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Continuiamo le analisi sul nuovo pontificato di Leone XIV. Luigi C. 9 Maggio 2025, Il Timone ,  Paola Belletti Il 30 settembre del 2023 Robe...

lunedì 21 aprile 2025

De mortuis nisi bonum


Dei morti si parli solo bene, insegna il motto latino che abbiamo scelto come titolo. E, sempre per restare nei latinorum: parce sepulto, ossia rispetta il seppellito. Jorge Maria Bergoglio, a.k.a. Papa Francesco, è stato un accanito avversario del Tradizionalismo e di tutto quello che vagamente gli si avvicinasse, arrivando - vivo ancora il povero Benedetto XVI, che molto sofferse lo smacco - a revocare il motu proprio di liberalizzazione dei riti, su cui papa Ratzinger tanto aveva puntato per riportare un po' di sanità alla Chiesa. Ma nondimeno noi, pur devoti del poeta Orazio da cui questo ormai annoso sito prende il motto ('multa renascentur quae iam cecidere': molte cose che già caddero rinasceranno), ci asterremo dal fare nostre le parole del suo carme in morte dell'odiata regina Cleopatra: nunc est bibendum, nunc altero pede pulsanda tellus.

E pertanto, diciamo subito che il Santo Padre testè deceduto merita rispetto e compassione, non solo perché si devono ad ogni cristiano che si presenta al Giudizio, ma perché è stato un figlio del suo tempo e le sue palesi inadeguatezze nel condurre la barca di Pietro sono (almeno in parte) incolpevoli, derivanti dal condizionamento dell'epoca in cui il giovane Bergoglio sviluppò le sue convinzioni, nel marasma ideologico degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso che afflisse il mondo, la Chiesa universale e, specificamente, la sua Argentina. Imbevuto di idee e concetti datati (seguire le mode del mondo, le periferie socio-economiche, una versione appena più light della teologia della liberazione) egli non è riuscito a rendersi conto che il mondo, e soprattutto la Chiesa, sono completamente cambiati ed egli era rimasto in una bolla temporale fatta di campesinos, descamisados e canti degli Inti illimani. In fondo per lui la Chiesa preconciliare era quella dei latifondisti, instrumentum regni dei corrotti caudillos dell'epoca appoggiati dai gringos, gli USA (nazione contro cui ha sempre manifestato un sordo risentimento, e questo già ben prima che saltasse fuori l'odiato Trump).

Più in generale, è rimasto ingelatinato nell'aspic dei 'figli del Concilio', quelli che hanno vissuto in prima persona, come giovani entusiasti, le speranze e le esaltazioni di un'epoca che ingenuamente pensava di aver capito tutto dell'universo, mentre tutto quel che precedeva era obsoleto e da buttar via. Da una superbia collettiva come quella non si guarisce certo facilmente e, purtroppo, Bergoglio non ne è mai guarito.

Anche perché il suo carattere non era certo mite, accondiscendente e aperto alle critiche o ai consigli. Al di là dell'immagine di bonomia che si sforzava di mostrare, a volte tradita da scatti irrefrenabili (come quando schiaffeggiò la mano di una turista troppo invadente), nei Sacri Palazzi temevano le sue intemerate scomposte e la sua scarsa pazienza, al punto a volte da nascondersi nei corridoi quando lo vedevano passare. La sua stessa morte è dovuta alla caparbia ritrosia a farsi curare, tanto che aveva licenziato l'archiatra e si fidava solo di un infermiere: tardivamente aveva accettato di farsi ricoverare a febbraio e nei giorni scorsi è voluto uscire all'aperto, imprudenza che ha distrutto la sua convalescenza.

Dicevamo che Bergoglio fu figlio del Concilio. Nel senso che appartiene a quella generazione che aveva più o meno vent'anni quando il vento dello Spirito, o così si credeva, portava a respingere tutto quel che si era fatto finora e a creare una Chiesa 'aggiornata', per non dire del tutto nuova. Il motto che sarà del Sessantotto ('non ti fidare di niente o nessuno che abbia più di trent'anni') era già, inespresso, quello di questi giovani preti e seminaristi che con entusiastica voluttà si ribellavano a tutto quel che era stato loro insegnato dai 'barbogi'.

L'attitudine generazionale di quegli ex ragazzi degli anni Sessanta è ben diversa da quella di chi, all'apertura del Concilio, aveva già raggiunto la maturità dei quarant'anni, come ad esempio Ratzinger; non necessariamente nostalgici, anzi spesso convinti - e a ragione - che non tutto andasse bene e si dovesse riformare qualcosa; ma l'attitudine di questi più anziani verso le novità era comunque più misurata e magari anche razionalmente critica. Come lo fu, in fin dei conti, anche la constatazione amara di chi quelle novità pur promosse, essendone in parte perfino travolto: alludo a Paolo VI, quando ammise che l'attesa primavera conciliare si era trasformata in un inverno.

Per inciso, le generazioni successive a quella di Bergoglio hanno avuto, in linea generale, un'attitudine assai diversa vis-à-vis del Concilio, trasmutando col passare degli anni da un'accettazione sempre più automatica e meno viscerale delle novità, ad una progressiva presa di coscienza che, a causa di quelle novità, le chiese e i seminari si sono svuotati. I seminaristi di oggi, i pochi che restano, se rispondono alla vocazione lo fanno molto spesso con idee che sono agli antipodi della Weltanschauung teologica bergogliana. 

Il papa Francesco, imbevuto della sua datata ideologia, ha continuato a battere contro le presunte rigidità e dogmatismi della Chiesa, a suo dire troppo prescrittiva e precettiva perché chiusa nelle sue certezze, incapace di tolleranza e di apertura al 'lontano' e al 'diverso', centripeta anziché in esplorazione delle 'periferie'. Non ha compreso che, in realtà, il problema della Chiesa è precisamente il contrario: non l'eccesso di certezze, ma anzi la perdita della Fede. Se la gente non va più a Messa la domenica, non è perché si sente 'respinta' (magari perché convivente, o divorziata, o gay, o vai a sapere) ma, semplicemente, perché non crede più. O, se crede vagamente in Dio o in qualcosa che gli assomiglia, comunque non crede più in quello del catechismo. Dopo tutto, il mentore di Bergoglio, l'altro gesuita card. Martini, diceva che 'Dio non è cattolico'. E allora perché la persona normale dovrebbe prestar fede a qualcosa nella quale mostrano di non credere nemmeno gli alti prelati?

E' un dato sociologico sicuro ed accertato che più una religione si 'apre' e diluisce il proprio messaggio, meno viene seguita e presa sul serio. E' notizia di questi giorni che gli anglicani (attenti a questioni di genere e a non porre troppo l'accento su comandamenti spinosi o troppo esigenti) sono ormai meno dei cattolici (che, in confronto, sono un poco più assertivi) nella stessa Inghilterra! Per non parlare della quasi totale scomparsa delle chiese di stato luterane nei paesi nordici. E per contro, si diffondono a macchia d'olio quelle sette protestanti 'all'americana' particolarmente bigotte in materia di morale; per non parlare, purtroppo, di un islam sempre più fanatico, che riesce col suo messaggio privo di incertezze a imburkare centinaia di milioni di donne e a far digiunare per un mese tutti i credenti.

Bergoglio ha, molto semplicemente, contribuito a segare il ramo che regge l'istituzione a cui capo era stato posto.

Emblematici, sotto questo aspetto, alcuni aneddoti rivelatori dell'attitudine di papa Francesco, sempre più attento ai 'lontani' dalla Fede (e da loro superficialmente apprezzato), che alle sue pecorelle. E non ci riferiamo solo alle sue famigerate interviste all'ateo fondatore di Repubblica, Scalfari, dal contenuto talmente eterodosso che la Segreteria di Stato dovette cercare (senza successo) di smentirle. Ma a fatti minuti, come quando sgridò un chierichetto che stava a mani giunte, apostrofandolo con un 'sembra che tu abbia le mani incollate'; o quando mostrò insofferenza per l'offerta di un gruppo mariano di un bouquet di rosari per le sue intenzioni, lamentando che si trattava di devozionismi all'antica. Del resto, in Argentina criticava i preti in talare definendoli sotaneros.

Anche da questi particolari si giudica un pontefice. Dovrebbe confermare i fratelli nella Fede, pascere le sue pecorelle; papa Francesco, invece, ha creato incertezza proprio in quella Fede che doveva tutelare usque ad effusionem sanguinis.  Non per prava volontà, ripetiamo, ma per la bergogliana confusione di obiettivi: ossia non comprendendo che nel nuovo millennio il problema non è la rigidità della Fede e delle sue devozioni, ma anzi il suo progressivo annacquamento e, infine, la sua estinzione. Ormai conclamata in Occidente e prossima nel resto del mondo.

In questa sua errata visione si iscrivono anche i più significativi provvedimenti del pontificato che oggi si chiude; oltre al divieto di tutto quel che sa di preconciliare (Traditionis custodes), le norme eversive della morale familiare: dalla comuninione ai divorziati risposati (Amoris laetitia) alla benedizione delle coppie omosessuali (Fiducia supplicans); attenzione: benedizione delle coppie in quanto tali, in una specie di parodia di matrimonio, non del singolo cristiano pur omosessuale, cosa che non creerebbe problemi dogmatici.

Ora si aprirà il Conclave, dopo che per anni papa Francesco, molto più politico nelle nomine dei suoi predecessori, ha infarcito il Collegio Cardinalizio di persone ritenute in linea col suo pensiero; al punto da fare strame di consuetudini che, per secoli, nessun suo predecessore aveva osato violare, come privare di berretta sedi che sono cardinalizie da sempre: Milano, Venezia, Torino fino a poco fa (finché non ci ha messo un nuovo arcivescovo a lui piacente); oppure, solo per citare gli Stati Uniti, Filadelfia o S. Francisco. E andando per contro a scegliere individui di sedi minori o perfino di suffraganee (es. Como), sol perché aderenti alla sua 'linea'. Se li andava proprio a cercare nella minoranza 'bergogliana', per non dire nei meno ortodossi; e lo stesso valeva nelle nomine episcopali: significativo ad esempio il Vescovo di Padova.

I danni causati dal pontificato bergogliano sono sotto gli occhi di tutti, anche di chi preferirebbe non vederli. Non resta che sperare che, sotto lo sguardo del Cristo giudicante di Michelangelo nella Sistina, lo Spirito Santo ci metta una pezza e che il meccanismo politico del pendolo (allorché provato un estremo, si sente la necessità di una robusta correzione contraria) operi il miracolo.

 Enrico



25 commenti:

  1. Ma per favore. Dio lo perdoni per tutto il male che ha fatto alla Chiesa.

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    1. Vergognati! Tu e chi ha approvato questo schifo di commento.

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  2. Ringrazio per questa riflessione e per quanto avete fatto di bene in questi anni. Spero non diventiate mai un rifugio per orfani sociopatici di qualche blog scadente e pruriginoso ma possiate continuare a commentare, con saggezza ed equilibrio, i fatti della Chiesa. Grazie e buona Pasqua.

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  3. E infatti, più che pregare per il Pontefice defunto, che certamente il buon Dio avrà assolto da ogni colpa (immagino che anche lui si sia confessato nei giorni scorsi), occorre pregare con fervore lo Spirito Santo per gli Eminentissimi Cardinali Elettori, perché seguano la Sua ispirazione.

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    1. Non si prega più per un defunto solo quando il suddetto defunto è stato proclamato beato dalla Chiesa, perché allora si ha la certezza che è in paradiso.
      Oppure quando si ha la certezza che il defunto è all'inferno, come nel caso di un pio e celebre professore della Sorbona nel medioevo, che si levò in piedi dalla bara nel bel mezzo di Notre Dame per dire che era stato condannato.
      Per quanto riguarda Bergoglio, questo secondo caso è più probabile, data la sua colossale responsabilità nella perdizione di molti, ma speriamo che comunque si sia pentito e salvato, almeno per il rotto della cuffia... E dunque preghiamo affinché la sua purgazione sia abbreviata, anche se non se lo meriterebbe e pregare per lui certamente ci ripugna.

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    2. Io credo che tutto questo post del quale segnalo solo l'espressione "e dunque preghiamo affinché la sua purgazione sia abbreviata", sia stato scritto con indole malvagia. Se l'autore avesse letto il manuale delle indulgenze avrebbe scoperto che al n° 12, §2 recita: "[...] la santa Madre Chiesa concede al fedele l'indulgenza plenaria in punto di morte, purché sia debitamente disposto e abbia recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera; in questo caso la Chiesa supplisce le tre solite condizioni richieste per l'acquisto dell'indulgenza plenaria".
      Questo per onestà intellettuale e per aderenza al depositum fidei, soprattutto.

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    3. Concordo in pieno con 19.37

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  4. Vergognatevi, siete fuori dal mondo e dal tempo

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  5. Non sarà che sono i sessantottini sinodali a essere fuori dal tempo?

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    1. Detto da chi vorrebbe il mondo del 1500?

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    2. No, detto da chi vorrebbe una Chiesa Fedele ai suoi valori di sempre. Non una neochiesa sinodale che sguazza nell’ambiguità di questo concetto.

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    3. Siamo sicuri che l’anonimo delle 14.11 sia cattolico? Dietro gli slogan lefebvriani c’è altro?

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  6. Perché chi ha fatto questo commento non ha il coraggio di firmarsi con nome e cognome?

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  7. Sottoscrivo ogni singola sillaba di quanto avete scritto. Grazie per un’analisi così intellettualmente onesta. Spero circoli nel Sacro Collegio.

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  8. Ha cercato soprattutto la realizzazione terrena del Regno di Dio, ha portato anche molta confusione con la sinodalità e alcune affermazioni non opportunamente motivate teologicamente e non fondate sulla Tradizione.
    Ma il Papa rimane sempre il Papa.
    Dio lo accolga con misericordia.
    Dio ci assista nello Spirito Santo per l'elezione del nuovo Papa, per far tesoro del bene che ha fatto e per la purificazione degli errori.

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  9. Un Papa che ho molto amato. che non ho compreso del tutto dopo Amoris Laetitia. non fu chiara e teologica. Ho sofferto molto nel mio essere papista leale dopo Fiducia Supplicans, vero tradimento della dottrina cattolica. Cammino con questa ferita dentro.
    Prego anch'io per la sua anima e per il suo Successore.

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  10. Grazie ad Enrico per questa riflessione. Precisa nella ricostruzione del pontificato e condivisibile sulla definizione di “decisioni incolpevoli”.
    Preghiamo tutti insieme lo Spirito Santo!

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  11. https://www.sabinopaciolla.com/la-chiesa-dopo-francesco/

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  12. Per non parlare di Genova(la Liguria ha dato 8 o 9 Pontefici alla Chiesa),e di cui è stato Arcivescovo Sua Eminenza il Cardinale Giuseppe Siri

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  13. Il contenuto dell'articolo non è coerente con l'incipit..."Dei morti si parli solo bene"...ma tutto l'articolo è una focalizzazione sugli aspetti negativi

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    1. Perché, ce ne sono stati di positivi? Perfino su temi 'politici' il suo operato lascia molto a desiderare: ad esempio, perché nei primi giorni dell'invasione russa in Ucraina non è andato subito al fronte per tentare di fermare le armi come un nuovo Leone magno?

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    2. indipendentemente da questo, si tratta comunque di incoerenza tra il dichiarato e lo scritto. Non è invito a cercare qualcosa di positivo. E' una constatazione.

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