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martedì 21 gennaio 2025

Per la 174ª settimana, le sentinelle continuano a pregare in difesa della Santa Messa tradizionale davanti all’Arcidiocesi di Parigi

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1151 pubblicata da Paix Liturgique il 20 gennaio, in cui Christian Marquant, Presidente dell’associazione Oremus-Paix Liturgique, riflette sul declino anche numerico della Chiesa cattolica in Francia, con una tendenza statistica che prevede la quasi scomparsa del clero cattolico fra quindici anni.
A questa crisi si affianca la fecondità vocazionale delle comunità tradizionali, di recente ancora oggetto di disprezzo da parte di papa Francesco nella sua terza autobiografia Spera (QUI su MiL) e di duri attacchi da parte delle gerarchie vaticane e locali.
Ma c’è la certezza che tutto questo durerà ancora poco.

L.V.


Cari amici,
per quanto numerosi, noi difensori della liturgia tradizionale ci troviamo nella crudele posizione di essere in minoranza, in quanto il potere è in mani più che mai ostili a tutta la tradizione della Chiesa.
Eppure, coloro che pretendono di essere i nostri acerrimi avversari sono come fantasmi sul punto di scomparire. Per decenni, i sociologi della religione hanno previsto la fine della Chiesa cattolica in Francia, notando la sua continua scomparsa dalla vita sociale e il declino della pratica religiosa a poco più dell’1 per cento della popolazione. Soprattutto, descrivono il crollo del numero di sacerdoti diocesani.
La Conférence des évêques de France non ne fa mistero, pur cercando di nascondere un po’ la miseria, per non dire la bancarotta, di cui si parla negli incontri di Lourdes. Un grafico pubblicato sul sito della Conférence des évêques de France [QUI: N.d.T.], tratto dalla piattaforma Statista (Effectifs de prêtres et de diacres permanents en France de 2000 à 2020) [QUI: N.d.T.] mostra il calo del numero di sacerdoti nelle Diocesi tra il 2000 (25.353 sacerdoti) e il 2022 (11.644). Apparentemente, la curva sembra rallentare la sua discesa dal 2017 in poi. Ma questo perché le prime tre date (2000, 2005, 2017) coprono diciassette anni, mentre le date successive sono quelle di ogni anno, con cali inevitabilmente minori. La rivista Golias Hebdo (9 gennaio 2025, pagine 15-16), che lo segnala [QUI: N.d.T.], si è concentrata sui dati dal 2017 al 2022, ottenendo così una curva lineare in costante discesa: 14.786, 14.254, 13.775, 13.374, 12.069, 11.644). Estendendo la curva nel futuro, si arriva a zero nel 2040.

Quindi nel 2040, tra quindici anni, statisticamente parlando, non ci saranno più sacerdoti nelle Diocesi di Francia. Più che zero sacerdoti, dovremmo dire che il loro numero tenderà a zero. Perché, ovviamente, in ogni Diocesi ci sarà ancora una manciata di sacerdoti, intorno al Vescovo. Tanto più che una parte del clero (in alcune Diocesi, la metà o più) è costituita da sacerdoti in prestito contrattuale da Diocesi straniere, soprattutto africane. Se da un lato la loro presenza impedisce la morte di alcune Diocesi, dall’altro sottolinea chiaramente agli occhi della popolazione le campane a morto del Cattolicesimo francese, che non produce più vocazioni.

Naturalmente, la Francia non è un caso isolato. La situazione in Germania e in Svizzera è peggiore. In Belgio, negli ultimi anni, il calo è stato vertiginoso: 2.774 sacerdoti diocesani nel 2017, 1.764 nel 2023.

E allo stesso tempo, il mondo delle comunità (exEcclesia Dei, dove la fecondità vocazionale, senza essere miracolosa – si stima che sia all’incirca simile a quella del Cattolicesimo francese nei primi anni Sessanta, prima del Concilio Vaticano II – è significativa, dove le congregazioni di fedeli, di età media molto giovane, sono straripanti, dove il lavoro catechistico e giovanile è fiorente, è accuratamente tenuto ai margini. Inoltre, non passerà molto tempo prima che questi luoghi di culto sostituiscano le Parrocchie in molti luoghi, come abbiamo visto al tempo dell’epidemia di covid, quando le chiese parrocchiali hanno chiuso i battenti.

Le parole di papa Francesco nella sua ultima autobiografia (Spera, Mondadori, 15 gennaio 2025 – la precedente, Life, HarperCollins, è del marzo 2024) mostrano chiaramente il disprezzo di cui sono oggetto le persone tradizionali e i loro sacerdoti [QUI su MiL: N.d.T.]:

Spesso questa rigidità [delle generazioni più giovani] si accompagna alle sartorie ricercate e costose, ai pizzi, ai merletti, ai rocchetti. Non gusto della tradizione, ma ostentazione di clericalismo, che poi altro non è che la versione clericale dell’individualismo. Non ritorno al sacro, tutt’altro, ma mondanità settaria. A volte questi travestimenti celano squilibri, deviazioni affettive, difficoltà comportamentali, un disagio personale che può venire strumentalizzato.

Niente di meno.

Ma non è questo il problema più grave, che è il feroce malthusianesimo di chi è al potere a Roma e in Francia, che sta attaccando tutti i luoghi dove si rifugiano le vocazioni: visita apostolica alla Diocesi di Fréjus-Tolone, che ha portato alla destituzione del Vescovo, mons. Dominique Jean Marie Rey Comm. l’Emm.; visita «fraterna» e prossima visita apostolica alla Diocesi di Bayonne, con lo stesso risultato per mons. Marc Marie Max Aillet; visita apostolica programmata alla Diocesi di La Rochelle, visita apostolica alla Fraternità sacerdotale di San Pietro; visita apostolica ai Canonici regolari della Madre di Dio nell’Abbaye Sainte-Marie di Lagrasse; nomina di assistenti apostolici alla Communauté Saint-Martin; visita canonica alle Petites sœurs de la Consolation, du Sacré-Coeur et de la Sainte-Face del Monastère de La Consolation di Draguignan ecc. Ogni entità ecclesiale che produce vocazioni è automaticamente sospettata e «visitata». E inevitabilmente, i visitatori – che hanno il mandato di farlo – scoprono «problemi di governance» e «profonde divisioni», per citare il rappresentante in missione, mons. Antoine Henry Pierre Marie Hérouard, Arcivescovo metropolita di Digione.

Tutto questo è suicida e non può continuare all’infinito. La nostra emarginazione durerà poco, così come l’oppressione che grava su tutti coloro che vogliono vivere nella Chiesa. Come vi ho detto la settimana scorsa, stiamo facendo in modo di durare. Il numero delle sentinelle, che simboleggiano coraggiosamente questa durata, sta lentamente aumentando. Recitano il santo Rosario davanti all’Arcivescovado (10 rue du Cloître-Notre-Dame) dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, nell’Église Saint-Georges di La Villette (114 avenue Simon Bolivar, XIXe) il mercoledì alle ore 17:00, e davanti all’Église Notre-Dame-du-Travail (59 rue Vercingétorix, XIVe) la domenica alle ore 18:15. Senza fine.

Echi delle Veglie: un giovane sulla trentina, con uno zaino sulle spalle, ci passa davanti e, dopo un attimo di esitazione e un timido sorriso, prende posto accanto a noi e recita con noi una decina del Santo Rosario. Poi dice un discreto «Buon Natale e buon anno» e se ne va… La bontà tace…

In unione di preghiera e amicizia.

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