Il prof. Massimo Introvigne (nella foto) è uno dei massimi sociologi delle religioni. Abbiamo quindi sollecitato la sua attenzione sul sondaggio sull'interesse per la Messa antica e ci ha fatto il regalo di questa analisi, apparsa sul sito del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni). Essa si distingue da tutte le altre per il carattere eminentemente scientifico e dottorale e, proprio per questo, fornisce chiavi di lettura che sicuramente sfuggirebbero ai più. Di qui l'interesse tutto particolare per il breve saggio. Ad esempio, Introvigne ci spiega il fenomeno dell'over reporting: in un paese che, tutto sommato, è ancora relativamente cattolico, si tende a dichiarare una frequenza alla Messa superiore a quella effettiva. Questo significa alcune cose: che siamo un paese di gente un po' pigra, che a messa vorrebbe andare ma finalmente non va. Significa anche che l'osservanza del precetto domenicale è ancora sentita (ma per quanto?) come un dovere, la cui trasgressione crea un qualche senso di vergogna e non la si confessa all'intervistatore. Buon segno! In paesi più secolarizzati può succedere perfino il contrario: chi va a messa non lo dice, perché si ha vergogna d'esser considerati bigotti.
Altro punto di sicuro interesse: la critica del metodo con cui è stata posta la domanda inerente la conoscenza del motu proprio: domanda - dice - in qualche modo suggestiva, che porta cioè a risposte positive ("sì, conosco") più alte della realtà. E conclude quindi che le percentuali di risposta positiva (58% tra i cattolici, 64% tra i praticanti) andrebbero ridimensionate. Se così è, quella che a noi già sembrava una circostanza molto grave perché denota l'assenza di informazione a livello ecclesiale (abbiamo parlato di 'congiura del silenzio') è anche peggiore di quanto appaia dal sondaggio.
Infine, non possiamo non convenire con questa (amara) osservazione di Introvigne: "È probabile che se analoga inchiesta fosse stata svolta tra i sacerdoti o fra i vescovi italiani le percentuali di favorevoli alla Messa tradizionale sarebbero state ben minori, il che mostra bene una certa differenza di percezione fra il popolo cattolico e i suoi pastori". Sarebbe davvero divertente ripetere il sondaggio in C.E.I...
A chi piace il Motu proprio. Un’indagine sulla Messa tradizionale in Francia e in Italia
di Massimo Introvigne
L’associazione Paix Liturgique e il sito messainlatino.it hanno fatto realizzare dalla Doxa nel settembre 2009 un’indagine sul Motu proprio Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI, del 7 luglio 2007, che liberalizza la possibilità di celebrare la Messa tradizionale con il rito detto di San Pio V, impropriamente chiamata «Messa in latino» (dal momento che, evidentemente, anche la Messa con il nuovo rito detto di Paolo VI può essere celebrata in latino). L’indagine si segnala per la serietà dell’istituto che l’ha condotta, e ha il vantaggio di poter essere paragonata a una ricerca consimile realizzata per Paix Liturgique da un istituto ugualmente prestigioso, CSA, nel settembre 2008. Volutamente, non prendo in considerazione analoghe indagini svolte negli Stati Uniti, sia perché sono diverse queste ricerche sia perché la diffusione delle Messe tradizionali e l’atteggiamento del clero e dei vescovi negli Stati Uniti sono piuttosto diversi rispetto all’Europa.
1. L’indagine è stata realizzata con metodo CATI (computer assisted telephone interviews, cioè attraverso telefonate sulla base di un campione casuale bilanciato) e ha anzitutto accertato che il 76% degli italiani si definisce cattolico e che, all’interno di questo 76%, il 35% dichiara di andare a Messa ogni settimana e il 16% ogni mese, per un totale di «praticanti almeno mensili» del 51% di quanti si definiscono cattolici, dunque del 38,7% del campione totale. Va rilevato che scopo della ricerca non era verificare quanti sono gli italiani che si definiscono cattolici, o che dichiarano di andare a Messa (quest’ultima cifra, come è noto, è diversa da quella degli italiani che vanno a Messa, giacché è pure necessario cercare di misurare il fenomeno dell’over-reporting, cioè la percentuale di quanti affermano di andare a Messa nelle interviste ma di fatto non ci vanno). Per una piena comparazione con indagini precedenti sarebbero state necessarie domande di controllo, approfondimenti e anche un campione più esteso. I dati sono comunque abbastanza in linea con altre indagini degli ultimi anni specificamente consacrate a questi temi.
2. Una ulteriore domanda, formulata ai soli cattolici, dopo avere enunciato in breve – ma con precisione – il contenuto del Motu proprio di Benedetto XVI, chiedeva: «Lei ne ha sentito parlare?». Su questa domanda si devono fare molte riserve. Si tratta, infatti, di un quesito pericolosamente al limite della domanda suggestiva. Volendo accertare se la popolazione ha sentito parlare di qualcosa occorre infatti evitare di descrivergli prima questo qualcosa nei dettagli, ingenerando l’ovvio desiderio di non mostrarsi ignorante o poco informato. Si può comunque, anche se con ampie riserve, ricavare da questo quesito una linea di tendenza, secondo cui il Motu proprio è meno noto nel 2009 ai cattolici italiani che dichiarano una pratica almeno mensile (64%) di quanto lo fosse nel 2008 ai loro omologhi francesi (82%). La linea di tendenza interessa qui più delle percentuali che, in ragione della formulazione della domanda, appaiono senz’altro troppo elevate.
3. In Italia il 71% di chi si dichiara cattolico afferma di trovare normale che la Messa con il rito detto di San Pio V, che il Motu proprio chiama «straordinario», possa essere celebrata nella sua parrocchia (il dato non varia tra chi dichiara e chi non dichiara una pratica almeno mensile). Chi giudica la presenza della Messa tradizionale «anormale» (una sacca di resistenza «progressista») rappresenta il 22% fra coloro che si dichiarano cattolici e sale al 24% fra i cattolici che dichiarano una pratica almeno mensile. In Francia sono di meno i cattolici (62%) e rispettivamente i praticanti dichiarati (61%) che trovano normale l’inserimento «nelle principali chiese della vostra diocesi» del rito straordinario accanto a quello ordinario e cresce in modo significativo la resistenza al Motu proprio che ne trova l’applicazione «anormale» (30% dei cattolici e 34% dei praticanti). Dall’indagine italiana emergerebbero anche indicazioni su dove – per sesso, età e geografia – sarebbero più presenti queste resistenze, ma l’esiguità del campione, se lo si riferisce all’intero territorio nazionale, invita a non trarne immediate conclusioni.
4. Colpirà certo l’attenzione il numero elevato di persone che si dichiarano disposte a partecipare a Messe in rito straordinario se queste fossero celebrate nelle loro parrocchie. Fra coloro che si dichiarano cattolici in Italia il 21% ci andrebbe ogni settimana e un altro 12% almeno ogni mese. Fra chi dichiara una pratica almeno mensile la prima percentuale sale al 40% e la seconda (che evidentemente va aggiunta alla prima per avere i potenziali frequentatori almeno mensili di Messe tradizionali) al 23%, il che ci direbbe che una solida maggioranza dei cattolici praticanti (63%) parteciperebbe almeno una volta al mese a una Messa tradizionale se gli fosse offerta nella sua parrocchia. Ci andrebbero anche parecchi non praticanti. Sarebbe naturalmente sbagliato trarre conclusioni troppo frettolose sulla futura messa in pratica di queste intenzioni. In genere chi si esprime su possibilità ipotetiche manifesta le sue simpatie e aspirazioni, ma quanto alla loro traduzione in comportamenti concreti non vi sono mai garanzie e sono necessarie ulteriori verifiche. Comunque sia, davvero spettacolare è la differenza con la Francia del 2008 dove il 63% italiano che, fra chi si dichiara praticante, afferma che parteciperebbe alla Messa con rito straordinario almeno mensilmente si riduce al 34%, e all’analogo 33% italiano riferito all’insieme dei cattolici (compresi dunque coloro che non si affermano praticanti) corrisponde un misero 7%.
5. Nonostante le riserve su alcune domande, e sull’uso spericolato che di alcuni dati potrebbe essere fatto in futuro da qualche giornalista che ha meno familiarità con le indagini sociologiche in tema di religioni, si deve essere grati a chi ha commissionato ed eseguito l’indagine che, al netto dei suoi problemi interni, ci dice con un buon grado di attendibilità tre cose interessanti.
La prima è che ci sono in Italia molti cattolici interessati alla Messa tradizionale e almeno teoricamente disponibili a parteciparvi. Benché prima del Motu proprio (per la verità, anche dopo) il numero di Messe tradizionali celebrato in Italia non sia stato elevatissimo, la maggioranza dei cattolici praticanti si dichiara interessata a parteciparvi con una certa frequenza e manifesta un forte interesse per questa liturgia. Chi alla lettura di questa indagine affermerà che di questa opinione maggioritaria i vescovi italiani dovrebbero in qualche modo tenere conto da molti punti di vista non avrà torto. La Messa tradizionale non è la Messa di pochi nostalgici, non interessa a «quattro gatti» ma è vista con favore e disponibilità dalla maggioranza dei cattolici italiani che si dichiarano praticanti. È probabile che se analoga inchiesta fosse stata svolta tra i sacerdoti o fra i vescovi italiani le percentuali di favorevoli alla Messa tradizionale sarebbero state ben minori, il che mostra bene una certa differenza di percezione fra il popolo cattolico e i suoi pastori.
La seconda è che vi è una sacca di cattolici progressisti che ha assorbito l’ostilità di molte élite cattoliche italiane nei confronti della Messa tradizionale. Questa sacca non è maggioritaria ma non è neppure insignificante, e sfiora il quarto dei cattolici praticanti. Anche di questa frazione dei cattolici italiani – più vicina alle idee manifestate privatamente e pubblicamente da molto clero – si deve tenere conto, non scambiandola per maggioritaria (non lo è) ma neppure considerandola inesistente.
La terza – forse il dato più rilevante e meglio documentato dell’inchiesta – è la rilevante differenza fra Italia e Francia. È probabile che i francesi conoscano di più l’esistenza del Motu proprio, ma la resistenza alle indicazioni di Benedetto XVI è assai più forte che in Italia, e il numero di coloro che si dichiarano insieme praticanti e disponibili a partecipare alla Messa tradizionale è quasi dimezzato rispetto a quello italiano. La disponibilità verso la Messa celebrata con rito straordinario tra i cattolici in genere (non praticanti compresi) è quasi cinque volte più bassa rispetto all’Italia. La spiegazione di questo dato richiede strumenti qualitativi, non solo quantitativi, e certo anche ulteriori indagini. In prima battuta si potrebbe dire che confermi l’egemonia culturale del progressismo cattolico, la cui ostilità alla Messa tradizionale è pressoché proverbiale, non solo nel clero ma anche tra i fedeli francesi. Senonché questo spiega la percentuale molto bassa tra i non praticanti (3%) e fra i cattolici francesi in genere, dove i non praticanti sono la grande maggioranza. Spiega meno la percentuale, non insignificante (comunque, un buon terzo del pusillus grex dei praticanti francesi dichiara che parteciperebbe a Messe tradizionali) ma dimezzata rispetto all’Italia, tra chi dichiara una pratica almeno mensile. Sappiamo infatti da altre indagini che tra coloro che manifestano idee cattolico-progressiste in Francia la pratica della Messa non è frequentissima. Questo obbliga a concludere che anche in un pubblico che non si può considerare tout court come «progressista» la disponibilità verso la Messa tradizionale in Francia è molto minore che in Italia. Il singolare dato richiede ulteriori indagini per essere spiegato. Senza assolutamente suggerire che si tratti dell’unica causa, mi chiedo se la polarizzazione del dibattito in chiave polemica – molto più frequente in Francia rispetto all’Italia anche sui grandi media –, se ha reso il Motu proprio più noto, non abbia ingenerato tra i fedeli francesi un collegamento almeno psicologico che equipara, certo in modo improprio, «partecipanti a Messe tradizionali» e «lefebvriani», così che molti cattolici non progressisti potrebbero manifestare reticenze verso la Messa tradizionale proprio perché non vogliono essere identificati con i lefebvriani. Semplici ipotesi, tutte da verificare. Nel frattempo non resta che prendere atto che quello della Messa tradizionale non è un tema «di frangia» ma suscita un forte interesse tra i cattolici, di qua e di là delle Alpi.
L’associazione Paix Liturgique e il sito messainlatino.it hanno fatto realizzare dalla Doxa nel settembre 2009 un’indagine sul Motu proprio Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI, del 7 luglio 2007, che liberalizza la possibilità di celebrare la Messa tradizionale con il rito detto di San Pio V, impropriamente chiamata «Messa in latino» (dal momento che, evidentemente, anche la Messa con il nuovo rito detto di Paolo VI può essere celebrata in latino). L’indagine si segnala per la serietà dell’istituto che l’ha condotta, e ha il vantaggio di poter essere paragonata a una ricerca consimile realizzata per Paix Liturgique da un istituto ugualmente prestigioso, CSA, nel settembre 2008. Volutamente, non prendo in considerazione analoghe indagini svolte negli Stati Uniti, sia perché sono diverse queste ricerche sia perché la diffusione delle Messe tradizionali e l’atteggiamento del clero e dei vescovi negli Stati Uniti sono piuttosto diversi rispetto all’Europa.
1. L’indagine è stata realizzata con metodo CATI (computer assisted telephone interviews, cioè attraverso telefonate sulla base di un campione casuale bilanciato) e ha anzitutto accertato che il 76% degli italiani si definisce cattolico e che, all’interno di questo 76%, il 35% dichiara di andare a Messa ogni settimana e il 16% ogni mese, per un totale di «praticanti almeno mensili» del 51% di quanti si definiscono cattolici, dunque del 38,7% del campione totale. Va rilevato che scopo della ricerca non era verificare quanti sono gli italiani che si definiscono cattolici, o che dichiarano di andare a Messa (quest’ultima cifra, come è noto, è diversa da quella degli italiani che vanno a Messa, giacché è pure necessario cercare di misurare il fenomeno dell’over-reporting, cioè la percentuale di quanti affermano di andare a Messa nelle interviste ma di fatto non ci vanno). Per una piena comparazione con indagini precedenti sarebbero state necessarie domande di controllo, approfondimenti e anche un campione più esteso. I dati sono comunque abbastanza in linea con altre indagini degli ultimi anni specificamente consacrate a questi temi.
2. Una ulteriore domanda, formulata ai soli cattolici, dopo avere enunciato in breve – ma con precisione – il contenuto del Motu proprio di Benedetto XVI, chiedeva: «Lei ne ha sentito parlare?». Su questa domanda si devono fare molte riserve. Si tratta, infatti, di un quesito pericolosamente al limite della domanda suggestiva. Volendo accertare se la popolazione ha sentito parlare di qualcosa occorre infatti evitare di descrivergli prima questo qualcosa nei dettagli, ingenerando l’ovvio desiderio di non mostrarsi ignorante o poco informato. Si può comunque, anche se con ampie riserve, ricavare da questo quesito una linea di tendenza, secondo cui il Motu proprio è meno noto nel 2009 ai cattolici italiani che dichiarano una pratica almeno mensile (64%) di quanto lo fosse nel 2008 ai loro omologhi francesi (82%). La linea di tendenza interessa qui più delle percentuali che, in ragione della formulazione della domanda, appaiono senz’altro troppo elevate.
3. In Italia il 71% di chi si dichiara cattolico afferma di trovare normale che la Messa con il rito detto di San Pio V, che il Motu proprio chiama «straordinario», possa essere celebrata nella sua parrocchia (il dato non varia tra chi dichiara e chi non dichiara una pratica almeno mensile). Chi giudica la presenza della Messa tradizionale «anormale» (una sacca di resistenza «progressista») rappresenta il 22% fra coloro che si dichiarano cattolici e sale al 24% fra i cattolici che dichiarano una pratica almeno mensile. In Francia sono di meno i cattolici (62%) e rispettivamente i praticanti dichiarati (61%) che trovano normale l’inserimento «nelle principali chiese della vostra diocesi» del rito straordinario accanto a quello ordinario e cresce in modo significativo la resistenza al Motu proprio che ne trova l’applicazione «anormale» (30% dei cattolici e 34% dei praticanti). Dall’indagine italiana emergerebbero anche indicazioni su dove – per sesso, età e geografia – sarebbero più presenti queste resistenze, ma l’esiguità del campione, se lo si riferisce all’intero territorio nazionale, invita a non trarne immediate conclusioni.
4. Colpirà certo l’attenzione il numero elevato di persone che si dichiarano disposte a partecipare a Messe in rito straordinario se queste fossero celebrate nelle loro parrocchie. Fra coloro che si dichiarano cattolici in Italia il 21% ci andrebbe ogni settimana e un altro 12% almeno ogni mese. Fra chi dichiara una pratica almeno mensile la prima percentuale sale al 40% e la seconda (che evidentemente va aggiunta alla prima per avere i potenziali frequentatori almeno mensili di Messe tradizionali) al 23%, il che ci direbbe che una solida maggioranza dei cattolici praticanti (63%) parteciperebbe almeno una volta al mese a una Messa tradizionale se gli fosse offerta nella sua parrocchia. Ci andrebbero anche parecchi non praticanti. Sarebbe naturalmente sbagliato trarre conclusioni troppo frettolose sulla futura messa in pratica di queste intenzioni. In genere chi si esprime su possibilità ipotetiche manifesta le sue simpatie e aspirazioni, ma quanto alla loro traduzione in comportamenti concreti non vi sono mai garanzie e sono necessarie ulteriori verifiche. Comunque sia, davvero spettacolare è la differenza con la Francia del 2008 dove il 63% italiano che, fra chi si dichiara praticante, afferma che parteciperebbe alla Messa con rito straordinario almeno mensilmente si riduce al 34%, e all’analogo 33% italiano riferito all’insieme dei cattolici (compresi dunque coloro che non si affermano praticanti) corrisponde un misero 7%.
5. Nonostante le riserve su alcune domande, e sull’uso spericolato che di alcuni dati potrebbe essere fatto in futuro da qualche giornalista che ha meno familiarità con le indagini sociologiche in tema di religioni, si deve essere grati a chi ha commissionato ed eseguito l’indagine che, al netto dei suoi problemi interni, ci dice con un buon grado di attendibilità tre cose interessanti.
La prima è che ci sono in Italia molti cattolici interessati alla Messa tradizionale e almeno teoricamente disponibili a parteciparvi. Benché prima del Motu proprio (per la verità, anche dopo) il numero di Messe tradizionali celebrato in Italia non sia stato elevatissimo, la maggioranza dei cattolici praticanti si dichiara interessata a parteciparvi con una certa frequenza e manifesta un forte interesse per questa liturgia. Chi alla lettura di questa indagine affermerà che di questa opinione maggioritaria i vescovi italiani dovrebbero in qualche modo tenere conto da molti punti di vista non avrà torto. La Messa tradizionale non è la Messa di pochi nostalgici, non interessa a «quattro gatti» ma è vista con favore e disponibilità dalla maggioranza dei cattolici italiani che si dichiarano praticanti. È probabile che se analoga inchiesta fosse stata svolta tra i sacerdoti o fra i vescovi italiani le percentuali di favorevoli alla Messa tradizionale sarebbero state ben minori, il che mostra bene una certa differenza di percezione fra il popolo cattolico e i suoi pastori.
La seconda è che vi è una sacca di cattolici progressisti che ha assorbito l’ostilità di molte élite cattoliche italiane nei confronti della Messa tradizionale. Questa sacca non è maggioritaria ma non è neppure insignificante, e sfiora il quarto dei cattolici praticanti. Anche di questa frazione dei cattolici italiani – più vicina alle idee manifestate privatamente e pubblicamente da molto clero – si deve tenere conto, non scambiandola per maggioritaria (non lo è) ma neppure considerandola inesistente.
La terza – forse il dato più rilevante e meglio documentato dell’inchiesta – è la rilevante differenza fra Italia e Francia. È probabile che i francesi conoscano di più l’esistenza del Motu proprio, ma la resistenza alle indicazioni di Benedetto XVI è assai più forte che in Italia, e il numero di coloro che si dichiarano insieme praticanti e disponibili a partecipare alla Messa tradizionale è quasi dimezzato rispetto a quello italiano. La disponibilità verso la Messa celebrata con rito straordinario tra i cattolici in genere (non praticanti compresi) è quasi cinque volte più bassa rispetto all’Italia. La spiegazione di questo dato richiede strumenti qualitativi, non solo quantitativi, e certo anche ulteriori indagini. In prima battuta si potrebbe dire che confermi l’egemonia culturale del progressismo cattolico, la cui ostilità alla Messa tradizionale è pressoché proverbiale, non solo nel clero ma anche tra i fedeli francesi. Senonché questo spiega la percentuale molto bassa tra i non praticanti (3%) e fra i cattolici francesi in genere, dove i non praticanti sono la grande maggioranza. Spiega meno la percentuale, non insignificante (comunque, un buon terzo del pusillus grex dei praticanti francesi dichiara che parteciperebbe a Messe tradizionali) ma dimezzata rispetto all’Italia, tra chi dichiara una pratica almeno mensile. Sappiamo infatti da altre indagini che tra coloro che manifestano idee cattolico-progressiste in Francia la pratica della Messa non è frequentissima. Questo obbliga a concludere che anche in un pubblico che non si può considerare tout court come «progressista» la disponibilità verso la Messa tradizionale in Francia è molto minore che in Italia. Il singolare dato richiede ulteriori indagini per essere spiegato. Senza assolutamente suggerire che si tratti dell’unica causa, mi chiedo se la polarizzazione del dibattito in chiave polemica – molto più frequente in Francia rispetto all’Italia anche sui grandi media –, se ha reso il Motu proprio più noto, non abbia ingenerato tra i fedeli francesi un collegamento almeno psicologico che equipara, certo in modo improprio, «partecipanti a Messe tradizionali» e «lefebvriani», così che molti cattolici non progressisti potrebbero manifestare reticenze verso la Messa tradizionale proprio perché non vogliono essere identificati con i lefebvriani. Semplici ipotesi, tutte da verificare. Nel frattempo non resta che prendere atto che quello della Messa tradizionale non è un tema «di frangia» ma suscita un forte interesse tra i cattolici, di qua e di là delle Alpi.
Poche chiacchere a Messa ci si va ogni Domenica; chi ci va quando gli pare o solo quando c'è il Vetus Ordo non ama Dio, anche in una liturgia moderna, in mancanza dei "desiderata", si può levare una preghiera pura, gradita a Dio, le percentuali sono aride, quel che conta è andare a Messa la Domenica, questa è vera testimonianza Cristiana, il resto è fuffa
RispondiEliminaTu adegui il tuo essere "pecora" al senso letterale della parola.
RispondiEliminaAffari tuoi.
C'è invece chi, rifacendosi al Vangelo e alla Tradizione, non ritiene - in coscienza - di potere partecipare a funzioni che col cattolicesimo, quale gli è stato tramandato da venti secoli di tradizione, nulla hanno a che vedere.
Cesare, spero che tu almeno riconosca la validità del Novus Ordo, o sei tra i massimilisti che preferiscono peccare saltando la Messa domenicale piuttosto che partecipare a un rito che non gli aggrada?
RispondiEliminaMeglio essere pecora del Signore che evitare di andare a Messa, anche il Signore è paragonato a un Agnello e l'Agnello di Dio avrà pietà delle sue pecore, bisogna aver timore di Dio, il Vetus Ordo incoraggia il timore del Signore, chi non santifica le Feste comandate, chi non entra in una Chiesa ed evita di levare una preghiera pura solo per spirito di contesa è un eretico ipso facto; una preghiera fatta nell'umiltà, quand'anche fosse fatta in silenzio, anche in mezzo agli arroganti che ci accusano, è esaltata dagli angeli davanti al buon Dio. Il Signore è misericordioso, voglio essere pecora del Signore, ogni Domenica.
RispondiEliminaStai bene con la tua coscienza.
Pippo
Meglio essere pecora del Signore che evitare di andare a Messa
RispondiEliminail problema da porsi è se sono davvero Messe quelle delle Parrocchie neocat... e allora chi è "pecora del Signore" chi ci va o chi le aborre? Esse, come altre celebrazioni, che nulla hanno di cattolico
Anonimo ha scritto:
RispondiElimina"Cesare, spero che tu almeno riconosca la validità del Novus Ordo, o sei tra i massimilisti che preferiscono peccare saltando la Messa domenicale piuttosto che partecipare a un rito che non gli aggrada?
Caro amico, ciò che riconosco io ha ben poca importanza e non varrebbe la pena parlarne. Come "pecora" ben poche possibilità ho di incidere sulla attuale disastrosa situazione della Chiesa. Posso però adottare comportamenti personali che quale battezzato, comunicato e cresimato secondo la plurisecolare dottrina tramandataci, mi consentono - in coscienza - alla luce anche di quanto ci dice il Vangelo, di professare ancora la religione cattolica in maniera aperta e senza compromessi.
Il NOM (che brutta sigla... ricorda qualcos'altro) dicono i "pastori" è valido. Benissimo. Ma la Messa di sempre, è stato recentemente affermato, non è stata mai abrogata né mai avrebbe potuto esserlo.
Io credo che sia quest'ultima quella che meglio esprime ciò che mi è stato tanto tempo fa insegnato e in cui fermamente credo, e a questa soltanto voglio partecipare avendone la possibilità. Le volte in cui ciò non mi è possibile, dedico uguale se non maggior tempo alla preghiera personale, nella mia abitazione.
Dio legge nei nostri cuori e conosce le nostre vere intenzioni. Ho fiducia in Lui.
Per Pippo che sparge le sue "pillole di saggezza" (attenzione al veleno nascosto!) anche sul blog di Tornielli, oltre che qui:
RispondiEliminaMi piace che si guardi a quello che vuole Iddio e non a quello che vogliamo noialtri. Questo Giona avrebbe fatto meglio a rallegrarsi della conversione di Ninive. E io mi domando: Ninive si è convertita proprio come si aspettava Giona? con le stesse liturgie a cui pensava Giona? “un ecumenismo federalista” salverà il salvabile sotto la cupola di un’ unità solo apparente ma non ipocrita
io lascerei stare Giona e Ninive, perché quello che conta è la "conversione" vera a Cristo e non una fantomatica "conversione" che, per esempio nel cammino neocatecumenale, si impone anche a sacerdoti e religiosi, che già hanno fatto la loro scelta per Cristo, col pretesto che è solo il cammino a svelarne le arcane profondità, salvo poi a credere di essere un cristiano cosiddetto di serie A senza accorgerti che hai perso l'identità cattolica e sei diventato, spiritualmente oltre che piscologicamente, "altro"...
e subdolamente si ritira in ballo la liturgia, quasi per avvalorare il sincretistico loro rito, ignorando si stematicamente che lex orandi è lex credendi e noi diventiamo ciò in cui crediamo e che celebriamo
... il rientro degli Anglicani Tradizionali mostra più di ogni altra cosa quanto la Liturgia Tradizionale abbia forgiato la Fede di quella Comunità, alla quale il Papa ha aperto le braccia e il Portone di bronzo!
Tra i vescovi il sondaggio non c'è neanche bisogno di farlo, basta guardare quante diocesi hanno "sdoganato" il rito tradizionale e il conto è subito fatto. Netta maggioranza contro. Fra i preti sono convinto che un sondaggio ben fatto (con la garanzia dell'anonimato, soprattutto) darebbe risultati differenti.
RispondiEliminaNel frattempo non resta che prendere atto che quello della Messa tradizionale non è un tema «di frangia» ma suscita un forte interesse tra i cattolici, di qua e di là delle Alpi.
RispondiEliminaquesta conclusione di Introvigne in ogni caso è puntuale, basandosi sull'analisi del sondaggio, che ha rivelato che non si tratta di un "tema di frangia".
Ma amici miei, anche se si trattasse di un "tema di frangia" non sarebbe comunque giustificato l'atteggiamento dei vescovi.
Certo, poiché normalmente essi sono più sensibili ai numeri che alla qualità, i numeri potrebbero essere dalla nostra parte più delle disposizioni del Papa(??)
Io sinceramente non vado più alla Messa ( montiniana) con regolarità da molti anni. Ci vado solo occasionalmente , in circostanze particolari. Ogni volta noto sempre di più, quanta desolazione a livello liturgico e spirituale imperversi, nella seppur bellissima Chiesa barocca dove da piccolo mi recavo per assistere alla Messa. Il Tabernacolo è stato strappato dall'Altare maggiore che è completamente spoglio, nè fiori nè ceri. La balaustra ed il cancello scomparsi, la "mensa" spoglia , nemmeno un cero , nè tantomeno la Croce. Un'atmosfera sempre più cupa e lugubre si addensa nel Tempio in cui un tempo i Divini Uffici venivano celebrati con pietà e solennità. Ho provato in passato, mettendomi in disparte, ad assistere passivamente al rito montiniano; ma non è fattibile. Al momento dello scambio del segno di pace, c'è sempre qualcuno , davanti, dietro, da destra o da sinistra che viene a darti la mano. Se non ricambi diventa un'offesa personale. La gente risponde meccanicamente al prete senza sapere quello che dice. Ho provato a chiedere a delle persone che frequentano abitualmente la messa domenicale, di cosa parlasse il Vangelo del giorno........non lo sapevano, non ricordavano niente. Secondo me l'opinione dei fedeli riguardo la Dottrina e la Liturgia è da prendere con le pinze. Molta della gente che va a Messa, contesta in uno o più punti la Dottrina Cattolica ( divorzio,rapporti omosessuali, contraccettivi etc.). Non basta andare a Messa nei giorni di precetto per essere Cattolici praticanti. Poi come ha evidenziato il sondaggio, c'è sempre la maggioranza silenziosa , che viene egemonizzata da una minoranza (in questo i catto-satanisti modernisti). Questa maggioranza silenzionsa è inaffidabile perchè si lascia condizionare dalle mode , dalle fobie (messa in latino= lefebvriano= scomunica). I pretacci hanno il coltello dalla parte del manico. Che dobbiamo fare? A volte mi sembra di vivere la stessa situazione che vivevano i cattolici inglesi durante il regno di Elisabetta I.......era proibito essere....cattolici. Con me ci stanno riuscendo....mi hanno fatto perdere la Fede.
RispondiEliminaCoraggio Filippo, ci sono anche metodi per cercare di farsi piacere il novus ordo, quando non se ne può fare proprio a meno (dipende da quanto dista il vetus ordo più vicino: nel mio caso sono relativamente fortunato, ne ho a qualche decina di chilometri soltanto). Dovendo comunque seguire un novus, meglio cercare di vederlo il più possibile "attraverso le lenti" del vetus. Pensa ad esempio che il Kyrie e il Gloria e il Credo e il Pater Noster e l'Agnus Dei ecc. sono ancora traduzioni fedeli delle formule della messa tradizionale (io anzi le dico comunque in latino, e credo di non commettere alcun tipo di peccato). Su quello che discorda palesemente con la tradizione si deve invece cercare di non soffermarsi troppo. Quello che causa maggiore sofferenza non è comunque il segno della pace, che dopotutto è un gesto positivo. A me non piace proprio per esempio la formula novus dell'offertorio, ma quantomeno nelle proprie intenzioni, che siamo tenuti ad unire a quelle del celebrante, si può cercare di essere "tradizionali". Alla fine comunque quella resta una vera messa, e come tale va rispettata. Pensando sempre che alla prima occasione ci si potrà rinfrancare con un vetus.
RispondiEliminaFILIPPO sono d'accordo con te al 100°/°. Per circa 15 anni, dopo la riforma, non sono andato a messa(perdon, all'eucaristia, alla cena del Signore, alla mensa della parola, alla sacra sinapsi.....)la domenica sino a quando ho avuto ed ho la possibilità di partecipare ogni domenica e feste di precetto alla SANTA MESSA secondo il messale di Giovanni XXIII°. E quando sono lontano per vari motivi e non c'è nelle vicinanze (70-100 Km) un centro di Messa tradizionale preferisco non andare a quella funzione che i Cardinali BACCI ed OTTAVIANI ebbero a definire non eretica ma ancor peggio equivoca. E' stata proprio la sua equivocità a far percolosamente diminuire il senso del sacro nelle nostre popolazioni e specialmente il rispetto che si deve al Santissimo Sacramenteo dell'Altare, per fermarsi ai danni più visibili. Da questo ne discende anche un grande calo della partecipazione. Lex orandi lex statuat credendi. Per cui preferisco pregare bene ed eventualmente saltare qualche domenica,recitando sempre il Credo ed il Pater Noster, che andare a quella recita a soggetto, non se ne trova una uguale in tutto l'Orbe, che il NOM paolino.Voglio mantenere intatta la mia fede di cattolico . E non è nemmeno come il NOM venga celebrato. E' la sua estrinseca equivocità che istantaneamente me ne allontana. Assurdamente aggiungo che se ben celebrato è ancora più pericolso perchè subdolamente cambia nella mente dei presenti i concetti basilari della nostra Fede. Ora che chiaramente è stato ribadito che l'Antica Nessa non è mai stata abolita, ricadrà sull'anime nere di quei pastori che con divieti e scuse non pemettono a chi ne fa richiesta di abbeverarsi alla fonte pura della tradizione. Non è popi sospetto che a 40 anni dalla indizione del nuovo messale se ne chieda il riconoscimento da parte di laici e chierici? Se tutto fosse chiaro penso che non ce ne sarebbe bisogno o no? Peter
RispondiEliminaVorrei dire a Filippo
RispondiElimina(con il quale mi trovo concorde pressochè in tutti i suoi commenti) che non DEVE assolutamente perdere la Fede a causa di questa situazione generale di confusione in cui tantissimi fedeli sono stati travolti da eventi tempestosi che hanno sfigurato il volto della Chiesa e turbato profondamente la sua antica stabilità; uno sconvolgimento trascitosi per decenni, e di portata enorme, tale che supera troppo le forze morali intellettuali e spirituali del singolo credente e dell'intero Gregge (come anche quelle dei pastori d'anime, mi sembra....)
Ma il Signore ci conosce, ad uno ad uno, e sa cosa fare di noi e del nostro travaglio! Valiamo più di mille passeri, e la nostra sofferenza non è inutile, ma preziosa nelle sue mani!
(Sa qual è il "piccolo gregge", spesso sviato da falsi o ignavi pastori!)
Non possiamo rinunciare alla buona battaglia, fedelmente sostenuta in tutto il "piccolo" quotidiano, compresa la Messa di cui disponiamo, quella che "passa il convento" oggi...) per conservare la Fede, sempre avanti, rialzando lo sguardo e la schiena, al di là di ogni traversia e sofferenza: sono durissime le prove, ma come per tutti i Santi della storia non sono mancate, così è anche per noi; ora QUESTE sono le prove a noi destinate dal Signore della Vita e della nostra storia!
Il Signore ab aeterno sapeva che Filippo e tantissimi suoi figli avrebbero dovuto affrontare proprio queste spine sulla loro via di santità, e allora....
non resta che seguire Nostro Signore su questo Calvario dove la Sua Croce di Redenzione ci aspetta sempre, è anche la nostra (e coinvolge tutto il Corpo Mistico).
Non è una piccola o spregevole realtà, per quanto amara: non sia dunque la dura prova una causa di perdita della Fede, ma anzi, del suo rinvigorimento!
(L'oro si saggia col fuoco e nella tentazione l'uomo giusto).
Vorrei ricordargli infine S. Paolo
(come per me stessa), dove così ci rincuora:
"Però noi abbiamo questo
tesoro in vasi di creta,
perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale.
(2Cor 4,7-12)
e anche:
"Perciò sono lieto nelle sofferenze per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo Corpo, che è la Chiesa» (Col 1, 24).
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L'Opera di Redenzione è del Signore, noi suoi docili strumenti, e la forza e la Fede, che sembrano languire, solo da Lui ci verranno ridonate e accresciute.
A Cesare, Filippo e Peter
RispondiEliminaSe c'è anafora, se c'è transustanziazione c'è anche la Divina liturgia, c'è la presenza di Cristo nel SS. Sacramento! Questo è quel che conta davvero. Certo sarebbe meglio partecipare ad una S. Messa in cui tutto è chiaro e cattolico, ma quando questo non è possibile (Jacopo ha perfettamente ragione!) è meglio partecipare comunque al rito per il quale ci invidiano gli angeli stessi, offrendo al Signore il nostro dolore per non poter meglio e più degnamente pregarlo in quello che è il momento religiosamente più alto della nostra vita terrena. In questo nostro personale sacrificio c'è anche - se vissuto con fede e consapevolezza - la possibilità di una ulteriore e misteriosa, seppur piccola, mistica partecipazione al Sacrificio.
@ Rutilio Namaziano
RispondiElimina"...è meglio partecipare comunque al rito per il quale ci invidiano gli angeli stessi, offrendo al Signore il nostro dolore per non poter meglio e più degnamente pregarlo in quello che è il momento religiosamente più alto della nostra vita terrena. In questo nostro personale sacrificio c'è anche - se vissuto con fede e consapevolezza - la possibilità di una ulteriore e misteriosa, seppur piccola, mistica partecipazione al Sacrificio."
Ti ringrazio per queste tue buone parole sulle quali rifletterò. Sono consapevole dei cambiamenti avvenuti nella Chiesa dal 1958 ad oggi e non mi faccio certo illusioni circa ritorni "all'antico" anche se questo antico null'altro rappresenta che la tradizione bimillenaria, la Verità le cui modificazioni, da chiunque vengano fatte, il Vangelo ci avverte di guardarci.
Converrai con me che di modificazioni, dal 1958 ad oggi, ne sono state proposte (e imposte) parecchie.
E' vero che Concili ecumenici e Papi sono assistiti dallo Spirito santo, ma viene da chiedersi se questa assistenza sia stata sempre recepita.
Non aggiungo altro anche per non ingenerare in altri dubbi che da qualche tempo mi accompagnano e ai quali cerco di trovare risposta nella preghiera.
Alla Messa domenicale un cattolico deve andare, oltre che uno dei comandamenti, non dimentichiamoci che è anche uno dei 5 precetti della Chiesa, quindi non andarci deve sempre essere fuori discussione, non può esistere: o quel rito/parrocchia o niente. Anch'io preferisco la Messa gregoriana, ma la celebrano in una chiesa molto lontana da dove abito io, e quando sono pigro non salto certo la Messa domenicale ma ripiego sulla mia parrocchia.
RispondiEliminaOttima l'analisi di Introvigne e se posso dare un consiglio alla redazione: perché non mandate una lettera alla P.C. Ecclesia Dei dove gli illustrate il sondaggio e i suoi risultati.
Credo che visti i risultati per la commissione potrebbe essergli di una qualche utilità (sebbene sia un sondaggio locale) e cmq potrebbe già prepararsi per quando i vescovi italiani inizieranno a mandare i loro rapporti in maggioranza negativi.
Condivido pienamente l'analisi del prof. Introvigne. Noto solo che, se può essere vero che i francesi temano di essere scambiati per Lefebvriani, la presenza massiccia di questi ultimi in Francia ha senz'altro contribuito ad una maggiore informazione sul M.P. Non credo proprio che in quella nazione i media cattolici abbiano informato di più o meglio i fedeli.
RispondiEliminaDopo la riforma=rivoluzione liturgica, imposta con violenza dall`alto ma non dall`Alto, mi sono allontanata, quando son ritornata nel 2005 con Papa Benedetto, ho tentato, credetemi, di partecipare alla Messa NO, ma ho vista la divina Liturgia massacrata, devastata, dai vari novatores, e anche quando il sacerdote era corretto e rispettuoso erano i laici con la loro agitazione e iperpresenza ad infastidirmi, per non parlare dei canti, impossbile di pregare nel silenzio del mio cuore, impossibile di prepararmi degnamente all`incontro con Cristo.
RispondiEliminaNon giudico la Messa No, invalida, come potrei, ma è molto lontana dalla mia sensibilità e lo resterà.
Come ho già detto se non avessi incontrato la FSSPX dapprima et la FSSP in seguito non so dove sarei oggi .
Secondo me uno degli aspetti piu' deleteri delle messe novelle sono i cantacci, inintonabili senza regredire all'eta' mentale di circa dieci anni (e ho l'impressione che con il Suo "sinite parvulos..." Nostro Signore non intendesse riferirsi a questo genere di infanzia).
RispondiEliminaPur preferendo di gran lunga la messa tradizionale, che ho la fortuna di seguire tutte le settimane, a un novus ordo officiato in modo decoroso penso si possa partecipare senza troppo stoicismo. Ci sono casi, pero', in cui la celebrazione assume l'aspetto di una vera e propria parodia, con infrazioni patenti, deliberate, sistematiche e compiaciute, o anche solo con un'assenza di decoro e di gravitas che contrastano con quanto il Sacrificio richiede. In quel caso, francamente la situazione si fa problematica per il fedele. Se nel raggio di cento chilometri ci fossero solo messe a base di chitarre, balletti, comizi ed eruzioni contubernali, forse getterei la spugna come hanno fatto Cesare, Filippo e Peter.
L'esperienza personale, comunque, mi dice che sopportando in apnea qualche messa-malmessa e attivandosi per cercare o per promuovere situazioni migliori, alla fine si approda a qualcosa di degno.
Grazie Adriana :)
RispondiEliminaSursum corda, habemus ad Dominum!
Per molti anni mi sono allontanato anch'io dalla S. Messa V.O. anche per paura delle "scomuniche" e su invito di taluni tradizionalisti che sostenevano che l'antica Liturgia non avrebbe più potuto tornare.
RispondiEliminaOggi ricordo quegli anni con sofferenza e non riesco a dimenticare la noia provata in tantissime celebrazioni anonime e fredde. Ringrazio Dio di avermi fatto ritrovare il tesoro della S. Messa di sempre, grazie alla FSSPX.
Se proprio sono impossibilitato ad assistere oggi alla Messa Gregoriana, ma cerco di fare in modo che ciò non avvenga, ... mi turo il naso e vado nella mia Parrocchia. Il senso di disagio si fa però, anno dopo anno, sempre più forte. Francamente non so quanto potrò ancora resistere!
Ho risolto il problema!
RispondiEliminaIl sabato pomeriggio accompagno mia nipotina di 7 anni alla Messa Vetus Ordo, mentre la domenica mattina mi preparo e indosso IL VESTITO BUONO (come si usava una volta) e vado ad ascoltare la Mia Messa di San Pio V.
Che gioi e quante emozioni ho ritrovato!
Welcome, noto con piacere che hai già mandato in soffitta il messale di Paolo VI, battezzandolo "Vetus Ordo". :)
RispondiEliminaWelcome, noto con piacere che hai già mandato in soffitta il messale di Paolo VI, battezzandolo "Vetus Ordo". :)
RispondiEliminaLa Messa è la Messa, comunque vien celebrata, e ci si va a trovare Gesù Cristo. Punto. Non troviamo facili scuse. E poi, tanto più la Chiesa è disastrata, tanto più c'è bisogno delle nostre Comunioni riparatrici. NOM o VOM. Che l'abbruttimento di forma faccia perdere di vista la sostanza è un'inganno demoniaco.
RispondiEliminaLore scrive:
RispondiEliminaLa Messa è la Messa, comunque vien celebrata, e ci si va a trovare Gesù Cristo.
Lore, vorrei essere d`accordo con te, credimi, ma non mi è possibile. Hai visto certi filmati su youtube? Hai visto gli oltraggi, le violenze fatte al Santo Sacrificio?
Io non ho avuto bisogno di andare su youtube, li ho visti con i miei occhi.
Non puoi dire che la forma non conta, perchè la forma esprime la sostanza e certe forme ti obbligano a dire che non siamo più in presenza di una Santa Messa cattolica.
Almeno questo è la mia opinione.
Ho avuto il cuore ferito davanti a certi spettacoli che rifiuto di chiamare Messe.
Quando non c`è più la consapevolezza di ciò che succede all`altare, quando con ogni evidenza non si crede che Cristo è realmente Presente, quando è il sacerdote stesso a non più crederci, possiamo ancora dire che siamo ancora in presenza di una Santa Messa?
RispondiEliminaAme il saggio è piaciuto molto.
RispondiEliminaNoto però che solo pochi commenti hanno parlato dei dati prodotti e si è tornati al solito NOM si, NOM no che, mi pare, non fosse l'argomento centrale del ppost.
AMDG
Luigi C
Non si tratta di stare in Chiesa e sopportare solo la noia di 35-45-60 minuti. Paradossalmente la parte più interessante della nuova Messa è la predica. Da circa 40 anni è in atto una Protestantizzazione forzata , non solo della Liturgia e dell'architettura degli edifici sacri,ma di tutta la Chiesa, dall'alto in basso, sopratutto a livello dottrinale.
RispondiEliminaSe fosse solo una questione estetica, credo che non ci sarebbe stato tutto il casino che c'è stato con i "lefebvriani", motu proprio e quant'altro! Se per alcuni Vetus e Novus Ordo si equivalgono,e basta un pò di latino in più per rendere il secondo "accettabile", faccia pure. Io non sono un "estetizzante". PREFERISCO LA MESSA DI SEMPRE IN ITALIANO ALLA MESSA RIFORMATA IN LATINO. Ormai è una questione di principio, non solo non mi piace andare alla nuova messa ( che non è una scusa valida), ma sto male , proprio male, provo un forte disagio. Ho pensato anche, che questa mia sofferenza fosse dovuta al fatto che fossi...posseduto dal Demonio( eheheheh), ma quando ho assistito alla Santa Messa Romana,al posto del disagio ho avvertito serenità e godimento a livello spirituale , nonchè senso appartenenza ad una Chiesa della quale avevo letto nei libri di storia o visto alcune immagini in bianco e nero. I pretacci non facevano che ripetermi sin da piccolo i seguenti mantra :" Prima del Concilio superstizione , dopo il Concilio più Vangelo"." La Messa non è un rito magico". "La Chiesa preconciliare era arroccata su delle verità e si era chiusa al mondo, la chiesa del Concilio ascolta le necessità dell'uomo" ...ed altre cazzate.
Ora ho perso la Fede, mi ritengo una delle vittime del Vaticano II e dei suoi epigoni. Credo che farò causa al Vaticano II ed ai suoi sostenitori........per questa situazione di malessere esistenziale che mi hanno causato.
Perchè sapete...... avrei voluto continuare a credere che il Papa non può indurre il proprio gregge su pascoli avvelenati; credevo nel principio dell'ipse dixit. Nemmeno l'intercessione di San Marcello Vescovo e Martire mi potrà salvare, temo.
PIPPO scomunica con la sua autorità che si autoconferisce chiunque salti la Messa domenicale.
RispondiEliminaCostui sarà un peccatore, ma eretico ipso facto, poi! Se si andasse almeno sul vocabolario per capire il significato dei termini si eviterebbero scemenze del genere.
Quanto a Ottaviani e Bacci scrissero che il NO rappresentava un impressionante allontanamento dalla teologia della S. Messa fissata definitivamente a Trento.
Chi non può andare per motivi seri - non per pigrizia - alla S. Messa tradizionale, partecipi al NO con animo sereno ed in spirito cattolico e offra la sofferenza in isconto dei propri peccati. Certo a messe pagliacciate meglio non andarci perché sono sacrileghe.
Quanto al questionario, a suo tempo scrissi che avrei voluto leggere sul blog le domande per vagliarne la consistenza ed il tenore. Ma la REDAZIONE, come da suo diritto, andò per la sua strada consigliata da non so chi.
La genericità o la "forma" di alcune delle domande m'apparvero subito difettose. E per questo nel primo commento al sondaggio insistei nell'invito a considerare il risultato soltanto come una tendenza. Non ho manifestato alcuna esultanza, pur riconoscendo il valore della tendenza.
Va là Pastorelli che è un comandamento del Signore andare a Messa SEMPRE; chi non va a Messa, DI FATTO è fuori da qualsiasi Chiesa, come lo sono i gerani sui balconi: al freddo e al gelo.
RispondiEliminaMagari si potesse andare tutti i giorni al cospetto del Signore, e, in mancanza di meglio, anche con il novo ordo.
Filippo mi sei simpatico ma hai le idee un po' confuse, se non ti vuoi fare prete, trovati una fidanzata
Ste ben
Pippo
No, sulla via della invalidità tout court delle messe in novus ordo non si può marciare senza nel contempo scivolare - più o meno consapevolmente - lungo il piano inclinato di sedevacantismo et similia.
RispondiEliminaVenendo, invece, alla questione delle domande poste nel sondaggio, è probabile che la Redazione non fosse in grado di modificarle, in quanto al lancio della sottoscrizione - e dunque all'annuncio, per noi, del sondaggio - i giochi erano fatti e la Doxa stava già operando (se non aveva già finito di operare).
Questo PIPPO è come la famosa scopa. Solo che quella è utile.
RispondiEliminaPer lui chi non è rigorosamente praticante è fuori dalla Chiesa.
Con una testa così è inutile perder tempo. A lavar la testa all'asino, si dice in TYoscano, si perde ranno e sapone.
Mi tornan in mente certi versi di Trilussa che qui non si posson riportare.
Per Pastorelli
RispondiEliminaMa sai che a leggervi mi state creando un sacco di problemi?
Tu credi che tra le due messe ci sia differenza? Mi farebbe piacere conoscere la tua opinione personale
Se n'è parlato più volte.
RispondiEliminaE' bene che nascano i problemi: questo dà modo di approfondire, un purità d'intenti.
dice Welcome:
RispondiEliminaMa sai che a leggervi mi state creando un sacco di problemi?
Tu credi che tra le due messe ci sia differenza?
Se pensi che tra le due messe non ci sia differenza se non di lingua.
Se ritieni che il significato e la fede che trasmettono sia la stessa, allora non hai problemi.
Perché assillarsi alla ricerca di un Vetus ordo, perché battersi per più di 40 anni subendo le più assurde e incredibili persecuzioni anche fisiche, perché i Vescovi si impegnerebbero così tanto per impedire la Messa di prima e darebbero chiese non solo agli eretici ma persino alle altre religioni ?
Se approfondisci solo un pò, vedrai che non è poi così assurdo che io, per esempio, che prima della riforma andavo a messa anche ogni giorno (almeno in certi periodi) e che mi comunicavo con frequenza, da allora vado con molta meno assiduità, faccio la comunione, se va bene, una volta l'anno e devo constatare che più vado alla messa nuova e più essa mi porta fuori dalla fede che mi è stata insegnata.
Bresca, sono cose che in molti hanno provato.
RispondiEliminaIl canto d'ingresso per la Messa della mia Prima Comunione era "Più presso a Te Signor", che oggi sullo stesso motivo recita "Credo in Te Signor".
E' una bella differenza!
Vedi, io frequento la Messa NO il sabato per portare mia nipotina e finalmente la VO di domenica.
Se devo essere sincero c'é una differenza enorme! Mi commuovo durante la celebrazione perchè giustamente mi sento come il pubblicano che dal fondo del tempio non osa alzare lo sguardo.
Poi non sopporto le passerelle per le letture né le preghiere dei fedeli ove si sente di tutto e di più; non sarebbe meglio una vera riflessione sul Padre Nostro che in se contiene già tutte bqueste cose?
Scusa lo sfogo
Ma che sfogo, Welcome hai detto bene!
RispondiEliminaUn abbraccio
Pippo