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lunedì 18 aprile 2016

In "Amoris laetitia" citazione inesatta di "Gaudium et spes"

Amoris laetita e la citazione inesatta di Gaudium et spes

Articolo pubblicato sul sito Riposte catholique

Amoris laetitia ha già fatto versare fiumi d’inchiostro, tanto appaiono sorprendenti certe sue affermazioni. Noi la diciamo tenendo conto che il testo non vuole essere magistrale, come ha giustamente sottolineato Don Barthe. Questo aspetto dev’essere tenuto in conto ed eviterà tutti gli equivoci. Evidentemente sono possibili le critiche – rispettose. Esse tendono ad essere anche necessarie.
Una delle affermazioni suscita una vera perplessità. Il paragrafo 298 dell’esortazione tratta delle diverse situazioni dei divorziati detti risposati. Noi facciamo riferimento al commento di Voice of the Family, tradotto da Jeanne Smits. Il paragrafo 298 cita anche il caso dell’uomo e della donna che non possono più essere in grado di separarsi, in particolare in ragione dei figli. Il testo rinvia al paragrafo 84 di Familiaris Consortio, omettendo il seguito della frase dello stesso paragrafo che indica chiaramente che l’uomo e la donna «assumono l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi». La frase omessa è tuttavia importante, se si vuole comprendere in quale misura l’impossibilità della separazione potrebbe essere giustificata. Ma questo non è l’essenziale della nostra riflessione.
In effetti, nella nota a pie’ di pagina, vi è un riferimento alla Gaudium et spes – l’esortazione
apostolica procede spesso così nelle sue affermazioni equivoche, come se si avessero due esortazioni o diverse griglie di lettura poggianti ciascuna sugli elementi da esse selezionati. Il riferimento in questione chiama in causa un testo che non si applica assolutamente ad un’unione irregolare.
Ecco la nota 329 di Amoris laetitia:
329 Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio (22 novembre 1981), 84: AAS 74 (1982), 186. In queste situazioni, molti, conoscendo e accettando la possibilità di convivere “come fratello e sorella” che la Chiesa offre loro, rilevano che, se mancano alcune espressioni di intimità, «non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 51).
La difficoltà sta nel fatto che Gaudium et spes si riferisce solo a quelle situazioni in cui gli sposi legittimi incontrano delle difficoltà relative al numero di figli. Malgrado questa difficoltà a mettere al mondo altri figli, Gaudium et spes sottolinea che l’interruzione dell’intimità coniugale potrebbe far correre dei rischi e compromettere il bene dei figli. Si rimane in una situazione legittima. E l’intenzione degli autori era di trattare delle situazioni coniugali, non extraconiugali. Don Barthe parla chiaramente di «riferimento indebito» da parte di Amoris laetitia, poiché il paragrafo 51 della Gaudium et spes «tratta degli atti del matrimonio all’interno di una famiglia legittima, dove l’astensione è difficile».
Ora, l’applicazione della Gaudium et spes a dei divorziati risposati lascia intendere che le «manifestazioni di intimità» nella situazione di un’unione illegittima costituiscono una necessità per «il bene dei figli». Quanto all’infedeltà, ci si chiede a che titolo essa continui a porsi in una relazione che resta irregolare… In altri termini, in una relazione adultera, la sessualità diventa un diritto e anche un obbligo, cosa che ha un che di piccante. 
Siamo arrivati a definire i vincoli in un concubinato, cosa paradossale, mentre l’unione legittima resta indebolita? 
E allora, a partire da questa «sessualizzazione» che giustificherebbe l’impossibilità di mettere fine ad una unione illegittima, viene da considerare che per la fedeltà di coppia o per il bene dei figli, dei concubini avrebbero il diritto ad una sessualità, cosa che di conseguenza renderebbe impossibile ogni ritorno indietro e ogni separazione e potrebbe giustificare una maggiore benevolenza nei confronti di certe situazioni irregolari.
Si vede bene il controsenso manifesto – per non dire totale -  in questo passo della Gaudium et spes a cui si fa dire ciò che esso non dice. Un tale riferimento è fuori luogo nella misura in cui la Gaudium et spes non considera una situazione illegittima, nemmeno da lontano. 
Ci si può chiedere se il testo di Amoris laetitia sia stato riletto o anche corretto, oppure, molto semplicemente, se sono state prese veramente in considerazione le osservazioni. Forse, in alto loco, bisognava sbrigarsi ad opporre un testo a coloro che avevano delle reticenze – e che ne avranno ancora di più!
Il testo appare pasticciato. Testi amputati, citati parzialmente, interpretati per delle cose che non dicono: disgraziatamente, questo non è il solo caso che si riscontra in Amoris laetitia. 
Si fa una gran fatica a cercare di vedervi uno sviluppo organico, come certuni si sono affrettati a sottolineare. Lo sviluppo del dogma mira ad approfondire un insegnamento precedente, no a snaturarlo. Il rischio è palese, perché è difficile dire in cosa gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI siano confermati o precisati. Se non vi è sviluppo, vi è semplicemente corruzione, nel senso newmaniano del termine. La Chiesa avrà bisogno di tanta saggezza per rettificare delle proposizioni che, peraltro, non si sono volute magisteriali.
La telenovela su un testo lungo e non sempre delimitato teologicamente, continua. Noi ritorneremo ulteriormente sui diversi aspetti.

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