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sabato 22 novembre 2025

NEWS. Mattarella alla Facoltà Teologica di Napoli: visita di Stato nel pieno del caso del Decano Foderaro indagato. È opportuno?

Tra il Presidente della Repubblica, un decano sotto inchiesta per voto di scambio politico-mafioso, il genero di un boss della ’Ndrangheta assunto a gestire fondi e personale, e una “cordata” tutta calabrese, si apre un problema di opportunità istituzionale e morale.

1. Un Presidente della Repubblica alla PFTIM di Napoli

Il 27 novembre 2025, alle ore 18.00, è prevista l’inaugurazione dell’Anno Accademico della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (PFTIM) a Napoli, sezione San Tommaso, come confermano anche le comunicazioni interne della Facoltà e le agende di alcune diocesi campane.

Secondo una mail interna che abbiamo potuto visionare

– firmata dal Segretario generale della PFTIM, prof.ssa Giuliana Albano, diretta a diversi docenti – l’evento “vedrà la partecipazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che terrà la prolusione”. Gli inviti, si legge, saranno nominativi e soggetti a controlli di sicurezza, con richiesta di dati anagrafici completi dei partecipanti. Notizia confermata di recente anche (qui) dal sito ufficiale della Presidenza della Repubblica, e (qui) informalmente dal profilo facebook di Francesco Asti, preside di facoltà.

Dunque: nella stessa Facoltà teologica che da più di un anno è al centro di un caso giudiziario e mediatico per presunte infiltrazioni della ’Ndrangheta e mala-gestione, il Capo dello Stato – simbolo della lotta alla mafia, fratello di una vittima di Cosa Nostra (qui) e voce fortissima contro ogni forma di criminalità organizzata – si appresta a tenere la prolusione inaugurale.

La domanda, inevitabile, è questa: è opportuno che il Presidente della Repubblica si faccia vedere – e fotografare – al fianco del vertice accademico di una Facoltà di cui il decano è indagato in una maxi-inchiesta antimafia e dove ha operato, in un ruolo chiave, il genero di un boss della ’Ndrangheta?

2. Il decano sotto inchiesta: chi è don Antonello (Antonio) Foderaro

Don Antonio (detto Antonello) Foderaro è un sacerdote reggino, incaricato diocesano per l’informatica e direttore dell’Istituto superiore di Scienze religiose (ISSR) di Reggio Calabria, nonché docente e poi decano della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Tommaso, a Napoli (qui).

Nel 2023 egli viene nominato decano della sezione San Tommaso della PFTIM dall’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, anch’egli di origine calabrese; contestualmente gli viene affidato anche il delicato incarico di Vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico della Campania, cioè il vertice della giustizia ecclesiastica nel territorio (qui).

Nell’estate 2024, però, il suo nome entra nell’ordinanza dell’“Operazione Ducale”, inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria sui rapporti tra politica e ’Ndrangheta in riva allo Stretto. Secondo diversi organi di stampa (Rai, Il Fatto Quotidiano, Gazzetta del Sud, LaC News 24), don Foderaro risulta indagato per scambio elettorale politico-mafioso connesso ai suoi rapporti con Daniel Barillà, figura chiave dell’indagine.

La contestazione, riferita in più articoli, è quella classica dell’art. 416-ter c.p.: avrebbe, secondo l’accusa, contribuito a veicolare voti verso candidati indicati dal “sistema” Araniti–Barillà in occasione di consultazioni regionali e comunali. Ricordiamo che si tratta di un’indagine in corso (qui): non esiste, allo stato, una sentenza di condanna, e lo stesso sacerdote, tramite i suoi legali, ha respinto con decisione ogni addebito, annunciando iniziative giudiziarie per contestare la diffusione delle notizie di stampa.

Quando il suo nome diventa pubblico, Foderaro si “autosospende” dagli incarichi, con una lettera pubblicata sul sito della sezione San Tommaso e da noi pubblicata (qui). Un atto che diversi osservatori hanno definito giuridicamente inconsistente – l’istituto dell’autosospensione non esiste nel diritto canonico né in quello civile – e che lascia aperta la domanda su chi, di fatto, governi la Facoltà.

Nel 2025 la stampa giudiziaria dà conto della richiesta di rinvio a giudizio per un gruppo di imputati nell’ambito di “Ducale”, tra cui il presunto boss Domenico Araniti e il genero Daniel Barillà; i pezzi consultati riportano per esteso i nomi degli imputati e confermano il ruolo centrale della cosca Araniti, ma non citano espressamente Foderaro nel novero di coloro per cui è stato disposto il giudizio (qui, qui e qui). Resta però confermato che il sacerdote è stato raggiunto da avviso di garanzia ed è sotto indagine per voto di scambio; sul suo eventuale rinvio a giudizio, allo stato, la situazione appare meno chiara nelle fonti aperte.

È, in ogni caso, con questo profilo tutt’altro che “neutro” che il decano della PFTIM si presenta – o viene rappresentato – sullo sfondo della visita annunciata del Presidente Mattarella.

3. Daniel Barillà, il genero del “Duca” e il suo ruolo in Facoltà

Figura chiave dell’“Operazione Ducale” è Daniel Barillà, indicato dagli inquirenti come “longa manus” della cosca Araniti e cerniera tra il mondo politico reggino e la ’Ndrangheta (qui, qui e qui).

Secondo le ricostruzioni di quotidiani nazionali e locali (tra cui Corriere della Calabria, Il Fatto Quotidiano, La Nuova Calabria), Barillà è genero di Domenico Araniti, detto “il Duca”, indicato come capo dell’omonima cosca di Sambatello (Reggio Calabria). Nel 2024 è arrestato e poi sottoposto a misure cautelari per reati che vanno dall’associazione mafiosa (in una prima fase) a ipotesi di brogli elettorali e corruzione legata alle consultazioni locali e regionali, con successivi rimaneggiamenti delle imputazioni (qui, qui e qui).

Ed è qui che la vicenda incrocia Napoli.
A seguito della notizia data a suo tempo da MiL, e successivamente ripresa da Adista Notizie,  Corrispondenza Romana e vari canali social, è proprio don Antonello Foderaro a portare Barillà dentro la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Tommaso: nel gennaio 2024 lo assume come consulente nell’area “fundraising, management e comunicazione”, con funzioni che, nella pratica, avrebbero riguardato la gestione organizzativa (risorse umane e personale), la comunicazione interna ed esterna e la raccolta fondi per la Facoltà.

In altre parole, a un uomo che la DDA descrive come snodo tra cosca mafiosa e politica, genero di un boss e oggi imputato nel procedimento “Ducale”, viene affidata la gestione di personale, relazioni, immagine e fundraising di una Facoltà teologica pontificia.

La stampa ha riferito inoltre che (qui e qui):

– l’assunzione non sarebbe mai stata accompagnata da un chiaro ordine di servizio interno né da delibere degli organi collegiali;
– molte disposizioni operative di Barillà (licenziamenti, riorganizzazioni di uffici, nuove assunzioni) sarebbero passate per canali informali, come chat interne del personale;
– il suo
curriculum online – dove risultavano incarichi delicati per la PFTIM – sarebbe stato rimosso o reso inaccessibile dopo l’esplosione dello scandalo.

Sempre secondo tali ricostruzioni, dopo l’arresto di Barillà la Facoltà avrebbe aspettato giorni per rimuoverlo dalle comunicazioni interne e persino per far “resettare” il suo computer di lavoro, fatto che ha alimentato interrogativi su possibili distruzioni di dati.

Di fronte a questo quadro, la domanda più elementare è anche la più bruciante: quali verifiche sono state fatte prima di affidare a quel nome, a quel cognome, a quella parentela, la gestione di fondi, personale e immagine della principale istituzione teologica del Mezzogiorno?

4. L’“asse calabrese”: tutti conterranei, tutti nell’orbita ISSR

Per comprendere l’imbarazzo che la visita di Mattarella rischia di provocare, occorre allargare l’obiettivo all’assetto complessivo della PFTIM San Tommaso.

Diverse inchieste giornalistiche – tra cui quelle pubblicate da noi di MiL, poi riprese anche da Corrispondenza Romana, da siti cattolici di area tradizionale e da testate locali – parlano esplicitamente di “asse Calabria – Facoltà teologica di Napoli” (qui, qui e qui)

I dati che emergono sono questi:

– don Antonello Foderaro è calabrese, legato a Reggio Calabria, ex direttore dell’ISSR reggino e figura di riferimento per l’Istituto superiore di Scienze religiose regionale (qui e qui);
– Daniel Barillà è calabrese di Sambatello, frazione roccaforte del clan Araniti, e genero del presunto boss Domenico Araniti (qui, qui e qui);
– Maria Emanuela Arena, chiamata a occuparsi della prestigiosa biblioteca della sezione San Tommaso  dove sono in corso indagini della Guardia di Finanza per la presunta distruzione di antichi volumi senza il coinvolgimento della Soprintendenza – è anch’essa calabrese e legata da anni a Foderaro, con cui condivide pubblicazioni e percorsi accademici (qui e qui);
– l’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia, Gran Cancelliere della PFTIM e principale sponsor di Foderaro a Napoli, è anch’egli originario della Calabria (qui).

In pochi anni, come abbiamo mostrato nelle nostre puntate precedenti, una serie di figure provenienti o cresciute nell’orbita calabrese (ISSR, diocesi, ambiente ecclesiale reggino) viene collocata in posizioni chiave della facoltà napoletana, talvolta in sostituzione di personale storico licenziato o allontanato (qui, qui e qui).

Tutti calabresi, tutti conterranei, tutti inseriti nella stessa rete accademica e pastorale: è il dato oggettivo.
La domanda – che riguarda non la provenienza geografica ma la cultura istituzionale – è quella che ormai molti si pongono:

Potevano davvero tutti non sapere?

È plausibile che nessuno – tra chi ha nominato, assunto, promosso e coperto – abbia mai incrociato il nome Araniti, il territorio di Sambatello, la storia della cosca, le segnalazioni antimafia, la stampa giudiziaria locale?

Se così fosse, sarebbe un problema di gravissima superficialità.
Se non fosse così, il problema sarebbe ancora più serio.

 

5. La gestione del “dopo–scandalo”: licenziamenti lampo, auto–sospensioni inesistenti, manovre interne e un silenzio che sa di strategia

Daniel Barillà – poco prima che la notizia fosse di dominio pubblico – sarà licenziato immediatamente, senza preavviso e in modalità che diversi esperti di diritto del lavoro hanno definito antisindacali. Nessuna procedura, nessuna comunicazione formale: un taglio netto e silenzioso, che dice molto della fretta con cui si è tentato di chiudere il caso senza affrontarlo davvero.

Parallelamente, mentre i giornali calabresi pubblicavano la notizia dell’avviso di garanzia a carico di don Antonello Foderaro, il sacerdote – tramite i suoi legali – dichiarava di essere venuto a conoscenza dell’indagine “solo dai giornali” e non dalla magistratura. Una circostanza che, se vera, pone ulteriori interrogativi sulla trasparenza dei rapporti tra clero locale e autorità giudiziaria.

Intanto, lo stesso Foderaro si inventa di propria iniziativa la categoria della “autosospensione”. E Grazie all’assenso tacito – e di fatto benedicente – dell’arcivescovo Battaglia, l’“autosospeso” è rimasto al proprio posto, nel proprio ufficio, con accesso a documenti, archivi, dispositivi e carte sensibili, in una fase in cui qualunque ente sano avrebbe chiesto un allontanamento immediato e verificabile.

A porte chiuse, raccontano più docenti, l’arcivescovo Battaglia non avrebbe lamentato tanto la gravità dei fatti, quanto la fuga di notizie, parlando di “corvi” (vedi qui) che diffonderebbero all’esterno informazioni che – secondo lui – dovevano restare sigillate dentro la Curia e la Facoltà. Un dettaglio rivelatore della cultura interna dominante: non la verità, ma il controllo della narrazione sembra essere la priorità.

Nel frattempo, giunto alla scadenza naturale del suo triennio da decano, e dovendo il Consiglio di sezione eleggere una nuova terna di nomi da sottoporre al Gran Cancelliere, l’“autosospeso” Foderaro avrebbe manovrato per far eleggere nel Consiglio stesso alcune sue figure di fiducia, così da essere reinserito nella terna e potersi far confermare nuovamente da Battaglia.

Il tutto – come riferiscono più fonti interne – avvenuto, parrebbe, con il pieno avallo del preside don Francesco Asti, il quale nel frattempo ha modificato nome, struttura e natura dell’ex Istituto Teologico calabrese “San Pio X”, promuovendo in tempi rapidissimi più docenti a ruoli stabili senza alcun passaggio nei Consigli accademici competenti di Catanzaro e della PFTIM.

L’arcivescovo Battaglia, da parte sua, pare avrebbe benedetto queste operazioni come aveva già fatto nei mesi precedenti, arrivando sembra perfino a indurre i dissidenti alle dimissioni – senza processo, senza chiarimenti, senza istruttorie – sia questi docenti stabili della sezione San Tommaso di Capodimonte sia docenti dell’area calabrese.

Non stupisce, allora, che la Curia e la PFTIM stiano mantenendo un silenzio quasi massonico attorno all’inaugurazione dell’anno accademico, evitando accuratamente clamore mediatico, comunicati pubblici e inviti diffusi: troppo grande il rischio che la presenza del Capo dello Stato attiri attenzione, giornalisti, manifestazioni e domande alle quali – oggi – nessuno vuole o può rispondere.

5. Silenzi ecclesiastici, allarmi laici

Mentre l’inchiesta “Ducale” cresce e la stampa nazionale porta il caso alla ribalta (Roma, Corriere della Calabria, ANSA, Rai, Gazzetta del Sud), la reazione istituzionale della Chiesa partenopea appare incerta e tardiva. Anzi, MiL a tal proposito già diede (qui) evidenza che:

– L’arcivescovo Battaglia, Gran Cancelliere della PFTIM, accetta la “autosospensione” di Foderaro ma non chiede le dimissioni piene;
– il preside don Francesco Asti, secondo le ricostruzioni, invita più volte i docenti a “non parlare del caso Barillà per precisa volontà dell’arcivescovo”;
– la Guardia di Finanza si presenta in facoltà, tra l’altro, per verificare la sorte di volumi antichi della biblioteca, mentre tra il clero napoletano cominciano a circolare lettere – anche anonime – dirette ai dicasteri romani e perfino al Papa, che denunciano mala gestione, intimidazioni e clima di paura.

Il quotidiano Il Roma (molto accreditato per la cronaca napoletana) e altri giornali raccontano (qui) di una plenaria del 14 ottobre 2024 in cui Battaglia si sarebbe scagliato duramente contro il proprio clero, assai più che contro le ombre che gravano sulla Facoltà teologica. Il clima descritto è quello di una “caccia alle streghe”, in cui il vero problema sembrano essere le voci critiche più che la sostanza delle accuse.

Parallelamente, noi di MiL, che abbiamo denunciato per primi il caso (qui) – ripresi poi da Adista, Corrispondenza Romana e altre realtà cattoliche di area critica – ci continuiamo a porre domande di fondo: perché non si è intervenuti per tempo sulla governance della PFTIM? Perché nessuna visita apostolica? Perché, a fronte di un’inchiesta antimafia così delicata, non si è scelta la linea della massima trasparenza invece di quella della minimizzazione e del silenzio?

In questo clima già teso, la decisione di invitare il Presidente della Repubblica a presiedere la prolusione inaugurale appare, almeno sul piano dell’immagine, come un tentativo di “normalizzazione dall’alto”: far passare il messaggio che “va tutto bene”, che la PFTIM è una istituzione esemplare, meritevole del massimo sigillo repubblicano.

6. Le domande per il Quirinale

Nessuno mette in discussione – anzi, la rafforza – l’immagine di Sergio Mattarella come Presidente rigoroso nella difesa della Costituzione, profondamente segnato dall’assassinio del fratello Piersanti per mano mafiosa, e da sempre attentissimo nelle scelte simboliche, soprattutto in tema di legalità (qui, qui e qui).

Proprio per questo, l’annunciata prolusione alla PFTIM pone alcune domande di opportunità politica e morale che non possono essere liquidate come polemica di parte:

1) Il Quirinale è stato pienamente informato del quadro giudiziario e mediatico che circonda oggi la PFTIM San Tommaso e i suoi vertici? Probabilmente no.

2) Sono state chieste garanzie o chiarimenti alla Santa Sede e all’Arcidiocesi di Napoli prima di confermare la partecipazione del Presidente?
Un Capo dello Stato non può ingerire nelle scelte della Chiesa, ma può certamente valutare se esistano condizioni di credibilità e trasparenza tali da non prestare il proprio prestigio a operazioni di “
lavaggio d’immagine”.

3) Che messaggio riceveranno i calabresi onesti – e le vittime di mafia – nel vedere il Presidente dell’antimafia istituzionale seduto in prima fila in una Facoltà dove hanno operato, in ruoli chiave, il genero di un boss e un decano indagato per voto di scambio politico-mafioso?
Anche ammettendo la presunzione di innocenza, la percezione simbolica è tutt’altro che irrilevante.

4) Non rischia, questa visita, di essere letta come una sorta di “certificato di buona condotta” alla gestione Battaglia–Foderaro della PFTIM, proprio mentre inchieste civili ed ecclesiastiche cercano ancora di fare luce?

È chiaro che il Presidente, se confermerà la sua presenza, potrà e dovrà usare parole molto nette contro ogni compromesso con le mafie – come ha fatto tante volte – e richiamare Chiesa e società civile a vigilanza e coerenza.
Resta però l’elemento di fondo: la cornice in cui quelle parole saranno pronunciate.

7. Conclusione di MiL: la coerenza come prima forma di testimonianza

La Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale non è un istituto qualsiasi: è un ente accademico pontificio, con personalità giuridica civile riconosciuta dallo Stato italiano, deputato a formare il clero e i laici del Mezzogiorno.

Il Quirinale, dal canto suo, non è un semplice “ospite di riguardo”: è il vertice della Repubblica, garante della Costituzione, figura simbolo della lotta alla mafia. Quando queste due istituzioni si incontrano, il problema non è solo “chi parla” e “cosa dirà”, ma “con chi si fa fotografare”, in quale contesto, con quali ombre ancora sospese.

Alla luce dei fatti oggi accessibili:

– un decano e vicario giudiziale indagato per voto di scambio politico-mafioso in un’inchiesta che coinvolge una storica cosca di ’Ndrangheta;
– un genero di boss, descritto come “
longa manus” del clan, assunto a gestire personale, fondi e immagine della Facoltà;
– una “
cordata” di nomine e consulenze che disegna un chiaro asse Calabria–Napoli all’interno della PFTIM;
– un clima di silenzi, autosospensioni giuridicamente dubbie, lettere anonime e conflitti interni nella Curia napoletana;

tutto questo rende la presenza del Presidente della Repubblica un gesto ad altissimo rischio di ambiguità.

Noi di MiL non chiediamo al Quirinale di pronunciare sentenze prima dei tribunali. Ma è legittimo domandarsi se non sia più prudente:

– sospendere o riformulare la partecipazione, in attesa di maggiore chiarezza;
– chiedere esplicitamente – e rendere pubblico – un percorso di trasparenza sulla governance della PFTIM;
– oppure spostare la prolusione in un contesto ecclesiale non segnato da ombre di questo tipo.

Perché se è vero, come ha ricordato lo stesso Mattarella, che lottare contro la mafia è una necessità per tutti, per la propria dignità, per la propria effettiva libertà, allora la prima forma di lotta è quella dei segni coerenti, delle scelte che non lasciano spazio a confusioni, alleanze opache, cordate interessate.

Tra queste scelte rientra anche decidere dove andare a parlare di pace, legalità e Vangelo, e con chi farlo.

Ed è legittimo che molti cattolici – a Napoli, in Calabria e nel resto d’Italia – si chiedano oggi se la PFTIM di Capodimonte, così come è stata gestita negli ultimi anni, sia davvero il palco più adatto per un Capo dello Stato che porta nel cognome e nella storia familiare il prezzo più alto pagato alla lotta contro le mafie.

Fonti principali:

• Adista Notizie, Luca Kocci, "Mafia e politica in Calabria: una maxi inchiesta investe anche la facoltà teologica", Adista n. 27, 20.07.2024 (pubblicato online il 12.07.2024): https://lucakocci.wordpress.com/2024/07/20/mafia-e-politica-in-calabria-una-maxi-inchiesta-investe-anche-la-facolta-teologica/

• Adista – Replica della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale: https://www.adista.it/articolo/72261

• Messa in Latino, "Asse Calabria – Facoltà teologica di Napoli: Guardia di Finanza dal Decano Foderaro e il ‘tacete’ dell’Arcivescovo Domenico Battaglia" (16.07.2024): https://blog.messainlatino.it/2024/07/asse-calabria-facolta-teologica-di.html

• Messa in Latino, "Facoltà Teologica di Napoli: gli strani rapporti del decano Mons. Foderaro tra Napoli e Calabria" (06.07.2024, Prima puntata): https://blog.messainlatino.it/2024/07/facolta-teologica-di-napoli-gli-strani.html

• Messa in Latino, "Napoli, il Decano Foderaro indagato: autosospensione e ombre sulla gestione alla Facoltà Teologica di Capodimonte" (Terza puntata): https://blog.messainlatino.it/2024/08/napoli-il-decano-foderaro-indagato.html

• Messa in Latino, "Curia di Napoli, QUARTA PUNTATA. Le ire di Mons. Battaglia che si scaglia contro il suo clero. E il Vaticano prende le distanze" (17.10.2024): https://blog.messainlatino.it/2024/10/curia-di-napoli-quarta-puntata-le-ire.html

• Messa in Latino, "Francesco sulla nomina del Cardinale Battaglia: ‘Don Mimmo? Si, lo so, è un vero pastore’" (06.11.2024): https://blog.messainlatino.it/2024/11/francesco-sulla-nomina-del-cardinale.html

• Il Fatto Quotidiano, "Reggio Calabria, il genero del boss corteggiato dai partiti" (12.06.2024): https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/06/12/reggio-calabria-il-genero-del-boss-corteggiato-dai-partiti-era-stato-proposto-anche-come-amministratore-di-una-partecipata/7585199/

• Il Fatto Quotidiano, "Napoli, sette lettere anonime alla Diocesi: don Battaglia cerca il corvo ma senza trasparenza" (17.10.2024): https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/10/17/napoli-sette-lettere-anonime-alla-diocesi-don-battaglia-cerca-il-corvo-ma-senza-trasparenza/7733091/

• Il Reggino, "Don Mimmo Battaglia nel mirino di un ‘corvo’" (15.10.2024): https://www.ilreggino.it/cronaca/don-mimmo-battaglia-nel-mirino-di-un-corvo-lettere-anonime-al-veleno-contro-il-vescovo-calabrese-di-napoli-p81f8i2j

• Corriere della Calabria, "Inchiesta Ducale, il Riesame revoca le misure a Daniel Barillà" (05.07.2024): https://www.corrieredellacalabria.it/2024/07/05/inchiesta-ducale-il-riesame-revoca-le-misure-a-daniel-barilla-e-martina-giustra/

• CityNow, "Operazione Ducale, chiuse le indagini: tra gli indagati due nomi nuovi" (12.02.2025): https://www.citynow.it/inchiesta-ducale-reggio-calabria-elezioni-ndrangheta-indagati-nuovi-nomi/

• Approdocalabria, "‘Ndrangheta e politica, Operazione Ducale, al via il processo" (17.05.2025): https://www.approdocalabria.it/ndrangheta-e-politica-operazione-ducale-al-via-il-processo-della-dda-di-reggio-calabria-saranno-in-18-non-ci-sono-neri-sera-e-barilla-perche-occorre-attendere-le-motivazioni-della-cassazion/

• Referio, "Operazione Ducale" (sintesi): https://referio.it/operazione-ducale/

• Gazzetta del Sud (pdf), "’Ndrangheta, chiusa l’indagine Ducale" (13.02.2025): https://www.messinaantiusura.it/wp-content/uploads/sites/2/2025/02/20250213gazc.pdf

• Voce biografica e statuto della PFTIM su Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Pontificia_facolt%C3%A0_teologica_dell%27Italia_meridionale

 

Luigi Casalini


Foto: Al centro, don Antonio Foderaro. A destra, Daniel Barillà