Riceviamo e pubblichiamo.
E firmate ancora QUI
QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI (MiL, La Nuova Bussola Quotidiana e M. Haynes) sulla grottesca vicenda dei travestiti dopo S. Messa e Processione del Santo con in testa l'Arcivescovo.
QUI Il Giornale.
Facciamolo presente al Vicepresidente CEI Erio Castellucci, e a Roma!
Grazie a Pro Vita & Famiglia per l'iniziativa di raccolta firme.
E scriviamo ancora a Mons. Vescovo Castellucci tutta la nostra indignazione, soprattutto dopo il surreale comunicato della Diocesi QUI (segreteria@modena.chiesacattolica.it, segreteriaarcivescovile@modena.chiesacattolica.it).
"È il momento di agire: ogni cittadino di buon senso deve sostenere questa battaglia per il rispetto dei valori tradizionali e della sensibilità religiosa. La comunità civile ha il diritto e il dovere di dire basta a queste stravaganti provocazioni mascherate da apertura e dialogo".
Luigi C.
Romagnapiù, Simone Ortolani, 26-8-25
La diocesi di Carpi è di nuovo al centro di una controversia che sta indignando migliaia di cittadini. Dal 28 agosto al 1° settembre 2025 si svolge a Rovereto sulla Secchia la sagra di San Luigi Gonzaga. Il programma prevede per domenica 31 agosto uno spettacolo di drag queen – uomini travestiti da donna – in una manifestazione che mantiene una chiara connotazione religiosa.
Il precedente: la mostra blasfema archiviata ma «ambigua e provocatoria»
Non è la prima volta che la diocesi guidata da monsignor Erio Castellucci finisce sotto i riflettori per iniziative controverse. Nel marzo 2025 il tribunale di Modena ha archiviato l’esposto contro il vescovo per la mostra «Gratia Plena» del 2024 a Carpi. L’opera di Andrea Saltini mostrava chiaramente una scena di sesso orale di un uomo sul corpo nudo e inerte di un altro uomo: si sarebbe trattato di Longino che si avvicinava su quello di Gesù. L’opera era fortemente ispirata, pressoché identica, a una creazione del coreografo greco Dimitris Papaioannou. Un’interpretazione che si imponeva a prima vista e che provocò le giuste proteste di molti cittadini, culminate nell’esposto dell’avvocato Francesco Minutillo. La diocesi inizialmente si difese sostenendo che «la malizia era nell’occhio di chi guardava». Ma il giudice ha smentito questa versione: l’opera era «oggettivamente ambigua» e l’artista aveva agito con «volontà di provocare, probabilmente a scopi pubblicitari». L’archiviazione è avvenuta solo per mancanza di certezza sull’intenzione di offendere. Per screditare i critici, si diffuse la notizia di una presunta aggressione all’artista Saltini. Ma non furono mai trovate prove convincenti di questo episodio. Una messinscena pubblicitaria per delegittimare i cosiddetti «ultracattolici»?
Oggi la stessa diocesi si trova coinvolta in uno spettacolo LGBT nella sagra dedicata a San Luigi Gonzaga, santo della purezza e modello di castità per i giovani cristiani. Il contrasto è stridente e inaccettabile. La diocesi ha precisato che i festeggiamenti sono organizzati dall’associazione laica «Tutti insieme a Rovereto e Sant’Antonio-ONLUS», e non da realtà ecclesiali. Tuttavia, resta confermata la partecipazione delle parrocchie di Santa Caterina d’Alessandria (Rovereto) e Sant’Antonio di Padova (Sant’Antonio in Mercadello) e, soprattutto, di monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, il quale addirittura celebrerà la Santa Messa appena prima della processione che precederà proprio l’esibizione delle drag queen. L’evento è inoltre inserito nel calendario ufficiale della diocesi di Carpi e inizialmente inserito nel suo stesso sito web. Nonostante le precisazioni sui ruoli organizzativi, il coinvolgimento ecclesiastico rimane sostanziale e inequivocabile..
Una gestione pastorale che interroga
La linea pastorale di monsignor Castellucci solleva interrogativi legittimi sulla prudenza nelle scelte pastorali. Il vescovo si trova ripetutamente al centro di controversie che dividono profondamente la comunità diocesana. Le sue decisioni, seppur animate da volontà di dialogo con la società contemporanea, finiscono sistematicamente per generare scandalo e confusione tra i credenti. Prima la mostra con contenuti blasfemi esposta in chiesa consacrata, ora le drag queen nella sagra di un santo della purezza: emerge una continuità che merita una riflessione seria.
È lecito chiedersi se di fronte a queste osservazioni la reazione sia un serio esame di coscienza sui fatti e sulle proprie responsabilità pastorali, oppure la consueta affabulazione sofistica sull'”«ennesimo attacco dei tradizionalisti». Questa seconda opzione rappresenterebbe una scappatoia vittimistica per evitare di affrontare la realtà, atteggiamento non infrequente negli ambienti ecclesiastici contemporanei quando si trovano sotto critica. La vera sfida per un pastore d’anime dovrebbe essere invece quella di ascoltare il grido dei fedeli che si sentono traditi nelle loro aspettative spirituali e di interrogarsi sulle conseguenze pastorali delle proprie scelte.
La mobilitazione necessaria. La petizione di Pro Vita & Famiglia
Questa iniziativa deve essere fermata. La recente petizione di Pro Vita e Famiglia https://www.provitaefamiglia.it/petizione/stop-alle-drag-queen-alla-sagra-di-san-luigi-gonzaga-firma-ora?_gl=1*1yv83r*_up*MQ..*_ga*NzIxODc4MjU0LjE3NTYxODgxNjI.*_ga_86V8KY1CJ5*czE3NTYxODgxNjIkbzEkZzEkdDE3NTYxODgxNjUkajU3JGwwJGgw è uno strumento concreto per chiedere all’associazione «Tutti insieme a Rovereto e Sant’Antonio-ONLUS» di cancellare la performance blasfema di drag queen in occasione della sagra di San Luigi Gonzaga. È il momento di agire: ogni cittadino di buon senso deve sostenere questa battaglia per il rispetto dei valori tradizionali e della sensibilità religiosa. La comunità civile ha il diritto e il dovere di dire basta a queste stravaganti provocazioni mascherate da apertura e dialogo.
