Grazie a Gaetano Masciullo per l'analisi per questa, ennesima, pessima nomina di Francesco.
QUI e sotto il video.
Crisis Magazine – Anthony Esolen: "Non vedere il male: “L'arcivescovo di Washington, recentemente nominato, condivide purtroppo l'assunto prevalente tra i teologi ed esegeti liberal, secondo cui la Scrittura contiene, come ha detto Hans Kung, un sacco di “spazzatura”…. “Cosa spiega tanta cecità? Tenerezza del cuore fuori luogo? Pensiero annebbiato? Ambizione? Peccato non confessato? Gli incidenti delle alleanze politiche? E perché le persone che dicono di preoccuparsi dei poveri non si preoccupano dei meno considerati tra i poveri? Perché non si preoccupano del fatto che il loro permissivismo mette una trappola sul cammino del ragazzo solo o senza padre, o del giovane uomo e della giovane donna che non vedono l'utilità di sposarsi prima del bambino? Cosa c'è dietro la loro abrogazione delle Scritture, dell'insegnamento coerente della Chiesa da duemila anni, del buon senso e della decenza?”.
Outreach (An LGBT Catholic Resource) - Michael J. O’Loughlin: "Il Cardinale McElroy, nominato a Washington, possiede il record di sostegno ai cattolici LGBT".
Luigi
8-1-25
Questa è la traduzione in italiano dell’articolo pubblicato su The Remnant Newspaper, 7 gennaio 2025.
La recente nomina del cardinale Robert Walter McElroy ad Arcivescovo Metropolita di Washington, annunciata da papa Francesco, ha destato numerose perplessità e acceso un vivace dibattito all’interno del mondo cattolico. La decisione di trasferire McElroy dalla Diocesi di San Diego, in California, alla guida di una delle più importanti sedi episcopali degli Stati Uniti è, a dir poco, problematica per molteplici ragioni, sia pastorali che dottrinali.
Durante il suo episcopato a San Diego, McElroy ha adottato posizioni che hanno suscitato critiche anche tra i cattolici più moderati. Emblematica è stata la decisione, nel settembre 2024, di vietare l’utilizzo di strutture parrocchiali per le scuole parentali cattoliche, un atto di inaudita prepotenza, che calpesta la tradizionale difesa della libertà educativa dei genitori da parte della Chiesa, sostituendola con una complicità vergognosa verso ideologie anticattoliche. Parallelamente, la diocesi ha mostrato una sorprendente (ma non troppo) apertura verso gruppi LGBTQ+ e movimenti ambientalisti, segnando una chiara preferenza per l’agenda progressista e neomodernista oggi imperante. McElroy si è distinto come un fervente sostenitore della cosiddetta “giustizia climatica” e dell’accoglienza dei migranti. L’annuncio della fede e la difesa della dottrina cattolica paiono eclissati. Tra l’altro, proprio questi temi sono stati fortemente criticati dal nuovo ambasciatore USA presso la Santa Sede, Brian Burch.
Come se non bastasse, McElroy si è dichiarato favorevole al diaconato femminile, un tema che continua a suscitare ancora dibattiti nella Chiesa universale, nonostante il pronunciamento di condanna infallibile da parte della Chiesa (ultimo in ordine di tempo: Giovanni Paolo II, Ordinatio sacerdotalis), e ha mantenuto una linea ostile nei confronti della liturgia tradizionale, allineandosi con le recenti restrizioni imposte dal motu proprio Traditionis custodes. Queste scelte pastorali, unite a ritardi nella gestione di casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti della sua diocesi, hanno minato la fiducia di molti fedeli nella sua leadership.
La nomina di McElroy solleva anche interrogativi più ampi sul pontificato di papa Francesco e sulla sua gestione della questione LGBT nella Chiesa. Da un lato, il Papa ha più volte denunciato l’esistenza di una lobby gay all’interno del Vaticano, definendola una minaccia per la Chiesa. Dall’altro, però, ha sistematicamente promosso prelati che sembrano sostenere questa stessa agenda. Questo è certamente il caso di McElroy, che si è distinto per il suo sostegno alle persone transgender e per il suo aperto sostegno a iniziative che, mascherate da inclusività, mirano a sovvertire la dottrina perenne della Chiesa.
La contraddizione si fa ancora più evidente alla luce di un episodio accaduto lo scorso ottobre, quando alcuni partecipanti a un incontro privato tra il Papa e il gruppo pro-LGBT New Ways Ministry hanno riferito che Francesco avrebbe indicato l’apertura verso le persone transgender come “criterio per la nomina di nuovi vescovi negli Stati Uniti”. La promozione di McElroy sembra confermare questa linea, suscitando sconcerto tra i cattolici fedeli al magistero tradizionale.
La nomina di McElroy si inserisce però in una strategia più ampia: il tentativo di Francesco di sostenere la generazione (morente) dei cattolici americani legati al progressismo postconciliare. Negli ultimi anni, il Papa ha cercato di promuovere vescovi e cardinali che incarnassero questa visione, come Blase Cupich (arcivescovo metropolita di Chicago). Tuttavia, questi prelati non sono riusciti a invertire la maggioranza conservatrice all’interno della Conferenza Episcopale Statunitense, né a suscitare un movimento popolare significativo a loro sostegno.
Inoltre, le divisioni interne alle correnti progressiste hanno ulteriormente indebolito questa strategia. Le tensioni geopolitiche globali, in particolare la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente, hanno diviso i progressisti tra chi sostiene l’intervento militare a fianco delle potenze sioniste e chi adotta posizioni radicalmente pacifiste, o per lo meno isolazioniste.
E ancora, McElroy è noto per essere uno dei principali promotori della sinodalità nella Chiesa americana. Questa visione, che enfatizza il dialogo e la partecipazione di tutti i fedeli nei processi decisionali, è stata presentata come una “risposta alle sfide del nostro tempo”. Sappiamo però bene che, sotto la bandiera della sinodalità, si nascondono tentativi di riformare la struttura e l’essenza della Chiesa in modo incompatibile con la sua Tradizione bimillenaria (vedi anche QUI, e QUI). Queste proposte, per quanto presentate come innovazioni pastorali, alimenterebbero ulteriori divisioni e confusione tra i fedeli e contraddirrebbero la dottrina di sempre, anche quella canonistica.
La nomina di Robert Walter McElroy ad Arcivescovo Metropolita di Washington rappresenta per questi motivi un ulteriore passo nella strategia di papa Francesco di promuovere una visione progressista all’interno della Chiesa cattolica, in particolare quella americana. Forse perché, più che altrove, la Chiesa USA sembra maggiormente ancorata alla Tradizione e al conservatorismo: in taluni momenti storici la lontananza da Roma sembra una vera benedizione!
Questa decisione rischia di aggravare le tensioni esistenti, alimentando il dissenso tra i fedeli e indebolendo ulteriormente l’unità della Chiesa. Di fronte a questa situazione, i cattolici sono chiamati a un profondo discernimento, sostenendo con coraggio la verità del Vangelo e pregando per una Chiesa che, pur rimanendo fedele alla sua Tradizione, sappia affrontare le sfide del nostro tempo senza compromessi. È necessario, ora più che mai, un ritorno alla fedeltà al Magistero perenne e una rinnovata attenzione alla missione evangelizzatrice, che non può essere sacrificata sull’altare del progressismo o di mode passeggere.
Gaetano Masciullo