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Masciullo. "Il Grande Caos del Sinodo. Magistero ordinario o autentico?" #sinodo #sinodalità

Ancora sul Sinodo. " The Remnant Newspaper ha pubblicato, il 10 dicembre 2024, un mio articolo di commento alla Nota di accompagnamento...

mercoledì 18 dicembre 2024

Masciullo. "Il Grande Caos del Sinodo. Magistero ordinario o autentico?" #sinodo #sinodalità

Ancora sul Sinodo.
"The Remnant Newspaper ha pubblicato, il 10 dicembre 2024, un mio articolo di commento alla Nota di accompagnamento di Papa Francesco al Documento finale del Sinodo sulla sinodalità. Chiarezza o confusione?"
QUI il Video
Luigi C.

11-12-24,  Gaetano Masciullo

Questo articolo è la traduzione italiana dell’articolo pubblicato in inglese su The Remnant Newspaper, 10 dicembre 2024.

Il recente Documento Finale del Sinodo sulla Sinodalità ha sollevato notevoli interrogativi, soprattutto in merito alla sua classificazione come “magistero ordinario” del Papa. La Nota di accompagnamento pubblicata un mese dopo la sua uscita ufficiale ha chiarito che il Documento, pur essendo frutto di un processo sinodale, partecipa del magistero ordinario del Successore di Pietro, ma solleva anche dubbi sulla coerenza e sull’efficacia di tale dichiarazione nel contesto della vita della Chiesa. L’ambiguità che circonda questa dichiarazione ci invita a una riflessione più approfondita sulle implicazioni di una tale affermazione e sullo statuto normativo del documento. Molto interessanti, a tale proposito, sono le riflessioni di Luis Badilla, noto opinionista cileno e critico di Francesco, sul blog messainlatino.it.
Prima di addentrarci nel cuore della questione, è importante ricordare che la Costituzione apostolica Episcopalis communio (2018) di Papa Francesco già stabiliva, all’articolo 18, comma 1, che il Documento finale di un Sinodo, una volta approvato dal Papa, entra a far parte del “Magistero ordinario” del Successore di Pietro. Tuttavia, la novità introdotta da Papa Francesco in questa normativa è significativa: la semplice approvazione del Documento Finale da parte del Papa è sufficiente per conferire al documento uno status di magistero ordinario. Questa modifica presenta rischi teologici non trascurabili, perché sembra confondere la distinzione tra magistero ordinario e magistero autentico, una distinzione fondamentale per la Chiesa.

Secondo le definizioni di magistero sottintese dai canoni 747-755, per magistero ordinario si intende una specie del magistero cosiddetto infallibile, cioè che non può errare in materia di fede e morale in virtù della promessa di Cristo dell’assistenza divina. Il magistero ordinario, sia esso del papa o dei vescovi uniti a lui, è “quello che è manifestato dalla comune adesione dei fedeli sotto la guida del sacro magistero” (can. 750 §1), cioé quello che ribadisce ciò che Scrittura e Tradizione insegnano oppure ciò che il magistero solenne di altri papi ha già definito infallibilmente in passato. Se, per esempio, un domani papa Pio XIV dovesse firmare un’enciclica sull’Immacolata concezione, questo sarebbe magistero ordinario, perché ribadisce ciò che è già stato definito solennemente da Pio IX nel 1854 e che ormai è divenuto “comune adesione dei fedeli”.

Il magistero autentico, invece, è un genere diverso rispetto al magistero infallibile ed è tale in quanto è la proposta dottrinale, di fede o morale, propria di un determinato Pontefice. Certo, la Chiesa chiede ai fedeli per tale magistero “non proprio un assenso di fede, ma un religioso ossequio dell’intelletto e della volontà” (can. 752). In situazioni normali, il magistero autentico, coerente con il restante corpus dottrinale cattolico, finirebbe per esigere il massimo grado dell’ossequio dell’intelletto e della volontà, cioé rispettivamente l’atto di fede e l’obbedienza. Tuttavia, nella sua prudenza, la Chiesa non ha escluso che il magistero autentico di un Pontefice possa venire meno a questa infallibilità, possa cioé contenere qualche errore. In tal senso, il grado dell’ossequio si abbassa, limitandosi allo studio, all’ascolto, al rispetto, all’obbedienza circoscritta o simili, in base alla gravità dell’errore eventualmente proferito dall’atto di magistero autentico di un certo papa o di un certo vescovo.

L’affermazione che un Documento finale del Sinodo diventi automaticamente magistero ordinario attraverso l’approvazione papale suscita chiaramente perplessità, poiché l’essenza del magistero ordinario – come abbiamo visto – dovrebbe fondarsi sulla continuità e sull’impegno di discernere la Tradizione vivente della Chiesa. La questione diventa ancora più problematica quando si considera che il Documento Finale del Sinodo è il risultato di un ampio processo consultivo che non garantisce chiarezza dottrinale.

L’incertezza su come definire lo status del Documento Finale è ulteriormente aggravata dalla Nota papale del 24 novembre 2024. In essa, Papa Francesco ribadisce che il Documento Finale del Sinodo è magistero ordinario, ma senza chiarire il significato di questa affermazione, che si inserisce in una tradizione canonica e teologica ben consolidata. La Nota è necessaria – afferma – per evitare che il Documento venga trattato come una serie di semplici proposte o raccomandazioni, quasi che il documento non avesse in maniera evidente una forza vincolante. L’intervento papale sembra quindi voler prevenire interpretazioni troppo liberali, specialmente da parte dei vescovi diocesani, che potrebbero ridurre il Documento a un semplice elenco di suggerimenti senza obbligo di applicazione.

Ricordiamo anche che il Papa aveva detto, inizialmente, che non c’era bisogno di alcuna Esortazione apostolica post-sinodale e che il Documento finale “bastava a se stesso”.

Tuttavia, fa notare coerentemente Badilla, la necessità di questa Nota solleva ulteriori interrogativi: se il Documento Finale è già magistero ordinario, perché il Papa sente il bisogno di ribadirlo esplicitamente? La sua insistenza sembra suggerire che ci sia una confusione diffusa riguardo alla sua reale natura. La realtà, dunque, sembra essere che il Documento non sia stato sufficientemente compreso o forse, più preoccupante ancora, che la sua natura e la sua applicazione siano incerte per lo stesso Francesco. La necessità di mediazione e adattamento in vari contesti, come sottolineato nella Nota, indica che l’autorità del Documento non è in effetti così chiara e netta come il Papa vorrebbe far credere.

La questione delle modifiche redazionali al Documento Finale, che sono state apportate dopo la sua pubblicazione iniziale il 26 ottobre 2024, aggiunge ulteriore complessità. Sebbene non sia chiaro il motivo di queste modifiche, la dichiarazione papale secondo cui il Documento «non è strettamente normativo» suggerisce che l’applicazione di quanto scritto nel Documento avrà bisogno di una mediazione da parte delle autorità locali. Questo è un altro punto che suscita dubbi, poiché un magistero ordinario dovrebbe, per sua natura, avere una maggiore applicazione diretta e universale.

La confusione riguardo allo status del Documento Finale è, infine, alimentata da alcune affermazioni fatte da Mons. Riccardo Battocchio, nominato dal papa Membro e Segretario Speciale della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi (7 luglio 2023), che in un incontro con la stampa ha dichiarato che il Documento Finale “non è normativo, pur essendo parte del magistero ordinario del Papa”.

L’intervento del Papa e le modifiche al Documento Finale del Sinodo sulla Sinodalità pongono serie domande sull’efficacia e sulla chiarezza di questa nuova impostazione magisteriale. Se da un lato si cerca di evitare che il Documento venga trattato come una mera proposta, dall’altro si rischia di confondere le acque tra magistero autentico e magistero ordinario che, per come è stato presentato, rischia di indebolire ulteriormente il già gravemente indebolito ruolo dell’autorità papale. La Chiesa, infatti, ha bisogno di chiarezza dottrinale e di un’autorità che non si confonda con le interpretazioni personali dei singoli vescovi o, peggio ancora, dei singoli parroci né con l’ambiguità.