Puntuale come la febbre quartana, si avvicina a grandi passi una polemica periodicamente rimestata e risollevata: ci riferiamo alla vexata quaestio della preghiera per gli Ebrei del venerdì santo. Strano che finora, a quasi una settimana da quella ricorrenza liturgica, le solite voci che attaccano il Papa non abbiano ancora dato fiato ai tromboni (l’anno scorso vi marciarono per mesi). Forse perché al momento vi son bocconi più appetitosi da mordere (volete mettere la faccenda del preservativo e la sua utilizzabilità come nuovo esempio di irresponsabile oscurantismo omicida e di rinnovata ostilità tra Fede e Scienza?). O forse perché si è capito che questa volta gli Ebrei non si presteranno troppo al gioco al massacro, perché riconoscenti al Papa che li ha ringraziati nella sua lettera ai vescovi e ha ben chiarito la sua condanna dell’antisemitismo. Ma forse il silenzio della stampa dipende semplicemente dal fatto che è tale ormai l’ignoranza in campo religioso che i laicisti di professione non hanno ancora realizzato che si avvicina questo importante evento liturgico, con le orazioni ch’esso comporta. E speriamo che non sia questo post a ricordarlo loro...
Facciamo dunque il punto della situazione. La preghiera per gli Ebrei è antichissima (risale nella sostanza al III-IV secolo; la formulazione giunta fino a Giovanni XXIII è attestata nell’VIII secolo); eccola:
Oremus et pro perfidis Judaeis ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum; ut et ipsi agnoscant Jesum Christum, Dominum nostrum.
Omnipotens sempiterne Deus, qui etiam judaicam perfidiam a tua misericordia non repellis: exaudi preces nostras, quas pro illius populi obcaecatione deferimus; ut, agnita veritatis tuae luce, quae Christus est, a suis tenebris eruantur. Per eumdem Dominum...Amen
Preghiamo anche per gl’increduli Ebrei, affinché il Signore e Dio nostro tolga il velo dai loro cuori ed anche essi riconoscano il Signore nostro Gesù Cristo.
Dio onnipotente ed eterno, che non allontani dalla tua misericordia neppure la incredulità degli ebrei, esaudisci le nostre preghiere, che ti presentiamo per l'accecamento di quel popolo, affinché riconosciuta la luce della tua verità, che è Cristo, siano liberati dalle loro tenebre. Per il nostro Signore...Amen
Papa Giovanni XXIII, fin dal 1959, opportunamente provvide ad escludere ogni uso strumentale dell’orazione ed espunse dal testo ogni riferimento alla perfidia. Per contro, va precisato che nel Messale giovanneo alla preghiera è stato aggiunto nelle rubriche un titolo, prima inesistente, particolarmente eloquente: Oratio pro conversione judaeorum. Tale è quindi la situazione nel Messale del 1962, applicabile ai termini del motu proprio:
Oremus et pro Iudeis: ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum; ut et ipsi agnoscant Iesum Christum Dominum nostrum.
Oremus. Flectamus genua. Levate
Omnipotens sempiterne Deus, qui Iudaeos etiam a tua misericordia non repellis: exaudi preces nostras, quas pro illius populi obcaecatione deferimus; ut, agnita veritatis tuae luce, quae Christus est, a suis tenebris eruantur. Per eumdem Dominum... Amen
Preghiamo anche per gli Ebrei, affinché il Signore e Dio nostro tolga il velo dai loro cuori ed anche essi riconoscano il Signore nostro Gesù Cristo.Preghiamo. Inginocchiamoci. Alzatevi
Dio onnipotente ed eterno, che non allontani gli Ebrei dalla tua misericordia, esaudisci le nostre preghiere, che ti presentiamo per l'accecamento di quel popolo, affinché riconosciuta la luce della tua verità, che è Cristo, siano liberati dalle loro tenebre. Per il nostro Signore...Amen
Dopo il Concilio, sotto Paolo VI, la preghiera per gli Ebrei fu oggetto di una nuova modifica (Variationes in Ordinem hebdomadae sanctae inducendae, 9 marzo e 19 marzo 1965). La rubrica è diventata Pro iudaeis, e non più Pro conversione iudaeorum, ed è la seguente:
Oremus et pro Iudaeis: ut Deus et Dominus noster faciem suam super eos illuminare dignetur; ut et ipsi agnoscant omnium Redemptorem, Iesum Christum Dominum nostrum.
Oremus. Flectamus genua. Levate.
Omnipotens sempiterne Deus, qui promissiones tuas Abrahae et semini eius contulisti: Ecclesiae tuae preces clementer exaudi; ut populus acquisitionis antiquae ad Redemptionis mereatur plenitudinem pervenire. Per Dominum nostrum... AmenPreghiamo per gli Ebrei: il Signore Dio nostro si degni far risplendere su di loro il suo volto, perché riconoscano anch'essi il Redentore di tutti, Gesù Cristo nostro Signore.
Preghiamo. Inginocchiamoci. Alzatevi.
O Dio onnipotente ed eterno, che ad Abramo e alla sua discendenza hai fatto le tue promesse, ascolta con bontà la preghiera della tua Chiesa, perché quello che un tempo fu il tuo popolo eletto, possa giungere alla pienezza della Redenzione. Per il nostro Signore.
Con il Messale del 1970, il nuovo testo è il seguente:
Oremus et pro Iudaeis, ut ad quos prius locutus est Dominus Deus noster, eis tribuat in sui nominis amore et in sui foederis fidelitate proficere.
Flectamus genua. Levate
Omnipotens sempiterne Deus, qui promissiones tuas Abraham et eiusque semini contulisti, Ecclesiae tuae preces clementer exaudi, ut populus acquisitionis prioris ad redemptionis mereatur plenitudinem pervenire. Per Christum Dominum nostrum. Amen.
Le traduzioni ufficiali di questo testo hanno una storia particolare. Quella in italiano ufficiale del Messale del 1970 è la seguente:
Preghiamo per gli Ebrei: il Signore Dio Nostro che un tempo parlò ai loro padri, li aiuti a progredire sempre nell’amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza.
Preghiera in silenzio, quindi il sacerdote:
Dio onnipotente ed eterno che hai fatto le tue promesse ad Abramo e alla sua discendenza, ascolta benigno la preghiera della tua Chiesa, perché quello che un tempo fu il tuo popolo eletto possa giungere alla pienezza della redenzione".
Come si vede, la preghiera ha perso l’adamantina icasticità di quella tradizionale ed è caduto ogni riferimento chiaro alla conversione (e occorre volerlo vedere in quella "pienezza della redenzione" che, ad una interpretazione eterodossa, ma del tutto maggioritaria, appare conseguibile agli Ebrei anche perseverando nella religione dei Padri e senza necessità, quindi, di riconoscere in Gesù il Messia già venuto e nuovamente venturo alla fine dei tempi). D'altro canto, nel testo del 1970 e nella sua coeva traduzione è ancora presente un’eco della teologia della sostituzione, per cui la Chiesa ha preso il posto eletto dell’antico Israele (populus acquisitionis prioris). La traduzione nel Messale del 1985 con Giovanni Paolo II prende cura di eliminare anche tale residuo possibile "ostacolo sulla via del dialogo". Ecco la nuova traduzione, che è poi il testo attualmente vigente nelle chiese della Penisola:
Preghiamo per gli Ebrei: il Signore Dio Nostro che li scelse primi tra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola, li aiuti a progredire sempre nell’amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza.
Dio onnipotente ed eterno,che hai fatto le tue promesse ad Abramo e alla sua discendenza, ascolta la preghiera della tua Chiesa, perchè il popolo primogenito della tua alleanza possa giungere alla pienezza della redenzione.
Come tutti ricorderanno, dopo l’emanazione del motu proprio montarono le polemiche per la riabilitazione di una preghiera reputata offensiva per gli Ebrei, un incitamento alla conversione e al proselitismo e, naturalmente, un’ipoteca sull’evoluzione di 40 anni nelle relazione giudaico-cristiane. Nessuno fece caso che, semmai, quella ‘riabilitazione’ era già avvenuta con gli indulti di Giovanni Paolo II del 1984 e 1988; e che per quella conversione si era continuato a pregare nella Liturgia delle Ore postconciliare (cfr. qui). Nella polemica, spesso si tirò fuori la vecchia recriminazione circa i "perfidi giudei" benché, abbiamo visto, la preghiera consentita dal motu proprio, quella del 1962, non contempli più accenni alla perfidia. Comunque, per sopire le proteste di parte ebraica (appoggiata, manco a dirlo, da tutti i detrattori del motu proprio), una nota della Segreteria di Stato apparsa sull’Osservatore romano del 6 febbraio 2008, dispose che nei centri di Messa antica in cui si celebra il triduo sacro (che, per inciso, sono pochissimi, poiché nelle chiese "birituali" è concessa a termini del motu proprio solo una celebrazione, che sarà di fatto sempre quella moderna) si adottasse la seguente orazione, composta personalmente da Benedetto XVI e con molti punti di contatto col testo del 1965:
Oremus et pro Iudaeis, ut Deus et Dominus noster illuminet corda eorum, ut agnoscant Iesum Christum salvatorem omnium hominum.
Oremus. Flectamus genua. Levate.
Omnipotens sempiterne Deus, qui vis ut omnes homines salvi fiant et ad agnitionem veritatis veniant, concede propitius, ut plenitudine gentium in Ecclesiam Tuam intrante omnis Israel salvus fiat. Per Christum Dominum nostrum. Amen
Preghiamo anche per gli Ebrei, affinché Dio nostro Signore illumini i loro cuori e riconoscano Gesù Cristo salvatore di tutti gli uomini.
Preghiamo. Inginocchiamoci. Alzatevi
O Dio onnipotente ed eterno, che vuoi che tutti gli uomini siano salvati e pervengano alla conoscenza della verità, concedi benigno che, entrando la pienezza delle genti nella Tua Chiesa, tutto Israele sia salvo. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Diciamo la verità: anche se una interpretazione "politicamente corretta" fu tentata dal card. Kasper (secondo il quale la conversione degli Ebrei sarebbe rinviata "a tempi escatologici", ossia alla fine del mondo), il Papa ha qui messo a segno un colpo magistrale: pur eliminando un fraseggio percepibile come offensivo (l’accecamento, il velamen cordis), ha ribadito nel 2008, quarant’anni dopo l’ambigua e infelice formula del 1970, che la Chiesa continua ancora a pregare affinché gli Ebrei, qui e ora, riconoscano Gesù Cristo come salvatore di tutti gli uomini. Salvatore quindi, anche degli Ebrei che, pertanto, non si salvano da soli, ma attraverso il Messia venuto, morto e risorto pure (e in primo luogo) per loro. Anche se la salvezza di tutto Israele, secondo le parole di San Paolo riprese da questa orazione, avverrà in tempi remotamente futuri (Rom. 11, 25-26: "Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto"), è qui chiaro che ogni salvezza passerà attraverso il riconoscimento di Gesù Cristo come salvatore e quindi attraverso l’illuminazione dei cuori che conduce alla conoscenza della verità (formula corrispondente, in positivo, alle tenebre, all’accecamento e al velo sul cuore della vecchia preghiera).
E la miglior riprova della bontà della nuova formula è nell’insoddisfazione espressa dagli Ebrei, che continuano a sentirsi "minacciati" da quella richiesta al buon Dio di convertirli; ma più ancora, e non lo diciamo solo per celia, la certezza dell’ortodossia e bontà della nuova preghiera è data dalla circostanza che i vescovi tedeschi se ne lamentarono dicendosi scontenti della sua formulazione "antiecumenica": leggi qui.
Insomma: con l’occasione di togliere espressioni offensive, il Papa ha avuto modo di riaffermare che l’obiettivo di convertire tutti al Vangelo (anche gli Ebrei) non è un residuato storico, riesumato quasi per incidente riportando in auge un Messale datato, bensì una parte tuttora integrante della dottrina cattolica: qualcosa che, a partire dalle solite interpretazioni "di rottura" del documento conciliare Nostra Aetate e dell’orazione per gli Ebrei del 1970 (che, bisogna dirlo, a simili interpretazioni eterodosse si presta benissimo), era rimasto più che in ombra e sembrava insegnamento obsoleto e sorpassato.
La Fraternità San Pio X, dopo una significativa esitazione di circa due settimane (segno chiaro di un dissenso interno di opinioni), pur giudicando la nuova preghiera pienamente ortodossa, ritenne di non applicarla, deplorando la sostituzione della formula tradizionale (leggi qui). Fu, occorre dirlo, un gesto grave di disobbedienza al Papa, in un periodo peraltro in cui non erano lesinati da parte della Fraternità commenti anche aspri al Sommo Pontefice. Come sembra felicemente lontano quel passato!
E allora, come fedeli del Papa e della Tradizione, ci permettiamo nel nostro piccolo di rivolgere una supplica alla Fraternità affinché riveda quella decisione di rifiutare la nuova orazione pro iudaeis. Sono molti gli elementi che rendono opportuna tale resipiscenza, ma ne citeremo solo due:
1) Dimostrare al Papa, nei fatti, la dovuta riconoscenza per aver fatto tanto, rischiato molto, patito moltissimo, per il dono inestimabile di aver "tolto la scomunica alla tradizione", come disse mons. Fellay.
2) Ma soprattutto, occorre togliere di mezzo un temibile argomento ostile, specie dopo le dichiarazioni di mons. Williamson e di don Abramowicz, nel generale sospetto di antisemitismo che pesa sulla Fraternità e nella presente situazione di attacchi mediatici combinati e metodici. Il rifiuto della nuova preghiera sarebbe una manna per la stampa laicista, con l’appoggio dei "soliti noti" tra gli Ebrei, perché lo considererebbe (a torto, ma a chi importa?) prova definitiva di antisemitismo; i prelati progressisti, poi, potrebbero esultanti rinfacciare al Papa (a torto, ma a chi importa?) l’errore di tendere la mano ad una "conventicola" irriconoscente che contesta le sue decisioni, genera grave imbarazzo alla Chiesa e vuol perseverare nel suo congenito e irredimibile antigiudaismo.
Mi sembra strano che nessuno se la sia presa anche con Alessandro Manzoni. Forse, in tutt'altre faccende affaccendati, non hanno mai letto "La Pentecoste":
RispondiEliminaQuando il tuo Re, dai perfidi
tratto a morir sul colle,
imporporò le zolle
del suo sublime altar...
Dante, potresti spiegarmi perchè Giovanni XXIII, nonostante Pio XII avesse già chiarito il significato del sostantivo perfidis espunse lo dal Messale? CHe necessità c'era di farlo dopo che ne era stato chiarito il significato? O forse era il solito vezzo d'andare dietro la moda del tempo? Alessandro
RispondiEliminaMi felicito con il blog di Messainlatino.it per la delicata e importante rivisitazione della problematica, svolta con spirito di carità e fermezza dottrinale. Molto semplicemente, la FSSPX ha ora l'occasione di dimostrarsi in comunione con la Chiesa cattolica, che si è espressa tramite il Vicario di Cristo. Ove non lo facessero, se ne dovrebbero trarre le opportune conseguenze. Inviterei a fare pressing sulla FSSPX affinché dica chiaramente ai fedeli e all'opinione pubblica cattolica come intende concretamente comportarsi, senza fumosi giri di parole di cui s'inizia a essere un po' stufi.
RispondiEliminaAlessandro, questione di pressioni ebraiche, di diplomazia, di dialogo, e di opportunità: non tutti avevan letto la precisazione di Pio XII, né i preti spiegavano bene il significato del passo o non lo spiegavano affatto. Inoltre soprattutto, ma non solo, per chi era fuori della Chiesa, la connotazione che aveva assunto l'aggettivo "perfidi" era dispregiativa. Una volta introdotte nella Messa le lingue volgari, non si poteva più rimodificar la preghiera tornando alla sua formula originaria. Si sarebbe dovuto scrivere: preghiamo anche per gli ebrei increduli, cioè che non credettero e non credono in Cristo. Non è la verità? Sì, ma ormai la modifica era stata fatta prima della riforma liturgica.
RispondiEliminaComunque la preghiera è stata edulcorata, ma nella sostanza va bene così com'è. In internet si dovrebbe rintracciare un mio articolo sulla modifica della preghiera pro ebrei, di cui non ricordo il titolo preciso, ma rinvenirlo non è difficile.
L'importante è che si riconosca che la religione ebraica in sé, come nessun'altra, non è strumento di salvezza, perché per salvarsi gli ebrei devono riconoscere Cristi, e a tal fine devono entrar nella Chiesa. Prima o poi non importa. Sta alla loro libera scelta.
Un appunto^__^
RispondiEliminail testo d'apertura dice:
Diciamo la verità: anche se una interpretazione "politicamente corretta" fu tentata dal card. Kasper (secondo il quale la conversione degli Ebrei sarebbe rinviata "a tempi escatologici", ossia alla fine del mondo),
****************
bè veramente lo dice san Paolo ai Romani__^
qual'è la situazione OGGI degli ebrei?
è questa:
Rm.11
28 Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri,
29 perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!
qualche versetto sopra, sempre dal cap.11 dice san Paolo:
25 Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. 26 Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto
Dunque abbiamo un tempo, QUESTO TEMPO(=dall'inizio del cristinesimo e fino al ritorno di Cristo) nel quale gli Ebrei saranno NEMICI DEL VANGELO PER NOSTRO VANTAGGIO...e poichè la PROMESSA di Dio è irrevocabile:
l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. 26 Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto
...fino a che saranno entrate tutte le genti....
dove devono entrare tutte queste genti? nell'unità della Chiesa...
Solo allora Israele crederà...
L'errore di Kasper sta in un altra definizione invece, quando sostiene che NON è più necessario PREDICARE agli Ebrei il Cristo...ecco questo se l'è inventato lui di sanapianta ^__^
DANTE PASTORELLI ha detto...
RispondiEliminaAlessandro, questione di pressioni ebraiche, di diplomazia, di dialogo, e di opportunità:
************
straquoto!
^__^
tutto bello, tutto interessante, ma! c'è un ma! La reghiera contenuta nel messale del 1962 è errata?
RispondiEliminaNo, non è errata.
Modificare una preghiera liturgica millenaria non errata, solo per questioni di politica e diplomazia ( o di dialoghite che dir si voglia) mi pare poco "liturgico". Ma quando nelle questioni liturgiche entrano altre considerazioni alla liturgia estrenee si crea un vulnus; domani si manipolerà qualcosa per altri motivi.
E le manipolazioni liturgiche non mi piacciono. La liturgia è viva, manipolandola a tavolino la si snatura e per certi versi la si violenta.
Benedetto XVI ha deciso questa modifica?
mi adeguo ma non la condivido, per i motivi liturgici appena accennati.
E visto che ormai nella Chiesa si va avanti a furia di pressioni, anche esterne, io faccio pressione perché la liturgia venga rispettata e non manomessa.
Non è immobilismo o fissismo il mio, ma semplice rispetto di un patrimonio che mi è stato consegnato e che io devo a mia volta consegnare senza adulterazioni.
Noi oggi abbiamo definito poco liturgiche le pesanti modifiche degli inni del breviario compiuti qualche secolo fa e vi abbiamo posto rimedio ripristinando gli inni nella loro versione originale. Così sarà in futuro anche di questa modifica di Benedetto XVI, ma anche delle modifiche di Pio XII ai riti della settimana santa e al calendario, così come un giorno si ripenseranno le modifiche di san Pio X al breviario, con tutto il mescolmento salmodico che ne è venuto fuori.
amen
Antonello
Il patrimonio che si deve custodire e trasmettere senza alterazioni né diminuzioni è il Depositum fidei.
RispondiEliminaSe la preghiera per gli ebrei fosse stata toccata nella sostanza mi sarei opposto e a Giovanni XXIII e a Benedetto XVI nei modi consentiti ad un fedele: spiegando i motivi che sono di fede e chiedendo opportune rettifiche. Se si prega perché gli ebrei si salvino entrando nella Chiesa, significa che non sono in una condizione che permetta la loro salvezza a causa della loro religione, semmai, in particolari casi, nella o nonostante la loro religione. Come tutti i non cattolici.
Son per principio contrario alla manipolazione liturgica, ma quel perfidi effettivamente era da pressoché tutti intepretato nel significato corrente. In latino era un'altra faccenda, ma chi di dovere non ha aputo provvvedere a suo tempo preferendo il taglio. Nei mesalini con traduzione italiana veniva tradotto perfidi e non increduli: anche questo ha molto nociuto, non dimentichiamolo.
Resta il fatto che i fratelli maggiori (tali per l'Antica Alleanza non in Cristo) se non accolgono Cristo sono increduli, ostinati nella loro incredulità.
Quesa sostanza non è stata scalfita.
Ci son cose più serie su cui impuntarsi. Ad esempio alcuni Canoni della Messa.
La preghiera per la conversione dei giudei è emblematica della crisi nella quale si è trovata certa Chiesa post conciliare. una incapacità assoluta di rispettare la Dottrina Cattolica così come tramandata da 19 secoli.
RispondiEliminaSono felice che l'attuale Pontefice abbia provveduto a correggere le storture confuse ed arzigogolate del 1970, anche se preferisco per linearità e chiarezza la preghiera del 1962.
come al solito non c'era bisogno di cambiare alcunchè....
per quanto riguarda il problema della conversione degli ebrei, dice bene la redazione che si tratta di una interpretazione eterodossa e maggioritaria quella che applica un "doppio binario", in luogo della c.d. "teologia della sostituzione".
Ma la confusione oggidì regna sovrana anche tra i Vescovi....
All'anonimo delle 10.15: grazie degli apprezzamenti. Osserviamo peraltro che tutto si potrà dire della FSSPX, ma non che faccia "fumosi giri di parole". Anzi! Diamogli credito per quello.
RispondiEliminaFu un errore, a nostro giudizio, non accogliere la preghiera quando fu emanata l'anno scorso. Ma allora l'elemento anti-romano nella FSSPX era sicuramente molto più forte. Oggi, dopo l'autosqualifica di Williamson, capo di quella "corrente" (scusate le espressioni politico-calcistiche) e soprattutto con il senso di rispetto e, sì, di amore verso questo Papa che riteniamo si sia diffuso nella base dei fedeli lefebvriani dopo la revoca delle scomuniche (una lettrice in Germania ci scriveva che nelle cappelle della FSSPX non si fa che pregare per Papa Benedetto) ci sarebbero le premesse per riparare all'errore.
Ma è anche vero che è difficile tornare sui propri passi. E non è nostro compito (a che titolo, poi?) "fare pressing", ma solo invocare un gesto di buona volontà in difetto del quale, prevediamo, si scatenerà una nuova tempesta.
La Fraternità potrebbe almeno, come gesto di buona volontà, "invitare" o "consentire" ad utilizzare il testo benedettiano. Sulla cui perfetta ortodossia, si ripete, non ha mai avanzato alcuna riserva.
A Caterina: il testo paolino (lo abbiamo scritto chiaramente nel post) rinvia ad un remoto futuro la conversione di "tutto Israele": ossia a quando saranno convertiti tutti i popoli. Ma ciò non significa necessariamente alla fine del mondo, anche se certo quella è uin'interpretazione legittima (peraltro a quella data les jeux sont faits, no?, quindi una conversione sarebbe forse tardiva). Ne consegue che è nostro compito hic et nunc, predicare Cristo per affrettare quel momento (non la fine del mondo, ma la conversione di tutte le genti e quindi degli Ebrei).
Ad Antonello: modifiche (sensate e limitate), aggiunte e "crescita organica" sono sempre state normali e perfino benefiche nella Chiesa (altrimenti avremmo una forma di archeologismo, condannato da Pio XII, seppur intento a ricostruire non usi originari, ma tridentini: potremmo chiamarlo, se ci passate la battuta, "modernariato"). Lo afferma anche la FSSPX nella lettera aperta a Bux, da noi pubblicata ieri. Sul punto specifico della preghiera per gli ebrei ha comunque già risposto Dante Pastorelli, in modo che condividiamo appieno.
Non è la prima volta che spariscono parti "sensibili" da testi impiegati nell'azione liturgica. Né si tratta esclusivamente di un fenomeno recente. Vi siete mai chiesti come mai l'impianto strofico della sequenza gregoriana di Pasqua sia singolarmente asimmetrico (2+2+1)? No, vero? Forse perché il problema è stato risolto alla radice, eliminando del tutto il gregoriano...; del resto a Pasqua c'era anche il responsorio "Christus resurgens", dove per fare il lifting al testo sarebbe stato necessario, più che un chirurgo bugninesco, un autentico prestigiatore:
RispondiEliminaDicant nun Iudaei quomodo milites
custodientes sepulchrum
perdiderunt Regem: ad lapidis positionem quare non servabant Petram iustitiae?
Aut sepultum reddant,
aut resurgentem adorent nobiscum...
Che facciamo, o amici, emendiamo anche il Vangelo? Introduciamo la variante non adiafora "il vostro parlare sia sì, però e no, ma anche"?
Dio non revoca la sua promessa e la sua predilezione. E' vero. Ma a causa dei padri che credettero nella venuta del Messia.
RispondiEliminaGli ebrei davantio a Gesù si son divisi: alcuni l'hann'accettato altri l'han rigettato e sono nemici. Per colpa della durezza di cuore ebraica la predicazione s'è rivolta ai gentili. Dunque l'incredulità degli Ebrei rientra in un piano provvidenziale: portare tutte le genti a Cristo.
Son colpevoli gli ebrei che non l'accolsero? Certo. S. Paolo lo dice esplicitamente. Vani sono i tentativi di coloro che affermano: però le profezie erano oscure, forse gli ebrei non le han comprese, così come noi non comprendiamo certi passi dell'Apocalisswe. Ma Cristo osservò tristemente: Se non avessero visto le mie opere! Il popolo eletto avrebbe dovuto riconoscerlo almeno da quelle. La predicazione di Gesù era stata limpida ed esauriente ma fu respinta. La condanna anche in S. Paolo è, per questo, senza scampo. Però non è totale né definitiva. Perché un giorno quando saran convertiti tutti i pagani, tutto Israele si salverà.
Ora tutto Israele non significa che tutti gli ebrei si salveranno. Si salveranno gli ebrei, meritevoli per la fede in Cristo, di ieri, di oggi e di domani:vcondanna non totale.
Tutto Israele sta a significare, stiamo attenti, l'insieme dei fedeli di Cristo, circoncisi ed incirconcisi, ebrei e gentili convertiti. Insomma la Chiesa, il nuovo Israele. E siccome nella Chiesa sono entrati ed entreranno anche ebrei la condanna non è definitiva.
La conversione degli ebrei non dev'esser interpretata solo in dimensione escatologica ché diventerebbe un fatalismo o una predestinazione recidente la missionarietà della Chiesa.
Ma anche (ora fo Veltroni) si deve star attenti a fuggire l'eccessivo semplicismo della condanna degli ebrei, rientrando essa, nella sua omplessità, nel sublime insieme del piano della redenzione universale.
La Lettera ai Romani non è di troppo facile lettura. Consiglio a chi si appresta a leggerla di servirsi di commenti sicuramene cattolici, come quelli della Bibbia a cura del Garofalo, o di altri autori eccellenti, come il Ricciotti, lo Spadafora (almeno nel Dizionario Biblico), il Lagrange, l'Holzner ecc.
In realtà, dietro alla questione della conversione di tutto Israele alla fede in Gesù Cristo c'è una tradizione secolare nell'insegnamento Chiesa Cattolica, che parla espressamente della conversione del popolo ebraico a Cristo subito prima della sua seconda venuta. Mettendo da parte la citazione tutta la letteratura patristica e i testi accumulatisi nei secoli, che richiederebbe pagine e pagine nonché lunghe dissertazioni, basta prendere il CCC al paragrafo 674, che, al proposito, non è per nulla ambiguo o difficile. La conversione degli Ebrei è segno escatologico dell'imminente venuta di Cristo che, allo stato delle cose, non sembra poi così vicina. San Paolo (vedi specialmente Rm 11,15) non pare parlare in maniera troppo complessa e sottile riguardo a questo tema.
RispondiEliminaLa predizione che la parusia avverrà dopo la conversione degli ebrei risale già agli stessi vangeli. Matteo, 23, 39: "Poiché io vi dico: non mi vedrete più finché non diciate: benedetto colui che viene nel nome del Signore".
RispondiEliminaAl redattore del blog Messainlatino.it: grazie a lei per l'attenzione (sono l'anonimo delle 10.15; anonimo solo perché vado di non ho una "identità Google"). Io spero con tutto il cuore che vi sia piena riconciliazione fra la Santa Sede e la FSSPX, né ho rancori nei confronti della FSSPX. Però io sto incondizionatamente con il Papa, come credo dovrebbero fare tutti i cattolici; loro no, e la constatazione è molto semplice. Lei mi dirà: ma sa quanti vescovi, quanti preti, quanti laici fanno ben di peggio... Mi lasci esprimere brevemente: me ne frego. Perché ora si tratta di verificare questo e non altro: la FSSPX sta incondizionatamente con il Papa? Se la risposta è sì facciano un gesto di buona volontà. Se faranno come l'anno scorso si tratterà, come scrivevo, di "fumosi giri di parole". Io prego perché ne trovino la forza, e anche questo è un modo di fare "pressing". La FSSPX non deve "invitare" o "consentire" a utilizzare il testo benedettiano, come lei suggerisce. Dev'essere chiara e netta e obbedire, una volta per tutte. Perché diversamente diventa una barzelletta, ovvero che in nome dell'obbedienza si continua a disobbedire. E io di barzellette, in tempo di Quaresima, farei volentieri a meno.
RispondiEliminaE' nell'apparente facilità che
RispondiEliminaconsiste la diffioltà della Lettera di Paolo. Rom. 11,15: "...se il loro ripudio divenne riconciliazione per il mondo, che altro sarà la loro ammissione se non una resurrezione dai morti?"
La lettura puramente escatologica è semplice. E tale è stata nella interpretazione in antico. Non così tanti studiosi moderni: non così, ad es., nella Bibbia del Garofalo o nelle Lettere di S. Paolo del Ricciotti.
L'espressione è vaga: può prendersi come evento in prossimità della parusia, ma anche come rinascita morale, spirituale, una palingenetica resurrezione dai morti, cioè dal peccato, e quindi l'inizio di una vita conforme alla volontà di Dio in attesa del gran giorno.
Del resto ho già indicato come da grandi studiosi si intenda il "tutto Israele" che sarà salvato: il nuovo Israele composto da giudei convertiti e i cristiani che formano la Chiesa.
Ricordiamoci che Paolo vive nell'attesa della Parusia, e che per lui "gli ultimi tempi" son già venuti con Cristo. Ma mai afferma il tempo se non con segni premonitori. Su questo ricordo, fra gli altri, un breve scritto di Bonaventura Mariani in "Cento problemi biblici". E la parusia non sappiamo quando avverrà né lo. La conversione degli ebrei e la Parusia van visti in successione logica non cronologica.
E' vicina, è lontana? Paolo magari vorrebbe accelerarla, ma di certo sa soltanto che ci sarà.
La Pontificia Commissione Biblica nel 1915 - quando era organo del magistero - precisò che niente Paolo aveva detto che potesse individuare il momento della parusia. I segni saranno soprattutto la grande apostasia, il mistero d'iniquità, l'anticristo (2 Tess. 2, 3-12). Qui, rispetto alla Lettera ai Romani è molto più chiaro.
Chi vuole strologare troppo sulla fine dei tempi si mette al livello di certi signori che si attaccano ai campanelli della case, non c'è dubbio. Non c'è nemmeno bisogno della Pontificia commissione biblica per stabilirlo, basta leggere i vangeli: l'ora è segreta, non la conosce nemmeno il Figlio. Il discorso era sulla conversione di Israele, che diversi punti del Nuovo Testamento dicono essenziale nell'economia della salvezza. Giusto quindi che si preghi per la conversione degli ebrei senza troppi escamotage politicamente corretti, specie il venerdì Santo.
RispondiElimina'Gentiles enim sunt fideles qui tepescent [...] vel etiam qui totaliter cadent decepti ab Antichristo, Iudaeis conversis in pristinum fervorem restituentur. Et etiam sicut Iudaeis cadentibus, gentiles post inimicitias sunt reconciliati, ita post conversionem Iudaeorum, imminente iam fine mundi, erit resurrectio generalis, per quam homines ex mortuis ad vitam immortalem redibunt'.
RispondiEliminaDare retta a Tommaso
Già, caro Anonimo, ma poi a qualche bello spirito potrebbe venire in mente di creare una bella commissione per decidere il significato di "imminente iam fine mundi", con un bel documento finale sul verbo "imminere". Il Nuovo Testamento, grazie al Cielo, non manca certo di perspicuità.
RispondiEliminaSe poi le piace chiamare in causa Tommaso, intendiamoci, che lei sia il benvenuto.
La Commissione Biblica intervenne perché si dava a molte espressioni di S. Paolo, da parte della esegesi escatologista, un significato che non avevano: quasi dell'imminenza della fine del mondo. E fece bene ad intervenire.
RispondiEliminaIl problema è he e nei Vangeli e nelle lettere di S. Paolo ricorrono annunci del giudizio e del ritorno del Signore male interpretati in senso di escatologico.
Il termine Parusia nella lettere sdi S. Paolo torna spesso. Ma in genere ha significati diversi: parusia è l'Incarnazione,la manifestazione della potenza divina nel distruggere Gerusalemme, il giorno del Signore in cui punirà i cattivi e premierà i buoni nel giudizio particolare, ua teofania che è il giorno dei profeti, giorno di Jahvéh, l'intervento di Dio nella storia, il regno che si attende ecc.
La Parusia finale come ritorno fisico del Signore alla fine dei tempi si può ricavare esplicitamente e sicuramente solo da 2 testi: I Tess. 4,15; I Cor.
15,23 in cui esplicitamene si parla di resurrezione dei corpi, "tutti risorgeranno, quelli che appartengono al Cristo e alla sua parola".
Molto buono sull'argomento, fra gli altri libri (Allo, Romeo ecc) è Spadafora, Gesù e la fine di Gerusalemme e l'escatologia in San Paolo, Ist. Padano Arti Grafiche - Rovigo, 1971
Francamente non vedo dove e quando la Fraternità si sia espressa con giri di parole fumose. Semmai parla troppo chiaramente al contrario di altri.
RispondiEliminaSe quei sacerdoti avessero voluto rimaner nella fumosità non sarebbe neppure sorto il problema.
Meno male che nessuno o pochissimi oggi si prendono la briga di leggere le omelie dei Padri contenute nel Breviarium Romanum del 1962, soprattutto nel tempo di quaresima: la preghiera del Venerdì Santo, al confronto delle roboanti voci dei Santi Padri (S. Girolamo. S. Agostino. S. Ambrogio, etc...), apparirebbe nulla...
RispondiEliminaD'altra parte che vogliamo fare?Eliminare i Padri?Dichiarare falsa la loro teologia?E pensare che i profeti del Vaticano II si richiamano continuamente ai Padri ponendoli in una fittizia opposizione con il Magistero successivo e con la scolastica...
Per distendere i nervi di tutti consiglierei la lettura delle omelie di San Giovanni Crisostomo sui Giudei!!!
Perchè di controparrte, non si chiede ai rabbini d'Israele di adunare una commissione per eliminare tutte le bestemmie contro Cristo e la Madonna nonchè tutte le maledizione contro i "nazareni" presenti nel Talmud che ricordo essere il testo fondamentale della religione ebraica?
RispondiEliminai primi cristiani non hanno fatto altro che seguire l'insegnamento di Gesu' :"Pregate per i vostri nemici" quindi hanno fatto bene quella preghieta era segno fi amore verso i Giudei. Il contrario dell'Amore e'l' indifferenza e non l'odio e oggi c'e'molta indifferenza verso gli Ebrei al di la' delle manifestazioni esteriori e diplomatiche.
RispondiEliminaLa antica Messa di S.Pio V ad esempio che non era sua ma era la Messa delle origini era una Messa strutturalmente ebraica come rito : altare,dacerdpte e vittima sacrificale etano il cuore della liturgia come nell'ebraismo. Oggi non e' piu' cosi' e se si amassero veramente gli Ebrei e non solo formal.ente , si dovrebbe amare la Messa che piu' ci avvicina al loro spirito religioso.
La Messa attuale e' strutturalmente invece la Messa Anglicana della High Church e non e' per nulla una novita'e risale al secolo XVII e di ebraico non ha proprio nulla.
La preghiera per gli Ebrei come dice Luca e'la preghiera per i nemici che ibsultavano Cristo,Maria e i cristiani.
RispondiEliminaI primi cristiani non pitevano sapare che un giorno sarebbe natp un certo Hitler e che gli USA e gli inglesi sapendo dei lager di sterminio non avrebbero fatto nulla per 3 anni aspettando per intervenire finche' non sarebbe parso loro conveniente come ha dimostrato Solgenytsin.
E dando poitutta la colpa a Pio XII come rivelo' Eugenio Zolli in seguito ad una rivelazione di Cristo.
Fabio Sansonna