Tra il Presidente
della Repubblica, un decano sotto inchiesta per voto di scambio
politico-mafioso, il genero di un boss della ’Ndrangheta assunto a gestire
fondi e personale, e una “cordata” tutta calabrese, si apre un problema di
opportunità istituzionale e morale.
1. Un Presidente della Repubblica
alla PFTIM di Napoli
Il 27 novembre 2025, alle ore 18.00, è prevista
l’inaugurazione dell’Anno Accademico della Pontificia Facoltà Teologica
dell’Italia Meridionale (PFTIM) a Napoli, sezione San Tommaso, come confermano
anche le comunicazioni interne della Facoltà e le agende di alcune diocesi
campane.
Secondo una mail interna che abbiamo potuto visionare
– firmata dal Segretario generale della PFTIM, prof.ssa Giuliana Albano, diretta a diversi docenti – l’evento “vedrà la partecipazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che terrà la prolusione”. Gli inviti, si legge, saranno nominativi e soggetti a controlli di sicurezza, con richiesta di dati anagrafici completi dei partecipanti. Notizia confermata di recente anche (qui) dal sito ufficiale della Presidenza della Repubblica, e (qui) informalmente dal profilo facebook di Francesco Asti, preside di facoltà.Dunque:
nella stessa Facoltà teologica che da più di un anno è al centro di un caso
giudiziario e mediatico per presunte infiltrazioni della ’Ndrangheta e
mala-gestione, il Capo dello Stato – simbolo della lotta alla mafia, fratello
di una vittima di Cosa Nostra (qui) e voce fortissima contro ogni
forma di criminalità organizzata – si appresta a tenere la prolusione
inaugurale.
La domanda,
inevitabile, è questa: è opportuno che il Presidente della Repubblica si faccia
vedere – e fotografare – al fianco del vertice accademico di una Facoltà di cui
il decano è indagato in una maxi-inchiesta antimafia e dove ha operato, in un
ruolo chiave, il genero di un boss della ’Ndrangheta?
2. Il decano sotto inchiesta: chi
è don Antonello (Antonio) Foderaro
Don Antonio (detto Antonello) Foderaro è un sacerdote
reggino, incaricato diocesano per l’informatica e direttore dell’Istituto
superiore di Scienze religiose (ISSR) di Reggio Calabria, nonché docente e poi
decano della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione San
Tommaso, a Napoli (qui).
Nel
2023 egli viene nominato decano della sezione San Tommaso della PFTIM
dall’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, anch’egli di origine calabrese;
contestualmente gli viene affidato anche il delicato incarico di Vicario
giudiziale del Tribunale ecclesiastico della Campania, cioè il vertice della
giustizia ecclesiastica nel territorio (qui).
Nell’estate
2024, però, il suo nome entra nell’ordinanza dell’“Operazione Ducale”,
inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria sui
rapporti tra politica e ’Ndrangheta in riva allo Stretto. Secondo diversi
organi di stampa (Rai, Il Fatto Quotidiano, Gazzetta del Sud, LaC News 24), don Foderaro
risulta indagato per scambio elettorale politico-mafioso connesso ai suoi
rapporti con Daniel Barillà, figura chiave dell’indagine.
La
contestazione, riferita in più articoli, è quella classica dell’art. 416-ter
c.p.: avrebbe, secondo l’accusa, contribuito a veicolare voti verso candidati
indicati dal “sistema” Araniti–Barillà in occasione di consultazioni regionali
e comunali. Ricordiamo che si tratta di un’indagine in corso (qui): non esiste, allo stato, una
sentenza di condanna, e lo stesso sacerdote, tramite i suoi legali, ha respinto
con decisione ogni addebito, annunciando iniziative giudiziarie per contestare
la diffusione delle notizie di stampa.
Quando
il suo nome diventa pubblico, Foderaro si “autosospende” dagli incarichi, con
una lettera pubblicata sul sito della sezione San Tommaso e da noi pubblicata (qui). Un atto che diversi osservatori
hanno definito giuridicamente inconsistente – l’istituto dell’autosospensione
non esiste nel diritto canonico né in quello civile – e che lascia aperta la
domanda su chi, di fatto, governi la Facoltà.
Nel
2025 la stampa giudiziaria dà conto della richiesta di rinvio a giudizio per un
gruppo di imputati nell’ambito di “Ducale”, tra cui il presunto boss Domenico
Araniti e il genero Daniel Barillà; i pezzi consultati riportano per esteso i
nomi degli imputati e confermano il ruolo centrale della cosca Araniti, ma non
citano espressamente Foderaro nel novero di coloro per cui è stato disposto il
giudizio (qui, qui e qui). Resta però confermato che il
sacerdote è stato raggiunto da avviso di garanzia ed è sotto indagine per voto
di scambio; sul suo eventuale rinvio a giudizio, allo stato, la situazione
appare meno chiara nelle fonti aperte.
È, in ogni caso,
con questo profilo tutt’altro che “neutro” che il decano della PFTIM si
presenta – o viene rappresentato – sullo sfondo della visita annunciata del
Presidente Mattarella.
3. Daniel Barillà, il genero del
“Duca” e il suo ruolo in Facoltà
Figura chiave dell’“Operazione Ducale” è Daniel Barillà,
indicato dagli inquirenti come “longa manus” della cosca Araniti e cerniera tra
il mondo politico reggino e la ’Ndrangheta (qui, qui e qui).
Secondo
le ricostruzioni di quotidiani nazionali e locali (tra cui Corriere della Calabria,
Il Fatto Quotidiano, La Nuova Calabria), Barillà è genero
di Domenico Araniti, detto “il Duca”, indicato come capo dell’omonima cosca di
Sambatello (Reggio Calabria). Nel 2024 è arrestato e poi sottoposto a misure
cautelari per reati che vanno dall’associazione mafiosa (in una prima fase) a ipotesi
di brogli elettorali e corruzione legata alle consultazioni locali e regionali,
con successivi rimaneggiamenti delle imputazioni (qui, qui e qui).
Ed
è qui che la vicenda incrocia Napoli.
A seguito della notizia data a suo tempo da MiL, e successivamente ripresa da Adista Notizie, Corrispondenza Romana
e vari canali social, è proprio don Antonello Foderaro
a portare Barillà dentro la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia
Meridionale, sezione San Tommaso: nel gennaio 2024 lo assume come consulente
nell’area “fundraising, management e comunicazione”, con funzioni che, nella
pratica, avrebbero riguardato la gestione organizzativa (risorse umane e
personale), la comunicazione interna ed esterna e la raccolta fondi per la
Facoltà.
In
altre parole, a un uomo che la DDA descrive come snodo tra cosca mafiosa e
politica, genero di un boss e oggi imputato nel procedimento “Ducale”, viene
affidata la gestione di personale, relazioni, immagine e fundraising di una
Facoltà teologica pontificia.
La
stampa ha riferito inoltre che (qui e qui):
–
l’assunzione non sarebbe mai stata accompagnata da un chiaro ordine di servizio
interno né da delibere degli organi collegiali;
– molte disposizioni operative di Barillà (licenziamenti, riorganizzazioni di
uffici, nuove assunzioni) sarebbero passate per canali informali, come chat
interne del personale;
– il suo curriculum online – dove risultavano incarichi delicati per la PFTIM –
sarebbe stato rimosso o reso inaccessibile dopo l’esplosione dello scandalo.
Sempre
secondo tali ricostruzioni, dopo l’arresto di Barillà la Facoltà avrebbe
aspettato giorni per rimuoverlo dalle comunicazioni interne e persino per far
“resettare” il suo computer di lavoro, fatto che ha alimentato interrogativi su
possibili distruzioni di dati.
Di fronte a questo
quadro, la domanda più elementare è anche la più bruciante: quali verifiche
sono state fatte prima di affidare a quel nome, a quel cognome, a quella
parentela, la gestione di fondi, personale e immagine della principale
istituzione teologica del Mezzogiorno?
4. L’“asse calabrese”: tutti
conterranei, tutti nell’orbita ISSR
Per comprendere l’imbarazzo che la visita di Mattarella
rischia di provocare, occorre allargare l’obiettivo all’assetto complessivo
della PFTIM San Tommaso.
Diverse
inchieste giornalistiche – tra cui quelle pubblicate da noi di MiL, poi riprese
anche da Corrispondenza Romana, da siti cattolici di area tradizionale e da
testate locali – parlano esplicitamente di “asse Calabria – Facoltà teologica
di Napoli” (qui, qui e qui)
I
dati che emergono sono questi:
–
don Antonello Foderaro è calabrese, legato a Reggio Calabria, ex direttore
dell’ISSR reggino e figura di riferimento per l’Istituto superiore di Scienze
religiose regionale (qui e qui);
– Daniel Barillà è calabrese di Sambatello, frazione roccaforte del clan
Araniti, e genero del presunto boss Domenico Araniti (qui, qui e qui);
– Maria Emanuela Arena, chiamata a occuparsi della prestigiosa biblioteca della
sezione San Tommaso dove sono in corso indagini della Guardia di Finanza per
la presunta distruzione di antichi volumi senza il coinvolgimento della
Soprintendenza – è anch’essa calabrese e legata da anni a Foderaro, con cui
condivide pubblicazioni e percorsi accademici (qui e qui);
– l’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia, Gran Cancelliere della PFTIM e
principale sponsor di Foderaro a Napoli, è anch’egli originario della Calabria
(qui).
In
pochi anni, come abbiamo mostrato nelle nostre puntate precedenti, una serie di
figure provenienti o cresciute nell’orbita calabrese (ISSR, diocesi, ambiente
ecclesiale reggino) viene collocata in posizioni chiave della facoltà
napoletana, talvolta in sostituzione di personale storico licenziato o
allontanato (qui, qui e qui).
Tutti
calabresi, tutti conterranei, tutti inseriti nella stessa rete accademica e
pastorale: è il dato oggettivo.
La domanda – che riguarda non la provenienza geografica ma la cultura
istituzionale – è quella che ormai molti si pongono:
“Potevano
davvero tutti non sapere?”
È
plausibile che nessuno – tra chi ha nominato, assunto, promosso e coperto –
abbia mai incrociato il nome Araniti, il territorio di Sambatello, la storia
della cosca, le segnalazioni antimafia, la stampa giudiziaria locale?
Se
così fosse, sarebbe un problema di gravissima superficialità.
Se non fosse così, il problema sarebbe ancora più serio.
5. La gestione del “dopo–scandalo”: licenziamenti lampo,
auto–sospensioni inesistenti, manovre interne e un silenzio che sa di strategia
Daniel
Barillà – poco prima che la notizia fosse di dominio pubblico – sarà licenziato
immediatamente, senza preavviso e in modalità che diversi esperti di diritto
del lavoro hanno definito antisindacali. Nessuna procedura, nessuna
comunicazione formale: un taglio netto e silenzioso, che dice molto della
fretta con cui si è tentato di chiudere il caso senza affrontarlo davvero.
Parallelamente,
mentre i giornali calabresi pubblicavano la notizia dell’avviso di garanzia a
carico di don Antonello Foderaro, il sacerdote – tramite i suoi legali –
dichiarava di essere venuto a conoscenza dell’indagine “solo dai giornali” e
non dalla magistratura. Una circostanza che, se vera, pone ulteriori
interrogativi sulla trasparenza dei rapporti tra clero locale e autorità
giudiziaria.
Intanto,
lo stesso Foderaro si inventa di propria iniziativa la categoria della
“autosospensione”. E Grazie all’assenso tacito – e di fatto benedicente –
dell’arcivescovo Battaglia, l’“autosospeso” è rimasto al proprio posto, nel
proprio ufficio, con accesso a documenti, archivi, dispositivi e carte
sensibili, in una fase in cui qualunque ente sano avrebbe chiesto un
allontanamento immediato e verificabile.
A
porte chiuse, raccontano più docenti, l’arcivescovo Battaglia non avrebbe
lamentato tanto la gravità dei fatti, quanto la fuga di notizie, parlando di
“corvi” (vedi qui) che diffonderebbero all’esterno
informazioni che – secondo lui – dovevano restare sigillate dentro la Curia e
la Facoltà. Un dettaglio rivelatore della cultura interna dominante: non la
verità, ma il controllo della narrazione sembra essere la priorità.
Nel
frattempo, giunto alla scadenza naturale del suo triennio da decano, e dovendo
il Consiglio di sezione eleggere una nuova terna di nomi da sottoporre al Gran
Cancelliere, l’“autosospeso” Foderaro avrebbe manovrato per far eleggere nel
Consiglio stesso alcune sue figure di fiducia, così da essere reinserito nella
terna e potersi far confermare nuovamente da Battaglia.
Il
tutto – come riferiscono più fonti interne – avvenuto, parrebbe, con il pieno
avallo del preside don Francesco Asti, il quale nel frattempo ha modificato
nome, struttura e natura dell’ex Istituto Teologico calabrese “San Pio X”,
promuovendo in tempi rapidissimi più docenti a ruoli stabili senza alcun
passaggio nei Consigli accademici competenti di Catanzaro e della PFTIM.
L’arcivescovo
Battaglia, da parte sua, pare avrebbe benedetto queste operazioni come aveva già
fatto nei mesi precedenti, arrivando sembra perfino a indurre i dissidenti alle
dimissioni – senza processo, senza chiarimenti, senza istruttorie – sia questi
docenti stabili della sezione San Tommaso di Capodimonte sia docenti dell’area
calabrese.
Non stupisce,
allora, che la Curia e la PFTIM stiano mantenendo un silenzio quasi massonico
attorno all’inaugurazione dell’anno accademico, evitando accuratamente clamore
mediatico, comunicati pubblici e inviti diffusi: troppo grande il rischio che
la presenza del Capo dello Stato attiri attenzione, giornalisti, manifestazioni
e domande alle quali – oggi – nessuno vuole o può rispondere.
5. Silenzi ecclesiastici, allarmi
laici
Mentre l’inchiesta “Ducale” cresce e la stampa nazionale
porta il caso alla ribalta (Roma, Corriere della Calabria,
ANSA, Rai, Gazzetta del Sud), la reazione
istituzionale della Chiesa partenopea appare incerta e tardiva. Anzi, MiL a tal
proposito già diede (qui) evidenza che:
–
L’arcivescovo Battaglia, Gran Cancelliere della PFTIM, accetta la
“autosospensione” di Foderaro ma non chiede le dimissioni piene;
– il preside don Francesco Asti, secondo le ricostruzioni, invita più volte i
docenti a “non parlare del caso Barillà per precisa volontà dell’arcivescovo”;
– la Guardia di Finanza si presenta in facoltà, tra l’altro, per verificare la
sorte di volumi antichi della biblioteca, mentre tra il clero napoletano
cominciano a circolare lettere – anche anonime – dirette ai dicasteri romani e
perfino al Papa, che denunciano mala gestione, intimidazioni e clima di paura.
Il
quotidiano Il Roma (molto accreditato per la cronaca napoletana) e altri
giornali raccontano (qui) di una plenaria del 14 ottobre
2024 in cui Battaglia si sarebbe scagliato duramente contro il proprio clero,
assai più che contro le ombre che gravano sulla Facoltà teologica. Il clima
descritto è quello di una “caccia alle streghe”, in cui il vero problema
sembrano essere le voci critiche più che la sostanza delle accuse.
Parallelamente,
noi di MiL, che abbiamo denunciato per primi il caso (qui) – ripresi poi da Adista,
Corrispondenza Romana e altre realtà cattoliche di area critica – ci continuiamo
a porre domande di fondo: perché non si è intervenuti per tempo sulla
governance della PFTIM? Perché nessuna visita apostolica? Perché, a fronte di
un’inchiesta antimafia così delicata, non si è scelta la linea della massima
trasparenza invece di quella della minimizzazione e del silenzio?
In questo clima già
teso, la decisione di invitare il Presidente della Repubblica a presiedere la
prolusione inaugurale appare, almeno sul piano dell’immagine, come un tentativo
di “normalizzazione dall’alto”: far passare il messaggio che “va tutto bene”,
che la PFTIM è una istituzione esemplare, meritevole del massimo sigillo
repubblicano.
6. Le domande per il Quirinale
Nessuno mette in discussione – anzi, la rafforza –
l’immagine di Sergio Mattarella come Presidente rigoroso nella difesa della
Costituzione, profondamente segnato dall’assassinio del fratello Piersanti per
mano mafiosa, e da sempre attentissimo nelle scelte simboliche, soprattutto in
tema di legalità (qui, qui e qui).
Proprio
per questo, l’annunciata prolusione alla PFTIM pone alcune domande di
opportunità politica e morale che non possono essere liquidate come polemica di
parte:
1)
Il Quirinale è stato pienamente informato del quadro giudiziario e mediatico
che circonda oggi la PFTIM San Tommaso e i suoi vertici? Probabilmente no.
2)
Sono state chieste garanzie o chiarimenti alla Santa Sede e all’Arcidiocesi di
Napoli prima di confermare la partecipazione del Presidente?
Un Capo dello Stato non può ingerire nelle scelte della Chiesa, ma può
certamente valutare se esistano condizioni di credibilità e trasparenza tali da
non prestare il proprio prestigio a operazioni di “lavaggio d’immagine”.
3)
Che messaggio riceveranno i calabresi onesti – e le vittime di mafia – nel
vedere il Presidente dell’antimafia istituzionale seduto in prima fila in una
Facoltà dove hanno operato, in ruoli chiave, il genero di un boss e un decano
indagato per voto di scambio politico-mafioso?
Anche ammettendo la presunzione di innocenza, la percezione simbolica è
tutt’altro che irrilevante.
4)
Non rischia, questa visita, di essere letta come una sorta di “certificato di
buona condotta” alla gestione Battaglia–Foderaro della PFTIM, proprio mentre
inchieste civili ed ecclesiastiche cercano ancora di fare luce?
È chiaro che il
Presidente, se confermerà la sua presenza, potrà e dovrà usare parole molto
nette contro ogni compromesso con le mafie – come ha fatto tante volte – e
richiamare Chiesa e società civile a vigilanza e coerenza.
Resta però l’elemento di fondo: la cornice in cui quelle parole saranno
pronunciate.
7. Conclusione di MiL: la coerenza
come prima forma di testimonianza
La Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale
non è un istituto qualsiasi: è un ente accademico pontificio, con personalità
giuridica civile riconosciuta dallo Stato italiano, deputato a formare il clero
e i laici del Mezzogiorno.
Il
Quirinale, dal canto suo, non è un semplice “ospite di riguardo”: è il vertice
della Repubblica, garante della Costituzione, figura simbolo della lotta alla
mafia. Quando queste due istituzioni si incontrano, il problema non è solo “chi
parla” e “cosa dirà”, ma “con chi si fa fotografare”, in quale contesto, con
quali ombre ancora sospese.
Alla
luce dei fatti oggi accessibili:
–
un decano e vicario giudiziale indagato per voto di scambio politico-mafioso in
un’inchiesta che coinvolge una storica cosca di ’Ndrangheta;
– un genero di boss, descritto come “longa manus” del clan, assunto a gestire
personale, fondi e immagine della Facoltà;
– una “cordata” di nomine e consulenze che disegna un chiaro asse
Calabria–Napoli all’interno della PFTIM;
– un clima di silenzi, autosospensioni giuridicamente dubbie, lettere anonime e
conflitti interni nella Curia napoletana;
tutto
questo rende la presenza del Presidente della Repubblica un gesto ad altissimo
rischio di ambiguità.
Noi
di MiL non chiediamo al Quirinale di pronunciare sentenze prima dei tribunali.
Ma è legittimo domandarsi se non sia più prudente:
–
sospendere o riformulare la partecipazione, in attesa di maggiore chiarezza;
– chiedere esplicitamente – e rendere pubblico – un percorso di trasparenza
sulla governance della PFTIM;
– oppure spostare la prolusione in un contesto ecclesiale non segnato da ombre
di questo tipo.
Perché
se è vero, come ha ricordato lo stesso Mattarella, che lottare contro la mafia
è una necessità per tutti, per la propria dignità, per la propria effettiva
libertà, allora la prima forma di lotta è quella dei segni coerenti, delle
scelte che non lasciano spazio a confusioni, alleanze opache, cordate
interessate.
Tra
queste scelte rientra anche decidere dove andare a parlare di pace, legalità e
Vangelo, e con chi farlo.
Ed è legittimo che
molti cattolici – a Napoli, in Calabria e nel resto d’Italia – si chiedano oggi
se la PFTIM di Capodimonte, così come è stata gestita negli ultimi anni, sia
davvero il palco più adatto per un Capo dello Stato che porta nel cognome e nella
storia familiare il prezzo più alto pagato alla lotta contro le mafie.
Fonti principali:
• Adista Notizie, Luca Kocci, "Mafia e politica in
Calabria: una maxi inchiesta investe anche la facoltà teologica", Adista
n. 27, 20.07.2024 (pubblicato online il 12.07.2024):
https://lucakocci.wordpress.com/2024/07/20/mafia-e-politica-in-calabria-una-maxi-inchiesta-investe-anche-la-facolta-teologica/
•
Adista – Replica della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale:
https://www.adista.it/articolo/72261
•
Messa in Latino, "Asse Calabria – Facoltà teologica di Napoli: Guardia di
Finanza dal Decano Foderaro e il ‘tacete’ dell’Arcivescovo Domenico
Battaglia" (16.07.2024):
https://blog.messainlatino.it/2024/07/asse-calabria-facolta-teologica-di.html
•
Messa in Latino, "Facoltà Teologica di Napoli: gli strani rapporti del
decano Mons. Foderaro tra Napoli e Calabria" (06.07.2024, Prima puntata):
https://blog.messainlatino.it/2024/07/facolta-teologica-di-napoli-gli-strani.html
•
Messa in Latino, "Napoli, il Decano Foderaro indagato: autosospensione e
ombre sulla gestione alla Facoltà Teologica di Capodimonte" (Terza
puntata):
https://blog.messainlatino.it/2024/08/napoli-il-decano-foderaro-indagato.html
•
Messa in Latino, "Curia di Napoli, QUARTA PUNTATA. Le ire di Mons.
Battaglia che si scaglia contro il suo clero. E il Vaticano prende le
distanze" (17.10.2024):
https://blog.messainlatino.it/2024/10/curia-di-napoli-quarta-puntata-le-ire.html
•
Messa in Latino, "Francesco sulla nomina del Cardinale Battaglia: ‘Don
Mimmo? Si, lo so, è un vero pastore’" (06.11.2024):
https://blog.messainlatino.it/2024/11/francesco-sulla-nomina-del-cardinale.html
•
Il Fatto Quotidiano, "Reggio Calabria, il genero del boss corteggiato dai
partiti" (12.06.2024):
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/06/12/reggio-calabria-il-genero-del-boss-corteggiato-dai-partiti-era-stato-proposto-anche-come-amministratore-di-una-partecipata/7585199/
•
Il Fatto Quotidiano, "Napoli, sette lettere anonime alla Diocesi: don
Battaglia cerca il corvo ma senza trasparenza" (17.10.2024):
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/10/17/napoli-sette-lettere-anonime-alla-diocesi-don-battaglia-cerca-il-corvo-ma-senza-trasparenza/7733091/
•
Il Reggino, "Don Mimmo Battaglia nel mirino di un ‘corvo’"
(15.10.2024):
https://www.ilreggino.it/cronaca/don-mimmo-battaglia-nel-mirino-di-un-corvo-lettere-anonime-al-veleno-contro-il-vescovo-calabrese-di-napoli-p81f8i2j
•
Corriere della Calabria, "Inchiesta Ducale, il Riesame revoca le misure a
Daniel Barillà" (05.07.2024):
https://www.corrieredellacalabria.it/2024/07/05/inchiesta-ducale-il-riesame-revoca-le-misure-a-daniel-barilla-e-martina-giustra/
•
CityNow, "Operazione Ducale, chiuse le indagini: tra gli indagati due nomi
nuovi" (12.02.2025):
https://www.citynow.it/inchiesta-ducale-reggio-calabria-elezioni-ndrangheta-indagati-nuovi-nomi/
•
Approdocalabria, "‘Ndrangheta e politica, Operazione Ducale, al via il
processo" (17.05.2025):
https://www.approdocalabria.it/ndrangheta-e-politica-operazione-ducale-al-via-il-processo-della-dda-di-reggio-calabria-saranno-in-18-non-ci-sono-neri-sera-e-barilla-perche-occorre-attendere-le-motivazioni-della-cassazion/
•
Referio, "Operazione Ducale" (sintesi):
https://referio.it/operazione-ducale/
•
Gazzetta del Sud (pdf), "’Ndrangheta, chiusa l’indagine Ducale"
(13.02.2025):
https://www.messinaantiusura.it/wp-content/uploads/sites/2/2025/02/20250213gazc.pdf
•
Voce biografica e statuto della PFTIM su Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Pontificia_facolt%C3%A0_teologica_dell%27Italia_meridionale
Luigi Casalini
Foto: Al centro, don Antonio Foderaro. A destra, Daniel Barillà
