Post in evidenza

AGGIORNAMENTO del programma del 13º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #sumpont2024

Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

martedì 18 agosto 2009

Mons. Oliveri (Vescovo di Albenga) su Romano Amerio e il postconcilio. Magistrale

Regaliamo un piccolo saggio della lucida "penna" di Mons. Mario Oliveri (foto a sinistra), Vescovo di Albenga -Imperia, che ci ha graziosamente concesso di pubblicare questo suo articolo apparso sul numero del gennaio scorso dell'autorevole rivista Studi Cattolici. Attraverso la presentazione della figura di Romano Amerio, viene svolta la riflessione sui mali attuali della Chiesa; sulla tormentata ricezione del Concilio e sui problemi, non solo interpretativi, di quest'ultimo; infine sulle soluzioni alla crisi. Si tratta senza dubbio alcuno di un'ottima pagina, da leggere, rileggere e meditare. Con il valore aggiunto che trattasi del documento di un Vescovo diocesano, chiamato a confermare i fratelli nella Fede. Quella che segue, è la prima parte dello scritto; la seconda seguirà.



Nel 1985, l’Editore Ricciardi pubblicava un corposo ed accurato studio di Romano Amerio, dal titolo "Iota Unum – Studio sulle variazioni della Chiesa Cattolica nel secolo XX". Ora, due altre Case Editrici hanno annunciato la riedizione di quel libro di 656 pagine ("Fede e Cultura" ha già provveduto), e la cosa è vista in diversi ambienti come di notevole significato ed interesse. Anche l’Osservatore Romano, che a quello studio, al suo primo apparire, non aveva dato attenzione, adesso ha mostrato interesse. Anzi, il giornale della Santa Sede aveva già riportato significativa informazione circa un Convegno di studio riguardante la personalità e l’opera letteraria, filosofica e teologica del pensatore di Lugano.

Al primo apparire dello studio di Romano Amerio non fu certamente soltanto L’Osservatore Romano a fare silenzio su opera che era stata concepita per fa riflettere, per far pensare, per richiamare al rigore di ragionamento dell’intelletto umano. L’opera da moltissimi ambienti di cultura ( soprattutto di cultura religiosa, di cultura teologica) era stata ignorata, condannata proprio al silenzio. Da altri ambienti, invece, ahimé, era stata pregiudizialmente bollata come scritto anticonciliare, tipico esempio di un rifiuto del pensiero nuovo, dell’era nuova, della nuova pentecoste, della nuova primavera dello spirito; frutto di una "mens" che si meraviglia che da un nuovo incessante pensare nasca necessariamente una nuova azione, un nuovo modo d’azione, e dunque di impostare tutta la missione della Chiesa ( se la Chiesa ha di se stessa una nuova concezione – e questo era in quel tempo il modo di ragionare dominante di molta letteratura che si presentava come cattolica – se dal Concilio è nata una nuova ecclesiologia, perché non accogliere una nuova pastorale, nuovi metodi di azione all’interno di tale nuova Chiesa, perché non accettare che un pensiero che sempre si rinnova, che sempre si autocrea, generi un continuo cambiamento nell’azione, un pregresso indefinito, verso qualcosa che reste sempre necessariamente indefinito?).

Non si meravigli il lettore della descrizione dell’ambiente che prevaleva dentro la Chiesa, quando l’opera di Amerio fu pubblicata. Non poteva sicuramente dare buona attenzione al pensiero di Amerio chi era ormai convinto che il Concilio Vaticano II rappresentasse una vera discontinuità con quello che la Chiesa aveva per secoli, nel passato, insegnato, operato, vissuto. Diffusissima era la mentalità secondo la quale il Vaticano II fu davvero una rivoluzione, una svolta / cambiamento di direzione), un mutamento radicale o sostanziale (benché non si adoperasse quest’ultimo termine, poiché "sostanza" era un concetto appartenente ad una filosofia superata, superata dal pensiero filosofico moderno…).

Per molti, moltissimi, il mettere a silenzio, il rifiutare il pensiero di Amerio era naturale, era anzi un dovere: nessuno poteva permettersi di ingenerare dubbi di qualsiasi natura sul Vaticano II, se non – tutt’al più – per dire che esso era stato ancora troppo prudente, e che quindi era necessario andare oltre, poiché sempre si deve andare oltre.

Se qualcuno ritenesse eccessivo questo discorso, avrebbe senz’altro la possibilità di tentare di mostrare il perché la pensa in tal modo. Così, quelli che ritenevano, allora, eccessivo il ragionamento di Amerio (in verità sempre lineare, sempre ben articolato, di immediata comprensione) avrebbero potuto instaurare un dialogo (che peraltro propugnavano come la vera formula di ogni progresso nel pensiero e nell’azione e nel trovare la concordia), avrebbero potuto tentare di dimostrare perché la filosofia che sottostava a tutte le pagine di quel libro non era più accettabile, benché fosse stata la filosofia comune all’interno della Chiesa, per secoli, superando cambiamenti storici (sempre accidentali), epoche molto travagliate nella vita della Chiesa e nella vita del mondo. Non lo fecero: tacquero o rifiutarono in blocco, senza dire le ragioni del rifiuto.

Perché ora, qui e là, sembra esservi a riguardo del pensatore di Lugano una qualche attenzione, un atteggiamento un poco mutato? Forse perché, almeno in certi ambienti ecclesiali (non però sicuramente in tutti) ci si sta accorgendo, e quasi si sta constatando, che senza continuità di pensiero, e quindi nell’azione; che senza continuità nella conoscenza e nell’adesione alla verità conosciuta, non è possibile fare un discorso serio su alcuna cosa, non è possibile dire una parola che valga la pensa di ascoltarla, di trasmetterla, di farne la base per l’umano comportamento, per l’umano vivere?

Si sta forse prendendo atto che là dove il Concilio Vaticano II è stato interpretato come discontinuità con il passato, come rottura, come rivoluzione, come cambiamento sostanziale, come svolta radicale, e, dove è stato applicato e vissuto come tale, è nata davvero un’altra chiesa, ma che non è la Chiesa vera di Gesù Cristo; è nata un’altra fede, ma che non è la vera fede nella Divina Rivelazione; è nata un’altra liturgia, ma che non è più la Liturgia Divina, ma che non è più la Liturgia tutta intessuta di Trascendenza, di Adorazione, di Mistero, di Grazia che discende dall’Alto per rendere davvero nuovo l’uomo, per renderlo capace di adorare in Spirito e Verità; si è andata diffondendo una morale della situazione, una morale che non è ancorata se non al proprio modo di pensare e di volere, una morale relativistica, a misura del pensiero non più sicuro di nulla, perché non più aderente all’essere, al vero, al bene.

Se i timidi segnali di interesse e di considerazione nei confronti di un pensatore che fu mosso da amore per la verità e dunque da amore per la Chiesa, la quale non ha innanzitutto da compiere alcunché se non trasmettere la Verità della Divina Rivelazione (e tutto quello che essa comporta), come è stata recepita e vissuta nel corso dei secoli dalla Chiesa di Gesù Cristo, guidata dallo Spirito Santo, ha rivelato con assoluta onestà le variazioni della Chiesa cattolica del XX secolo, ne ha mostrato l’incongruenza con la "Traditio Ecclesiæ" (con quanto cioè nei secoli era stato dalla Chiesa creduto, insegnato, trasmesso con un linguaggio che non può dire "nova" -cose nuove, verità nuove-, ma tutt’al più "nove"- in modo nuovo); se tali segnali di interesse e considerazione sono segni reali e dovessero ancor crescere diffusamente, si potrebbe sperare che i tempi del disorientamento in molta Filosofia ed in altrettanta Teologia stiano per essere superati per lasciare spazio ad un pensiero corrispondente alle essenze, alla realtà delle cose, alla sostanza delle cose, sostanza che non muta, che non può mutare, neppure quando mutano gli accidenti, le forme esterne, le espressioni contingenti, che non costituiscono il "quid est" di una cosa.

E’ tuttavia assai dura a morire la mentalità secondo la quale il Concilio Vaticano II sia stato quasi una rifondazione della Chiesa nei tempi moderni, e che, con esso la Chiesa abbia fatto pace con il mondo, si sia rappacificata con la modernità, con la filosofia diventata quasi esclusiva negli ultimi secoli, secondo la quale tutto è sempre "in fieri", tutto si evolve, tutto dipende dal pensiero creativo dell’uomo, tutto è in suo totale potere.

Un’altra idea molto diffusa, continua ad essere sostenuta: quella secondo la quale ci sarebbero state senza dubbio delle variazioni di rilievo, negative, dopo il Concilio Vaticano II, ma esse sarebbero esclusivamente dovute ad erronee interpretazioni del Vaticano II, il quale dovrebbe considerarsi tutto perfetto in se stesso e che non conterrebbe nei suoi testi nulla, assolutamente nulla, che possa dar adito a cattive interpretazioni. Questo modo di pensare non tiene conto che i cattivi interpreti, postconciliari, del Concilio, hanno- non pochi – lavorato dentro il Concilio, i cui testi mostrano in diversi punti l’influsso dei "novatores": in diversi testi sta qualche radice che favorisce la cattiva interpretazione. Peraltro coloro che si appellano al cosiddetto "spirito del Concilio" per superarne la lettera, per giustificare l’ermeneutica della discontinuità radicale, sarebbero così poco intelligenti ed avveduti da creare il loro ragionamento partendo dal nulla, dall’inesistente? O partendo da documenti – quelli del Concilio – che con nessuna delle loro espressioni potrebbero far pensare a novità rispetto al Magistero della Chiesa nei secoli, negli ultimi secoli, nell’ultimo Pontificato prima del Vaticano II ?

Nei documenti conciliari non vi sarebbe proprio traccia di quella mentalità che esisteva all’interno del Concilio e che il Cardinal Joseph Ratzinger, descrive nel suo libro- autobiografia ("La mia vita") in questi termini?:

"sempre più cresceva l’impressione che nella Chiesa non ci fosse nulla di stabile, che tutto può essere oggetto di revisione. Sempre più il Concilio pareva assomigliare a un grosso parlamento ecclesiale che poteva cambiare tutto e rivoluzionare ogni cosa a modo proprio… Le discussioni conciliari venivano sempre più presentate secondo lo schema partitico tipico del parlamento moderno". (p. 97-98).
"Alla fine 'credere' significava come 'ritenere', avere un’opinione soggetta a continue revisioni" (p.90).

† Mario Oliveri
Vescovo

Riprod. riserv.

49 commenti:

  1. Sì, davvero magistrale l'intervento di mons. Oliveri. Ma fra i vescovi italiani quanti la pensano come lui? Alessandro

    RispondiElimina
  2. punctum dolentissimum18 agosto 2009 alle ore 08:32

    una rifondazione della Chiesa nei tempi moderni, e che, con esso la Chiesa abbia fatto pace con il mondo, si sia rappacificata con la modernità, con la filosofia diventata quasi esclusiva negli ultimi secoli, secondo la quale tutto è sempre "in fieri", tutto si evolve,

    E' impensabile che le nuove generazioni, quelle succedutesi in 2 ventenni, abbiano l'esatta cognizione della gravità di questo terremoto subito dalla teologia-base della Chiesa, precipitata in modo inaudito fino a quegli anni '60 in un nefasto
    neo-pagano ed umanistico
    PANTA REI,
    che le ha fatto diimenticare con placida indifferenza l'avvertimento di Gesù Cristo:
    "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno!"
    Questo oscuramento della Dottrina perenne, della coscienza ecclesiale in generale (con tante benedette eccezioni, nei fedeli piccoli e grandi, che solo Dio conosce) circa l'IDENTITA' perenne ed immutabile della Chiesa, offuscata nel clero, oltre ogni misura già vista nella storia, non può che essere astutissima, sopraffina opera del regno delle tenebre!
    Così si avvera la condizione di dominio ultra-potente (sempre inferiore a quello del Signore, nostra Speranza) che è stato concesso da Dio a satana sul mondo in quest'epoca, e che fu dato di presentire in visione soprannaturale a Papa Leone XIII.

    RispondiElimina
  3. Mons. Olivieri è veramente una eccezione. Io non so se nell'episcopato italiano ci siano altri con le stesse opinioni, forse no. Ma non mi preoccupo, perché le opinioni di Olivieri sono chiare, nette, lineari, oneste, precise, coraggiose, riflettono la verità. Verrà un giorno in cui tutti i vescivi italiani diranno le stesse cose; certo, io non credo di vedere quel giorno, ma arriverà ugualmente, anche se io non ci sarò.

    Alessandro

    RispondiElimina
  4. Certamente il fedele medio di oggi,
    di recente e scadente formazione dottrinale, plasmato proprio secondo quell'idea EVOLUZIONISTICA di tutta la realtà creata e anche -orribile dictu- della Parola di Dio e della Verità rivelata in Gesù Cristo, non riuscirà a capire il ciclone dell'apostasia in cui siamo travolti, se prescinde dall'opera instancabile delle potenze infernali, spesso negata o minimizzata dai "nuovi teologi", da almeno 30 anni. E purtroppo anche dai preti, che hanno perso il senso del PECCATO, e pochissimo ne parlano, come dei Novissimi, in una Chiesa moderna e aggiornata, dove
    CIO' CHE IERI ERA PROIBITO OGGI E' PERMESSO, perchè deve
    mettersi al passo coi tempi: figurarsi se i fedeli possono tenerne conto nella vita pratica cristiana!
    Tra tanti ciechi volontari che guidano pecore accecate, chi ci darà nuovi pastori illuminati che seguono la Luce del mondo, e gettano fasci di luce nel buio dell'ignoranza imperante, come questo ammirevole vescovo?
    Speriamo nella Provvidenza.

    RispondiElimina
  5. Certo che nei commenti del detto Melius abundare quam deficere, se ne fa un uso spropositato, specie nel vedere dappertutto negatività e sventura.
    Suvvia, la Chiesa non è di satana.
    E' guidata dallo Spirito.

    RispondiElimina
  6. MONS OLIVIERI è un ape bianca !!!!!

    perlomeno si distingue subito a vista .....

    panorama desolante ...........

    RispondiElimina
  7. Potrei parlare di Romano Amerio che ho avuto l`onore di avere come professore di filosofia, potrei parlare del ricordo incancellabile che ha lasciato, del rispetto unito ad una forma di reverenziale timore che ci ispirava, quando vedevamo entrare in classe la sua alta silhouette con la sua "serviette" che deponeva sulla scrivania nel silenzio più assoluto e noi tutti ad aspettare che cosa ci avrebbe domandato, spiegato, imparato, a quale riflessione ci avrebbe invitato.
    Romano Amerio "Il Professore" quello che non si dimentica, quello che ti resta impresso nella memoria.
    Essendomi in seguito allontanata, essendo scappata lontana dal gregge e dal suo caos, ho perso anche il contatto con la sua opera .
    La riscopro e con lei scopro la damnatio memoriae di cui Romano Amerio è stato vittima, vedo che ciò che scriveva, e che fu condannato dall`intelligentsia cattolica postconciliare, è oggi detto, scritto da persone non sospette di essere anticonciliari, antivaticano II.
    Scopro che i grandi fautori del dialogo, hanno rifiutato il dialogo con chi, all`interno della Chiesa, si opponeva alla loro dittatura, alla loro egemonia intellettuale.
    Dialoghiamo con tutti salvo con chi ci contesta a partire dalla Tradizione, all`interno ci siamo solo noi che rappresentiamo la nuova Chiesa che è nata dopo il Vaticano II e dialoghiamo con quelli di fuori ai quali vogliamo avvicinarci ....vogliamo dialogare per far saltare gli ostacoli che ci dividono ancora.
    Per Amerio, messa al bando, ostracismo, condanna, su di lui e sulle sue tesi è caduto il silenzio durante la sua vita e dopo la sua morte, silenzio imposto sulla sua opera e sui problemi che aveva posto.
    Sono lieta che giustizia sia resa a quella straordinaria figura che è Romano Amerio, senza dubbio uno dei più grandi pensatori cattolici del Novecento.

    RispondiElimina
  8. Mons. Oliveri è certamente un "unicum" all'interno della C.E.I.Unisce in sé molte doti: un'intelligenza acuta, un cuore grande, una sensibilità umana veramente notevole unitamente a quello sguardo soprannaturale che sempre dovrebbe appartenere ad ogni Pastore! Occorre pregare e pregare molto per lui affinché il Signore gli dia sempre forza per compiere con lucidità ciò che è postulato dal suo altissimo ministero.

    Un Sacerdote.

    RispondiElimina
  9. Anche la Chiesa ai tempi di Ario era guidata dallo Spirito. Eppure l'eresia dilagò ovunque. Lo Spirito si era ritratto su pochi santi uomini che da Esso illuminati, riuscirono a sconfiggerla.
    Gli eretici da chi erano ingannati e guidati? Se i padroni sono due, e i loro pochi avversari erano guidati dallo Spirito, si conclude che gli eretici seguivano Satana.
    Sottoscrivo i post di "punctum dolentissimum" e "speranza tenace".
    Consiglio inoltre la lettura di IOTA UNUM: un libro fondamentale per capire il significato del "cattolicismo". Con un' avvertenza: per le persone di media cultura il libro si apprezza completamente alla seconda lettura, dopo aver fatto nella prima un puntuale uso del dizionario.

    RispondiElimina
  10. SAGMARIUS, lo Spirito Santo non s'era ritratto e non si ritrae: furono gli uomini di Chiesa ad opporglisi volontariamente ed ancor oggi volontariamente gli si oppongono.

    Importante l'affermazione del vescovo: gl'interpreti dello spirito del Concilio son gli stessi che tale spirito avevano istillato in documenti equivoci, contorti e contenenti tesi foriere di deviazioni dottrinali perché passibili, per contenuto e linguaggio, di erronea interpretazione.
    Da tanti anni, cosa diciamo di diverso?

    RispondiElimina
  11. Grazie a questo vescovo per le sue parole di chiarezza e complimenti a Messainlatino per il fatto che un vescovo ha ritenuto confacente far pubblicare qui un suo scritto.
    Se tutti i vescovi non dico la pensassero come lui, ma almeno avessero la sua chiarezza di idee e di esposizione...

    RispondiElimina
  12. Il Pastorelli ha ragione, mons. Olivieri dice oggi ciò che alcuni dicevano già 40 anni fa. Di diverso c'è che un vescovo diocesano ha il coraggio di andare contro corrente e dire la verità, di ribellarsi alla dittatura dell'intellighenzia cattolica odierna e di parlare da cattolico, avendo come fine Cristo, e non il dialogo che tutto smussa, tutto arrotonda, tutto annacqua, tutto adatta. Tutto sbiadisce. Come sbiadito e incolore è l'attuale cattolicesimo postconciliare.

    Antonello

    RispondiElimina
  13. Mons. Oliveri è davvero un grande vescovo, il suo modo di parlare è chiaro, in perfetto stile evangelico, non come fanno certi prelati moderni, che fanno un sacco di discorsi, senza dire niente. Se ci fossero altri vescovi come lui, la Chiesa, non si troverebbe nello stato in cui si trova ora.

    RispondiElimina
  14. Un intervento coraggioso che mi stupisce, essendo stato pubblicato a gennaio, solo oggi faccia parlare di sè. Dice Oliveri:
    "Dall'interpretazione del Concilio come una rottura è nata sì una Chiesa ma non la Chiesa di Cristo".
    Mi chiedo: e allora i Papi (sicuramente Paolo VI) che avvallarono tale interpretazione, erano veri Papi?
    Abbiamo un mons. Oliveri quasi sede-vacantista?
    A parte le provocazioni però, davvero un plauso a questo successore degli apostoli!. Dovrebbe magari far udire un po' più spesso la sua voce.

    RispondiElimina
  15. oggi "La Stampa" ha pubblicato i nomi più ricorrenti che si fanno per il prossimo arcivescovo di Torino. Sono due diplomatici (Dio ce ne scampi e liberi!) Bertello e Migliore e due diocesani Miglio(Ivrea) e Versaldi (Alessandria). Ma perchè Oliveri non è stato incluso nel toto arcivescovo? MOlto semplice: troppo scomodo. Alessandro

    RispondiElimina
  16. "Si sta forse prendendo atto che là dove il Concilio Vaticano II è stato interpretato come discontinuità con il passato, come rottura, come rivoluzione, come cambiamento sostanziale, come svolta radicale, e, dove è stato applicato e vissuto come tale, è nata davvero un’altra chiesa, ma che non è la Chiesa vera di Gesù Cristo; è nata un’altra fede, ma che non è la vera fede nella Divina Rivelazione; è nata un’altra liturgia, ma che non è più la Liturgia Divina, ma che non è più la Liturgia tutta intessuta di Trascendenza, di Adorazione, di Mistero, di Grazia che discende dall’Alto per rendere davvero nuovo l’uomo, per renderlo capace di adorare in Spirito e Verità;..."

    È nata un` altra fede, è nata un`altra Liturgia....di questo ce ne rendiamo conto, ci sono gruppi approvati dalla Chiesa che mai sarebbero stati approvati prima del Vaticano II, sarebbero stati considerati eretici e, scrivendo questo, penso ad un gruppo in particolare che ha la sua "pseudodottrina", la sua "liturgia", i suoi testi, i suoi metodi, e via dicendo...eppure sono stati legittimati durante questi ultimi 40 anni, legittimati e incoraggiati e infine approvati.
    Normale nell`era postconciliare del tutto è permesso e del niente deve essere proibito, anche se quel "niente" va contro la dottrina, la sacra Liturgia, le calpesta per inventarne delle nuove.
    E il tutto sotto gli occhi benevolenti di chi doveva custodire la retta dottrina, proteggere la divina Liturgia dagli abusi, dal relativismo, dall`egocentrismo narcisistico dei vari creatori liturgici, di uno in particolare.
    E oggi?
    È positivo che finalmente si osa sollevare il coperchio della marmitta postconciliare, ma e poi?
    Cambierà qualcosa?
    Chi dovrebbe intervenire lo farà?
    O ci saranno solo richiami discreti, basati sulla fiducia e sulla speranza che siano ascoltati?

    RispondiElimina
  17. Segnalo il commento n.99 a Ippolito: "Non credo che sia una grande perdita per la Chiesa avere lasciato il prefazio della Trinità solo alla sua festa, come non lo credo per le preghiere offertoriali e d'ingresso (non sono tanto antiche e nemmeno così trascendentali), come pure aver tolto il Quicumque dalla liturgia delle Ore. Parlano infatti della Trinità immanente, mentre oggetto della liturgia è la Trinità economica. Meglio quindi col nuovo messale."

    RispondiElimina
  18. Trinità economica? Agnelli, Berlusconi, De Benedetti?

    RispondiElimina
  19. Veramente i Papi, non so con quanta convinzione, certo senza successo, han cercato di non veder una rottura ma una continuità nel Vaticano II.
    Quindi son Papi legittimi, i conciliari e post conciliari, perché legittimamente eletti e perché lo Spirito Santo, illuminando Giovanni XXIII nell'indire un concilio meramente pastorale, ha impedito che fosse intaccata dogmaticamente la nostra Fede.Che poi siano stati buoni Papi, cioè Vicari di Crisoto che abbian fatto il bene della Chiesa, glorificato il Signore e convertito le genti, nella strenua difesa della cattolicità, è altro discorso e i giudizi posson divergere.
    Ormai, potendo giudicar senza le passioni e le divisioni del momento, ponendolo sul suo sfondo storico, si può anche parlar più apertamente del Concilio e giudicarne con maggior serenità ed anche severità i testi e le conseguenze.
    Purtroppo gli anticipatori al momento han sempre torto.

    RispondiElimina
  20. La SS. Trinita' e' uno dei due misteri fondamentali della Fede cattolica, almeno secondo il Catechismo di S. Pio X.
    Capisco che possa essere un mistero scomodo per alcuni, ma allora dovrebbero coerentemente accomodarsi altrove.
    Complimenti a Mons. Olivieri.

    FdS

    RispondiElimina
  21. Dante Pastorelli, accetto la sua precisazione al mio post, ma mi consenta di correggerla sulle persone della trinità economica:
    1) Berlusconi (in quanto capo del governo)
    2) Berlusconi ( in quanto oratore e raccoglitore di consensi)
    3) Berlusconi (il sempre presente nell'etere televisivo)

    E non mi accusi di essere un sabelliano

    RispondiElimina
  22. Per Alessandro:
    non conosco gli altri tre candidati all'Arcidiocesi di Torino ma una buona parola vorrei spenderla a favore di mons. Arrigo Miglio.
    Mantiene infatti buoni rapporti con il Priorato FSSPX presente nella sua Diocesi e più volte concesse l'uso della Chiesa Parrocchiale di Montalenghe alla stessa FSSPX quando vi erano in corso lavori di restauro al Priorato.
    Dichiarò inoltre, subito dopo il "Summorum Pontificum" di essere pronto a celebrare lui stesso l'Antica S. Messa. Poi non lo fece per la netta opposizione della Conferenza Episcopale Piemontese.

    RispondiElimina
  23. Poi non lo fece per la netta opposizione della Conferenza Episcopale Piemontese.

    Quando leggo frasi come queste sento "la moutarde me monter au nez"....cioè ho tendenza ad innervosirmi.
    E che potere ha questa CEP? È un minivaticano?
    Ha il potere di opporsi ad un documento pontificio?
    Dunque i vescovi si riuniscono per decidere di opporsi al Papa, di contestare un suo documento ed esercitare pressioni su chi avrebbe la cattiva, anzi, pessima idea di obbedire e rispettare il Santo Padre?
    Complimenti!
    Siamo proprio ben protetti, ben guidati !

    RispondiElimina
  24. Certo che un mons. Oliveri nominato arcivescovo di Torino (magari!) o di Milano sarebbe come una bomba atomica per la Chiesa italiana e non solo.
    Ma è solo un sogno.

    Guido

    RispondiElimina
  25. i vescovi si riuniscono per decidere di opporsi al Papa, di contestare un suo documento ed esercitare pressioni...

    e se questa è tuttora la situazione inamovibile, con giri di vite inaspriti di recente, in vasti raggruppamenti di diocesi dell'Italia centrale, -dove vige un plumbeo divide et impera- e ben sapendo chi "imperat" ...che speranze abbiamo circa l'applicazione del Motu Proprio SP?
    (veramente: spes contra spem, ma non è da tutti, soprattutto per chi ha già alle spalle tante "primavere"...)

    RispondiElimina
  26. diocesi dell'Italia centrale, meridionale e insulare...

    RispondiElimina
  27. La mia generazione (sono nato nel 1960) e' stata oggetto inconsapevole di un esperimento teologico e pastorale le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
    Confusione dottrinale, perdita del senso del bene e del male (e spesso anche del senso comune), liturgia a
    volte ridotta ad un carnevale.
    Altro che rinnovamento, apertura...
    Parlo dei fedeli, sul clero occorrerebbe un discorso a parte.
    Mi sento in un certo senso tradito dalla Chiesa, e ora mi fido quasi solo del Papa (non solo Benedetto, benintesi).

    Insisto che, come dice anche mons. Olivieri, il problema va ricercato non tanto nel Vaticano II (che pure, lo dice anche lui, contiene elementi che si prestano a distorsioni anche gravi), ma soprattutto in quanti, prima, dall' interno, e anche dopo, hanno piu' o meno consapevolmente generato questo disastro.
    La loro influenza si estende purtroppo ancora su tanti credenti in buona fede, inclusi coloro che rivestono posizioni di responsabilita'.

    Come ripeteva ossessivamente in una sua opera teatrale T.S.Eliot: "Non abbiamo costruito sulla pietra"; e come in quel lavoro penso che si possa ripartire solo da Pietro.

    RispondiElimina
  28. Casomai foto a sinistra!

    RispondiElimina
  29. Romano Amerio, "colpevole" fra l'altro di avere riguadagnato il pensiero di fra' Tommaso Campanella all'ortodossia cattolica. Stava sulle scatole proprio a tanti.

    RispondiElimina
  30. DANTE PASTORELLI ha detto...
    Trinità economica? Agnelli, Berlusconi, De Benedetti?

    Da un teologo ... come lei. A scuola!

    RispondiElimina
  31. Uno cento, mille mons. Olivieri

    RispondiElimina
  32. Mons. Mario Oliveri è un faro per la Chiesa italiana...Felice e gloriosa la diocesi di Albenga-Imperia!

    RispondiElimina
  33. senza continuità nella conoscenza e nell’adesione alla verità conosciuta, non è possibile fare un discorso serio su alcuna cosa, non è possibile dire una parola che valga la pensa di ascoltarla, di trasmetterla, di farne la base per l’umano comportamento, per l’umano vivere?

    Tanto ci voleva per capire di aver ucciso il Logos, per mezzo il quale tutto è stato fatto, Vita di ogni vita e Luce del mondo?
    Sì, tanto: per 41 anni si è preferito il regno del Caos,
    indifferenza e confusione tra vero e falso, giusto e ingiusto, Bene e male.
    Aver reso pari diritti e omaggio a VERITA' E MENZOGNA, in nome di una presunta misericordia verso l'errore, si è tradotto in un immane mistero di INIQUITA', del quale, come dopo la deflagrazione osservata -e subìta- nel micidiale "fungo" di una bomba atomica, solo da poco si è depositato il polverone, e ci è possibile cominciare a vedere con occhi liberati da tutto quel fumo tossico, la rovina da esso causata, e a misurarne l'estensione e la profondità, constatando anche gli effetti rovinosi e spesso irreparabili nelle anime di tanti fedeli.
    Così ora finalmente ci appare, nitida e impietosa come la Verità, la visione panoramica lucidamente espressa nell'excursus storico di Mons. Oliviero.

    RispondiElimina
  34. MERCENARO sei anche abbastanza fesso.
    Vuoi che ti spieghi come intendon questo concetto - peraltro con linguaggio che non mi piace punto -alcuni dei teologi che ne trattano?
    Torna a dormire e dimentica i tuoi guai. Poi riprendi la soma della vita.

    RispondiElimina
  35. La rinuncia di mons. Miglio a celebra il rito antico per l'opposizione della CEP evidenzia da una parte il mutamento del fine delle conferenze episcopali, che s'arrogan poteri e diritti che non possiedono in quanto non son organi di magistero, dall'altro la pusillanimità dei singoli vescovi che preferiscon nascondersi nella massa più che esercitar con senso del dovere il loro ministero.

    RispondiElimina
  36. Noi di "Sì Sì No No" abbiamo sempre sostenuto e sponsorizzato Iota unum di Romano Amerio fin dalla sua uscita, salutandola come una grandissima grazia per la Chiesa cattolica sofferente. Un vero e proprio prontuario teologico di immediata consultazione che, con un linguaggio chiaro ed efficiente, fa poltiglia della pseudo dottrina scaturita dalla abusiva e falsa interpretazione del CV2 che finora ha tenuto banco in ambito cattolico. Aver potuto conoscere personalmente questo grande studioso, come anche l'immortale mons. Francesco Spadafora, in occasione dei nostri vari convegni allora quasi "carbonari", è stata una delle esperienze più importanti della mia vita, di cui ancora ringrazio di tutto cuore il Signore!

    tygellius

    RispondiElimina
  37. Gl'incontri con mons. Spadafora ed altri teologi - non mi sono parsi, almeno quei due o tre a cui ho partecipato in un passato ormai abbastanza lontano, congreghe di con giurati, ma pubbliche conferenze e relativi dibattiti.

    RispondiElimina
  38. già, è passato molto tempo, e i decenni offuscano i ricordi...
    attenzione agli inopportuni trionfalismi, e a non passare dalla odiosa parte di "quelli che credono di avere vinto"...
    sappiamo bene noi quello che abbiamo passato, e tuttora stiamo passando, per amore della Tradizione...

    RispondiElimina
  39. Da me sarà difficile che tu possa sentire un tono tronfalistico, salvo il giorno, ch'io purtroppo per motivi anagrafici non vedrò, in cui in tutte le parocchie tornerà almeno una S. Messa giornaliera secondo il rito romano classico.

    RispondiElimina
  40. Bravo Prof. Dante Pastorelli!!!

    http://www.maranatha.it/Letter.htm
    http://www.maranatha.it/LetterEn.htm
    http://www.maranatha.it/LetterFr.htm

    PaoloD

    RispondiElimina
  41. Tizio ha un cavallo e delle briglie,Caio ha un cane ed un guinzaglio.Potremo mai invertire gli accessori,si' da mettere le briglie al cane ed il guinzaglio al cavallo?Cosi' anche dobbiamo renderci capaci che a ciascun positum dottrinale corrisponde immancabilmente una sua specifica liturgia.Il NO,e' inutile arrampicarci sugli specchi,e',con abusi o senza abusi,celebrato da un neocat o dal Papa,l'espressione di un cosa DIVERSA,per tutto ed in tutto,dal VO,perche' DIVERSA e' l'idea di Dio,della Chiesa,delle Cause Prime e dei Fini Ultimi,che ad Esso e' sottintesa.Qualcuno dira': dove porta questo discorso?Non lo so.So soltanto che MAI una diagnosi viene ad essere modificata dalla terapia,semmai deve avvenire il contrario.Fintantoche' non faremo una diagnosi certa,impietosa e veritiera del reale stato delle uniche cose che contano,quelle DOTTRINALI,e' certo che non usciremo mai dalle sabbie mobili della palude attuale.Fino a pochi mesi fa ci si attaccava all'idea che il Concilio si' non era stato proprio eterodosso,ma che l'attuazione lasciava dubbi al riguardo.E guai a dissentire.Ora abbiamo un Vescovo Ordinario di Diocesi che sostiene esattamente questo:con il Concilio c'e' stato un cambiamento nella Substantia Fidei.Lo afferma con la prudenza degli uomini di Chiesa,sfumando piu' che puo'.Ma il senso e' chiaro,chiarissimo.Mons.Olivieri.Uomo con tutti gli attributi fisici e mentali previsti dal Creatore,non dice cose magistrali,ha semplicemente il coraggio di dire la Verita'!Comprendo il Papa che cerca di "salvare capra e cavoli"-a Lui va tutta la mia simpatia-ma questo non puo' modificare nemmeno di un decimo di millimetro la realta'effettiva,tomistica,delle cose.Eugenio

    RispondiElimina
  42. Solo un corretto ritorno alla Tradizione potrà frenare la frana nella Chiesa attuale

    RispondiElimina
  43. Io con i miei 76 anni mi sento sperduto, accostarsi alla Confessione è scoraggiante, forse non sarò più in questo mondo, ma penso che senza una forte correzione della rotta sarà un susseguirsi di slavine, non capisco più, per esempio se siamo alla vigilia della "revoca" della festa del Rosario del 7 ottobre con i suoi contenuti storici, ormai anche da sacerdoti sento ripetutamente parlare che Dio è lo stesso per i cristiani, per i musulmani e per i buddisti. Sono ancora cattoloco apostolico ramano o un apolide della religione?

    RispondiElimina
  44. Non so proprio, credo sia una mosca bianca !!!! Quanti, oggi lontani, tornerebbero a Cristo se la Gerarchia parlasse si/si no/no evitando le contorsioni del ni o del dico e non dico !!!!!

    RispondiElimina
  45. Condivido pienamente il commento di Paolo.

    RispondiElimina
  46. Se la cei fosse popolata da Vescovi come mons Olivieri la Chiesa non sarebbe tanto fallimentare

    RispondiElimina
  47. Che bellissime immagini!

    RispondiElimina
  48. Che bellissime immagini!

    RispondiElimina
  49. Che bellissime immagini!

    RispondiElimina