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mercoledì 12 maggio 2021

Cita San Paolo contro le unioni gay, ex ministro finlandese finisce in tribunale

Per tutti quelli che pensano che con la proposta di legge Zan non cambierà nulla.
Luigi



Roma, 6 mag — L’ex ministro finlandese Paivi Rasanen dovrà presentarsi davanti al giudice per aver citato passi della Bibbia «offensivi verso gli omosessuali». Grazie a una legge molto simile al Ddl Zan, quindi, la Rasanen potrebbe finire dietro le sbarre per un tweet postato il 17 giugno 2019. La data del processo è fissata per il 29 aprile. Medico, madre di cinque figli, parlamentare da quasi 20 anni e ministro degli Interni tra il 2011 e il 2015, Rasanen è stata presidente del partito dei Cristiano democratici ed è un membro della chiesa luterana finlandese.
La legge in questione è stata aggiornata nel 2011 dal governo finlandese includendo «l’orientamento sessuale» nell’articolo che vieta «l’espressione di opinioni e altri messaggi che minaccino, diffamino e insultino certi gruppi». Le pene vanno da una «multa al carcere per un massimo di due anni».
L’ex ministro incriminato per aver citato San Paolo

Nel tweet incriminato l’ex ministro stigmatizzava la decisione della Chiesa di sostenere il Gay pride del 2019, citando una parte della lettera di San Paolo ai Romani: «Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, così da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento» (Romani 1,24-27).
La denuncia

Un cittadino offeso dalla citazione aveva denunciato Rasanen. In seguito alla denuncia l’ex ministro venne interrogata dalle forze dell’ordine di Helsinki per la bellezza di quattro ore, come nemmeno a una terrorista. «Il mio obiettivo non era in alcun comodo insultare una minoranza. La mia critica era rivolta ai leader della Chiesa. Non mi passò neanche per la mente che il mio tweet potesse essere considerato illegale», aveva dichiarato dopo l’interrogatorio.
L’ex ministro interrogato come un terrorista

La polizia interrogò nuovamente Rasanen il 2 marzo stavolta per 5 ore e mezza. Le autorità volevano «vederci chiaro» sul contenuto di un libretto scritto nel 2004 e pubblicato su siti legati alla Chiesa luterana, Maschio e femmina li creò. Nella pubblicazione l’ex ministro spiegava perché le unioni gay non possono essere approvate dalla Chiesa. Al secondo interrogatorio ne fecero seguito altri due, questi ultimi in merito alla partecipazione di Rasanen a una trasmissione tv dal tema: «Che cosa penserebbe Gesù degli omosessuali?». In tutti e tre i casi, la polizia aveva concluso che l’ex parlamentare non avesse commesso alcun reato.

Rinviata a giudizio

Ciononostante l’ex ministro finirà lo stesso davanti al giudice per decisione del procuratore generale che l’ha rinviata a giudizio per il tweet, la partecipazione in tv e il libro. L’accusa è di «incitamento all’odio» verso gli omosessuali. «Non posso accettare che si possa finire in carcere per avere espresso le proprie convinzioni religiose», ha dichiarato Rasanen. «Io non sono colpevole di aver minacciato, diffamato o insultato alcuno. Le mie dichiarazioni sono tutte basate sugli insegnamenti della Bibbia in merito a sessualità e matrimonio. Difenderò il mio diritto a professare la mia fede, così che nessun altro venga privato dei suoi diritti alla libertà religiosa e di espressione. Le mie affermazioni sono legali e non dovrebbero essere censurate. Non mi lascerò intimidire».

Cristina Gauri