Traduciamo in italiano il parere reso dal canonista tedesco, rev. Gero P. Weishaupt, vicario giudiziale della diocesi olandese di Hertogenbosch, pubblicato dal sito tedesco Summorum Pontificum e ripreso dal New Liturgical Movement. Il parere concerne le competenze della Ecclesia Dei in merito all’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum, di cui il recente motu proprio Ecclesiae Unitatem nulla dice.
Con il motu proprio "Ecclesiæ Unitatem", l’Ecclesia Dei è stata incorporata nella Congregazione per la Dottrina della Fede e non è quindi più una Commissione indipendente, immediatamente soggetta al Papa. Questo non significa peraltro che Ecclesia Dei perda competenze. Continuerà ad essere responsabile dell’applicazione del motu proprio "Summorum Pontificum". Una limitazione di competenze in questo senso non risulta né da "Summorum Pontificum" né da "Ecclesiæ Unitatem". "Summorum Pontificum", al contrario, parla perfino di un’estensione delle competenze della Commissione
Solo per quanto concerne il dialogo dottrinale con la Fraternità S. Pio X (Ecclesiæ Unitatem, al n. 5 dice: "... Quandoquidem quæstiones ... ad doctrinam spectant ...), il lavoro della Commissione in futuro verrà portato avanti in stretta collaborazione con la Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha la responsabilità di fondo. Questo trasferimento di competenze chiaramente fa seguito al n. 5 del recente motu proprio Ecclesiæ Unitatem: ut Commissionis Eccleisæ Dei structura denuo componatur, dum cum Congregatione pro Doctrina Fidei arte nectitur. In quanto questo dialogo concerne espressamente la dottrina, il lavoro dell’Ecclesia Dei è rivolto verso la Congregazione della Fede. Quindi il legislatore, il S. Padre, indica egli stesso che il dialogo con la FSSPX non concerne primariamente la liturgia, ma la dottrina. Tutti gli altri compiti che non riguardano questo dialogo, continuano ad essere autonomamente nella mani della Commissione, con la possibilità che argomenti strettamente alla liturgia possano esser risolti in collaborazione con al Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. La recente nomina di un secondo sottosegretario di questa Congregazione è indizio in questa direzione.
Effettivamente questi sono poteri e competenze troppo limitati se non sterilizzati. Nonostante possa sembrare questione di volgare politica curiale, credo che finchè non ci sarà una struttura dedicata ti tipo giuridico e amministrativo al più alto livello, qualunque occasione sarà buona per limitare l'impatto della Tradizione sull'intera compagine ecclesiale.
RispondiEliminaC'è poi l'aspetto delle nomine dei Vescovi: è il punto più dolente, quello decisivo, ma anche quello che nessuno oggi ha l'energia e il coraggio di affrontare, tantomeno risolvere. Speriamo in un atto di "santa follia" da parte del Papa.
Tutto questo è certamente vero sulla carta; resta da vedere quale capacità di operare avrà la commissione, che aveva da poco iniziato ad agire (vedi alcuni interventi nei confronti del cardinale di Manila o di un vescovo irlandese). Con la composizione attuale, dubito che la commissione sarà molto efficace nel garantire azioni a favore delle istanze locali, a meno che non venga approvata e pubblicata la famosa istruzione (o circolare) applicativa del motu proprio Summorum Pontificum.
RispondiEliminaA.P.
I motu propio e le circolari, ormai da decenni, lasciano il tempo che trovano; perché le disposizioni romane tornino ad avere effetto è necessario si controlli la loro applicazione rimproverando fino alla sanzione i vescovi riottosi. Ma questo ora è solo un pio desiderio di qualche tradizionalista. Pertanto si continuerà come si è fatto finora: emanare leggi che nessuno rispetta e che tutti o quasi si industriano ad aggirare. Attualmente, de facto, il vescovo di Roma è per la Chiesa più o meno ciò che quello di Costantinopoli è per i Greci scismatici. Il Papa è l'esotico ospite da osannare come una star, da invitare per darsi lustro (magari mettendogli addosso vestiti simil circensi) e basta. Per il resto chi conta sono le Conferenze episcopali, i singoli vescovi (quelli che hanno polso) e, soprattutto, la prassi invalsa negli ultimi decenni.
RispondiEliminaAntonello
Sarebbe il caso di iniziare a realizzare che il Papa ha lasciato lo stile soft (pazienza e mitezza) e ora non vada tanto per il sottile. E saran dolori per la fraternità se continua sullo stile di prima. Sembra che il Papa sia deciso a tirare le somme, o dentro o fuori (e le regole le detta Lui).
RispondiEliminaSperiamo che tiri le somme anche verso i vescovi che violano le sue disposizioni. Volesse il Cielo che si fosse finalmente deciso ad usare la sua autorità senza andare per il sottile. Temo che Antonello abbia ragione, ma ribadisco che per me questa nuova Ecclesia Dei desta ancor meno preoccupazioni ai vescovi sul versante Summorum pontificum, anche se forse li impensierisce di più sul versante del dialogo con la FSSPX
RispondiEliminaVorrei portare il mio rispettoso contributo esterno, molto critico ma limitato ai grandi fenomeni e con vicinanza cristiana nei vostri confronti: nulla di personale.
RispondiEliminaLe ultime decisioni papali dimostrano che in effetti la logica centralistica curiale si rivela come Crono che divora i suoi figli. Il fenomeno tradizionalista è stato fomentato dal retrivo mondo papalino per boicottare le novità del Concilio, ma poi questo medesimo mondo ha creduto bene di accettare il Concilio stesso perché ciò consentiva un modus vivendi col potere nordamericano e nostrano e con i benefici economici che assicurava, anche a scapito della purezza evangelica.
Così in breve le comunità tradizionaliste saranno sempre più marginalizzante, vuoi per
- -la diminuzione dei rapporti con l’istituzione cattolica, progressivamente fino alla rottura,
- -la progressiva caduta o mancanza di visibilità ( in parte dovuta alla diminuzione della loro forza interiore e della difficoltà di organizzare la propria visibilità).
Le comunità tradizionaliste diventeranno solo le vestigia dell’originario spirito reazionario che le ha fatte nascere e vivere.
Quindo, ineluttabilmente, scompariranno: confluiranno nel conservatorismo istituzionale e/o nell’ “autonomizzazione” della credenza, passando dalla Chiesa autocratica e monolitica al declino del legame istituzionale verso un cristianesimo altro, duro, puro e settario.
Entrambi i modi di declino, incapaci di evolvere e di assumersi i bisogni dei cristiani del 21° secolo.
E Lollarda ripete lo stesso concettino in ogni post. Abbiamo capito!
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