
Grazie a Il Timone per queste cattive e dolorose notizie.
Luigi C.
20 Febbraio 2025, Il Timone, Manuela Antonacci
Aveva destato serie preoccupazioni nei vescovi scozzesi la nuova legislazione ( di cui si era già occupato il Timone) sulle ‘buffer zones’, le “zone cuscinetto”, ovvero aree nelle immediate vicinanze – in questo caso 200 metri – di cliniche e ospedali dove si effettuano aborti, all’interno delle quali sono vietate non solo manifestazioni, ma anche le preghiere silenziose. La legge è entrata in vigore lo scorso 24 settembre e, ultimamente, dopo la pubblica denuncia del vicepresidente JD Vance alla Conferenza sulla Sicurezza a Monaco, è emerso un altro aspetto inquietante della questione: persino pregare a casa sarebbe un reato penale, per i residenti nelle “zone cuscinetto” se faranno «qualsiasi cosa» che «potrebbe causare molestie, allarme o angoscia» al personale medico, paramedico e ai pazienti, anche se questa attività venisse svolta nell’intimità della propria casa.
Incredibile, ma vero, è quanto si legge nella lettera inviata ai residenti in una «zona di accesso sicuro» di Edimburgo, riportata anche dal The Telegraph n cui gli abitanti vengono avvertiti che potrebbero essere perseguiti penalmente per azioni, leggi “preghiere”, compiute a casa. Testualmente si legge: «In generale, i reati si applicano in luoghi pubblici all’interno delle zone di accesso sicuro. Tuttavia, le attività in un luogo privato (come una casa) all’interno dell’area tra i locali protetti e il confine di una zona potrebbero costituire reato se possono essere viste o udite all’interno della zona e sono svolte intenzionalmente o incautamente».
Dulcis in fundo, si ricorda che i reati meno gravi, per chi violasse la legge, potrebbero comportare multe fino a 10.000 sterline, Mentre i reati più gravi prevedono multe illimitate. Dunque, ora in Scozia non si può più pregare né nell’intimità della propria casa, né in silenzio e, perciò, capita che, come dimostra il video pubblicato sui social, da Lois McLatchie Miller, responsabile delle comunicazioni legali di Alliance Defending Freedom International, un agente di polizia legga un pezzo di carta a una pro-life denunciando il fatto che una “veglia silenziosa” viola la legge scozzese.
Forse la presenza di Rose Docherty, la donna del video in questione, direttrice di “Quaranta giorni per la vita” in Scozia avrà irritato la polizia, anche perché con un cartello dice la pura verità: «La coercizione è un crimine. Sono qui per parlare, se vuoi»,, rivendicando la sacrosanta libertà di scelta anche per quelle donne non esattamente convinte di voler scegliere l’aborto e che magari avrebbero soltanto bisogno di sostegno psicologico o di semplici parole di incoraggiamento. Quello che sta succedendo nel Regno Unito sembra ricalcare le parole del vicepresidente Vance che due giorni fa a Monaco, ha espresso pubblicamente preoccupazione per il «ritiro dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali».
Tra gli esempi snocciolati da Vance, c’è proprio la legge britannica sul “Safe access” che il vicepresidente americano ha definito «un arretramento rispetto ai diritti di coscienza che ha messo nel mirino in particolare le libertà fondamentali dei britannici religiosi». Di fronte a tutto questo accanimento, persino contro semplici presenze silenziose, viene da chiedersi in che modo la semplice testimonianza silenziosa di una persona possa arrivare a ledere la libertà di una donna che sta esercitando invece, coi fatti, quello che crede essere un diritto… per telepatia forse? E se così non fosse, dobbiamo allora pensare che anche chi propone leggi così spietatamente liberticide, in fondo al suo cuore, crede – pur non essendone completamente cosciente -, nell’efficacia, anzi, nella potenza della preghiera, che persino senza essere espressa verbalmente, può arrivare a toccare le coscienze? (Fonte foto: X)
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