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domenica 13 giugno 2021

L’Ave Maria di Fatima, commenta il M° Porfiri

Ricordando l'anniversario della seconda apparizione di Fatima pubblichiamo un commento tratto da Tosatti.
Potete ascoltare il brano in fondo al post.
Luigi

13-5-21, Stilum Curiae
AVE MARIA DI FATIMA (Canto tradizionale)

Nei repertori dei canti liturgici che girano in tante parrocchie esistono una specie di sotto repertori che formano una parte importante tra i canti scelti per le liturgie. Essi infatti sono spesso tra i brani più popolari fra le assemblee liturgiche in giro per il mondo. Uno di questi sotto repertori è quello dei canti che provengono dai Santuari mariani. I più famosi come tutti sanno, sono quelli di Lourdes e Fatima. Proprio di Fatima vogliamo parlare, dicendo qualcosa su un canto che tutti conoscono e che in portoghese è chiamato A treze de Maio e che noi conosciamo come Il tredici maggio o più semplicemente, Ave Maria di Fatima. È un canto che tutti conosciamo, anche se non sappiamo bene che ne sia l’autore. Se ne parla come di un canto che deriva veramente dalla devozione popolare e che probabilmente ha avuto successo per la melodia inscritta in una comoda ottava e che per la strofa è basata sulle note degli accordi con poche note di passaggio mentre nel ritornello inizia espandendosi con una sesta maggiore che guida enfaticamente il saluto alla Madonna. La strofa è di facile esecuzione e memorizzazione, per il suo carattere abbastanza “quadrato” che ne rende poi agevoli le versioni in diverse lingue. L’estensione all’ottava delle prime note della strofa già ne dichiarano il carattere estroverso, di espansione melodica di un popolo pellegrino e militante.

Nel 1982 il papa e santo Giovanni Paolo II compiva un pellegrinaggio a Fatima per ringraziarla della sua protezione nell’attentato che il Papa aveva subito proprio il 13 maggio del 1981, 40 anni fa. In quell’occasione tra l’altro diceva: “Vengo dunque qui oggi perché proprio in questo giorno dello scorso anno, in piazza san Pietro a Roma, si è verificato l’attentato alla vita del Papa, misteriosamente coinciso con l’anniversario della prima apparizione a Fatima, che ebbe luogo il 13 maggio del 1917. Queste date si sono incontrate tra loro in modo tale che mi è parso di riconoscervi una speciale chiamata a venire qui. Ed ecco, oggi sono qui. Sono venuto a ringraziare la Divina Provvidenza in questo luogo che la Madre di Dio sembra avere così particolarmente scelto. “Misericordiae Domini, quia non sumus consumpti” (Lam 3,22), ripeto ancora una volta con il profeta. Sono venuto soprattutto per confessare qui la gloria di Dio stesso: “Benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra”, dico con le parole dell’odierna liturgia (Gdt 13,18). E verso il Creatore del cielo e della terra alzo anche quello speciale inno di gloria, che è lei stessa, l’Immacolata Madre del Verbo incarnato: “Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra… Davvero il coraggio che ti ha sostenuto non cadrà dal cuore degli uomini che ricorderanno per sempre la potenza di Dio. Dio dia esito felice a questa impresa a tua perenne esaltazione” (Gdt 13,18-20). Alla base di questo canto di lode, che la Chiesa eleva con gioia qui come in tanti luoghi della terra, si trova l’incomparabile scelta di una figlia del genere umano come Madre di Dio. E dunque sia adorato soprattutto Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. Sia benedetta e venerata Maria, tipo della Chiesa, in quanto “dimora della santissima Trinità””. Mi sembra importante notare come il Papa scelga di rendere grazie pur nel ricordo della sofferenza subita, un canto di lode sgorga da lui che riconosce nell’opera di Dio e nell’assistenza della Madre un provvidenziale aiuto nel nostro pellegrinaggio terreno.

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La Redazione