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giovedì 3 novembre 2011

Quando un Vescovo “scivola” su preti sposati e preservativi







«Metti nella mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone»: l’invito, contenuto in Ester 4, 17s, andrebbe sempre tenuto presente. Specie se si è Vescovi e se si parla con la stampa. Per non sollevare polveroni, come quello capitato lo scorso 15 settembre dopo il titolo apparso sul quotidiano “Il Giorno”: Il Vescovo di Cremona: «Anche chi è sposato, può diventare prete».

Titolo, subito rilanciato da tutte le agenzie. «Non c’è nessun ostacolo dogmatico all’ordinazione di uomini sposati di provata fede, che godano di buona reputazione nel popolo di Dio», si legge nell’intervista al prelato, mons. Dante Lafranconi. Un’ipotesi, insomma, a suo giudizio, «da valutare». Come tante altre. Salvo poi rettificare, accusando il giornalista d’aver diffuso in modo «incompleto» le sue parole.

Poiché nel testo originale, lui avrebbe precisato: «Io però non sono favorevole, come scelta per sopperire all’attuale diminuzione del clero». Quindi, fa capire mons. Lafranconi, è no, se vi si voglia vedere una sorta di “salvagente” alla crisi delle vocazioni. Ma qualora se ne voglia discutere in linea di principio, perché no? Una botta nello stomaco: solo lo scorso 21 agosto, Papa Benedetto XVI alla Giornata Mondiale della Gioventù invitò oltre mille seminaristi a «vivere nel celibato per il Regno dei Cieli». Lo stesso Gesù Cristo parlò di «eunuchi per il Regno dei Cieli», San Paolo di “carisma” ed il Catechismo della Chiesa Cattolica di «sviluppo della grazia battesimale» (n. 1619).

Ma il Vescovo di Cremona preferisce pensare ai «cattolici di rito orientale» che contemplano l’“opzione”. Definiti, infatti, «eccezioni» contrarie alla Tradizione da padre Laurent Touze, docente alla Pontificia Università della Santa Croce, in un’intervista a “Zenit” del 7 marzo 2010. Quanto al fatto che la Chiesa latina del passato avesse «già conosciuto l’esperienza di un clero uxorato», come ricorda il Vescovo di Cremona, è ancora padre Touze a rettificare: perché «nei primi secoli», chi – ammogliato – avesse accettato di diventare sacerdote o Vescovo, doveva prima «chiedere il permesso» alla consorte e poi, «dal momento dell’ordinazione», praticare l’assoluta «continenza».

Proprio recentemente il card. Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero, ha definito il celibato uno dei «doni più grandi» fatti alla Chiesa dal Signore. Ed un confratello di mons. Lafranconi, il Vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri, parlando due anni fa ai suoi preti, lo ha dipinto come l’«espressione», anzi «l’esplosione della nostra affezione unica al Signore Gesù Cristo». Ma c’è stato un secondo scivolone, nell’intervista senza rete di mons. Lafranconi, scivolone sfuggito anche ai media: il prelato ha dichiarato di non sentirsela «di condannare gli sposi, che, per soddisfare il legittimo desiderio dell’unione intima, decidessero di utilizzare il preservativo», nel caso uno dei due sia affetto da Hiv. Posizione non nuovissima per lui: sostanzialmente identica la espresse in difesa del card. Martini, che sostenne la stessa cosa sul settimanale “L’Espresso” nel 2006.

All’epoca mons. Lafranconi parlò di una «protezione dal contagio generalmente ammessa, nella pratica pastorale». Pur affrettandosi a precisare come «in pubblico la Chiesa» faccia «benissimo ad insistere sulla fedeltà coniugale e la castità». Come dire? Vizi privati e pubbliche virtù. Il solito metodo del passo avanti ed uno indietro. Anche tollerando che in questa unione, definita «intima» da mons. Lafranconi, manchino di fatto i connotati previsti per tali atti dal Catechismo: la donazione totale di sé e l’apertura alla vita. Lo stesso Catechismo, che bolla come «intrinsecamente cattivi» i metodi contraccettivi (n. 2370), proponendo la continenza come alternativa.

Di certi “incidenti di percorso”, per la verità, già ne erano capitati altri in passato al Vescovo di Cremona: il 18 marzo 2005 scatenò un vespaio, quando ad un convegno organizzato dalla Cei presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, presupponendo come certa la prospettiva di una «sostanziale equiparazione delle convivenze di fatto anche omosessuali alla famiglia legittima», sollecitò i cristiani ad «elaborare proposte sotto il profilo giuridico per la regolamentazione di un dato di fatto, che non può essere ignorato dal legislatore, senza però intaccare l’unica figura naturale della famiglia, che è quella fondata sul matrimonio».

Altro caso da manuale di un passo avanti ed uno indietro. Ma la cosa non fu del tutto indolore, anche perché all’epoca era Presidente della Commissione episcopale della Cei per la Famiglia e la Vita. Incarico che oggi non riveste più, se non a livello lombardo. Anche in quell’occasione i quotidiani nazionali si scatenarono: sul “Corriere” il presidente onorario dell’Arcigay e deputato Ds, Franco Grillini, parlò di un «importante passo in avanti da parte della Chiesa», cogliendo l’assist episcopale per rilanciare la sua proposta di legge sui Pacs. Eppure, ancora in una Nota della Cei del 28 marzo 2007 si ribadisce come «la legalizzazione delle unioni di fatto» sia «inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo» e tale da provocare un «effetto inevitabilmente deleterio per la famiglia», ancor «più grave» se riferita ad «unioni di persone dello stesso sesso».

Non meglio in “casa propria”, in diocesi di Cremona, dove da due anni giace inascoltata e disattesa la petizione fatta pervenire a mons. Lafranconi da oltre un centinaio di fedeli, per ottenere la celebrazione della S. Messa di San Pio V. Niente chiese, né preti per loro. Nonostante il Motu Proprio di Benedetto XVI, possono attendere. Evidentemente in agenda, per lui, è più urgente “valutare” il celibato dei preti… o no? (M.F.)

21 commenti:

  1. <span>Non meglio in “casa propria”, in diocesi di Cremona, dove da due anni giace inascoltata e disattesa la petizione fatta pervenire a mons. Lafranconi da oltre un centinaio di fedeli, per ottenere la celebrazione della S. Messa di San Pio V. Niente chiese, né preti per loro. Nonostante il Motu Proprio di Benedetto XVI, possono attendere. Evidentemente in agenda, per lui, è più urgente “valutare” il celibato dei preti… o no? </span>


    Perché i fedeli continuano a presentare petizioni per ottenere qualcosa che una autorità superiore a quella del vescovo ha già concesso? Perché ai tanti Lanfranconi o ai Forti non viene richiesta, per la prosecuzione del loro mandato, la firma di un "preambolo" composto da un solo articolo: LE DECISIONI DEL PAPA NON SI DISCUTONO, VANNO ESEGUITE. ?
    Credo che se non ci sarà un nuovo MP che stabilisca che oltre al N.O.M. vada celebrata giornalmente almeno una S.Messa in TUTTE le parroccchie, queste situaioni continueranno a verificarsi ancora per anni.
    Questa gente è, purtroppo, scandalosamente longeva.

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  2. Quando finirà questa generazione di vescovi?

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  3. Boh. Comunque mi sembra che ci sia un nuovo nunzio in Italia, si sa qualcosa di lui?

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  4. Si parla di peccati veniali in casa fsspx ma poco di quelli mortali  in casa vaticana... a buon intenditor,,,,

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  5. ...questo e' un vescovo!!!???

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  6. Scusate se alzo la voce: NON E' NECESSARIO CHIEDERE L'AUTORIZZAZIONE AI VESCOVI PER LA CELEBRAZIONE V.O.: SI CELEBRI.
    QUALORA L'ORDINARIO DEL LUOGO ABBIA QUALCOSA DA RIDIRE, FACCIA LUI RICORSO ALLA COMMISSIONE ECCLESIA DEI.
    d.A.M.B.

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  7. =-O e quanta ignoranza nel citare spropositatamente il clero sposato ortodosso dimenticando, infatti, che se si è sposati NON SI DIVENTA PRETI neppure da loro....
    per il resto non commento... c'è solo da avere compassione per questi Vescovi.... ai quali chiedo solo che sarebbe bello trovare in ginocchio davanti al Tabernacolo, IN SILENZIO orante...

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  8. Bo! Dicono che sia stato ordinato validamente! Il resto ci sfugge. Ad ogni buon conto lo Scrivente è stato ordinato per la Chiesa di Cremona da un altro vescovo (molto differente!)

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  9. <span>Tutte le volte che il mio vescovo tace, ci guadagna!! Il nostro premier è quasi come lui!</span>!!! (Scusate lo sconfinamento)
    <span></span>
    <span>Però, mi piacerebbe tanto sapere  il nome (giusto per pregare per lui) di chi lo ha mandato a Cremona, dopo il vistoso, conosciutissimo fallimento di Savona! Va bene il promoveatur ut amoveatur, ma esiste anche l'istituto caonico della 'sede titolare' o no? Perché rovinare anche Cremona? Il Signore ci faccia passare indenni il prossimo periodo di quattro anni (si spera che non venga accordata proroga all'attuale Ordinario diocesano) e si spera soprattutto che Roma ci mandi un vescovo 'cattolico' e non soltanto 'raccomandato' come gli u ltimi due: quello perché amico di un certo 'Stanislao da Cracovia' Ioanne Paulo II imperante e questo perché 'creatura' di Tettamanzi... ma che se lo tenesse a Milano!!!</span>
    Parce Domine

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  10. Ma chi lo ha fatto vescovo? Forse milingo ??

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  11. Credo sia stato ordinato da mons Maggiolini.
    Ricordo la incresciosa faccenda della Cappella Musicale della cattedrale che portò, un paio d'anni fa, alle dimissioni di Fulvio Rampi, eccellente gregorianista, e alla fuga di tutto il coro.
    Tali vicende, consuete negli anni 70-80, in piena età ratzingeriana danno il segno della assoluta "fedeltà" dell'episcopato al Pontefice (!) e del livello bassamente ideologico delle scelte c.d. pastorali.

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  12. Non solo non concede la messa tridentina ma ha fatto sapere che chi la vuole celebrare dovrà fare in latino pure la predica! Menomale la diocesi di cremona è tradizionalista per natura. Chierichette nn se ne vedono e sperimentalismi liturgici inesistenti. I parroci appena possono tiran fuori pianete e suppellettili preziose. speriamo che andato in pensione Lanfranconi risorga l'antica e forte devozione dei cremonesi ora sopita in una post-conciliare mediocritas...

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  13. ma se i preti han paura persino di pensare ormai senza il permesso del vescovo! Il papa non rimuove mai nessuno ma i vescovi fanno mobbing con una facilità incredibile. ci mettono un secondo a trasferirti in una chiesina dispersa in campagna senza fedeli o peggio a Caravaggio circondato da 20 preti in pensione che controllano persino quando vai in bagno.

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  14. ahahahah ricordo quando era a Savona.....accompagnai un Nunzio Apostolico a riposo che gli doveva parlare in Episcopio (appuntamento concordato precedentemente)...arrivo' ad aprire la porta lui in clergy e senza anello né altre insegne episcopali...il Nunzio (che non lo conosceva ed era in filettata, zucchetto ecc) pensando fosse il segretario gli chiese di poter vedere il Vescovo....e lui imbarazzato disse "sono io" e poi corse in fretta a recuperare l'anello...avendo capito che aveva fatto una pessima figura...

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  15. Il problema sono i Vescovi ed i Sacerdoti figli del '68. Non il Popolo di Dio. Basta con questi " pastori" che disperdono il gregge. Diventiamo anche noi indignados e manifestiamolo chiaramente. Basta chiedere permessi a questi atei, sposati che usano il preservativo e che, magari, approfittano..................

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  16. non hanno tempo di strare davanti al Santissimo....!!! Non so se sono capaci???

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  17. <span>dimenticando, infatti, che se si è sposati NON SI DIVENTA PRETI neppure da loro....  </span>

    Scusa Caterina, ma non è il contrario?
    M

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  18. <span>Ma se i preti hanno paura persino di pensare...  
    Forse 'alcuni' preti, forse chi ha paura di perdere la posizione e quindi trema al solo alzar di ciglio del vescovo...  
    Hanno paura per... paura! e chi l'ha mai detto che la verità non è esigente!?    
    Ma poi parliamoci chiaro: ci vuole davvero così tanto coraggio a dire al Vescovo che le regole valgono anche per lui, anzi principalmente per Lui? Non credo proprio. e ancora meno lo credo nei confronti di mons. Lafranconi così forte con i deboli e debole con i forti!  
    A Caravaggio (Santuario) comunque i preti sono otto o al massimo nove e se davvero controllano quando si va al bagno, lo facciano pure: dov'è il problema? Quando han finito la smettono e quando la smettono vuol dire che hanno... finito! </span>
    <span>Ma dai!!!!</span>

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  19. Non è necessario chiedere al Vescovo diocesano un permesso in una materia che non è più di sua competenza:
    INFATTI
    IL M.P. SUMMORUM PONTIFICUM HA SOTTRATTO TUTTA LA MATERIA ALLA DISPONIBILITA' DEI VESCOVI DIOCESANI (AI QUALI RIMANE, IN MATERIA, UN VAGO 'COORDINAMENTO LITURGICO') E TUTTO E' DI COMPETENZA DELLA COMMISSIONE ECCLESIA DEI.
    CERTO E' CHE SE UN PRETE, PER DABBENAGGINE O IGNORANZA O FURBIZIA (capita anche questo!), SI RIVOLGE AL VESCOVO PER L'AUTORIZZAZIONE (non dovuta), DA QUEL MOMENTO E' TENUTO AD OBBEDIRE AL VESCOVO (il Vescovo ha la scusa per far passare i suoi gusti!)

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  20. HA RAGIONE CATERINA: SE SI E' SPOSATI NON SI DIVENTA PRETI NEMMENO TRA GLI ORIENTALI, CATTOLICI O ORTODOSSI CHE SIANO (chi vuole si sposa appena prima dell'ordinazione sacra).
    A RIPROVA CHE ANCHE GLI ORIENTALI CONDIVIDONO IL SENTIMENTO DI FONDO (CELIBATARIO) DEGLI OCCIDENTALI E' CHE SOLO LE PERSONE CELIBI POSSONO ACCEDERE ALLA PIENEZZA DEL SACERDOZIO: CIOE' ALL'EPISCOPATO E CHI TRA I PRETI CONIUGATI RIMANE VEDOVO NON SI PUO' PIU' SPOSARE.

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  21. no è stato fatto da sinead o' connor !!!

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