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martedì 3 aprile 2012

Un giovane gay nel Consiglio di Schoenborn


MiL ha sempre avuto perplessità sull'operato del cardinale Cristoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Dubbi sulla sua tolleranza verso gli abusi liturgici, dei quali è stato spesso protagonista (vedi foto). Dubbi sulle gestione della gravissima crisi in corso in Austria. Questo articolo di Andrea Tornielli apparso sulla Stampa aggiunge, purtroppo, un altro inquietante elemento. Tanto, si sa, tutto passa in cavalleria...

Un giovane austriaco che convive con il proprio compagno e ha registrato la sua convivenza come previsto dalle leggi del suo Paese, è stato eletto a gran maggioranza nel consiglio pastorale della parrocchia di Stützenhofen, a nord di Vienna. E il cardinale Cristoph Schönborn ha ratificato la sua elezione contro il parere del parroco.
È destinato a far discutere nella Chiesa cattolica il caso di Florian Stangl, un ventiseienne che si è candidato al consiglio pastorale. Il consiglio pastorale è un istituto previsto dal Codice canonico, e che ha lo scopo di far partecipare i fedeli alla programmazione della vita della parrocchia. Stangl ha ottenuto 96 preferenze su 142. Il parroco di Stützenhofen, Gerhard Swierzek gli ha chiesto di rinunciare al posto e lo ha anche invitato a non fare la comunione, a motivo della sua convivenza con un altro uomo. «Io mi sento legato agli insegnamenti della Chiesa – ha risposto Stangl – ma la richiesta di vivere in castità mi sembra irrealistica».
In un primo momento la diocesi di Vienna ha dichiarato che la convivenza registrata in un’unione civile non permetteva la partecipazione al consiglio pastorale. Il giovane ha chiesto udienza al cardinale Schönborn, che ha invitato a pranzo lui e il suo convivente. Dopo l’incontro, l’arcivescovo di Vienna ha pubblicato una nuova dichiarazione. Ha ammesso che «ci sono molti membri dei consigli pastorali parrocchiali il cui stile di vita non è del tutto conforme agli ideali della Chiesa», affermando però di apprezzare «il loro impegno nel cercare di vivere una vita di fede».
Schönborn ha quindi lodato la partecipazione dei giovani alla vita della parrocchia della piccola comunità austriaca, stabilendo che «gli errori formali emersi durante l’elezione non mettono in discussione i risultati dell’elezione stessa nella quale il candidato più giovane, Florian Stangl, ha ricevuto la maggioranza dei voti».
Il cardinale racconta poi di essere rimasto «profondamente impressionato» dalla fede di Stangl, «dalla sua umiltà, e dal modo in cui egli concepisce il suo servizio», affermando di aver capito perché i parrocchiani «hanno votato in modo così deciso per la sua partecipazione al consiglio pastorale». La decisione finale è dunque quella di non invalidare i risultati, anche se «si metterà mano a una revisione delle regole per chiarire i requisiti necessari per i candidati al consiglio pastorale».
Gli «errori formali» citati da Schönborn riguardano il fatto che i candidati per i consigli pastorali nella diocesi viennese dovrebbero firmare una dichiarazione, affermando la loro adesione alla fede e alla disciplina della Chiesa cattolica, la quale, com’è noto, condanna non la persona ma la pratica omosessuale, e si oppone al riconoscimento delle unioni gay. A Stützenhofen però i candidati non avevano firmato la prevista dichiarazione.
Nei giorni scorsi era stato il cardinale Carlo Maria Martini, emerito di Milano, ad aprire al riconoscimento delle unioni civili. Nel libro intervista Credere e conoscere (Einaudi), scritto con Ignazio Marino, dopo aver affermato la necessità di difendere la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna ha detto: «Però non è male che, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, due persone abbiano una certa stabilità e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli».
Di diverso avviso l’attuale arcivescovo ambrosiano, Angelo Scola, che intervistato in vista dell’incontro mondiale delle famiglie nella città in cui la giunta Pisapia sta portando avanti la proposta del registro per le coppie di fatto ha detto che «il nome famiglia non si addice ad altre forme di convivenza. Ostinarsi a utilizzarlo confonde e finisce con lo svuotare i preziosi fattori costitutivi della vera famiglia».
Andrea Tornielli

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