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Luis Badilla. Francesco e la nomina di Suor Simona Brambilla a Prefetto Vita Consacrata

Ancora su questa discussa nomina ( QUI MiL), analizzata da Luis Badilla, che ringraziamo. InfoVaticana – don Martin Grichting (dottore in ...

lunedì 13 gennaio 2025

Luis Badilla. Francesco e la nomina di Suor Simona Brambilla a Prefetto Vita Consacrata

Ancora su questa discussa nomina (QUI MiL), analizzata da Luis Badilla, che ringraziamo.
InfoVaticana – don Martin Grichting (dottore in diritto canonico): "Il Papa ha violato il diritto canonico nominando prefetto a Suor Brambilla".
ACI Stampa – Angela Ambrogetti: "Primo atto ufficiale di Suor Brambilla, inviati delegati pontifici agli istituti fondati da padre Buela".
E le battute da bar di Francesco contro le suore: "ma per fare questo occorre usare battute da bar? Va bene che il Papa nella sua giovinezza ha lavorato come buttafuori ma i tempi sono altri, per lui e per la Chiesa". 

Luigi C.

Francesco cambia opinione e nomina Prefetto suor Simona Brambilla. Per la prima volta una religiosa nel vertice Vaticano. La sua missione però è commissariata da un cardinale Pro-Prefetto.

           Il 6 gennaio scorso, festa dell'Epifania, Papa Francesco ha nominato la religiosa Simona Brambilla, italiana, 60 anni, Prefetto per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. E' la prima volta nella storia della Chiesa Cattolica che un Papa nomina "ministro" una donna, in questo caso una religiosa delle Missionarie della Consolata. Al tempo stesso, e va detto subito perché è un’aggiunta dirimente, il Papa ha nominato Pro-prefetto il cardinale spagnolo, ex Rettore dei Salesiani, Ángel Fernández Artime.

Secondo la riforma dell'organigramma della Curia di Papa Bergoglio (Praedicate Evangelium - marzo 2022), attualmente i Prefetti sono 16 di cui 14 ecclesiastici, più un laico e ora anche una religiosa. Va ricordato che nel canone 129 del Codice di Diritto Canonico si legge: “§1. Sono abili alla potestà di governo, che propriamente è nella Chiesa per istituzione divina e viene denominata anche potestà di giurisdizione, coloro che sono insigniti dell'ordine sacro, a norma delle disposizioni del diritto.”

Un Prefetto dimezzato.

Questo singolare tipo di nomina, metodo per niente nuovo con Papa Francesco e già applicato da qualche anno in altri enti del vertice vaticano, consiste nello sdoppiare poteri, funzioni e responsabilità, per separare l'aspetto mediatico da quello reale in modo tale che il tutto appaia armonico anche se in verità le persone nominate sanno di dover entrare a fare parte di un meccanismo che impone un costante controllo reciproco.  Succede già così nel caso di altre tre dicasteri e anche nella Commissione per l’America Latina (CAL).

Con suor Brambilla si raggiunge un limite speciale. Non si tratta semplicemente di una persona titolare di tutte le responsabilità e di una seconda che agisce come sostituto o fidato collaboratore stretto. La coppia Brambilla-Artime è invece una divisione che cerca di attutire dubbi e domande piuttosto serie: lei è una consacrata, una religiosa, mentre il cardinale Artime è un presbitero, una persona che ha ricevuto il sacramento dell’ordine. Lui è parte della gerarchia mentre la religiosa non lo è. Stando così le cose, il Dicastero – con un Prefetto dimezzato - alla fine sarà governato direttamente dal Papa, l’unico che può decidere fra Prefetto (religiosa) e Pro Prefetto (presbitero).

La questione è delicata. Basta dare uno sguardo a quanto dice la Costituzione Praedicate Evangelium su questo Dicastero, dagli articoli 121 a 127. (Testo della Costituzione).

Quando Francesco pensava diversamente sulla donna Prefetto

 Il 21 luglio 2015, a Torino, il Papa incontrò numerose religiose salesiane e non volle leggere il discorso preparato che comunque è ufficiale (Testo). Nell’allocuzione a braccio, il Pontefice disse: "Quando mi domandano: 'ma non si devono prendere decisioni più forti sulla donne nella Chiesa?' Certo. 'E perché non nomina una capo dicastero?' Ma credi che questa è una decisione forte? Questo è funzionalismo. La donna nella Chiesa ha lo stesso lavoro, per dirla così, che aveva con gli Apostoli la mattina di Pentecoste".

Sarà il tempo a raccontare la verità. Per ora Papa Francesco incassa l'applauso della stampa e alla sua carriera riformista aggiunge un’altra medaglia. Quando venne nominato Prefetto per la Comunicazione il primo laico della storia della Chiesa, Paolo Ruffini, le critiche all’interno della nomenklatura vaticana furono molte e acide. Il Papa provò ad attutire la questione nominando un Assistente ecclesiastico (a fianco di Ruffini), come contrappeso per il fatto di essere un laico. Lo fece nella persona di un prete, scrittore, giornalista e teologo, Luigi Maria Epicoco, nominato anche - cosa rarissima – “editorialista” dell’Osservatore Romano. Dopo due anni, 2021 – 2023, Epicoco scomparve dai rispettivi organigrammi, senza nessuna spiegazione, e non è mai stato nominato un sostituto.

Francesco “Il Picconatore”.

A quasi un anno e mezzo dalla sua affrettata promulgazione, a sorpresa, in modalità frenetica e piena di disattenzioni, la Costituzione apostolica “Praedicate Evangelium”, elaborata in 9 anni, allo scopo di riformare l’organigramma curiale, è stata smontata gradualmente dallo stesso Papa Francesco che tanto l’aveva voluta. Niente di nuovo. Si è già visto. Il Pontefice argentino è un “Picconatore”, da sempre. Lo si diceva di lui moltissimi anni fa in Argentina. Papa Bergoglio, nell’esercizio del potere (piccolo o grande), ha sempre imposto la sua volontà di “picconatore” e mai, neanche ora sul Soglio di Pietro, nessuno ha avuto la capacità, la lucidità e il coraggio di segnalargli questi errori che hanno reso incomprensibili molte delle sue azioni. 

Papa Francesco e le donne. Il difetto è nel sistema-Chiesa

La teologa biblista Giulia Lo Porto analizzando le parole del Papa a Torino il 21 giugno 2015, pochi giorni dopo, nel blog “Tempo perso” scrisse riflessioni che oggi, a quasi dieci anni dalla visita del Santo Padre e soprattutto dopo la nomina di suor Brambilla, acquistano una dimensione diversa: "La vera questione non è l'opportunità o meno d'inserire le donne nei meccanismi della Curia romana, quanto piuttosto il senso e il ruolo degli stessi meccanismi."

Testo del commento di Giulia Lo Porto. "L'arte, sempre più raffinata nel mondo dell'informazione, di estrapolare le parole dai loro contesti per trasformarle in campi di battaglie ideologiche non è d'aiuto alla comprensione dei fatti e al dialogo. Bisogna almeno far la fatica di risalire alla fonte e discernere le circostanze, se non ricercare le radici e le ragioni più profonde quanto più la questione sta a cuore e ci riguarda. Così, irrigidirsi e polemizzare contro papa Francesco per aver definito semplice «funzionalismo» e non vera promozione mettere le donne a capo dei dicasteri, mi appare uno spreco di energie nella direzione sbagliata. Sarebbe forse più utile soffermarsi sul termine «funzionalismo» e, con una buona dose di franchezza, dirsi che la vera questione non è l'opportunità o meno d'inserire le donne nei meccanismi della Curia romana, quanto piuttosto il senso e il ruolo degli stessi meccanismi. " (Testo completo)

Donne in posizione di rilievo in Vaticano attualmente:

1.   Simona Brambilla, Prefetto per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e membro del XVI Consiglio ordinario della Segreteria generale

2.   Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani

3.   Raffaella Petrini, segretario generale del Governatorato

4.   Gabriella Gambino, Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita

5.   Carmen Ros Nortes, Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica

6.   Emilce Cuda, Segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina

7. Nataša Govekar, Direzione teologico-pastorale del Dicastero per la comunicazione

8.   Cristiane Murray, Vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede

9.   Linda Ghison, Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita

10. Charlotte Kreuter-Kirchof, Vicecoordinatore del Consiglio per l’economia.

11. Nathalie Becquart, Segretaria del Sinodo dei Vescovi

12. María Lía Zervino, membro del XVI Consiglio ordinario della Segreteria generale

 

Il Papa: "Brutte le suore con la faccia di aceto, non sono affabili". Ancora battute da bar?

          Sabato 4 gennaio, Papa Francesco ha indirizzato, nel corso di un'udienza alle Partecipanti al Capitolo Generale dell'Unione Santa Caterina da Siena delle Missionarie della Scuola, un interessante discorso con riflessioni che si possono applicare alla vita delle religiose nel mondo. Fra questi pensieri e citazioni di san Giovanni Paolo II, purtroppo come accade puntualmente quando Francesco incontra delle religiose, non potevano mancare le discutibili frasi e solite battute del Papa "buontempone", veri cavalli di battaglia bergogliani, ormai usurate e stantie.

Ecco il passaggio del discorso: "La vostra Fondatrice vi ha proposto tre atteggiamenti, che San Giovanni Paolo II riassumeva così: «L’impegno costante della propria santificazione, una seria preparazione teologica e professionale e uno stile di vita affabile e amorevole verso tutti, specialmente verso i giovani» (Discorso all’Unione S. Caterina da Siena delle Missionarie della scuola, 2 gennaio 1995). Mi piace quello “stile di vita affabile e amorevole”. A volte nella mia vita ho trovato qualche suora che aveva la faccia “di aceto” e questo non è affabile, questo non è una cosa che aiuta ad attirare la gente. L’aceto è brutto e le suore con faccia di aceto, non parliamone! In breve: santità, preparazione e affabilità. Questo vi chiedo." (Discorso del Papa, 4 gennaio 2025)

La domanda che ci si pone in questo caso, come in tanti altri simili dal 2013 ad oggi, è diretta: ma che bisogno ha il Santo Padre di dire queste frasi banali e irrilevanti, e perlopiù offensive? Leggendo la stampa italiana online di sabato scorso, sembrerebbe che l'insulsaggine di Francesco sia stata aggiunta nell'allocuzione per accattivare l’attenzione mediatica. Ma cosa c'entra tutto ciò con il magistero del Vescovo di Roma?

Suor Roberta Vinerba, teologa francescana, commentando le parole del Papa su La Repubblica del 4 gennaio, ricorda che il richiamo di Francesco è rivolto alle religiose e a tutti i cristiani affinché costudiscano la gioia cristiana. La religiosa ritiene però che il tono delle espressioni papali è "un po' asciutto, secco, diretto, colloquiale" ma che il Papa ha "il pregio di farsi capire". (Fonte)

          Viene da chiedere alla teologa: ma per fare questo occorre usare battute da bar? Va bene che il Papa nella sua giovinezza ha lavorato come buttafuori ma i tempi sono altri, per lui e per la Chiesa.