Una bella riflessione di Costanza Miriano sul pessimo documento sul Cammino Sinodale Cei
QUI il testo integrale CEI.
Molti di questi vescovi sono "ipocredenti": un esempio fra tutti, ascoltare la terribile intervista (QUI e sotto il video assurdo e raccapricciante) del Vice Presidente Cei mons. Francesco Savino.
Luigi C.
di Costanza Miriano, 21-10-25
Bene, almeno ancora per un po’ non si insegnerà educazione sessuale nelle scuole. Ottimo risultato. Noi cattolici siamo contrari perché noi siamo quelli veramente liberi, quelli che non vogliono indottrinare, quelli che non vogliono che i loro figli siano indottrinati. Noi cattolici pensiamo che a scuola si debba imparare a usare il cervello, si debba faticare per conoscere il sapere conquistato da altri per impadronirsene, affinché con gli strumenti acquisiti a scuola ci si possano fare delle idee proprie, e ci si possa difendere dall’indottrinamento. La scuola non deve imporre contenuti, ma sviluppare un pensiero critico, e a questo fine è sicuramente molto più utile rompersi la testa su un problema di matematica, sulla fisica, affrontare la sfida quasi estrema di tradurre Aristotele senza copiare dal traduttore, che sorbirsi le lezioncine sulla fragilità della drag queen. E invece la scuola sta abbassando sempre più l’asticella, sempre meno fatica, sempre maggiore comprensione per chi non studia, sempre più lezioncine di morale già confezionata e masticata da altri (ovviamente solo una, quella del pensiero unico, ignorante, approssimativo e ovviamente chiuso a qualsiasi prospettiva ultraterrena).
Dicevo che alla notizia che l’educazione sessuale non verrà imposta nelle scuole ai nostri figli esultiamo noi cattolici. Ma purtroppo devo dire che con noi intendo noi credenti, non i vescovi ipocredenti che si apprestano a firmare un documento sinodale veramente non degno della grandezza della Chiesa. Un documento che al punto 30, dal significativo titolo Tutti tutti tutti, assume tutti i dogmi del pensiero unico sull’identità sessuale e sull’affettività, come se la Parola di Dio non esistesse, o peggio fosse un prodotto culturale da aggiornare, come se il Catechismo della Chiesa Cattolica fosse una barzelletta, come se la Teologia del corpo fosse un errore di percorso, Humanae Vitae una macchia del passato… Accompagnare, accogliere, promuovere tutti tutti tutti, conviventi, divorziati, risposati, coppie dello stesso sesso, persone che dicono di cambiare sesso (le parole sono importanti: il sesso non si cambia cari Vescovi, il sesso è scritto in ogni nostra cellula, al massimo può cambiare in parte l’apparato genitale esterno, e con molta fatica; transgender è una parola che dice una bugia del mondo, almeno voi che dovreste essere i nostri pastori dovreste saperlo che le bugie non si dicono!). Addirittura, capolavoro che definirei di umorismo surreale, vi impegnate a sostenere le “giornate” che il mondo promuove per indottrinare la gente secondo la sua propria ideologia, che è quella del mondo. Cioè impegnate la Chiesa cattolica italiana a tifare e sostenere e pregare (ma io non ci credo che pregate davvero) per quelli che affermano una antropologia completamente opposta alla nostra.
Io mi vergogno di questo documento, mi vergogno di come svende alle bugie del mondo la Verità della Chiesa, che è della Chiesa e non di chi ha scritto questo documento, e, ricordo, non si può vendere ciò che non ci appartiene, è una truffa. La Verità della Chiesa appartiene a duemila anni di testimoni e di martiri, e soprattutto, vi do una notizia, cari Vescovi che voterete sì a questa roba, è VERA. Non è opinabile. Potete, anzi possiamo e dobbiamo accogliere tutti, ma continuando a dire la verità, non perché noi siamo quelli rigidi, quelli disturbati, i tradizionalisti che rifiutano il mondo. Dovete dirla perché solo se vive secondo la Verità, cioè combattendo il peccato, l’uomo è felice.
Voi sarete i responsabili dell’infelicità di tante persone, e voi siete, già ora, i responsabili dello svuotamento delle chiese, perché se si annacqua il messaggio la gente se ne va. Voi vi illudete di raccoglierla aprendo le porte, ma in un posto sgangherato e ormai senza porte la gente non è attratta ad andare. Che cosa riceve? Se la gente che vive lontana dalla legge di Dio è infelice, se la vita senza Gesù Cristo è una schifezza (questo lo credete, no? Almeno questo, spero) a che serve dare le pacche sulle spalle a chi è lontano? Voi dovete indicare la strada, e la strada è combattere contro il nostro peccato (noi, tutti, ovviamente, a partire da chi è “regolare”: siamo tutti colleghi di peccato, al massimo cambiamo specializzazione). Che ce ne facciamo delle vostre pacche sulle spalle? O pensate di essere così attraenti che un vostro cenno di approvazione rende felice una vita? Quello che ci rende felici è la legge di Dio, ma non perché siamo dei poveri frustrati. È perché ce l’abbiamo scritta dentro al cuore.
Vi prego fermatevi. Non firmate il documento sinodale con queste bugie dentro. Se non volete ascoltare il mio appello, che, ne sono certissima, è anche quello di un grande numero di compagni di cammino, ascoltate il vostro Pastore, ascoltate almeno le parole che Papa Leone ha scritto in occasione del decimo anniversario della canonizzazione dei coniugi Martin, sentite che profumo di eternità, sentite come è diverso qui il respiro:
“Ma soprattutto, questa coppia esemplare testimonia l’ineffabile felicità e la gioia profonda che Dio concede, già qui sulla terra e per l’eternità, a coloro che si impegnano su questo cammino di fedeltà e di fecondità. In questi tempi difficili e confusi, nei quali ai giovani vengono presentati tanti contro-modelli di unioni, spesso passeggere, individualiste ed egoistiche, dai frutti amari e deludenti, la famiglia così come l’ha voluta il Creatore potrebbe sembrare superata e noiosa. Louis e Zélie Martin testimoniano che non è così: sono stati felici — profondamente felici! — nel dare la vita, nell’irradiare e trasmettere la fede, nel vedere i propri figli crescere e sbocciare sotto lo sguardo del Signore. Che felicità riunirsi la domenica, dopo la messa, intorno al tavolo dove Gesù è il primo ospite e condivide le gioie, le pene, i progetti e le speranze di ognuno! Che felicità questi momenti di preghiera comune, questi giorni di festa, questi eventi familiari che segnano il tempo! Ma anche che conforto stare insieme nelle prove, uniti alla Croce di Cristo quando questa si presenta; e infine, che speranza quella di ritrovarsi un giorno riuniti nella gloria del cielo!”
