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martedì 15 novembre 2011

In Terra Santa torna il rito tridentino. Articolo di Giorgio Bernardelli ( La Stampa)



Da La Stampa ( Vatican Insider ) prendiamo questo articolo di Giorgio Bernardelli, gentilmente indicatoci da un lettore di MIL .

“Tutti i santuari della Terra Santa devono attrezzarsi per rendere possibile ai pellegrini la celebrazione della Messa secondo il rito tridentino, tenendo però presente anche le esigenze di tutti. Quanto poi ai sacerdoti lefebvriani della Fraternità San Pio X, possono celebrare nelle basiliche e nei santuari, ma in forma privata e senza fare pubblicità delle loro iniziative.

Sono queste le indicazioni principali contenute nel decreto «sull’uso della liturgia secondo la forma straordinaria del Rito romano», diffuso dal patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal in attuazione del motu proprio Summorum Pontificum con cui Benedetto XVI ha liberalizzato l’uso nella liturgia del rito precedente al Concilio Vaticano II. Il testo porta la data del 23 settembre 2011, ma è stato reso pubblico in queste ore sul sito internet del patriarcato latino di Gerusalemme. Il decreto ha la forma di un decalogo che traduce per il contesto molto particolare della Terra Santa le indicazioni generali contenute nell’Istruzione sull’attuazione della lettera apostolica Summorum Pontificum, pubblicata nell’aprile scorso dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei.
Il decreto segna di fatto il ritorno del rito antico anche nei pellegrinaggi in Terra Santa. Novità che - almeno per il momento - non si estende, però, ai cristiani locali. «Nelle parrocchie e nelle cappellanie della diocesi del Patriarcato latino - scrive in premessa Fouad Twal - l’Eucaristia è celebrata sempre secondo la forma ordinaria del Messale Romano, approvato dal servo di Dio papa Paolo VI (1970) e promulgato nella sua terza edizione dal beato papa Giovanni Paolo II (2000). Visto il numero consistente di basiliche e santuari costruiti sui luoghi santi e aperti all’accoglienza dei pellegrini provenienti dal mondo intero, la celebrazione dell’Eucaristia secondo la forma straordinaria del Rito romano resta sempre eccezionale. È consentita solamente ai gruppi di pellegrini già abituati a celebrare con questo rito nel loro Paese».
È dentro a questo quadro - dunque - che si collocano le dieci norme indicate per le basiliche e i santuari della Terra Santa. La prima indica l’atteggiamento generale, che è quello di uno «spirito d’accoglienza, zelo pastorale e prudenza» che deve valere anche verso i gruppi di tradizionalisti che si recano in Terra Santa. Le altre regole sono invece molto pratiche: di ogni prete deve essere verificato che abbia il celebret (il permesso a celebrare rilasciato a ogni sacerdote cattolico) e che conosca a sufficienza il rito antico; ogni santuario deve mettere a disposizione il Messale Romano del 1962 (quello promulgato da Giovanni XXIII, non quello di Pio V) e deve avere a disposizione i paramenti e gli arredi liturgici adatti. In ciascuna delle chiese viene raccomandato di avere a disposizione in una cappella laterale un altare che permetta di celebrare l’Eucaristia con le spalle al popolo.

Non essendo poi ammessa nella forma straordinaria la concelebrazione, ai gruppi di pellegrini tradizionalisti accompagnati da più preti si chiede che sia comunque uno solo a celebrare l’Eucaristia, per evitare di tenere impegnato un altare per più Messe consecutive a scapito di tutti gli altri pellegrini. Ai rettori delle basiliche e dei santuari viene poi chiesto di non permettere l’amministrazione dei sacramenti del battesimo, della cresima e del matrimonio senza il permesso esplicito del vescovo del luogo. Viene inoltre specificato che le ordinazioni di diaconi, sacerdoti e vescovi nei santuari della Terra Santa non sono mai permesse senza l’approvazione scritta del patriarca di Gerusalemme, pena le sanzioni previste dal Codice di diritto canonico.

L’ultimo punto del decalogo - infine - è quello che riguarda i lefebvriani: «I preti della Fraternità San Pio X - si legge nel testo - potranno celebrare nelle basiliche e nei santuari in forma privata e senza fare pubblicità delle loro iniziative». Si tratta evidentemente di una norma che vale nella situazione attuale: se dovesse, infatti, andare in porto il dialogo in corso con la Santa Sede per la riammissione piena nella Chiesa cattolica, questo punto dovrebbe essere probabilmente rivisto sulla base di nuove indicazioni da parte del Vaticano".

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La Redazione