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sabato 11 luglio 2009

La profanazione delle specie consacrate

Un dotto canonista ci invia questo approfondito saggio sul delitto di profanazione dell'Ostia consacrata. Ispirato, ci dice, dal nostro post sui "palloni gonfiati" in chiesa. Che cosa dovrà allora ispirargli la notizia di ieri circa l'Ostia cacciata in mano al Primo Ministro canadese (protestante) e che questi s'è messo in tasca... Dove la profanazione maggiore non sappiamo se sia del Ministro (che in fondo, da buon protestante, non crede alla Presenza Reale) o piuttosto del celebrante, che distribuisce la comunione come si fa coi volantini pubblicitari, senza curarsi di chi riceve o anche solo se voglia ricevere.


Sia il 1367 che il 1442 sono canoni che sanzionano pene per delitti commessi da fedeli battezzati (cfr. can. 11 CIC; can. 1490 CCEO) contro la religione (cfr. cann. 1364-1369 CIC). Comminano infatti la pena della scomunica per coloro che profanano le specie consacrate del pane e del vino nelle quali è presente Cristo Signore, in corpo, sangue, anima e divinità (cfr. can. 897 CIC; can. 698 CCEO). Nella Chiesa latina tale scomunica è latae sententiae, vi si incorre ipso facto: cioè per il fatto stesso del commesso delitto; quindi la scomunica è automatica (cfr. can. 1367 CIC). Inoltre, è riservata alla Sede Apostolica, nello specifico alla Congregazione per la Dottrina della fede, e quindi la censura non potrá essere sciolta neanche dal Vescovo, tranne che nella solita eccezione dell'articulo mortis.

Va però notato che non ogni profanazione delle specie eucaristiche costituisce delitto, nostante sia peccato. Il delitto lo configurano tassativamente tre specifici atti, che la legge penale indica con tre verbi: abicit, abducit, retinet. È stabilita la scomunica per chi getta in terra (abicit) le specie eucaristiche, per chi le asporta (abducit) e/o le conserva (retinet) a scopo sacrilego (a me personalmente è capitato di aver colto in flagrante una vecchietta che, prendendo l'Ostia con le mani, ha fatto finta di metterla in bocca. Quando mi sono piantato di fronte a lei per farmi ridare l'Ostia, tra le urla della vecchietta é venuto fuori che la conservava insieme alla tessera del tram, come amuleto. In questi casi io so che posso ostacolare con il mio corpo che la vecchietta in questione si allontani, ma che non posso bloccarla, perché potrei essere denunciato. Io sarei del tipo "tiró fuori la spada e staccó l'orecchio", ma i carabinieri non sarebbero d'accordo. Voi cosa sapete/fate in casi analoghi?)

Chi profana le specie consacrate,
oppure le asporta
o le conserva a scopo sacrilego,
incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica...

ma abicit viene tradotto in italiano con “profana”, ed è su questo che vorrei fermarmi un attimo nella riflessione.

«Chi profana le specie consacrate» (testo della traduzione italiana) non è la stessa cosa da «qui species consecratas abicit». Nel primo caso la profanazione è generica e può riferirsi ad ogni forma di profanazione; nel secondo sembrerebbe specifica, contemplando solo il fatto di chi getta in terra le specie consacrate (abicit).

Infatti, abicit era sempre stato comunemente inteso con “gettare via, buttare” con un senso di odio e disprezzo; paradossalmente, il ladro che getta le particole consacrate per rubare la pisside secondo la scuola tradizionale commette peccato gravissimo ma non commette delitto di profanazione, se non c'era odio verso le particole. Si tratta dunque di trattare con odio, con disprezzo le specie consacrate.
Invertendo l'analogia del ladro della pisside, per trattare con disprezzo e dunque “profanare” non è necessario toccare fisicamente le specie consacrate. D'altronde è logico, perché, come ci ricorda Giovanni Paolo II, “La Chiesa vive dell'Eucaristia. Questa verità non esprime soltanto un'esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa” (Ecclesia de Eucharistia, 1). Il disprezzo dell'Eucarestia é disprezzo della Chiesa e dei suoi misteri, e questo comporta non essere in comunione (scomunica) con Lei.

Ma evidentemente il dubbio legato alla parola “abicit” rimaneva nell'aria, infatti nel 1999 la Pontificia Commissione per l'interpretazione dei testi Legislativi (AAS 91 (1999) 918) veniva chiamata a rispondere al seguente quesito:
I padri del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi, nella sessione plenaria del 4 giugno 1999, hanno ritenuto di dover rispondere come segue al dubbio proposto:
D. Se nei canoni 1367 CIC e 1442 CCEO la parola «abicere» debba intendersi solamente come l’atto di gettar via.
R. Negative e «ad mentem».
La «mente» è questa: qualunque azione volontariamente e gravemente spregiativa è da considerarsi inclusa nella parola «abicere». Quindi incorre nella stessa scomunica chi pur non gettando per terra dette specie, le profana, fa sacrilegio con atti che sono di disprezzo, di sfregio, di repulsione offensiva, di trattamento umiliante? Tali atti non solo equivalgono moralmente e giuridicamente al gesto del gettare via, ma addirittura lo superano quanto ad intenzione e fatto profanatorio. Il problema così impostato viene ampliato sotto il profilo morale e sotto l’aspetto giuridico. Ci si chiede pertanto se i gesti che sembrano più gravi di quello del gettare via, siano da giudicare anche delitti, oltre ad essere peccati.

Il latino ci puó aiutare; nel dizionario Calonghi, sotto abicio, troviamo: gettare via, gettare a terra, buttar là trascuratamente (!), vendere ad un prezzo vilissimo (svendere), lasciar cadere, calpestare, avvilire, privare di ogni valore, umiliare, degradare, abbassare.

Ora, se proviamo ad allargare il ragionamento e passiamo dalla specie consacrata all'azione che consacra la specie (il canone 18 ci dice che le leggi penali sono da interpretarsi in senso stretto; questo "allargamento" non è dunque in senso giuridico, ma in senso logico), mi domando e concludo: quando celebriamo il sacrificio Eucarestico impropriamente o partecipiamo all'Eucarestia senza tener presenti i fini propri (glorificazione di Dio, ringraziamento a Dio, espiazione, propiziazione, impetrazione), commettiamo un'azione gravemente spregiativa? Non entro nella volontá, che genera l'azione dolosa o colposa, ma come valutare ad esempio le notizie che vediamo nel blog “messainlatino” con il sacerdote che riempie la Chiesa di palloncini colorati e celebra il Mistero del Sacrificio?

Elevare la S.ma Eucarestia in mezzo all'orchestrina ed ai palloncini, non vuol forse dire “...privare di ogni valore, umiliare, degradare, abbassare” come ci dice il dizionario?

“Il nostro modo di pensare è conforme all'Eucaristia, e l'Eucaristia, a sua volta, si accorda con il nostro modo di pensare” (Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 18, 5: SC 100, 610 (PG 7, 1028)).

Walter Fontanini

67 commenti:

  1. Abicio ...abiectum.
    Si fa del Corpo di Cristo una cosa abietta. Ma sanno quello che fanno?

    P.S. Guardate qua:
    http://wxre.splinder.com/post/20930794#comment

    RispondiElimina
  2. SIG WALTER FONTANINI

    la ringrazio assai per il suo articolo , ma da non addettto ai lavori , LE chiedo che differenza fa fra il profanare una particola e quanto e' accaduto di ORRRRRRRRRRIBILE a LINZ , CHE DIFFERENZA C' E' , dove e' il distinguo ?????

    le saro grato al massimo per una SUA risposta .

    RispondiElimina
  3. Dio dei deboli, degli oppressi, degli insoliti,
    noi ti lodiamo per il tuo amore speciale
    per tutti coloro che in qualche modo non rientrano negli schemi.
    Il tuo Spirito ha calmato gli abissi agitati dalla tempesta,
    la tua Parola ha modellato dal caos un mondo, che tu hai definito “buono”.

    Hai formato il tuo popolo Israele da rifugiati e schiavi,
    hai trasformato dei nessuno in qualcuno, dando loro il tuo nome.

    Ci hai insegnato a sopravvivere nel deserto,
    ci hai nutriti con una manna sconosciuta,
    hai calmato la nostra sete con l’acqua dalla roccia,
    ti sei sempre mostrato fedele verso di noi,
    ma al tempo stesso pieno di sorprese.

    Ci hai portato nella terra preparata per noi
    per essere una comunità santa in cui vi e spazio per ciascuno
    per crescere ed espandersi, per creare ed amare a gloria del tuo nome.

    La tua guida paterna e il tuo insegnamento materno erano
    per accogliere gli esuli e gli stranieri,
    per avere cura dei deboli e dei poveri,
    per visitare gli ammalati e gli anziani.
    Ma noi abbiamo dimenticato di esser stati schiavi in Egitto.

    Noi abbiamo chiesto di essere come le altre nazioni,
    di organizzare il mondo secondo i nostri comodi,
    di signoreggiare sui nullatenenti, di rifiutare i diversi come impuri.
    Molte volte i tuoi profeti ammonitori furono rifiutati come traditori.
    Nell’esilio e nella distretta tu ottenesti la nostra attenzione,
    ma poi sempre tornammo a casa per chiudere gli altri fuori dalla porta.
    E tuttavia la nostra resistenza non poté mai vincere il tuo sogno.

    Tu venisti in mezzo a noi come emarginato, come illegittimo, come esiliato.
    Tu toccasti i lebbrosi e le donne che perdevano sangue,
    tu mangiasti con gli esattori delle tasse e reclutasti delle prostitute,
    tu guaristi i tormentati, ammaestrasti i senza speranza,
    scegliesti discepoli incostanti e improbabili,
    accogliesti il Nord e il Sud, l’Est e l’Ovest alla festa per le nozze dell’Agnello.

    Nella notte prima di morire per noi,
    tu prendesti del pane, rendesti grazie, lo spezzasti,
    e lo desti ai tuoi amici, dicendo:

    Prendete, mangiate: questo è il mio corpo che è dato per voi.
    Fate questo in memoria di me.

    Dopo aver cenato, prendesti la coppa del vino,
    rendesti grazie e la desti loro, dicendo:

    Bevetene tutti: questo è il mio sangue del nuovo patto,
    versato per voi e per tutti per il perdono dei peccati.
    Ogni volta che ne berrete, fate questo in memoria di me.

    Noi ricordiamo la tua morte per noi, tuoi amici,
    Signore, ed annunciamo la tua risurrezione, nostra nuova vita.
    Abbiamo deposto su questa mensa i doni che vengono da te e dalla terra,
    il pane e il vino: possano, per il tuo Santo Spirito,
    diventare per noi il pane della vita e il calice della salvezza,
    il tuo corpo e il tuo sangue;
    e possiamo noi amare come tuo corpo, nel mondo.
    Trasforma la tua chiesa, la nostra città e il nostro pianeta
    in una comunità inclusiva, così aperta e così profonda come il tuo amore. Amen.

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  4. Certo in questo 'luogo' una formula consacratoria inserita della tua inedita preghiera eucaristica, caro Anonimo, se anche è solo 'narrativa' di un evento così grande, poco cambia.

    Ma che in un contesto celebrativo, si sia sostituito l'aspetto 'narrativo' a quello 'fattitivo', significa che
    della nostra Fede è stata fatta una profanazione ben più sottile e seria.
    E' proprio da questo che scaturiscono tutti gli atti e fatti deteriori per effetto di una sacralità banalizzata e tradita

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  5. comunità inclusiva...
    i tuoi schemi...
    ......
    Il Signore avrebbe "schemi"?
    ma qui c'è una mente brilla(nte)?
    -----------
    INCLUSIONE!
    Ma che belle parole,
    tanto di moda,
    tanto sconosciute ai Santi di 2000 anni, che non avevano capito niente!

    chiesa = comunità inclusiva?

    di che? di chi?
    anche di quelli che lo bestemmiano
    e lo rifiutano o lo scherniscono,
    musulmani, ebrei, ecc...

    Ah sì, abbiamo capito:
    l'interpretazione del solito
    vento di primavera pentecostale
    che ha reso "tutti sacerdoti e profeti", per cui i nuovi saccenti
    predicatori, dopo aver letto
    (se l'hanno letto...)
    il Vangelo a modo loro, fanno finta
    di dimenticare che

    Gesù dopo la Resurrezione si presenta agli apostoli e usando il modo imperativo dice:

    “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato”.

    In quel congedo prima dell’Ascensione, il Figlio di Dio non raccomanda genericamente “amatevi tutti senza imporvi l’un l’altro le religioni”, ma essendo Lui il Vero Dio nella SS.ma Trinità, ha comandato di annunciare la Verità a tutti gli uomini
    e di battezzarli
    per la loro salvezza.

    Ah, già,
    siamo qui davanti ad uno dei mille nuovi evangelizzatori "carismatici", che se la ridono
    del Magistero bimillenario,
    perchè hanno assorbito
    le NUOVE TEOLOGIE alla "Bose" o alla "focolarina", ovviamente!

    In questo "volemose bene" universale con cui è stato identificato l'ecumenismo, il fedele cattolico, completamente disorientato e frastornato e si chiede:

    Ma Gesù Cristo che cosa è venuto a fare, se ognuno può continuare ad adorare il suo dio, così come la sua religione gliel'ha presentato,
    che senso aveva quel comando:

    Andate, predicate, battezzate “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” ?

    Tanto, oggi, è vero tutto e il contrario di tutto, Gesù perdona e INCLUDE (parola di grande effetto!)
    TUTTI, PURE CHI LO RIFIUTA!

    Ma fate il santo piacere di finirla, che non abbiamo più voglia di polvere negli occhi!

    RispondiElimina
  6. Anch'io avevo letto che i focolarini ritengono si possa dare la Comunione anche ai non battezzati, in nome di una Chiesa "inclusiva", come blaterano oggi certi carismatici.

    Ma è vero?
    Fino a questo punto il fedele medio cattolico si dovrebbe lasciar confondere le idee in nome di un malinteso "ecumenismo"?

    RispondiElimina
  7. "Noi ricordiamo la tua morte"

    ----------
    Proprio questo
    è il punto cruciale di tutto il marasma della Fede che sta sconvolgendo la Chiesa da 40 anni:
    la parola MEMORIALE, e la frase
    "...fate questo in MEMORIA di me",
    espressioni che nella comune coscienza della gran parte dei fedeli
    (massificata talora in pseudo-catechismi sorbiti ciecamente e passivamente per anni, in modo pressochè subliminale)
    hanno perso il loro VERO significato, per approdare a quello di
    replica di un evento storico
    tramite rappresentazione scenica o filmica

    dunque sembrano aver perso quello di
    RI-PRESENTAZIONE
    RI-ATTUALIZZAZIONE,
    (com'era fino a 40 anni fa, senza incrinature di certezza nei più),
    stratificandosi con il suo contenuto falsificato nel "profondo" delle coscienze, a loro insaputa.

    Ed è la causa profonda e remota,
    che ha scavato come "gutta cavat lapidem" erodendo il basamento di roccia dell'antica Fede, ed è approdato tanta indifferenza alla Presenza Reale di Gesù nell'Ostia, diffusa anche nel clero, con annessa la grande facilità a scivolare nella profanazione e nell'oltraggio delle
    Specie Eucaristiche.
    (Così a me pare).

    Giovanna

    RispondiElimina
  8. A dire il vero, mi sembra che chi neghi il carattere realistico del termine MEMORIALE sia proprio la teologia manualistica preconciliare, qui rappresentata ancora più retrivamente da UNA MYSTICA PERSONA.

    RispondiElimina
  9. ...e come dice bene Mic,
    evidentemente
    il MEMORIALE è diventato
    COMMEMORAZIONE, alla maniera di tante altre della vita civile e profana!

    L'avverarsi della Presenza di Gesù nell'Ostia consacrata non è più
    considerato e creduto come un FATTO,
    ma solo come RACCONTO, bel racconto e basta, dopodichè si va alla "mensa"
    e...allegria!
    Il bel racconto è finito e il Signore non c'è più, davanti a noi,
    nel Tabernacolo, chissà...
    non ci riguarda più!
    (E dentro di noi? meglio non porsi la domanda...l'ho ricevuto, basta, posso uscire dalla Chiesa e correre
    alle mie svariate incombenze!)

    RispondiElimina
  10. Non sapevo che i focolarini, sostenessero che si può dare l'Eucarestia anche ai non battezzati. Questo mi fà pensare a come è ridotta la Chiesa oggi, se riconosce un movimento che sostiene queste eresie. D'altronde vediamo come anche i neocatechemenali non sono da meno, visto che il loro fondatore Arguello, sosteneva che Gesù non era presente nell'Eucarestia, prima che venissero richiamati da Papa Benedetto XVI. Purtroppo vediamo come oggi non vi sia più alcun rispetto verso l'Eucarestia, il corpo di Cristo, viene calpestato e oltraggiato in ogni modo e sono proprio i suoi ministri a permetterlo.

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  11. Narrativo o fattitivo. L'uno e l'altro. Performativo. La Parola realizza la Promessa di Gesù e il Pasto mette in comunione con Gesù crocifisso.
    Ma siccome no siamo schiavi della Legge o dello Schema, ma liberi e fedeli in Gesù, quella preghiera eucaristica di una umanità dolente e crocefissa, no mi scandalizza per niente.
    Mi scandalizza di più "una mystica persona" .

    RispondiElimina
  12. signori

    di fronte a certe cose , di un EVIDENZA E DI UNA SOSTANZA NEGATIVA TALI !!!!!!! , ogni argomentazione cade . si fa salotto su certe cose ???

    ma non lo vedete che DIO è diventato una bazzecola e che il SIGNORE NOSTRO , VERO DIO E VERO UOMO REALMENTE PRESENTE NELL'EUCARESTIA , è menato oramai come il can per l' aia ??????? ma che state a cercare il pelo sull' uovo !!!!!!!!!

    RispondiElimina
  13. Narrativo o fattitivo. L'uno e l'altro. Performativo. La Parola realizza la Promessa di Gesù e il Pasto mette in comunione con Gesù crocifisso.

    narrativo NON E' la stessa cosa di performativo... non è per essere rubricisti e nemmeno questione di scandalizzarsi: è consapevolezza econstatazione che immedesimarsi e fare propria una formula piuttosto che un'altra, cambia la REALTA' in cui si crede e che si vive, anche gradualmente, senza che ci se n'accorga, purtroppo
    Del resto è quello che è avvenuto nella Chiesa negli ultimi 40 anni

    Ma siccome no siamo schiavi della Legge o dello Schema, ma liberi e fedeli in Gesù, quella preghiera eucaristica di una umanità dolente e crocefissa, no mi scandalizza per niente.

    liberi e fedeli in Gesù sono solo parole al vento, se non si è anche liberi e fedeli alla Sua Chiesa, che è il 'luogo' in cui il Signore si FA PRESENTE concretamente con il Suo Spirito dal giorno della Pentecoste fino ad oggi,

    senza bisogno di tutte le teorie gioachimite di chi, oggi, pretende di avere l'esclusiva dello Spirito Santo per mezzo di parolai che svegliano il sentimento e hanno abbandonato e fanno abbandonare ragione, volontà e i fondamenti della Rivelazione Apostolica a cui ragione e volontà aderiscono

    "è la Verità che fa liberi" non gli slogan o le parole al vento per quanto affascinanti possano essere

    RispondiElimina
  14. piccola postilla: non ho espresso nessuno scandalo, ma solo una precisazione: infatti ho detto che quella preghiera in questo contesto andava più che bene, non altrettanto in un contesto celebrativo (che purtroppo ha recepito l'aspetto 'narrativo' che sottolineavo)

    se l'ho fatto non è per pignoleria, ma per amore della verità, anche perché so per esperienza, purtroppo, dove vanno a parare certe 'esternazioni'

    RispondiElimina
  15. Reverendo Inopportuno vedi che ritorni sempre allo stesso punto.

    Memoriale si può intendere sia correttamente come azione che rinnova o riattualizza il sacrificio della croce;

    oppure erroneamente come puro ricordo (alla maniera dei protestanti.

    La Messa tradizionale non lasciava dubbi facendo dire subito dopo la consacrazione del vino: "Hæc quotiescumque feceritis, in mei memoriam facietis" Ogni volta che farete questo, lo farete in mia memoria.

    Non si tratta di una narrazione, ma di un'azione (feceritis).

    Il tono narrativo non implica un'azione, la formula consacratoria sì. Ogni formula sacramentale fa sì che quel gesto accompagnato dalle parole in persona Christi, divenga opera di Cristo stesso. Per esempio:

    Hoc est enim corpus meum
    Ego te baptizo
    Ego te absolvo

    Come Cristo dà vita nuova al battezzato o la restaura nel perdonato, così Cristo stesso rende attale il suo sacrificio: non è il sacerdote che semplicemente ricorda, narrando l'ultima cena, ma è Cristo che attraverso la forma dell'eucaristia agisce in quell'istante hic et nunc.

    RispondiElimina
  16. Scusate, che discorsi son questi?
    Dove sarebbe mai la differenza con "hoc facite in meam commemorationem"?
    San Paolo non era luterano e poteva dire tranquillamente "quotiescumque manducamus Panem hunc, et Calicem bibimus, Mortem Domini annuntiamus", come è all'incirca previsto dica oggi il popolo fedele dopo l'elevazione ed il Mysterium fidei.
    Nè è luterana la liturgia romana, che ha sempre proclamato “quoties huius hostiae commemoratio celebratur, opus nostrae redemptionis exercetur”.
    Se proprio bisogna criticare il N.O.M. si cerchi altrove.

    RispondiElimina
  17. Ringrazio come sempre don Gianluigi per la precisione e la chiarezza dei suoi interventi. Segno inequivocabile di solida dottrina.
    "Fate questo in memoria di me" si riferisce all'offerta delle specie consacrate e non alla cena pasquale che ne era l'occasione.
    FdS

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  18. FdS ha ragione: l'Ultima Cena non è perciò la "prima messa".
    Gesù non ha comandato di ripetere ritualmente la cena pasquale ebraica, ma ha diversamente connotato il pane e il vino, istituendoli come “segno profetico = sacramento” con le sue parole: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”. Il segno profetico coincide con il sacramento, perché in questa istituzione c’è già (in modo misterico) la pienezza della realtà: l’evento fondatore, il sacrificio della Croce, che temporalmente avverrà solo il giorno dopo. morte e resurrezione di Gesù, si compirà, fisicamente, solo il giorno dopo ma realmente è già avvenuto anche se Gesù è Dicendo poi “fate questo in memoria di me”, Gesù ordina di ripetere quell’atto istitutivo, in un nuovo contesto rituale. Il memoriale si riferisce cioè all’Evento fondatore, la Croce, il cui imperituro valore salvifico è accessibile mediante la comunione al corpo e al sangue di Gesù.

    RispondiElimina
  19. L'ULTIMA CENA NON E' LA PRIMA MESSA. MA A ME QUESTE MI SEMBRANO ERESIE BELLE E BUONE.

    RispondiElimina
  20. Caro anonimo,

    vuole dunque spiegare lei, con validi
    argomenti, perchè "sarebbe un'eresia" l'affermazione da lei citata?
    (magari, dicendo in buon italiano:
    "a me sembrano", non "a me mi...")

    RispondiElimina
  21. Scusate, una cosa che mi lascia perplesso: che io sappia i focolarini non hanno mai detto che si possa dare la Comunione ai non battezzati... Se invece lo avessero fatto, si citi almeno la fonte di questa notizia!

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  22. Probabilmente è solo una diceria
    che girava sul web, mal raccolta forse da qualche osservatore critico un po' aspro e intransigente verso la loro visuale "ecumenista" o ...marcatamente "inclusiva" della Chiesa.

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  23. a me mi, mi piace così11 luglio 2009 alle ore 19:57

    Mamma mia, apprendo che per entrare in Paradiso ora si fa l'esame di grammatica, e il temino scritto o il dettato.
    Devo prendere ripetizioni.

    RispondiElimina
  24. Certo. C'è anche la versione latino-italiano. Ti va bene che corregge S. Pietro, che sul latino non è mai stato un asso.

    A Inopportuno: occhio, anche le ingiurie in codice implicano cancellazione.

    RispondiElimina
  25. Non capisco tutto questo scandalo. La vera profanazione non è quella sul Pane Eucaristico, ma più radicale. Il cristianesimo oggi è solo un sistema di significati ufficiali, ma non reali, di valori formali non più condivisi e vissuti. Esso stesso ha dottrinalizzato l’originaria attesa e l'impegno alla costruzione del “Regno”.
    La cartina di tornasole è dimostrato dall'assenza di testimonianza.
    Là dove il cristianesimo evangelico è vissuto, nascono dei martiri e degli esclusi. Dove invece si parla molto di Cristo ma svuotandone il messaggio, la religione cristiana acquista i caratteri di una “religione civile” in cui i valori del post-moderno (efficienza, forza, produttività, consumismo…) sono supportati da quelli religiosi. Questa è la vera profanazione.

    RispondiElimina
  26. Lollarda, qui non vale il detto "gutta cavat lapidem".
    Nessuno ti ascolta.
    Per grazia di Dio di testimoni come te ce ne son pochi. E per questo cercan di far grancassa.

    RispondiElimina
  27. Lollarda, ma sei proprio tu o qualcuno che, abusando del tuo nome, scrive una parodia di espressioni tipicamente catto-progressiste, senza dire assolutamente nulla?

    RispondiElimina
  28. Lucido e del tutto condivisibile l'intervento di Fontanini.

    Cosa fare quando qualcuno asporta la particola?
    Io mi ci son ritrovato nella basilica di S. Miniato al Monte, e, col celebrante, abbiam fermato chi, una giapponesina, la portava via come un souvenir. L'abbiamo ripresa senza problemi.
    In caso di resistenza, senza sfoderar la spada, si trattiene con le buone o le cattive il ladro-profanatore e nel frattempo si chiama polizia o carabinieri.

    RispondiElimina
  29. "Nessuno ti ascolta".
    Bene. Rimane da capire se è intervento constatativo, declamativo, imperativo o performativo. Bel clima!

    RispondiElimina
  30. A Vittorio; mi dia un paio di giorni, per cortesia. In genere scrivo, poi ci dormo sopra, poi rileggo,... Walter Fontanini

    RispondiElimina
  31. Don Carl Gismondi, F.S.S.P. e` il parroco di Sant'Anna, la parrocchia personale della Fraternita` di San Pietro a San Diego. Quando era suddiacono un giovane tento` di sottrarre una particola facendo finta di tossire. Don Gismondi lo afferro` per lo zaino e lo trattenne fintanto che non arrivarono gli uscieri. Esistono in rete versioni romanzate di questo episodio di cui pero` ho avuto conferma dal sacerdote in persona.

    RispondiElimina
  32. Son nel vero FDS e Arnulfo.
    La cena pasquale ebraica di Cristo si trasforma in "Messa", cioè sacrificio incruento che precede, questa volta, il cruento, nelle parole dell'Istituzione.
    Sorge il problema sul quando le parole siano state pronunciate.
    Matteo (26, 26-28) e Marco (14,22-24) scrivono "mentre mangiavano", Luca (22, 19-20) e S. Paolo I Cor.11,23 - 25,) pongono la benedizione del calice dopo la cena, il che presuppone che anche il pane fu spezzato a fine cena poco prima che il calice fosse preso in mano.
    Ci sono altre differenze nella narrazione: è, come direbbe il Piolanti, una concordia discors: affinità tra Marco e Matteo (fonte petrina) e tra Luca e Paolo.
    Certamente o alla fine della cena o mentre mangiavano la cena pasquale muta di senso e valore.
    E certamente anche la benedizione del pane e del vino prese il posto dell'ultima benedizione della cena ebraica. Il " mentre mangiavano" deve significare, dunque, che a quel punto della cena ancor non finita (mancava l'ultima benedizione ebraica) Cristo mutò l'usanza ebraica ponendo fine alla cena con una ben diversa benedizione ed una diversa offerta.

    Quindi, diciamo pure un po' approssimativamente, le nostre parole son così povere, che l'Ultima Cena è la prima Messa, ma tenendo presente la distinzione della Cena in due parti. La prima è "figura" della seconda.

    Altre differenze?
    1) per le parole sul pane la scuola petrina dice soltanto "questo è il mio corpo", qualla paolina aggiunge "dato per voi" o anche "per voi".
    2) per le parole sul vino, la redazione petrina scrive prima "sangue" e poi "alleanza" (questo è il mio sangue dell'alleanza), quella paolina scrive prima "alleanza" e dopo "sangue" (questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue).
    "Fate questo in memoria di me" manca nei petrini, in Luca è presente una volta, in Paolo 2.

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  33. Celestino V era di poche parole. Il nostro è un finto dotto parolaio: si sa che le copie sono un disastro.

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  34. Fidei Donum ti rispondo con un commento autorevole:
    «L'antica formula della Consacrazione era una formula propriamente sacramentale, e non narrativa, indicata soprattutto da tre cose:

    a) il testo della Scrittura, non ripreso alla lettera; l'inserto paolino «mysterium fidei» era una confessione immediata di fede del sacerdote nel mistero realizzato dalla Chiesa per mezzo del suo sacerdozio gerarchico;
    b) la punteggiatura e il carattere tipografico; vale a dire il punto fermo e daccapo, che segnava il passaggio dal modo narrativo al modo sacramentale e affermativo, e le parole sacramentali in carattere piú grande, al centro della pagina e spesso di diverso colore, nettamente staccate dal contesto storico. Il tutto dava sapientemente alla formula un valore proprio, un valore autonomo;
    c) l'anamnesi («Haec quotiescumque feceritis in mei memoriam facietis», che in greco suona: «eis ten emou anamnesin» - «volti alla mia memoria»). Essa si riferiva al Cristo operante e non alla semplice memoria di lui o dell'evento: un invito a ricordare ciò che Egli fece («hæc... in mei memoriam facietis») e come Egli lo fece, e non soltanto la sua persona o la cena.
    La formula paolina oggi sostituita all'antica («Hoc facite in meam commemorationem») - proclamata come sarà quotidianamente nelle lingue volgari - sposterà irrimediabilmente, nella mente degli ascoltatori, l'accento sulla memoria del Cristo come termine dell'azione eucaristica, mentre essa ne è il principio. L'idea finale di commemorazione prenderà ben presto il posto dell'idea di azione sacramentale».

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  35. Dante, ti rendi conto che per le tue graffianti parole costringi a difendere Celestino V?

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  36. Don Gianluigi grazie. Finalmente parole chiare segno di sana dottrina.Finalmente è chiara la differenza fra l'antica e la nuova messa. Il nocciolo del problema è tutto qui. Se consideriamo anche che nella messa paolina manca del tutto l'offertorio e quindi la Vittima e che senza vittima da offrire non vi può essere il Sacrificio, il cerchio si chiude. Nella ratio del riformatore questo era nodo cruciale: dare un connotato sfumato, ambiguo, che potesse andar bene sia ai protedtanti che ai cattolici ignoranti o sulla strada di luteranizzarsi. Che bisogno c'era se no di inventarsi un nuovo rito quando già il vecchio era stato tradotto nelle lingue parlate e quini comprensibile da tutti? Questo è il dramma che dilania tanti bravi credenti: al certo si è sostituito probabile. C'è la stessa differenza che passa fra il vero ed il verisimile. Questi sono purtroppo i fratti del concilio vaticano II. E non ci sono ermeneutiche della continuità che tengano. Se si vuole ritornare alla vera fede chi di dovere deve avere il coraggio di dire che la Chiesa attraversò un momento di follia e che non solo il fumo ma satana stesso entrò nel santuario. Ma portae inferi non prevalebunt ha detto il Signore.Il tuo parlare sia si si no no, quindi bando ai giochetti, al dire e non dire, al voler far credere che niente è cambiato quando tutto è stato sovvertito. Ci vuole un gran coraggio ma la salvezza delle anime lo richiede. Peter

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  37. La questione principale e' proprio l'azione sacramentale come centro della messa.
    Per ricollegarmi a quanto scritto dal Prof. Pastorelli, non mi focalizzerei sulle differenze tra i Vangeli sinottici, in quanto comunque - durante o dopo - l'istituzione dell'Eucaristia si pone come qualcosa di di distinto dalla cena pasquale nel cui contesto avveniva.
    Desidero piuttosto ricollegarmi al Vangelo di S. Giovanni in cui non vi e' narrazione dell'istutuzione dell'Eucaristia come fatto ma ampia spiegazione del suo signifcato mistico nella grande Preghiera sacerdotale di Nostro Signore. Questo spiega anche l'importanza della proclamazione della Parola nel contesto liturgico della S. Messa, pur non essendone l'essenza e il culmine, ma l'indicazione di come tutta la Scrittura sia prefigurazione del mistero eucaristico che invece viene compiuto attualmente nella Messa, quale rinnovazione mistica del Sacrificio del Calvario.
    Desidero inoltre attirare l'attenzione sul famoso e tristemente abusato Cenacolo di Leonardo, che chiaramente si ispira al Vangelo di S. Giovanni. In primo luogo, il Cenacolo non rappresenta l'ultima cena nella sua interezza, ma specificamente il momento in cui il Signore Gesu' rivela che uno dei discepoli l'avrebbe tradito e si appresta alla celebrazione dell'Ecarestia allungando le mani sul pane. Come potrete notare, l'attenzione non e' sul cibo, anche se chiaramente vediamo il pane e il vino. Il centro assoluto della scena e Gesu' e tutti sono raffigurati da una stessa parte della mensa. Non va dimenticato che di fronte a loro si staglia il grande affresco della Crocifissione del Montorfano, che rappresenta quanto nell'Eucaristia e' misticamente attuato, ma si tratta di realta', appunto mistica, e non di rappresentazione simbolica.
    E' anche da notare, che l'apostolo vestito in verde alla sinistra di Gesu' (credo S. Giacomo), e' quello raffigurato con le sembianze pu' simili a quelle del Signore, e allarga le braccia come a formare una croce, o come un crocifisso, ben esprimendo il significato mistico di cio' che Gesu' Cristo si apprestava a compiere. Il significato del Cenacolo non puo' essere disgiunto da quello che avviene al di sotto, il refettorio dei monaci, e di fronte, con la grande scena della Crocifissione, oltre ovviamente a quanto rappresentato nell'affrsco leonardesco, in cui si allude alla presenza del male (col tradimento) e alla redenzione (per mezzo del Sacrificio di Gesu'). Non staro' qui ad investigare sulla religiosita' di Leonardo, ma la sua opera mi sembra comunue coerente con il Vangelo di S. Giovanni.
    A quest'ultimo riguardo un ringraziamento lo devo anche a Vittorio Sgarbi.
    FdS

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  38. Io non credo che il NOM contrapponga narrazione a sacramento. Semplicemente rende più articolata la formula consacratoria, dalle singole parole all'insieme della sequenza rituale: la grande preghiera eucaristica. D'altra parte questo era vero anche per il VOM: non ogni volta che un qualunque sacerdote diceva "questo è il mio corpo"/"questo è il calice del mio sangue" si realizza la transustanziazione, ma quando quelle parole sono articolate dentro uno specifico rito.
    D'altra parte la Chiesa stessa ha usato in passato e, credo continui ad usare da qualche parte, preghiere eucaristiche prive della narratio institutionis.
    I termini narratio e commemoratio, poi, non vanno MAI intesi nella accezione "debole" frutto della tradizione protestantica; c'è da sottolineare che oggi questa acccezione debole non è più accolta neppure dagli studiosi non cattolici.
    Ci sono sicuramente tante e tali ambiguità nel loro pensiero da metterci in sospetto, così come ce ne sono in molti teologi e liturgisti cattolici; e posso anche ammettere che in sottofondo di molte riforme ci sia stato un malinteso spirito ecumenico.
    Io credo che però non possiamo sempre limitarci a ripetere, ignorando i giudizi controfattuali, le posizioni espresse a suo tempo dal "Breve esame critico".
    Si può certamente scrivere un "Nuovo esame critico", ma questo deve essere scritto tenendo presente che altro è la dimensione rituale, altro quella dogmatica.
    Vi è l'unità, ma nella e attraverso la distinzione.

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  39. Caro Fidei donum non può esservi transustanziazione senza la forma della consacrazione. È vero che Giovanni Paolo II ha accettato l'anafora di Addai priva della formula consacratoria, ma ciò è una rottura della tradizione liturgica cioè che la chiesa cattolica ha considerato sempre necessarie e non accessorie le parole della consacrazione.

    Che poi il "breve esame" cardinalizio sia superato va dimostrato con argomenti e non con una boutade. Tanto più che non hai preso in considerazione le alterazioni delle nuove anafore che tendono a distinguersi dal canone romano nel senso di essere più un ricordo che una ripresentazione e il breve esame è molto dettagliato in questo.

    Tu invece sei molto sbrigativo nel soprassedere su questi elementi.

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  40. La "forma verbale" è un "caso particolare" della "forma rituale", altrimenti basterebbe ripetere quelle santissime parole fuori dal loro contesto per realizzare la transustanziazione: il che MANIFESTAMENTE non è vero.
    Ci andrei davvero piano a dire quello che tu dici sulle modifiche all'anafora di Addai e Mari; per par condicio, ti invito a leggere la difesa della decisione papale contenuta nella rivista DIVINITAS vol. 47 del 2004 (rivista tutt'altro che modernista, anzi espressione della venerabile teologia romana, di cui Gherardini è fulgido esempio).
    Il Breve esame critico è documento di un'epoca travagliata; il fatto stesso che sia stato scritto dimostra che la Riforma poteva essere fatta meglio.
    Ma la vita e gli studi continuano, oggi andrebbe riscritto, soprattutto distinguendo l'ambito teologico da quello rituale: il post-concilio ha dimostrato manchevolezze nell'uno e nell'altro. Ma sono quelle rituali, più che quelle teologiche a fare figura oggi.
    Dal punto di vista teologico il Magistero ha chiarito abbondantemente ogni aspetto tella sacramentaria, si tratta solo che i modernisti si rassegnino e si convertano o cerchino altri ambiti di battaglia.
    Non si può accusare le nuove preghiere eucaristiche in toto e così SBRIGATIVAMENTE (questione traduzione a parte) di eresia: ricorda il libro di Pietro Cantoni (mica un Falsini qualunque) "NOM e fede cattolica"?
    Anche le critiche di Héry (Certitudes, 2001) al libro di Ratzinger sembrano più un esercizio di teologia del sospetto, che un vero riscontro di errori.

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  41. ritorno al Protagonista12 luglio 2009 alle ore 10:53

    Dopo le avventurose escursioni primaverili teologiche e liturgiche, durate 40 anni,
    ecco come il Papa, con certosina (anzi benedettina) pazienza,
    risalendo alle Radici della Liturgia,
    sta riportando la Chiesa
    davanti al Protagonista della Liturgia:

    http://www.rinascimentosacro.com/2009/07/benedetto-xvi-la-liturgia-un-mettersi.html

    La preghiera di tutti i fedeli
    salga allo Spirito Santo perchè lo sostenga e illumini in quest'impresa di "reductio", che appartiene al Signore, il Quale è sempre all'opera accanto al Suo "umile operaio".

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  42. Caro Fidei donum,

    tu imputi a me di affermare: «Non si può accusare le nuove preghiere eucaristiche in toto e così SBRIGATIVAMENTE (questione traduzione a parte) di eresia»

    Ma quando mai ho detto una cosa del genere?

    Dico solamente e umilmente con la modesta mia preparazione teologica che:

    dato per certo che le parole della consacrazione da sole non bastano a realizzare il sacramento, ma devono essere inserite in un contesto liturgico;

    ti chiedo sono accessorie o necessarie?

    nel primo caso è comprensibilissima la decisione di accettare come ortodossa l'anafora di Addai e Mari, nel secondo caso no.

    Io ho sempre tenuto per certo che le formule (la forma) dei sacramenti siano segno di fedeltà a Cristo che li ha istituiti e alla chiesa che li ha trasmessi.

    Se, come si può arguire dal tuo ragionamento, non sono più da considerare essenziali in sé, ma in un contesto che le può anche diluire - vedi anafora nestoriana di Addai e Mari (grazie dell'invito, ma avevo già letto la giustificazione),

    allora fanno bene quei preti che inventano la preghiera eucaristica, mantenendo la narrazione e l'intenzione e che cambiano anche le parole della forma del matrimonio e degli altri sacramenti.

    Se si giustifica una piccola falla nell'impianto della teologia sacramentaria, poi cede tutto.

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  43. Roma locuta?

    http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/documents/rc_pc_chrstuni_doc_20011025_chiesa-caldea-assira_it.html

    "Infine, le parole dell'Istituzione Eucaristica sono di fatto presenti nell'Anafora di Addai e Mari, non in modo narrativo coerente e ad litteram, ma in modo eucologico e disseminato, vale a dire che esse sono integrate in preghiere successive di rendimento di grazie, lode e intercessione".

    Proprio quello che si diceva prima: la forma verbale è integrata nella/dalla forma rituale. E' la legge generale della liturgia.

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  44. È la legge della contraddizione, non della liturgia.
    Io non uso un linguaggio tecnico e ho detto diluite, ma intendevo la stessa cosa.

    Sono presenti o no ste parole? Ho letto l'anafora, non sono presenti. L'unica parte in cui si può intuire una traccia di consacrazione è un'epiclesi: «Venga, Signore, lo Spirito tuo santo,
    64 e riposi sopra questa oblazione dei tuoi servi,
    65 e la benedica e la santifichi,
    66 affinché sia per noi, Signore,
    67 per l’espiazione dei debiti e per la remissione dei peccati.»

    Non c'è assolutamente traccia delle parole del Signore.

    Perché in 1500 anni non è mai stata approvata e d'un tratto il 3 marzo 2002 viene ribaltata la prassi precedente.

    Mi dici "Roma locuta". Troppo comodo. Roma ha parlato anche nel 1994, quando con una dichiarazione comune con la chiesa assira d'oriente (precalcedonese) non è stata richiesta l'accettazione del concilio di calcedonia. Cioè è possibile essere in comunione con Roma, rifiutando un concilio. Per il principio di non contraddizione Roma non può parlare sconfessando la tradizione.

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  45. A questo punto, per non dichiarare fallito il tentativo obbligatorio di conciliazione (sic!), chiedo alla Redazione di nominare un collegio arbitrale, che concluda equamente.

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  46. Mi dispiace interrompere questo interessante scambio, ma vorresi sommessamente farvi notare che dire
    "è possibile essere in comunione con Roma, rifiutando un concilio"
    è la quadratura del cerchio che voi state tentando.
    pace e bene

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  47. A don Gianluigi e Fidei donum:

    spiacenti, difetto di giurisdizione: materia non compromettibile in arbitri.

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  48. Se la è cavata bene don.
    Da un altra parte.. l'arbitrato decretò in suo sfavore.

    RispondiElimina
  49. Da un'altra parte...
    (si scrive con apostrofo, troncamento di "una")
    ---------------

    Quale "arbitrato"?
    Composto da quali giudici,
    forniti di quale codice o bilancia?
    E da quale "parte"?

    Ah, già...è vero, giudici di parte!
    Come quando nacque
    "Magistratura democratica", perchè la Giustizia senza aggettivi
    era tramontata, vero?

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  50. Redazione di Messainlatino.it ha detto...
    Dante, ti rendi conto che per le tue graffianti parole costringi a difendere Celestino V?

    12 luglio 2009 0.40

    -------------------

    Ma io non son l'Alighieri. Celestino V Papa è stato innalzato alla gloria degli altari: quindi è doveroso difenderlo.

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  51. A proposito dell’Anafora assira di Addai e Mari ricordo d’averne scritto un paio di mesi fa: essa è riconosciuta come realizzante il sacramento da Giov. Paolo II, nonostante che manchi delle precise parole dell’istituzione e della consacrazione
    che son la forma senza la quale non si dà sacramento.
    Il riconoscimento pontificio avvenne in un particolar momento in cui la Chiesa caldea si trovava in difficoltà per cui quei fedeli dovevano rivolgersi alla Chiesa assira per poter far la comunione.
    Contro questo documento ci sono studi scientifici di enorme valore:, anche lavori collegiali per la penna dei più illustri teologi. Ricordo “Divinitas” del 2004 , numero unico a cura del Gherardini, l’altro a cura di U.M.Lang (Die Anaphora von Addai und Mari Bonn, 2007). Se si riconosce da parte di studiosi di tal levatura l’importanza dell’anafora perché testimonia, nella sua antichità, la fervida fede d’un tempo lontano, si dichiara anche che l’antichità non può conferirle una capacità sacramentale che non contiene per l’assenza della formula consacratoria. E questi teologi suggeriscono la revisione del documento, che è molto datato e frutto d’una situazione contingente. Insomma un documento ritenuto dubbio e pericoloso.
    Del libro del Lang il Gherardini ha fatto una bella recensione l'anno scorso, se non vado errato

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  52. Vittorio ha gentilmente chiesto un mio parere sull'episodio di Linz, dove un sacerdote (?) solleva un pan-focaccia con delle pinze industriali per piegatura Fallzangen diritte prodotte dalla Kelmmetalli, come gentilmente ci informa Anonimo delle 14:09.

    Il tipo di pinza é solo la ciliegina sulla torta, che ha come base l'Ostia consacrata, il rispetto per l'altare, e tutto ció che é giá stato ampiamente messo in evidenza da tutti e su cui non mi soffermo.

    Dividerei il pensiero in due parti:

    il primo riguarda il sacerdote, che comunque é e rimane sacerdote e per il quale piú che offese da osteria si devono offrire preghiere e digiuni, per la sua e nostra conversione.

    segue....

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  53. Ma mentre questo atto di caritá ci rende forti come leoni, non ci deve rendere pecore o co..oni.

    Infatti, i cann. 924-926 usano l'imperativo circa il pane azzimo di frumento. Attenzione peró: se non vi siete comunicati, nessuno puó dire che quella fosse una focaccia all'olio, come ho letto, ma poteva tranquillamente essere un pane azzimo preparato in casa. Il pane azzimo a cui siamo abituati serve ad evitare le briciole, che spero siano state trattate come si deve a Linz.

    Invece il can. 944 stabilisce espressamente che le modalitá della processione eucaristica, specialmente nella solennitá del Corpo e Sangue di Cristo, vengano stabilite dal vescovo diocesano, che provvederá affinché siano fatte con dignitá.

    Dove sia di casa la dignitá, in quella foto é difficile dirlo, ma la responsabilitá é tutta del Vescovo.

    segue....

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  54. La Santa Madre Chiesa ha comunque il compito di educare e correggere ed é per questo che esiste un diritto penale canonico, che cerca sempre, come tutto il Codice, la salvezza delle anime.

    L'Istruzione “Redemptionis sacramentum” della Congregazione per il Culto divino afferma con durezza che “Quando si compie un abuso nella celebrazione della sacra Liturgia, si opera un’autentica contraffazione della Liturgia cattolica”. Ha scritto san Tommaso: «incorre nel vizio di falsificazione chi per conto della Chiesa manifesta a Dio un culto contro la modalità istituita per autorità divina dalla Chiesa e consueta in essa». (S. Tommaso d’Aquino, Summa Theol., II, 2, q. 93, a. 1.).

    Per porre rimedio a questi abusi é necessaria la formazione liturgica del popolo e dei pastori (Giovanni Paolo II, Lett. Ap., Vicesimus quintus annus, n. 15: AAS 81 (1989) p. 911), in modo che la fede e la disciplina della Chiesa in merito alla sacra Liturgia siano correttamente presentate e comprese. “Se tuttavia gli abusi persistono, occorrerà procedere, a norma del diritto, a tutela del patrimonio spirituale e dei diritti della Chiesa, facendo ricorso a tutti i mezzi legittimi. “ (Redemptionis, 170).

    Possiamo fare ricorso a TUTTI i mezzi legittimi!

    Quali sono questi mezzi?

    segue....

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  55. Ogni fedele ha l'obbligo morale di informare l'ordinario del luogo dell'abuso avvenuto, specialmente se riguarda la Santissima Eucarestia; il vescovo incarica un chierico di indagare e, se vengono verificati gli abusi, parte una segnalazione alla Congregazione per la Dottrina della Fede mentre il vescovo procede a norma dei sacri canoni, tenendo presente le aggravanti, per pene e penitenze. Inoltre viene coinvolta la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.


    Continua l'istruzione: “In modo assolutamente particolare tutti, secondo le possibilità, facciano sì che il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia sia custodito da ogni forma di irriverenza e aberrazione e tutti gli abusi vengano completamente corretti. Questo è compito della massima importanza per tutti e per ciascuno, e tutti sono tenuti a compiere tale opera, senza alcun favoritismo. Ogni cattolico, sia Sacerdote sia Diacono sia fedele laico, ha il diritto di sporgere querela su un abuso liturgico presso il Vescovo diocesano o alla Sede Apostolica in virtù del primato del Romano Pontefice. È bene, tuttavia, che la segnalazione o la querela sia, per quanto possibile, presentata dapprima al Vescovo diocesano. Ciò avvenga sempre con spirito di verità e carità. “ (Redemptionis, 184)

    Quindi, cosa possiamo fare?


    Diffondere la notizia, sollevare l'indignazione (odiare il peccato, amare il peccatore),

    scrivere al Vescovo, che forse non era stato precedentemente informato.

    S.E. Ludwig Schwarz, S.D.B.,

    Herrenstrasse 19, Postfach 251,

    A-4010 Linz, Österreich


    mandiamogli un fax al numero 0043-732-772.676.1137. Scrivete pure in italiano, tanto S.E. Schwarz era superiore della Provincia Romana dei salesiani e conosce la nostra lingua. Il testo potrebbe essere simile a questo


    “Eccellenza, a norma del can. 1717, e dell'istruzione Redemptionis Sacramentum (184), ritenendo che ci siano gravi ed urgenti ragioni di pericolo per il bene della Chiesa, la prego di investigare sul fumus veri facti su quanto accaduto il giorno del Corpus Domini 2009, circa la tristemente famosa immagine del sacerdote che ostende il Santissimo Sacramento con una pinza industriale e se il medesimo era stato precedentemente preparato a norma dei canoni 924-926.


    per conoscenza: Congregazione per la Dottrina della Fede

    Congregazione per il Culto Divino

    Palazzo delle Congregazioni
    Piazza Pio XII, 10
    00120 CITTÀ DEL VATICANO”


    Fax della Congregazione Culto Divino: 06 69883499

    Fax Congr. Dottrina della fede: 06 69883409


    Cittá, data, firma leggibile


    (Aiutate a scrivere qualche dettaglio in piú...)


    Cosa fare inoltre?

    L'Enchiridion indulgentiarium della Penitenzieria Apostolica ci riporta ad un altro livello, da cui siamo partiti, ricordandoci l'Atto di riparazione “Bactus reparationis Iesu dulcissime” (Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblio, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi prostrati innanzi a te, intendiamo riparare …...).

    Semplici come colombe, prudenti come serpenti, il vostro parlare sia sí sí, no no.

    Preghiamo per i sacerdoti.


    Walter Fontanini

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  56. SIG WALTER FONTANINI

    ho appena letto le sue email e sono talmente confuso e pieno di rabbia che dovro' rileggere piu tardi e a sangue freddo quanto LEI in maniera cosi esaustiva e chiara viene a spiegarmi .

    d' istinto senza pensarci su metterei al rogo gli autori ed i responsabili , ma deve esserci di esempio solo quello che ha dovuto subire e subisce ancora nella SUA PASSIONE, IL SIGNORE .

    la prego anzi di pubblicare la preghiera per la riparazione , la recitero prima per me e poi per il sacerdote .

    mandero via fax all indirizzo da LEI indicato le mie rimostranze , spero di non avere come risposta un PACE E BENE , con buona pace per tutti .

    detto questo , sono convinto che se non si prenderanno drastiche misure , le correnti filoprotestanti , e filomassoniche che vi operano in pieno , daranno alla CHIESA , connotati camaleontici .
    se da un verso queste correnti hanno contribuito alla decristianizzazione della nostra societa malata , e di cui anche io ne faccio parte a pieno titolo , un fine e' stato raggiunto L' ATEISMO IMPERANTE .

    Ma il traguardo e' ben lontano , non lo vediamo ancora , ma il percorso e' stato tracciato , ed i paletti sono stati messi , ed ' il PAGANESIMO .
    io , per primo spero che questa mia tesi sia delirante .
    la ringrazio al massimo e la PREGHIERA che lei ha scritto in ultimo mi sara di conforto
    La ringrazio al massimo
    distinti saluti
    vittorio

    RispondiElimina
  57. mandero via fax all indirizzo da LEI indicato le mie rimostranze , spero di non avere come risposta un PACE E BENE , con buona pace per tutti .

    è molto probabile che non avrai/avremo alcuna risposta

    RispondiElimina
  58. detto questo , sono convinto che se non si prenderanno drastiche misure , le correnti filoprotestanti , e filomassoniche che vi operano in pieno , daranno alla CHIESA , connotati camaleontici .

    purtroppo devi parlare al presente, non al futuro

    RispondiElimina
  59. i connotati camaleontici sono la caratteristica più evidente - sembra un paradosso! - del cattolicesimo, oggi.
    Conosciamo cause e rimedi; ma il problema sembra legato a chi attua i rimedi, escluso il Papa e pochi altri.
    Dobbiamo cominciare dal custodire quel che abbiamo ricevuto

    RispondiElimina
  60. buongiorno MIC

    hai fatto centro su tutti e tre ........

    RispondiElimina
  61. Buongiorno Vittorio,

    darei molto più felice di non aver fatto centro

    Ma continuiamo a pregare e sperare, sapendo che i colpi che riceve la Chiesa sono sempre mortali, in ogni epoca; ma non praevalenunt

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  62. ... e tuttavia ritengo che l'intervento suggerito da Walter Fontanini vada fatto comunque!

    RispondiElimina
  63. NON PREVALEBUNT , si , d' accordissimo ,
    pero , GESU' ha anche detto , non ricordo le SUE precise PAROLE ,
    " quando ritornero , trovero la fede , e dunque chi credera in LUI ...?????

    RispondiElimina
  64. Atto di riparazione "Iesu dulcissime, Redemptor"

    O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano, riguarda a noi umilmente prostrati innanzi a te. Noi siamo tuoi, e tuoi vogliamo essere; e per vivere a te più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi, oggi spontaneamente si consacra al tuo sacratissimo Cuore.Molti purtroppo non ti conobbero mai, disprezzando i tuoi comandamenti, ti ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbi misericordia e degli uni e degli altri e tutti quanti attira al tuo sacratissimo Cuore. O Signore, sii il Re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da te, ma anche di quei figli prodighi che ti abbandonarono; fa' che questi, quanto prima, ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Sii il Re di coloro che vivono nell'inganno e nell'errore, o per discordia da te separati; richiamali al porto della verità, all'unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore.Largisci, o Signore, incolumità e libertà sicura alla tua Chiesa, concedi a tutti i popoli la tranquillità dell'ordine; fa' che da un capo all'altro della terra risuoni quest'unica voce: Sia lode a quel Cuore divino, da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli dei secoli. Amen.

    RispondiElimina
  65. SIG FONTANINI

    Grazie per aver pubblicato la preghiera di riparazione

    che gia conosco e che recito spesso come devoto al


    CUORE SACRATISSIMO DI GESU' .

    RispondiElimina

AVVISO AI LETTORI: Visto il continuo infiltrarsi di lettori "ostili" che si divertono solo a scrivere "insulti" e a fare polemiche inutili, AVVISIAMO CHE ORA NON SARANNO PIU' PUBBLICATI COMMENTI INFANTILI o PEDANTI. Continueremo certamente a pubblicare le critiche ma solo quelle serie, costruttive e rispettose.
La Redazione