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lunedì 18 aprile 2016

Il canto V dell'inferno dopo Amoris laetitia

di Mons. Benigno Umberti



Stavvi Minos e orribilmente ringhia:

essamina le colpe ne l’intrata;

giudica e manda secondo ch’avvinghia.

Dico che quando l’anima mal nata

li vien dinanzi, tutta si confessa;

e quel conoscitor de le peccata

vede qual loco d’inferno è da essa;

cignesi con la coda tante volte

quantunque gradi vuol che giù sia messa.

[…]

Ma a'tempi di Francesco giù discese
un peccator che pure andava in chiesa,
ma l'altrui moglie in sposa prese.

E quando Mínos già la coda tesa
pronta avea per indicare quel loco
d'aspra vendetta per indegna presa,

l'adulter spirto "Aspetta un poco"
dicea a Minosse tanto sbalordito
"a ricacciarmi in quell'eterno foco".

Di Amoris laetitia segnò di pronto dito
all'incredul demon quella frasetta
che innocente fea ogni pervertito:

"demonio, o fariseo, tu mi da retta!
Che se consorte altrui ho tolta
nessuna pena in ver ora mi aspetta!

Tu dei saper che a volta in volta,
caso e caso vedere è necessario,
per una situazion mia colpa è tolta.

E la moral diventa un mondo vario,
ognuno fa quel che giusto gli pare
su senso di peccato ormai cala il sipario.

Ah ah, chi sei tu Minos per giudicare?
Non rotear tua maledetta coda
Or ti saluto, devo proprio andare!"

Quando i dannati udiron nuova moda,
allora lacrimaron di gran fotta,
ché ai tempi lor morale non si froda.

"Ah di fortuna ebber gran botta
costor che vissero in quegli anni,
dove empietà a misericordia è ricondotta"