimento ai valori morali e che la società non abbia il compito di garantire la protezione e la promozione dei valori etici, significa proporre una caricatura della libertà" ( Messaggio per la giornata mondial della pace 1980)

    Benedetto XVI:" Chi appartiene alla verità non sarà mai schiavo di nessun potere"

    Poi visto che sono generoso

    Card. Biffi:" senza un solido aggancio alla verità ( cioè alla realtà delle cose come stanno) la libertà è solo apparente: è la libertà della foglia che segue ogni soffio di vento... è la libertà di essere schiavi di tutto e di tutti" ( enigma dell'uomo e realtà battesimale"

    Card.Cafarra :" non è libero nè chi fa ciò che vuole, ma non facendo ciò che deve; nè chi fa ciò che deve, ma non facendo ciò che vuole. Libertà è fare ciò che vogliamo facendo ciò che dobbiamo, o fare ciò che dobbiamo facendo ciò che vogliamo"
    ( La libertà umana nella concezione cristiana)

    Infine vi regalo le parole del più grande poeta teologo Dante

    "lo maggior don che Dio per sua larghezza
    fesse creando, e la sua bontade
    più conformato, e quel ch'è più apprezza,
    fu de la libertate
    di che le creature intelligenti
    e tutte e sole fuoro e son dotate"
    ( Paradiso, V 19-24)


    Concludo con una mia amara riflessione.
    Non ho mai sopportato ne i fascisti ne gli antifasciti. di qualsiasi colore essi siano. Ma ancor di più non ho mai sopportato i clericofascisti e gli attuali clericoantifascisti. Idolatri del potere idolatri dello stato e negatori della libertà.
    Mi spiace constatare che tra chi difende la tradizione ci sia ancora chi nega all'uomo la LIBERTA' DI ESSERE FIGLI DI DIO! Da loro, visto il livello di consocenza e di utilizzo della retta ragione, non me lo sarei mai aspettato. Mah! Si sa la concupiscenza è duramente estirpabile!
    Matte Dellanoce

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  97. e non mi si venga a raccontare che PAOLO VI era il PAPA del dialogo .... semmai lo è stato con chi gli pare ....... era intelligente e determinato ........ altro che ....... !!!! 

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  98. preferisco GIULIO II non ho dubbi ...che uomo coltissimo di primo livello .......ebbe a rispondere a MICHELANGELO per la sua statua da erigere a BOLOGNA ..... '' la spada , la spada , io non son uomo di libri ,, .... e  ........ senza di LUI MICHELANGELO  non sarebbe stato MICHELANGELO ....... 

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  99. SIG . MATTEO ......... i tradimenti ci sono stati ammettiamolo ,,,,,,,,,

    pero ' non posso concludere senza poter osservare che a suo tempo , chi ha saputo leggere la sfera di cristallo è stato MONS LEFEBVRE .....


     ............ e perche' NON  anche un SOMMO PONTEFICE !!!!!!!!!!!!!!!!!! ...  che NON è individuo  che si incontra al bar ........

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  100. E non mi si venga a dire che PAOLO VI era il PAPA del dialogo ...... dialogava si ...... ma con chi gli pare ..........

    era intelligente e determinato nel caso ........ e poi ...... ritornava  AMLETO ......... 

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  101. un cristiano non può non dirlo, anche perché ci sono mille occasioni per DOVERLO fare, altrimenti non è un cristiano...

    se ci limitiamo alla logica della sua frase, forse presa così è una delle poche cose buone che abbia detto

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  102. Von  Balthasar  mori alcuni giorni prima di ricever la berretta. Congar, data l'età, non fu consacrato vescovo: era malato già dalla fine degli sessanta. Non se si sia recato a Roma, certo morì successivamente al conferimento del cardinalato.

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  103. Già! Perchè non è capace di disfarsi i nodi da sè? Ha bisogno di qualcuno che glieli disfi?
    Il Papa oggi all'Angelus ha parlato chiaramente! Se poi non volete leggere tra le righe della catechesi il comportamento infantile dei due ( tradizionalisti e progressisti) all'ora siete accecati dal pregiudizio ideologico!
    Contenti voi contenti tutti!
    Matteo Dellanoce

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  104. Si c'est à moi que cette question était posée, je réponds (avec retard, étant absent ces deux derniers jours) en vous renvoyant au blog de Sabato 14 Marzo <span>2009</span>, qui renvoie à celui du P. Scalese du 13 Mars: Satana, ce sont les lefebvristes…

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  105. <span>Si c'est à moi que cette question était posée, je réponds (avec retard, étant absent ces deux derniers jours) en vous renvoyant au blog de Sabato 14 Marzo <span>2009</span>, qui renvoie à celui du P. Scalese du 13 Mars: Les fumées de Satan, ce sont les lefebvristes…</span>

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  106. Erreur de manipulation, dont je m'excuse, je me suis approuvé moi-même! Et je ne sais comment effacer cette auto-approbation! Comme disaient les Dupondt: «Je dirais même plus…»

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  107. <span>Amicus Pilatus sed magis amica Veritas</span>

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  108. <span>Amicus Pilatus sed magis amica Veritas</span>

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  109. Filippo! Bando al solito sei un provocatore ecc ecc che due palle! Sembra di parlare con i modernisti! Siete uguali!
    Secondo. Sui blog ci si sta per imparare qualcosa di nuovo e per conoscere modi diversi di leggere la storia, di intendere ed interpretare ciò che ci circonda.
    In terzo luogo, come dire, non hanno protestato i tradizionalisti contro la Chiesa? Non sono scismatici? Non sono stati scomunicati? ( mi riferisco al mondo extra ecclesia). Se la logica non è una opinione ed il ragionare non è opzionale, saranno forme di protesta doiverse, ma pur sempre di portesta! Quindi gli anglicani hanno trovato la via per rientrare, i tradizionalisti la stanno ancora cercando! Qualcuno scrisse che la celebrazione degli anglicani è molto "tridentina", adesso ci aggiungono anche l'eucarestia ed ecco fatto una celebrazione cattolica.
    Poi se non ti va la la descrizione della realtà che ti ho proposto confutala, altrimenti il tuo post vale esattamente ZERO al fine di una crescita comune!
    Matteo

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  110. <span><span><span>Credevo che conoscessi la storia, invece pare che tu sia ignorante in materia oltre che nel campo della Dottrina Cattolica. Gli anglicani oltre che scismatici sono anche eretici e non stanno rientrando nella Chiesa Cattolica. Solo una porzione di loro, ormai non più appartenente all'Anglicanesimo ufficiale, sta riavvicinandosi al Cattolicesimo, senza però voler rinnegare tutto il suo passato extra cattolico. Costoro celebrano col rito di Sarum o col Messale di San Pio V, tanto quanto col loro messale anglicano e con quello di Paolo VI. I "tradizionalisti " cattolici non sono mai stati scomunicati e tantomeno dichiarati eretici. Paragonare queste due categorie è quantomeno una  provocazione, visto che non lo hanno mai fatto nemmeno a Roma. Tu sostieni che i tradizionalisti  sono scismatici perché protestano "contro la Chiesa", ma tu, quanto ricopri di contumelie il tuo Arcivescovo, accusandolo di eresia, cosa sei ?</span><span></span></span></span>
    <span><span><span>Non lo sai che contestando l'autorità legittima <span> </span>di un vescovo, quindi canonicamente nominato dal Romano Pontefice, mai censurato, mai condannato da Roma per alcunché e pure RICONFERMATO  nel suo ufficio, tu, per riflesso, ti ribelli alla SUPREMA AUTORITà DEL PAPA ?  Nella misura in cui non ti sottometti alla autorità gerarchica del tuo Arcivescovo, tu sei scismatico anche nei confronti di Roma che tale vescovo ha collocato a capo della chiesa particolare alla quale tu appartiene e nella quale sei anche SUDDITO. </span></span></span>
    <span><span> </span></span>

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  111. Calmino che ti prende un infarto!
    Dire che non ci fu scisma da parte di Lefebvre mi sembra un tantino forte!
    Poi se la vuoi mettere sul piano del logico ti potrei dire che siccome non sono vittima della sindrome di Panurgo non seguo nel burrone il pecorone. La parola ubbedire mette in gioco l'intelligenza e la volontà! Ergo se uno mi chiede di fare una cosa da deficiente non la faccio! Mi chiedo a questo punto se anche tu operi in questa maniera. Poi! Io non ho nessun arcivescovo, sono di Lodi ed ho contestato il mio Vescovo guardandolo in faccia mettendo per iscritto le mie istanze!
    Valgano le parole sullo strabismo del Vescovo dell'Aquila in merito alla tuo similsillogismo vescovo-Papa-scisma!
    Mi spiace per te! Io non sono suddito di nessuno...non sono ne islamico, ne ebreo! Sono figlio di Dio per dono e per libera scelta ed adesione!
    Infine se decontestualizzando il post dall'inisieme delle riflessioni commetti un errore di metodologia che definirei un errore protestante.
    Ergo! Curati i nervi, datti una calmatina e incomincia a ragionare rispondendo a questa domanda Se non fossere extra ecclesia perchè la Fraternita starebbe facendo i colloqui? Infine gli Anglicani! La porta è aperta a tutti gli Anglicani! E tutti possono rientrare! se poi qualcuno resterà fuori ciò non toglie che tutti lo possano fare. Se avessi avuto il buon tempèo di rileggere avresti letto che io sostengo che c'è una tradizione intra ecclesia ( ed indicavo il Card. siri come uno degli esponenti) ed una extra ecclesia ( Lefebvre).
    Ma capisco che la sindrome da Marchese del Grillo spesso non aiuti a ragionare con calma e lucidità!
    Stammi bene
    Matteo

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