Post in evidenza

AGGIORNAMENTO del programma del 13º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #sumpont2024

Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

mercoledì 19 agosto 2009

Mons. Oliveri (Vescovo di Albenga) su Romano Amerio e il postconcilio. Seconda parte

Proseguiamo, debitamente autorizzati, la pubblicazione dell'articolo di mons. Oliveri apparso su Studi Cattolici di gennaio 2009. La prima parte è a questo link.


A questo punto, sono contento di poter riprodurre per i lettori della prestigiosa rivista "Studi Cattolici" quanto scrivevo nel 2005 a modo di prefazione al Libro "Romano Amerio. Della vertià e dell’amore" di Enrico Maria Redaelli, con Introduzione del Prof. Antonio Livi:

"La persona e l’opera intellettuale di Romano Amerio inducono a riflessione; toccano l’essenza della Filosofia e dunque della Teologia. La vera intelligenza della fede non può aversi se non all’interno di un pensiero che ha come suo oggetto la verità, ed altresì la certezza della possibilità di raggiungere la verità e di conoscere la verità, di raggiungerla con corretto ragionamento razionale o di accoglierla dall’alto, dopo aver compreso che tale verità va accolta e che essa mai è contro l’intelligenza.

Non è infatti contro l’intelligenza aderire ad una verità superiore all’umana intelligenza, superiore all’umano procedere dell’intelligenza, ma illuminante le reali profondità dell’essere, e che eleva la conoscenza dell’uomo sino a raggiungere la Verità di Dio, della sua Divina Parola, del suo Verbo. Romano Amerio fu mirabilmente convinto che fede ed intelligenza debbono necessariamente incontrarsi, non possono mia essere in contraddizione ed in vero contrasto. Egli capì in maniera davvero chiara che non si fa Teologia senza la vera Filosofia, e che questa non perde nulla della propria natura che le viene da Dio, quando si lascia illuminare dalla Verità di Dio, dalla Verità Rivelata.

Tutto il filosofare di Romano Amerio è guidato da fondamentali certezze senza delle quali non è più possibile intendersi, trasmettere la conoscenza di ciò che è, non di ciò che appare. Ecco perché filosofare è sempre un "passare dal fenomeno al fondamento", come giustamente rileva Antonio Livi; è un passare dall’apparenza delle cose alla sostanza od essenza delle cose; è sempre un superamento degli accidenti per giungere alla sostanza; è sempre un superare ciò che muta, che si presenta in mutevoli modi e forme, per cogliere l’immutabilità dell’essere, dunque dell’essenza delle cose. E’ dall’infallibilità dell’essenza delle cose che dipende l’immutabilità della conoscenza, dunque della verità, delle cose.

Abbiamo perciò il primato dell’essere, abbiamo il primato della verità, abbiamo il primato della conoscenza, abbiamo il primato dell’intelligenza sulla volontà e sull’azione ("nihil volitum quin precognitur"). L’ "agere sequitur esse", l’ "agere" deve conformarsi all’ "esse", deve conformarsi alla verità.

Da quanto detto, si comprende perché Romano Amerio, da filosofo e da credente, da cristiano, da cattolico, non ha potuto distogliere il suo sguardo da certi modi di fare teologia, da certi modi di fare magistero all’interno della Chiesa; non ha potuto – poiché allora avrebbe tradito la verità e il bene – disinteressarsi della vita della Chiesa, che non è più concepibile nella sua vera essenza se non deriva dalla Verità e se non tende alla Verità, alla perfetta trasmissione e conoscenza della Verità di Dio.

Egli fu tra i più convinti che non sono possibili mutamenti sostanziali nella conoscenza della verità e tanto meno nella trasmissione della Verità Rivelata; non sono perciò possibili rivoluzioni e mutamenti sostanziali nella verità e nella vita della Chiesa. Ciò che muta è accidentale, mai sostanziale; mutano gli accidenti, non le essenze.

I suoi scritti, il suo amore alla verità ed alla Chiesa, furono da molti non accolti bene, giudicati male, non compresi. Essi meritano una migliore, più spassionata, più vera conoscenza. Il suo severo giudizio sulle nuove impostazioni teologiche, e talora, anche su certe posizioni magisteriali degli ultimi decenni della vita della Chiesa, partiva da convinzioni di ragione e di fede che tenevano conto sia del retto filosofare sia della totale "traditio Ecclesiæ", che è la vera garanzia circa la conoscenza della Verità Rivelata.

Egli ebbe anche lucida conoscenza delle convinzioni dentro le quali il magistero della Chiesa diventa sicura garanzia della Verità Rivelata. Quelle condizioni debbono verificarsi tutte, perché l’intelligenza possa comprendere che deve piegarsi alla Verità, che è tanto più vincolante quanto più essa è superiore all’umana intelligenza".

† Mario Oliveri
Vescovo
riprod. riserv.

25 commenti:

  1. cose nuove o eterne?19 agosto 2009 alle ore 08:10

    Egli fu tra i più convinti che non sono possibili mutamenti sostanziali nella conoscenza della verità e tanto meno nella trasmissione della Verità Rivelata; non sono perciò possibili rivoluzioni e mutamenti sostanziali nella verità e nella vita della Chiesa. Ciò che muta è accidentale, mai sostanziale; mutano gli accidenti, non le essenze.

    Sembra quasi che soffocando la voce di Romano Amerio che si levava -alta tra le alte- in difesa della Verità eterna e immutabile, i novatores già fatti arroganti volessero seppellire viva la Verità che gridava
    “Io sono!” nei loro stessi cuori…
    e ci sono riusciti, edificando il regno dell'ambiguità e del relativismo culturale e morale.
    Hanno dimenticato che Dio è Eterno Presente, che fa nuove tutte le cose?
    * * * * *

    RispondiElimina
  2. Per 40 anni ci sono riusciti...
    * * * * *
    Ma passerà.
    Passerà questo ciclone che ancora chiamiamo modernismo, perché esso, come tutti gli artifici umani, è destinato a marcire e cadere nell’oblio della storia.
    Ecco, esso è già vecchio e putrido, lo mostrano nella loro ostinazione i truci potenti arroccati nei loro seggi, che talora con meschine motivazioni, o senza alcuna spiegazione, si oppongono fieramente alla direzione che il Vicario di Cristo vuole imprimere alla Nave, guardando in Alto e avanti a sé, lungimirando nella sua veneranda canizie la meta Prima e Ultima (dopo aver visto nella sua lunga navigazione tanti porti, tante derive e approdi stranieri e spesso inaffidabili, tante tempeste e scogli incontrati e superati con virate tormentose…).
    Da quei seggi i potenti miopi ancora tiranneggiano i sottoposti, umili preti e piccoli fedeli, che, desiderando aderire al progetto divino che ispira l’ Autorità del Pontefice, sono costretti a nascondersi, terrorizzati dalle punizioni, soggiogati dalle minacce di emarginazione o di scherno, o di qualifiche abusive e mistificatorie di “scismatico”, nelle odierne catacombe, che sono anche questi blog, dove comunicano tra loro nell’anonimato…
    Quell’oscuro potere del PANTA REI, dagli antichi greci raffigurato nel mito di Xronos che divora i suoi figli appena li ha generati, è lo stesso che ha soggiogato la Chiesa, afferrando di soppiatto le redini del Concilio nella mente dei “novatores”, e che ha dominato mezzo secolo e più col terrore indotto e diffuso di “non essere al passo coi tempi”, di non essere “docili allo Spirito che soffia dove vuole” (fraintendendo che per "liberalità" potesse favorire anche l’errore), di non capire le magnifiche incessanti evoluzioni (anche metamorfosi, sino a farsi sorella della menzogna?) che la Verità eterna doveva subire, lasciando credere, -massimo obbrobrio d'empietà- che Essa fosse figlia del Tempo…!;
    quel potere del pensiero regnante da più di 40 anni, chiamato PROGRESSISTA, e che ora si rivela CATTO-REGRESSISTA perché superbamente vuole inchiodare la Chiesa alle sue presunte scoperte liberatrici dell’uomo moderno, e in realtà l’ha aggiogata allo spirito del mondo…
    quel potere, io credo, PASSERA’.

    Ecco, sta già per passare: lo vediamo nel risorgere delle voci di quei grandi spiriti della Fede cattolica di sempre, come Amerio, la cui sapienza intramontabile di nuovo ci parla mediante coloro che fedelmente hanno conservato quei tesori che non temono il tarlo o la ruggine, essendo donati dal Cielo alle anime docili alla Verità e forti nella vera Fede.
    Quando sarà passata questa grande tribolazione, profetizzata nell’Apocalisse, ecco già come tenue alba sicura sorgere
    la mia Speranza, forse condivisa già da alcuni, che, posti a vedetta in alto sul pennone della Nave, vedono da lontano la vera Terra dell’approdo buono, pronti ad annunciarla all'equipaggio di sotto, che conta con paziente trepidazione i giorni rimanenti, in attesa di sentire quel grido gioioso che ancora -per un poco...un giorno/mille anni- non può prorompere dai petti...
    eccola:

    Isaia ce la porge dal suo antico fiducioso annuncio:
    "Non ricordatevi delle cose passate, non riflettete più alle cose antiche. Ecco Io faccio una cosa nuova: essa già si produce, non la riconoscete? Sì, aprirò nel deserto una strada, metterò fiumi nella steppa...Perché metterò acqua nel deserto e fiumi nella steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che mi sono formato, proclamerà la mia lode"
    (Isaia 3,18-21).
    ----------------
    La cosa vecchia, il modernismo, realtà umana, caduca, cadrà.

    LA COSA NUOVA E' LA CHIESA DI SEMPRE, che è di Cristo, Eterno Signore, nostra Speranza,
    Vita di ogni vita, fonte di eterna giovinezza, ed Essa risorgerà per non più morire;
    ecco, risorge, come la Verità che è stata seppellita viva dagli uomini che preferirono ascoltare il potere del mondo e le sue menzogne fallaci e passeggere:
    solo in Essa, Sposa di Gesù Cristo, che la purificherà da ogni macchia e ruga,
    DIO ERA, SARA’, E’ SEMPRE CON NOI!

    Giovanna

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  4. Sempre lo stesso stile apocalittico millennaristico dei due commentatori, il grassetto nei caratteri.
    Mha!

    RispondiElimina
  5. Sutor, ne ultra crepidam!Si scrive Mah e non Mha.

    RispondiElimina
  6. Ad Amerio dobbiamo il recupero del sistema teologico di Campanella.

    RispondiElimina
  7. A proposito delle tanto replicate "distorte interpretazioni" del Concilio, subito ad esso seguite, ho sempre pensato (da bambino che cresceva ignaro di tanti retroscena ecclesiali) che nè Papa Giovanni, nè Papa Paolo VI intendessero favorire il pensiero fortemente innovatore. Sta di fatto che esso ha preso il sopravvento (così leggevo su alcune documentazioni divulgate in questi anni) già in sede conciliare; però non ho ancora messo bene a fuoco in che modo i papi (e se solo il secondo o entrambi) abbiano permesso tale prevaricazione, divenuta sempre più netta negli anni successivi...
    Certo che si rimane basiti a leggere penetranti messe a punto, come questa di mons. Oliviero, impensabile fino a due anni fa:

    "Sempre più il Concilio pareva assomigliare a un grosso parlamento ecclesiale che poteva cambiare tutto e rivoluzionare ogni cosa a modo proprio… Le discussioni conciliari venivano sempre più presentate secondo lo schema partitico tipico del parlamento moderno...",
    (specie questo "rivoluzionare ogni cosa a modo proprio")
    che smonta tutte le illusioni che ci hanno propinato circa i castelli in aria di "nuove Pentecosti", e che conferma tanti sentori di bruciato e forti disagi provati da gran parte dei fedeli, costretti col tempo ad un "adattamento" a scopo di sopravvivenza, un po' come quando si dice: "Siamo tutti nella stessa barca...pazienza!", "Ubi Petrus, ibi Ecclesia" e simili, che rappresentavano per la fede dei semplici la volontà di Dio da accettare umilmente, giorno dopo giorno...
    E sì, pare un evento epocale che ci venga offerta da un illustre prelato (via via che l'aria si va "depurando" da quel polverone linguistico durato 4 decenni...) una simile "presa di coscienza" della storia recente, direi quasi una preziosa conferma dei timori non confessati di tanti fedeli, che avvertendo il proprio turbamento, non avevano
    "le parole per dirlo"!...
    Franco

    RispondiElimina
  8. pardon...ho riletto e correggo:
    la lucida e disincantata descrizione dei lavori conciliari, percepiti
    nel loro svolgersi come in una dinamica simil-politica, riportata nel testo, appartiene al Cardinal Joseph Ratzinger.
    Bene, anzi: meglio!
    Franco

    RispondiElimina
  9. Meno male per me che sono ignorante.
    Meglio esserlo, meglio.

    RispondiElimina
  10. L'ignoranza può anche esser una grave colpa.

    RispondiElimina
  11. GRAZIE GIOVANNA!
    LA COSA NUOVA E' LA CHIESA DI SEMPRE, che è di Cristo, Eterno Signore, nostra Speranza,
    Vita di ogni vita, fonte di eterna giovinezza, ed Essa risorgerà per non più morire........
    -------
    Scusate l'O.T.:
    Amiens, des catholiques à la rue

    http://www.amiens-catholiques-sdf.com

    Il n'y a pas de place dans les églises vides d'Amiens pour les catholiques fidèles à liturgie et la doctrine traditionnelles de l'Eglise. Les messes à la rue ont repris avec la solennité de St Pie X en attendant qu'une solution soit trouvée...

    http://www.youtube.com/watch?v=GdTdKqJkbGg&feature=related

    PaoloD

    RispondiElimina
  12. ... tuttavia la via dell'ignoranza utile è lecita nella religione cattolica, essendo propria di quegli spiriti (e sono i più) che, trovandosi incapaci della via dell'esame, si tengono stretti all'adesione fondamentale alla fede cattolica loro insegnata (da chi ha l'autorità per farlo) e non considerano con attenzione le opinioni opposte per scoprire dove sta l'errore. Essi, temendo ogni pensiero contrario a ciò che conoscono per incontrastabilmente vero, si tengono in uno stato di ignoranza che, per preservare la verità posseduta, esclude le idee false e insieme con queste anche le idee vere che per avventura vi si accompagnino, senza sceverare le une dalle altre. (+ o - Romano Amerio)

    Invece è colpa gravissima l'errore insegnato da preti e vescovi. Altrettando grave è l'omissione del dovere di correzione da parte dei vescovi.
    L'estrema gravità di questi errori/omissioni è dovuta anche al fatto che provenendo da fonti autorevoli e potenzialmente magisteriali non trovano quasi mai ostacoli nei semplici fedeli proprio perché la Chiesa ammette, giustamente, la via dell'ignoranza utile.

    RispondiElimina
  13. Lo dicevo io. Non sono ne prete e ne vescovo.
    Quindi: beata ignoranza!

    RispondiElimina
  14. sapeste quante volte ho pensato di smettela di approfondire e di scoprire sempre più esteso e più subdolo (oggi nemmeno più tanto) l'errore! Per rifugiarmi nel silenzio interiore e nella preghiera
    Poi, alla fine, sono le cose che mi vengono incontro e non posso fare a meno di lasciarmene 'toccare' e soffrire e pregare e continuare ad approfondire. E mi ritrovo con una supplica corrispondente a questo sguardo "allargato"!

    RispondiElimina
  15. Bravo, Sagmarius:
    infatti era proprio questo che volevo dire, in parole povere,
    ricordando la fede dei semplici, quella di gran parte dei fedeli, tra cui anch’io,
    che osservava e accettava senza capire granchè di tanti strani cambiamenti, di cui nessuno ci spiegava le ragioni “a monte” (o lo faceva con discorsi troppo complicati perché tutti potessero capire, dando inizio a una specie di “curialese”, cugino del “politichese”),
    e pensava semplicemente che tutto quel subbuglio di “rinnovamento” e di venti multidirezionali rientrassero nella volontà di Dio, da accettare umilmente, giorno dopo giorno...
    Solo Dio sapeva tutto su ciò che stava accadendo nella Chiesa, e qual era il giorno in cui
    tutte le cose oscure si sarebbero chiarite.
    Franco

    RispondiElimina
  16. caro Franco...

    …ma noi semplici fedeli, ignari di queste dinamiche di potere che creavano grovigli nella Chiesa, in mezzo a quel polverone che ci
    chiudeva la bocca, facendosi tossire sconcertati, complicando stranamente ciò che prima era semplice …,
    mentre tante parole sembravano ribellarsi ai valori di sempre
    (anche al PRINCIPIO DI IDENTITA’ E DI NON CONTRADDIZIONE)
    fino a cambiare il loro significato originario, cosicché CREDERE cominciava a significare OPINARE,
    e tutto diventò opinabile, anche il sole che splende
    (sol perché offuscato da un giorno di nebbia…),
    mentre “bianco” cominciava a significare “anche un po’ nero”
    e forse “assolutamente nero”, e “accoglienza” volle dire “inclusività indiscriminata”,
    quando accadde che “DISCERNERE IL BENE DAL MALE” e GIUDICARE
    (come KRINEIN) vennero considerati equivalenti del
    CONDANNARE e furono verbi banditi dal linguaggio rinnovato nel
    catholically correct, poiché –a monte- la CARITA’ fu travestita
    (suo malgrado) da BUONISMO che dice sempre “Tutto va bene!”,
    anche davanti ad errori marchiani (già: vietato vietare…
    e vietato correggere, chi corregge non è “misericordioso”, e ciò
    contro la sapienza antica del detto “Il medico pietoso fa la piaga cancrenosa”)….

    non è che non vedevamo, caro Franco, ma con gli occhi aperti e brucianti nel polverone linguistico, continuavamo a RAGIONARE.
    Semplicemente.
    Ripetendoci nel silenzio della stanza interiore: “Sì sì, no no”.

    RispondiElimina
  17. SAGMARIUS, l'adesione alla Verità rivelata ed insegnata dalla Chiesa nel suo magistero infallibile è già possesso della conoscenza. Per cui, nel caso da te prospettato, non v'è colpa. Si potrebbe parlar più di nescienza - perché non siamo obbligati a conoscere il contrario della Verità - che di ignoranza.
    L'ignoranza di cui parlavo io è quella di chi si gloria d'esser ignorante per giustificare le proprie colpe, compresa quella d'ignorar la verità.
    L'ignoranza invincibile non è colpa, quella vincibile sì perché sottende la malizia.
    L'ignoranza della legge (anche morale) è colpevole.

    RispondiElimina
  18. quella d'ignorar la verità.
    ----------
    Dice bene il prof. Pastorelli:
    questa sua precisazione corrisponde a quella nota a tutti nella vita civile che è così enunciata:
    "La legge non ammette ignoranza", cioè abbiamo il dovere di conoscerla, per sapere a che cosa obbedire.
    O sbaglio?

    RispondiElimina
  19. Io penso che, al depositarsi del polverone che ha offuscato le coscienze di piccoli e grandi, gli occhi di tutti comincino a vedere con limpidezza i contorni del paesaggio: ricominciano a
    DISTINGUERE.
    E che siamo in una fase di maturazione.

    A me sembra che la parabola seguita
    dal cattolico medio nella sua percezione, attraverso 40 anni, di questo assopirsi, in un’ebbrezza di creatività ad libitum, e poi "risvegliarsi" della retta ragione, illuminata da queste nuove luci che fanno chiarezza sulla confusione precedente, e che ci vengono offerte dalle menti più elevate, ora "riscoperte", a fare da apripista ai piccoli fedeli, rimasti nell'"utile ignoranza" citata da Sagmarius…,
    sia ben espressa in quella maturazione degli uomini così descritta da G.B.Vico:

    "...[essi] dapprima sentono senza avvertire, poi avvertono con animo perturbato e commosso ed infine riflettono con mente pura";

    maturazione che, a ben guardare, è il vero “diventare adulti”, rimanendo obbedienti, ciascuno nel proprio ambito, all’Autorità responsabile.
    Solo oggi (e da oggi), rileggendo queste parole imperiture di R. Amerio e le puntualizzazioni del card. Ratzinger, osservatore attento e consapevole degli eventi che hanno coinvolto tutta la Chiesa, riusciamo a riflettere con mente pura, anche noi piccoli, sull'esempio e l'indicazione dei "grandi", noi pecore a seguire i Pastori, che sapranno dove portarci, nella loro Autorità carica di responsabilità.

    RispondiElimina
  20. Non so perchè, ma mi vengono in mente un profeta ed una profetessa.
    Elia-e-Anna.

    RispondiElimina
  21. Non so perchè, ma mi vengono in mente un profeta ed una profetessa.
    Elia-e-Anna.


    il cultore di profeti vorrebbe disvelarci il suo ermetico pensiero?

    Mi deve perdonare se vi colgo un accenno ad un falso profeta di oggi ed alla sua musa, conoscendo anche il ruolo attribuito ad Elia (maggiore di quello di Cristo Signore) in un certo "cammino" di cosiddetta "iniziazione cristiana.

    Anche mi sembra un po' provocatorio richiamare i 'profeti' in un contesto in cui stiamo ponendo l'accento sulla chiarezza di pastori illuminati!

    RispondiElimina
  22. Guardi mic, ha frainteso e di brutto. Era un modo di richiamare un nome ottenuto dalla fusione dei due nomi (ed al femminile).
    Nome di commentatatrice che ha un suo preciso stile "profetico-apocalittico-millenaristico".

    RispondiElimina
  23. Nome di commentatatrice che ha un suo preciso stile "profetico-apocalittico-millenaristico".

    OK. ma dove sono i commenti millenaristici qui?
    Le sembra 'millenaristico' il primo commento che si riferisce a "cose nuove o eterne"?

    RispondiElimina
  24. Verissimo, infatti ad Amerio si deve il recupero della teologia di Campanella.

    RispondiElimina