QUI, idem Michael Haynes su LifeSiteNews.
A seguito delle polemiche suscitate dalla presenza di uno spettacolo di Drag Queen alla sagra di San Luigi Gonzaga presso la parrocchia di Rovereto sulla Secchia (MO), in diocesi di Carpi, (qui), la Curia ha pensato bene di emettere un comunicato per chiarire la vicenda. (qui)
Peccato… che il comunicato sia una toppa peggiore del buco.
Esercitandosi in un’improbabile acrobazia dialettica la Curia ha inventato la bizzarra teoria della “sagra laica”: “Per ciò che riguarda la denominazione “sagra”, come tutti sanno è esclusivamente una denominazione storica che, nel linguaggio comune, identifica semplicemente una festa popolare, che non ha più necessariamente un collegamento con la sua etimologia. Così come l’intitolazione della “sagra” a San Luigi Gonzaga, che risale al 1926, quando Pio XI proclamò il santo patrono della gioventù cattolica, da un secolo viene chiamata così; e ha mantenuto questo nome anche se da decenni ha perso il suo riferimento esclusivamente religioso.” (qui)
Credendo di poter sistemare in un sol colpo il San Luigi Gonzaga e i Drag Queen è stato inventato il concetto di “sagra laica”. Cosa significhi nessuno lo sa. Se lo chiede persino il giornale laico, questo sì laico davvero, “la Gazzetta di Modena”, dove nell’edizione odierna, possiamo leggere che “Apprendiamo, dunque, che una sagra dedicata a una Santo riconosciuto dalla Chiesa è un evento laico. La domanda sorge spontanea: l’evento resterà laico anche quando il vescovo celebrerà una funzione religiosa? (qui)".
La domanda sorge spontanea a tutti.
La Curia, già nota nel recente passato (qui) per la testardaggine e la pertinacia nel difendere l’indifendibile, continua ostinatamente a fare una pietosa e vergognosa “melina” sulla vicenda pensando di placare le polemiche gettando la responsabilità sugli organizzatori “laici”.
L’Arcivescovo Castellucci, uno dei tre vicepresidenti della C.E.I., non ha nulla da dire in merito allo spettacolo dei Drag Queen? En passant… apprendiamo sempre dalla Gazzetta di Modena che si tratterà “di uno spettacolo che gli stessi interpreti hanno definito adatto anche alle famiglie, un intrattenimento senza secondi fini su temi gender”(qui).
La frase suona come una presa in giro palese. È notorio che i Drag queen siano travestiti presenti ai ripugnanti gay pride e portino avanti la decostruzione culturale della famiglia fondata da Dio sull’uomo e la donna. Non bastano abiti da carnevale per nascondere tutto il marcio e il putridume che la pestilenziale ideologia gender reca con sé.
Quindi, stante il silenzio della Curia in merito, si ritiene che lo spettacolo dei travestiti sia adatto alle famiglie?
L’anno prossimo magari vedremo direttamente un’esibizione di lap-dance o una lezione sulla sessualità da parte di Rocco Siffredi.
Se davvero, come recita il comunicato, la Curia e la parrocchia non hanno alcun potere nell’organizzazione la soluzione era quella di sospendere la S. Messa e la processione e togliere il nome del santo dall’evento ormai laico e sconsacrato.
Spiace notare come ancora una volta, anziché affrontare i problemi e cercare di risolverli, la Curia carpigiana, col ridicolo e vergognoso comunicato di ieri, si ostini in una condotta che, a questo punto, non è più solo priva di fede ma anche di ragione.
Attendiamo di vedere se lo spettacolo con i travestiti si farà-
Vergogna!
Luigi C.
